La sola verità

CAPITOLO 18

Rientrati a casa, Willkins prese la giacca e il cappello di Mr Fletcher e il soprabito di Milly. Mentre il padre la informava che avrebbe avvisato subito la madre dei nuovi programmi per la cena, il maggiordomo le porse una busta.

"È arrivata mentre eravate fuori, Miss Milly". La ragazza la prese e ringraziò. La rigirò tra le dita. Non era di Jason. Ormai conosceva bene la sua calligrafia. Questa era elegante, senza dubbio femminile. Ma lei non conosceva nessuna donna che avrebbe desiderato scriverle, non aveva amiche. Salendo le scale, diretta in camera, si chiese se potesse essere di Joy, l'unica donna che avrebbe potuto contare come amica, più o meno. Si chiuse la porta alle spalle, sedette sul letto e aprì la busta. Conteneva due fogli. Uno scritto molto elegantemente. L'altro, piuttosto spiegazzato, sembrava una relazione con date e nomi. Milly iniziò dal primo che aveva estratto:

Miss Fletcher,
ho saputo che sposerete il mio Jason.

Il foglio cadde dalle mani tremanti. Lo guardò giacere sul pavimento. Avrebbe dovuto leggerlo o buttarlo? Aveva giurato a Jason che non avrebbe cercato spiegazioni ma, se quelle arrivavano da sole, era diverso dall'infrangere una promessa, oppure no? Non sapeva quanto tempo fosse rimasta a rimirare quel pezzo di carta, sul pavimento. Alla fine, decise che la verità l'avrebbe aiutata a prendere la decisione giusta. Lo prese e ricominciò a leggere:

Miss Fletcher,
ho saputo che sposerete il mio Jason.
Sappiate che non vi amerà mai, perché lui ama me, da sempre. Siamo stati divisi da un destino crudele, ma l'amore sopravvive alle prove più dure e il nostro è un amore eterno. So che ha accettato di sposarvi ma, credetemi, lo fa perché è obbligato e arrabbiato con me, temo... Mi propose di fuggire insieme, quando seppe del mio matrimonio combinato. Eravamo giovani e io, lo ammetto, ho avuto paura. Non per me, ma per lui. Il mio futuro marito aveva minacciato di ucciderlo, quando lo supplicai di non sposarmi perché amavo un altro. Era un uomo crudele e io temetti per la vita del mio amato Jason. Lui non lo sa, non ho avuto modo di spiegargli il motivo per cui non accettai la sua proposta. Ho vissuto due anni d'inferno senza di lui, ma ora sono ricca e libera. Potremmo essere felici, ma lui è convinto di essere legato a un titolo e a vincoli che in realtà può rifiutare. Vi ho inviato il rapporto dell'investigatore che ho assunto, quando ho scoperto le difficoltà del mio amato. Leggetelo, ci sono le prove che Jason può essere libero dal titolo, libero dai debiti, libero da voi, libero di amarmi, com'è giusto che sia! Se sapete cos'è l'amore, allora sapete cosa dovete fare.
Prue Clifford Weston

A Milly tremavano le dita mentre prendeva il secondo foglio. Lo lesse più volte. La verità era nelle sue mani.

Jason era libero. Pianse di gioia e di dolore. Lui, alla fine, sarebbe stato felice. E non era questo il senso dell'amare qualcuno? Volere la sua felicità al di sopra di tutto, persino della propria? Sì, Milly sapeva che era così, ma non faceva meno male. Avrebbe voluto essere egoista! Avrebbe voluto che quella lettera non fosse mai arrivata. Era indispensabile conoscere la verità a ogni costo, se poi si soffriva in quel modo?

Si lasciò trascinare dalla disperazione. Con il viso premuto sul cuscino, rimpianse di aver conosciuto l'amore.
Meglio restare ignoranti, che sapere quanto fosse meraviglioso e quanta sofferenza poteva causare!

Dopo un pomeriggio trascorso nello sconforto, venne la sera, portando con sé la rassegnazione.
Infine, arrivò il momento di prepararsi per la cena. Milly guardò l'abito blu che la modista le aveva confezionato per essere indossato senza fasce.
L'unica volta in cui non si era fasciata il petto, era stata la festa di fidanzamento. Guardò quel meraviglioso e scandaloso vestito. Se doveva essere una notte d'addio, allora meritava un indumento adatto.
Pensò, con nostalgia, al bellissimo abito da sposa che madame Marcell le stava cucendo. Un abito che non avrebbe mai indossato. Ne aveva però, tra le mani, uno meraviglioso. Aiutata da Nancy, la nuova cameriera, lo indossò. Non provava vergogna. Come una sorta di armatura, la faceva sentire sicura e coraggiosa.

Si sistemò i capelli, legandoli stretti in uno chignon. Prese la collana di perle e la mise al collo. Guardò il suo riflesso.
"Puoi farcela!" disse alla ragazza nello specchio.
"Hai provato questa parte per anni. Lo farai anche questa sera. Poi, sarà tutto finito!"
Le lacrime si affacciarono minacciose, ma lei deglutì e le ricacciò indietro. Prese un bel respiro e uscì.

Jason era seduto tra Lucien e Alex, mentre Joy, Felicity e Mrs Fletcher sedevano di fronte. George occupava la poltrona di fianco a Etta, controllando ogni sua mossa. Dopo le presentazioni, tra un bicchierino di cherry per le signore e uno di brandy per i gentiluomini, s'intrattennero, discutendo dei viaggi di Alex.
Jason non capiva che fine avesse fatto Milly.
Perché non era presente quando erano arrivati? Proprio mentre stava per chiedere dove fosse finita, lei entrò.

Jason rimase sbalordito!
Indossava un abito blu che la fasciava in ogni punto, evidenziando le curve generosamente perfette. La scollatura mostrava un décolleté da perderci la testa e i capelli erano talmente tirati indietro da mostrare completamente il suo bellissimo viso. Come un automa si alzò, andandole incontro.
"Bambi, mi togli il fiato!" le confessò, baciandole la mano.
Quegli occhi da cerbiatto spaventato lo fissarono. Sorrise, ma il ragazzo ci vide un infinito dolore. Stava per chiederle che cosa la turbasse, quando Mr Fletcher si fece avanti.
"Credo che, per questa sera, mi concederò l'onore di accompagnare la mia bellissima figlia a tavola." Lo sbuffo di Etta le guadagnò uno sguardo assassino da parte del padre.

Jason non fu felice di scortare Mrs Fletcher, ma si consolò quando prese posto a tavola, vicino a Milly.
Le prese subito la mano. Aveva bisogno di toccarla e anche di qualcosa di più, ma doveva controllarsi.
"Sei crudele!" le bisbigliò all'orecchio, quando tutti cominciarono a mangiare.
Milly lo guardò allarmata.
"Perché dici questo?"
Lui le sfiorò la guancia con il naso.
"Perché mi stai facendo impazzire dalla voglia di baciarti e non posso farlo qui! Ma ti prometto che, appena saremo soli, pagherai per questa tua provocazione!"
Milly vide il desiderio, in quei profondi occhi grigi. Era a questo che puntava quando aveva scelto d'indossare quel vestito?
In realtà non ci aveva proprio pensato. Voleva solo che fosse una serata speciale, visto che probabilmente sarebbe stata l'ultima che avrebbero trascorso insieme. Notò a malapena le portate, non avrebbe ricordato nemmeno se avesse mangiato o meno. Vedeva sorrisi ovunque si girasse. Il padre, la madre e perfino la sorella conversavano allegramente con i parenti di Jason. Anche lui partecipava con battute scherzose, ma lei non aveva idea di cosa stessero parlando. Nella mente, risuonavano solo le parole della lettera e quelle che aveva preparato lei stessa, per spiegare tutto al fidanzato.

Mr Fletcher propose un brindisi:
"A questa incantevole serata."
Tutti risposero alzando i calici. Poi aggiunse:
"Siete invitati, fra una settimana esatta, al compleanno della mia adorata Milly."
Tra la confusione generale, Jason sentì Lucien chiedere:
"Quindi, il diciassette maggio?"
"Esattamente!" rispose George.
Jason guardò Milly, poi scoppiò a ridere.
"Perché ridi?" chiese confusa.
"Perché, Bambi, tu rendi ogni cosa, anche la più squallida, meravigliosa!"
Milly non sapeva di cosa stesse parlando. Non aveva ascoltato niente e nessuno. Finita la cena, Jason non aspettò di ritirarsi con i gentiluomini a fumare sigari e bere whisky, mentre le gentildonne prendevano il té. Voleva passare del tempo con Milly, da soli. La cena era parsa interminabile. Si rivolse quindi a Mr Fletcher:
"George, vorrei portare Milly a fare una passeggiata nel vostro bellissimo parco!"
Era stato piuttosto sfacciato, ma non gliene importava un accidente.
"Andate pure" concesse Mr Fletcher, mentre discorreva con Lucien e Alex.

Jason non se lo fece ripetere. Prese la mano di Milly e uscì con lei all'aperto. Non si fermò finché non trovò un angolo appartato, nascosto alle finestre della casa. La prese tra le braccia e, senza nessun preavviso, la baciò. Tutta la passione, tenuta a freno durante la cena, si scatenò.
Era famelico, voleva toccarla, divorarla.
Milly si lasciò baciare, godendo di ogni momento. " Bambi, dov'è quella bella panchina che mi hai mostrato la prima volta?"
Milly rimase colpita dal fatto che lo ricordasse.
"Ricordi la panchina?" chiese stupita.
"Ricordo ogni momento con te" le assicurò, baciandola di nuovo.
"La panchina, Bambi!" le sussurrò sul collo. Milly lo guidò nel sentiero bordato di lavanda, fino ad arrivare a destinazione.

"Eccola!" disse.
Jason la prese in braccio e sedette, sistemandola sulle proprie ginocchia. Cominciò a baciarla come desiderava fare da tempo. Scese sul suo seno.
"Ti voglio, Bambi! Ti voglio ora" mormorò col fiato corto, mentre scendeva con la mano fino alle caviglie, per poi risalire.

"Ti prego Jason, fermati!"
L'ordine, sussurrato da Milly, sembrava non sortire alcun effetto sul giovane che cercava freneticamente di alzarle le gonne.
"JASON!" il nome, urlato sottovoce, sembrava più una supplica a continuare che a smettere. Quando le dita del giovane sfiorarono il punto più intimo di Milly, lei si spostò.

Solo allora Jason staccò le labbra dal collo delicato e profumato della giovane donna, sospirando.
"Perché?"
Milly lo guardò con occhi colmi di apprensione, scuotendo leggermente la testa." Non sono pronta." Era una bugia e lo sapeva anche lui. Così decise di arrivare alla verità a modo suo, sorridendo malizioso.
"Lasciami arrivare dove ero diretto e ti dirò con certezza se sei pronta o no!".

Milly arrossì fino alle orecchie, non si sarebbe mai abituata ai suoi modi diretti e non troppo eleganti. "Non possiamo. Davvero Jason, ti prego rientriamo."

Jason non era uno che si arrendeva facilmente, così cambiò tattica.
Accarezzandole dolcemente una guancia, rosata e accaldata dall'eccitazione che lei si ostinava a negare, le sussurrò all'orecchio:
"Che succede Bambi, cos'è che ti trattiene? Lo so che mi desideri quanto ti desidero io!"

Gli occhi di Milly si chiusero, sentendo il respiro di Jason sotto al lobo e poi un bacio in quello stesso punto. Le sfuggì un sospiro e le mani, quasi contro la sua volontà, scivolarono sulla schiena possente dell'uomo per il quale aveva perso la testa nel momento esatto in cui lo aveva visto. Ancora non riusciva a convincersi che avesse voluto proprio lei! Doveva pensare e doveva farlo in fretta. Con uno sforzo enorme si allontanò da lui, spostandosi in fondo alla panchina, cercando di riordinare il vestito. Con un sospiro profondo, si voltò a guardarlo negli occhi. Dio mio, era più bello ogni volta che lo vedeva. Alzando lo sguardo al cielo notturno, si ritrovò a ripetete il discorso che si era preparata in vista del loro incontro.
"Jason, non possiamo aspettare? Tra un mese, saremo sposati!"
Si perse in quel sorriso seducente che dicevano avesse spezzato più di un cuore.
"Bambi, perché aspettare visto che tra un mese saremo sposati?!"
Ecco che le rigirava le domande, nel suo stile logico e arrogante.
Doveva cambiare tattica, così rispose:
"E se rimanessi incinta o ti accadesse qualcosa? In un mese, può succedere di tutto!"
Jason si avvicinò, guardandola con tenerezza. Percepiva la sua paura e, sapendo quanto fosse stata difficile la sua vita, provò compassione.

A Milly la cosa non piacque.
"Bambi, non vado da nessuna parte, non mi succederà niente e soprattutto conosco alcuni modi per evitare una gravidanza."
Milly aprì la bocca per rispondere, ma la sua espressione scioccata lo fece scoppiare a ridere. Continuando a ridacchiare, si avvicinò e la prese tra le braccia. Milly cercò di allontanarsi, offesa che ridesse di lei, ma la sua presa era forte e decisa mentre le accarezzava i capelli.
Milly nascose il viso sul suo petto.
"Non ridere di me, della mia stupidità e ignoranza."
Jason l'allontanò quel tanto da poterla guardare negli occhi.
"Non oserei mai ridere di te, ma la tua espressione era così incredula e buffa! No, non scappare da me. Milly, tu non sei stupida sei la persona più intelligente che conosca, oltre a essere la più dolce e pura. Mio Dio, Bambi, sei così preziosa e non te ne rendi conto!" Sopraffatto da quegli occhi che avevano ispirato il nomignolo che le aveva dato, Jason si tuffò sulle sue labbra, in un bacio che voleva essere un premio e una punizione. Un premio per tutto il bello e il puro che traspariva da quegli occhi da cerbiatto spaventato e una punizione per averlo fermato, quando era al limite della sopportazione dal desiderio di farla sua.

Quando si separarono, erano entrambi senza fiato.
A Milly girava la testa. Era irrimediabilmente innamorata, ma sapeva che il sogno iniziato quattro mesi prima, il suo sogno, sarebbe finito presto.

Non ne aveva parlato con nessuno ma la lettera, ricevuta quella mattina, non lasciava speranze al suo futuro. Non si era illusa di poter essere ricambiata, un giorno, ma sperava che l'amore provato per Jason sarebbe bastato. Eppure niente era mai andato come desiderava. E non sarebbe successo neanche stavolta.

Doveva dirglielo ora, prima di cedere alla tentazione di lasciarsi andare e provare, almeno una volta, cosa volesse dire essere completamente sua.
"Jason" sussurrò, accarezzandogli il viso, "non sei obbligato a sposarmi!"
Il ragazzo scosse il capo.
"Milly smettila..."
Ma lei lo bloccò. "Voglio che mi ascolti attentamente, senza interrompermi. Non è facile per me, ma è la cosa giusta da fare!"
Prese dalla tasca il foglio con il rapporto dettagliato dell'investigatore di Mrs Weston. Glielo porse.
"Che cos'è?" chiese Jason, alzandosi e avvicinandolo alla lampada che segnava il sentiero.
"La chiave per la tua libertà" sospirò Milly, raggiungendolo.

Lo vide leggere le prime righe senza battere ciglio, poi accartocciarlo tra le mani.
Milly era sconvolta.
"Perché l'hai fatto? Devi leggere tutto il rapporto, c'è il nome dell'altro erede e..."
Jason la prese per le braccia.
"Lo conosco a memoria! La domanda è: come l'hai avuto?"
Milly sbarrò gli occhi.
"Tu lo sapevi?"
"Bambi, lo so dal giorno in cui abbiamo visitato la nostra casa, ora rispondi! Come l'hai avuto?"
Milly estrasse anche la lettera e gliela diede. Non ebbe il coraggio di guardarlo, mentre leggeva. Non voleva vedere la sua gioia, nello scoprire la verità sul motivo per cui l'amore della sua vita non era fuggita con lui. Ora, avrebbe potuto essere felice. Ricacciò indietro le lacrime. Sarebbe stata felice per lui. Lo sentì imprecare, mentre riduceva il foglio in mille pezzettini.
"Falsa, bugiarda, fasulla!"

Milly lo fissava incredula.
"Quando?" le chiese furioso.
Lei chiuse gli occhi, cercando di dare un senso a ciò che stava succedendo, ma lui insistette:
"Quando l'hai ricevuta?"
Milly fece un passo indietro, mentre lui si avvicinava, imponente e rabbioso.
"Que-sta ma-mat-tina!" Ecco che balbettava.
L'espressione del ragazzo si placò, intanto che la raggiungeva.
"Cosa ti avevo chiesto, Bambi?"

Milly battè le palpebre, mentre gli occhi si gonfiavano.
"Io non ho cercato spiegazioni, non ho infranto la promessa!"
Si passò stizzita la mano sulle guance, per allontanare le lacrime. Non voleva piangere.
"Io volevo che fossi felice, volevo che avessi la vita che desideravi, la libertà di scegliere! Non sopporto che tu debba rassegnarti a una vita che non vuoi! Ti amo troppo per incatenarti a me!"
Ormai piangeva e questa cosa la faceva infuriare. Jason le alzò il mento.
"Mi ami?" le chiese.
Milly asserì con il capo. Il nodo alla gola le impediva di rispondere.
Jason le asciugò le lacrime con i pollici.
"Bambi, ho accettato il titolo, le proprietà in rovina, i debiti, un lavoro con tuo padre! Pur di avere te! Ho provato a dirti che ti amo almeno tre volte!" scoppiò a ridere vedendo la sua espressione incredula
Se la strinse al petto.
"Dio, quanto ti amo!"
Poi la baciò con tutto l'amore che sentiva nel cuore. La riportò sulla panchina e riprese ad accarezzarla.

"Jason?" lo chiamò.
"Non ci provare, Bambi!" le rispose, mentre continuava a baciare tutta la pelle esposta.
"Jason, avevo chiesto a mio padre di annullare il contratto."
Riuscì a dire, tra un sospiro e un gemito.
"Lo so, amore" le rispose, prima di mordicchiarle il collo.

Lei si spostò, fissandolo:
"Come fai a saperlo?"
"Me l'ha detto lui!"
"Ma... aveva promesso che... avrebbe deciso lui quando informarti" concluse afflitta.
"Bambi?" Jason le teneva il viso tra le mani, " Non cercare più di salvarmi. Tutto quello che devi fare è amarmi. Come io amerò te."
La baciò ancora e ancora.
"Sei bellissima e sei mia, solo mia. Dillo Bambi, dimmi che sei mia."
"Sono tua, lo sono sempre stata. Ma... tu... sei mio?" chiese, intimorita.
Jason la guardò negli occhi.
"Sono irrimediabilmente, eternamente, esclusivamente tuo!"
"Esclusivamente?" ripetè confusa.
"Bambi, quante volte te lo devo dire, sarai sempre e SOLO TU."

Milly si lasciò stringere, baciare, toccare, amare, prendere.
Ricambiò stringendo, baciando, toccando, amando e si perse tra le braccia del suo amato, mentre lui si perdeva in lei.

In fondo perché aspettare, tra un mese sarebbero stati sposati.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top