Saldezza delle cose fragili
Siamo vasi troppo piccoli
che tentano
invano
di raccogliere il mare
Siamo braccia troppo esili,
braccia di bambini,
che si tendono come corde
per circondare il tronco
della quercia più grande
del bosco
Siamo grotte troppo poco profonde
che vorrebbero ingoiare l'abisso
Siamo torri colossali,
campanili di mattoni massicci,
incapaci di scandire il
Tempo
oltre l'uomo
Siamo argini che cadranno
alla prima piena
Siamo mani scivolose,
pance piene,
lingue mozzate
E mi stupisco ancora
di come riusciamo a camminare
a correre
a giocare
pesanti come siamo,
pesanti come armature,
come animali da soma
e bestie da traino
Perché abbiamo così tanto
dentro,
abbiamo draghi dalle gole di fuoco
che sonnecchiano al buio
sotto vulcani in quiete
per destarsi
d'incanto
al più flebile rintocco del cuore
Siamo gabbie di foggia mortale
per fate e folletti
Siamo acquari stretti
per le sirene e il loro canto
Ma siamo
pure
spioncini
sulle porte del mondo
da cui sbirciare
-ogni tanto-
l'immensità del tramonto.
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