Iniziò così
CAPITOLO 1
QUATTRO MESI PRIMA
"Millllllyyyy"
Sua sorella Herietta stava urlando dalle scale.
Se l'avesse fatto Milly i suoi genitori l'avrebbero ripresa in modo brusco, ma a Etta tutto era concesso.
Nonostante avessero solo un anno di differenza, alla maggiore, Milly, veniva imposta un'educazione rigida fatta di ore di lezioni di studio, di portamento, di pianoforte e di ricamo. Era stata educata a diventare la moglie di un lord, promessa a soli dieci anni al conte di Tremain. Lo aveva visto una sola volta, tre anni prima, quando ne aveva tredici.
Quel giorno era rimasta sconvolta, l'aveva guardato di sfuggita spiando dalla finestra della sua camera.
L'aveva visto scendere dalla carrozza; quell'uomo aveva circa l'età di suo padre! Quando era corsa in lacrime dalla madre perché l'aiutasse, questa le aveva risposto che quarantacinque anni non erano così tanti.
Dopo averla aiutata a rendersi presentabile, l'aveva portata quasi di peso a incontrare il promesso sposo.
Etta le seguì fino all'ingresso dello studio del padre. Milly sbiancò. Il suo fidanzato era vecchio! Forse, come diceva sua madre, non era troppo in là con gli anni, ma era vecchio per lei.
Non era brutto, ma neanche bello, era magro ed elegante, con pochi capelli e uno sguardo malizioso.
Sua sorella la spiava da sotto le ciglia e la derideva.
Quando il conte di Tremain si degnò di guardarle, Milly fece una riverenza perfetta come le era stato insegnato.
Etta ridacchiava, nascondendo la bocca con la mano. Nonostante il comportamento infantile, attirò l'attenzione dell'ospite, il quale chiese a Mister Fletcher, padre di Milly, se non fosse possibile avere in sposa la figlia più giovane.
Milly stava per dire alla sorella che ben le stava ma il padre, dopo una risata poco elegante, disse al gentiluomo che, con una bellezza simile, non si sarebbe accontentato di meno di un duca . Alla fine il conte scrollò le spalle, si girò verso la scrivania e continuò a redigere il contratto con il padre, mentre Mrs Fletcher accompagnava fuori le figlie.
Etta non aveva perso tempo:
"Oh, mio Dio... Milly è orrendo!" Rideva così tanto da doversi tenere le mani sullo stomaco.
"Devi ringraziare papà, per averti procurato un conte con gravi problemi finanziari. Se non avesse perso tutto con quell'investimento rischioso e non si fosse rivolto a nostro padre per chiedere aiuto, avresti dovuto accontentarti di un baronetto o saresti rimasta zitella".
Chissà come, Etta conosceva dettagli che a lei venivano nascosti. Aveva saputo dalla sorella che il conte rovinato aveva cercato il padre per avere un prestito, visto che la sua enorme ricchezza era di dominio pubblico. Era stato accontentato ma, in cambio del denaro, avrebbe dovuto sposare la figlia maggiore. L'unica richiesta del conte fu che Milly ricevesse un' educazione degna di una contessa. Per questo, dai dieci anni in poi, le erano stati vietati giochi, svaghi e uscite.
Era una reclusa impegnata a diventare una lady.
Alla sorella non erano imposte lezioni di nessun tipo perché Herietta era stata benedetta dal cielo.
Al contrario di Milly, Etta era bellissima, bionda con boccoli naturali e grandi occhi azzurri. Da quando aveva memoria, i genitori la chiamavano "il nostro cherubino" e Milly doveva ammettere che Etta era davvero bella come un angelo.
Ma a volte l'aspetto inganna.
Sua sorella era talmente bella da non aver bisogno di lezioni di portamento perché aveva un'eleganza naturale, a detta dei genitori. Non aveva bisogno di studiare nessuna materia perché la sua bellezza lasciava senza parole, permettendole di scegliere gli argomenti che preferiva.
"Non è necessario che s'impegni in dialoghi inutili, quando sono tutti distratti da cotanta beltà. Bella e silenziosa è la moglie ideale."
Ripeteva sempre sua madre. Inoltre, non doveva studiare pianoforte o altro strumento, visto che cantava come un usignolo! Insomma, il cielo aveva donato tutto a sua sorella e niente a lei.
Il padre incolpava Milly di essere una spesa enorme, per tutte le istitutrici e insegnanti che doveva pagare per garantirle un minimo di decoro, continuando a ripetere che era stato uno spreco di tempo e denaro, visti i risultati deludenti.
Milly s'impegnava al massimo ogni giorno, ma la notte piangeva, per non essere in grado di rendere fieri i suoi genitori. La perfetta sorella infieriva, aggiungendo dolore al dolore, facendo osservazioni poco carine nei suoi confronti:
"Milly, sei ingrassata ancora?" le diceva, così i genitori, d'accordo con la gioia dei loro occhi, le dimezzavano le porzioni.
Spesso, sottolineava la sua goffaggine, dopo averla fatta inciampare di proposito o spinta e sembrava che i suoi capelli non fossero mai in ordine. Sempre secondo Etta, non possedeva un minimo di stile perciò, d'accordo con la madre, sceglieva lei i vestiti.
Non che selezionasse modelli o tessuti brutti, ma pareva trovare quelli che le stavano peggio.
Milly si era rifiutata una sola volta di indossarne uno, a suo parere troppo elaborato, ma la madre sembrava pensare che, grazie alla raffinatezza di Etta, fosse finalmente presentabile. Agognava talmente tanto l'approvazione dei genitori da accettare qualsiasi cosa la sorella scegliesse per lei. Si chiedeva, visto che tutti erano d'accordo, se non fosse lei a sbagliarsi.
Anche quando cercava di fare conversazione, veniva zittita. Sembrava dire sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato. Così divenne taciturna. Rispondeva con garbo ma non iniziava mai un discorso.
"Millyyy!"
Ora il tono era più forte e stridulo.
Milly si alzò dal pianoforte, tanto aveva finito con le tre ore di esercizio giornaliero. Con indolenza raccolse gli spartiti, mettendoli ordinatamente nella cartellina. Mentre la riponeva nel cassetto del comò ad angolo nel salotto della musica, la sorella entrò tutta trafelata.
"Sei diventata sorda? Ti sto chiamando da ore."
Così scompigliata e arruffata, Etta non sembrava proprio un cherubino. Milly la guardò, inclinando il capo.
"Stavo arrivando". Etta la prese per un braccio, trascinandola verso le scale.
"Devi venire subito, papà ti vuole vedere immediatamente!"
Milly si prese le gonne con entrambe le mani e cominciò a scendere i gradini con una certa apprensione.
Quando entrarono nello studio, Mr Fletcher si teneva la testa tra le mani, tirandosi i capelli. Milly si annunciò. "Padre, volevate vedermi?" Mr Fletcher alzò lo sguardo e, vedendo Etta al fianco di Milly, un timido sorriso gli affiorò sulle labbra.
"Ah, cherubino mio, sei una gioia per il mio povero cuore!"
Milly si voltò verso la sorella, cercando di capire se le avesse fatto uno scherzo, ma il padre continuò:
"Se non ci fossi tu a illuminare la stanza, questo potrebbe essere il giorno più brutto della mia vita."
Milly girò la testa di scatto verso il padre, per capire quale catastrofe li avesse colpiti! Forse le imprese di famiglia erano in crisi o alcuni investimenti non avevano dato frutti o magari erano rovinati! Milly sperava non si trattasse di malattie o decessi. Sempre più preoccupata, spostava lo sguardo dal padre alla sorella, chiedendosi che cosa c'entrasse lei in tutto ciò, finché il padre si degnò di guardarla. Subito si accigliò:
"Da quando sei nata non hai fatto che deluderci! Nonostante tutte le lezioni, i vestiti più costosi e le ristrettezze alimentari, non sei migliorata neanche un po'".
Mr Fletcher si passò le mani sugli occhi, poi riprese: "Avresti dovuto sposarti quest'anno, ancora pochi mesi e saresti stata il fardello di tuo marito, non più il mio!" Fece una pausa per calmare la rabbia, la faccia tonda e flaccida era rossa come una mela. Guardò verso Etta la figlia perfetta e il colore del viso tornò alla normalità. Milly sentiva il cuore in gola; tutta quella crudeltà per lei e tutto quell'amore per la sorella!
Non riusciva a capire cosa avesse fatto di tanto brutto per meritare quelle parole. Le lacrime minacciavano di scivolare giù dagli occhi, ma Milly le trattenne per non essere ripresa anche per quelle. Fu allora che il padre fece finalmente chiarezza:
"Il conte di Tremain è morto!"
Nel silenzio che seguì, i pensieri di Milly vagarono velocemente dall'incredulità alla gioia, al senso di colpa, al dispiacere per la morte di un essere umano. Mormorò una preghiera per l'anima del nobile e, in un certo senso, si sentì sollevata. Da settimane aspettavano la visita del conte, per fissare la data delle nozze che sarebbero state celebrate entro metà giugno. Il contratto era stato stilato e sottoscritto quando Milly aveva tredici anni, anche se la prima promessa era stata siglata quando ne aveva solo dieci. A diciassette, sarebbe convolata a nozze.
Essendo gennaio e compiendo gli anni a maggio, Milly non era ancora arrivata allo stato di panico. In realtà, vista la situazione familiare, Milly aveva imparato a non agitarsi troppo fino all'ultimo momento. Nell'animo, sperava che prima della forca ci fosse la possibilità di una condanna meno brutta.
Fu la voce di Etta a distrarla dai suoi pensieri.
"Padre", la sua voce era così mielosa che a Milly venne la nausea.
"Padre, non angustiatevi così, sono sicura che il matrimonio si farà comunque."
Milly guardò la sorella come se fosse impazzita. Chi avrebbe sposato? Etta aveva uno sguardo malizioso mentre continuava.
"Ci sarà un erede che prenderà il posto del precedente conte perciò il Conte di Tremain è ancora costretto a sposare Milly."
Disse l'ultima frase sbattendo le ciglia così forte, che il padre temette potesse mettersi a piangere. Milly sapeva che Etta non avrebbe versato una lacrima, ma l'effetto di quel teatrino, sui loro genitori, era assicurato. Il padre infatti si alzò dalla poltrona dietro la massiccia scrivania di ebano, corse incontro alla figlia minore e prendendole le mani la rassicurò:
"Su su, mia cara, non darti pena, il tuo animo così dolce e gentile mi commuove!" e, dicendolo, tirò su col naso come per impedirsi di piangere anche lui.
Milly aveva smesso di chiedersi come potesse un padre amare tanto dolcemente una figlia e non sopportare l'altra. Neanche la madre le aveva mai dato le stesse attenzioni che dava alla sorella. Forse, perché il parto di Etta era stato particolarmente difficile e avevano rischiato la vita entrambe, o almeno questo le aveva detto Olga la cuoca, l'unica figura materna per Milly.
Olga le preparava latte e biscotti quando i genitori decidevano che era troppo grassa e le dimezzavano le porzioni già ridotte, vista la sua tendenza a prendere peso. La cuoca si presentava in camera sua la notte, con un vassoio di dolcetti e un bel bicchiere di latte caldo per evitare che i morsi della fame le facessero avere gli incubi. A volte, quando la trovava in lacrime, Olga si sedeva sul letto, le raccontava una storia e la cullava.
Milly si ridestò dal divagare nei propri pensieri quando sentì il padre finire così il discorso che lei non aveva ascoltato,
"... non ci sono eredi diretti".
Ripresasi, gli chiese di spiegarsi. Seccatamente Mr Fletcher iniziò:
"Il conte di Tremain era l'ultimo della sua famiglia, non aveva figli nè fratelli, così come il padre e, prima di lui, il nonno. Erano tutti figli unici. Ho incaricato un avvocato di fare ulteriori ricerche. Avremo notizie nelle prossime settimane."
In quel momento entrò Mrs Fletcher con un fazzoletto in mano e gli occhi lucidi.
"Oh George, cosa faremo ora con questa nostra povera figlia?" Un singhiozzo ruppe le ultime parole.
"Calmati, mia cara" le disse il marito, battendole dei colpetti sulla mano, " Claire, non angosciarti così, stai addolorando la povera Etta".
Milly avrebbe voluto urlare, nessuno le prestava la minima attenzione. Avrebbe voluto chiedere perché l'avessero chiamata se alla fine era come fosse stata invisibile. Ma poi le parole crudeli di Etta la riportarono alla realtà.
"Oh padre, madre, credo che purtroppo dovrete tenervi la mia sfortunata brutta sorella, in casa, per tutta la sua triste vita da zitella."
Mrs Fletcher emise un piccolo grido, prima di perdere i sensi. Scarlett, la cameriera, corse con i sali mentre Mr Fletcher adagiava la moglie sul divanetto all'angolo dello studio. Poi girandosi furioso verso Milly, urlò: "Guarda cosa hai fatto alla tua povera madre!" Etta era già in ginocchio di fianco alla madre, le teneva le mani mentre si riprendeva. Mrs Fletcher si rivolse al marito:
"Ti prego George, fa' qualcosa, qualsiasi cosa, in modo che il contratto venga rispettato."
Milly era senza parole, uscì dallo studio in uno stato di profonda prostrazione. L'avrebbero data a chiunque, pur di liberarsi di lei. A nulla servivano gli elogi degli insegnanti, non valeva niente per i suoi genitori; non era alta né snella, non aveva occhi azzurri né capelli biondi. Era una ragazza di sedici anni e mezzo con banali capelli castani, anonimi occhi nocciola e un seno troppo grosso, tanto che la sua istitutrice le aveva insegnato a fasciarlo, perché era volgare. Ecco come si sentiva da tutta la vita: indesiderata, mai all'altezza, brutta, goffa e volgare. Le prime lacrime le bagnarono le guance quando arrivò all'ultimo gradino. Da lì, corse in camera sua, si buttò sul letto e fece, per l'ultima volta, quello che promise a se stessa non avrebbe fatto mai più: pianse.
Diciannove giorni dopo, fu convocata dal padre nello studio. Etta la seguì come se fosse stata chiamata lei. Entrando, Milly notò che il padre aveva un'espressione rilassata e... ottimista. Se si poteva dare una definizione al suo sguardo era proprio questa, ottimista. Con un gesto della mano, invitò le figlie a sedere sulle poltrone di pelle scura di fronte alla scrivania. Milly rimase basita, non era una cosa che accadeva spesso, anzi non era mai successa prima. Il padre fece un gran sorriso a Etta e unì le mani davanti al viso, quasi elevasse una preghiera.
"Sono lieto di annunciarvi che tutto si è risolto nel migliore dei modi."
Così dicendo, battè le mani e scoppiò in una grassa risata.
Milly aspettava trepidante che aggiungesse qualcosa e notò che anche la sorella sembrava curiosa. Etta, che non era paziente come Milly, piagnucolò.
"Padre non teneteci sulle spine, avete trovato un barone squattrinato, o un qualche negoziante in difficoltà, forse un vedovo con troppi figli di cui occuparsi? Vi prego parlate, la povera Milly è angosciata!"
Milly non era affatto angosciata, negli ultimi giorni, dopo aver pianto tutte le proprie lacrime, aveva deciso che avrebbe sposato chiunque pur di andarsene da una casa che non aveva mai sentita sua e da persone che non l'avevano mai cosiderata se non un peso.
Mr Fletcher sorrise compiaciuto della gentilezza della figlia prediletta e rispose sorridendo:
"Molto meglio, angelo mio, abbiamo trovato l'erede del conte! "
Il suono emesso da Etta fu uno strano miscuglio di stupore e disgusto, ma nessuno lo capì tranne Milly.
"Sì, proprio così, non è meraviglioso? Ho contattato il suo tutore stamane e domani sera verrà a conoscere la sua sposa" concluse il padre. Milly e Etta chiesero in coro, senza volerlo naturalmente:
"Tutore?"
Perché, si chiedevano, il nuovo conte aveva bisogno di un tutore? Milly fu la prima a parlare: "Padre, non sarà un bambino?"
Il genitore rise di nuovo, dandole della stupida. Fu allora Etta, con una nota di perfidia, a suggerire:
"Magari, è ritardato!"
A quel punto Mr Fletcher si schiarì la voce: "Ecco, non so di preciso l'età e nemmeno se è sano di mente, ma so che il padre era un lontano cugino del conte e che era un militare, perciò il nuovo conte non sa niente di cosa comporti il titolo o le proprietà ereditate, tanto meno l'ammontare dei debiti accumulati dai suoi parenti."
Milly pensò che non importava fosse demente o che non sapesse comportarsi come un conte, lei avrebbe preso ciò che il destino le riservava per allontanarsi, una volta per tutte, da quella casa e da quella famiglia.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top