Solo sogni?

Solange Roux aveva pensato molto al motivo per cui non scappava di casa.
Nei momenti di autocommiserazione dava la colpa alla codardia,
mentre le altre volte si diceva che per lei sarebbe stato davvero pericoloso e che poi non avrebbe saputo come sopravvivere.
Anche quel giorno,guardando fuori dalla finestra le luci del centro che piano piano si accedevano, sceglieva comunque la seconda opzione.
Il silenzio della casa vuota, eccetto la servitù, creava un'atmosfera surreale.
Laddove il suo sguardo vagava sulla Parigi novembrina il suo corpo sembrava lentamente diventare più leggero e la sua mente perdersi tra le tinte sbiadite degli ombrelli appartenenti ai passanti.
I colori sembravano unirsi e dissolversi tra loro rendendo il paesaggio sottostante più simile ad un dipinto di Monet che alla realtà.
E poco dopo che questo pensiero le attraversò la mente Solange si ritrovò lei stessa a correre insieme a chi era stato sorpreso dalla pioggia.
Camminava in una città dai tratti impressionisti con vestiti borghesi addosso; sbirciava nei Cabaret dove donne e uomini ubriachi si godevano la Belle Epoque, guardava nelle vetrine degli ateliers ammirando abiti che in futuro si sarebbe fatta fare su misura.
Aveva accantonato il profilo della Parigi Malfamata e pericolosa che le raccontavano i suoi genitori, ora vedeva solo il divertimento e le opportunità che offriva l'ultimo ventennio del diciannovesimo secolo.
Era pronta a scappare dalla solita monotonia che l'aveva accompagnata in quella casa per sedici anni ma aveva bisogno di soldi.
C'era un negozio che comprava oggetti preziosi dopo la torre in costruzione;
L'uomo dietro al bancone era un settantenne rugoso e grasso; dai modi burberi e dalla voce irritante, Solange l'avrebbe paragonata al suono che facevano i coltelli quando una delle serve li affilava.
La ragazza aveva con sé soltanto l'orologio da taschino del padre e alcuni gioielli che le erano stati regalati pochi giorni prima.
Ci mise un po' a convincere il vecchio a pagarla il denaro che valevano e quando finalmente uscì infilò i soldi, insieme a quelli che aveva già, nella tasca che lei stessa aveva cucito sotto la gonna, ora aveva una somma che le avrebbe permesso un baule di seconda mano e un biglietto per il treno.
Mentalmente passava in rassegna quello che avrebbe fatto per sopravvivere:
"Trovare una ostello e dormire lì per unaodue notti
Domani andrò a prendere il baule
Troverò un po' di cibo
Poi comprerò un biglietto per il treno
E finalmente sarò libera"

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Anche gli ultimi residui del tramonto del secondo giorno sparirono e sulla ragazza minuta che camminava da sola in mezzo alla strada stava calando un senso di irrequietezza.
Solange era spaventata, l'adrenalina che l'aveva spinta a quel colpo di testa era sparita lasciando solo vuoto e domande senza risposta, non era abituata a stare da sola, era solo la seconda notte e già si sentiva persa a doverla passare di nuovo, nella sua stanza spoglia dell'ostello meno costoso della città, con la sola compagnia di un baule e dei gemiti provenienti dalle stanze accanto, le mancavano le chiacchiere delle serve, il calore del fuoco e del cibo.
Aveva fame, le facevano male i piedi e la borsa con i fogli e le matite per disegnare le pesavano sulla spalla.
La situazione non migliorò di certo quando, passata davanti ad un'osteria, due ubriachi presero a seguirla;
Si fermò quasi senza accorgersene
Che cosa hai fatto?!
Perché non sei rimasta a casa?
Ora le girava la testa
Morirai di fame
Il mondo sembrava implodere
Verrai uccisa
Non riusciva a respirare
STAI IMPAZZENDO!
Piccoli puntini neri le danzavano davanti agli occhi e...
La vista le si schiarì non appena venne sbattuta violentemente al muro, un odore di whisky la risveglio del tutto e vide il viso di uno dei due ubriachi di prima a pochi centimetri dal suo; sentì schiacciare uno dei due seni e una mano ad alzarle la gonna.
Solange urlò, e quello fu il primo suono che sentì uscire dal proprio corpo che non fosse uno dei sussurri che usava per parlare, e anche se la situazione non era una delle migliori si sentì viva.
Tirò un calcio al ginocchio dell'uomo e corse dentro al primo locale che vide.

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Solange credeva molto al destino e spesso leggeva al riguardo.
Era arrivata ad apprezzare molto una teoria che parlava di un incontro speciale che capita solo una volta e che ha il potere di cambiarti l'esistenza.
Ebbene quella sera, dopo lo sfortunato evento accaduto poco prima, Solange incontrò il suo cambiamento che fumava mentre provava a disegnare senza sporcare nulla di caffè, il suo cambiamento si chiamava Hortense Richard.
Il Closerie Des Lilias era un caffè dove gli artisti si riunivano a fare salotto. È stato in uno di quei tavoli che Solange, dopo aver ripreso fiato per la corsa, ha avuto una conversazione durata una notte che ha fatto in modo che il casino che aveva combinato prendesse una piega positiva per il suo futuro.
L'artista infatti quando salutò la ragazza le lascio un biglietto che avrebbe potuto migliorare sicuramente la sua esistenza a patto che,come si diceva all'inizio ne avesse avuto il coraggio.

"Gare du Nord
Olanda
Binario 12
8:15"

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"Madmoiselle?
La colazione è pronta"
La donna l'aveva strappata così violentemente da quel sogno che gli occhi le si riempiono di lacrime.
"Madmoiselle! Vi sentite bene? Avete ancora il vestito di ieri. Siete state tutta la notte a guardare fuori dalla finestra? Lo sapete che alla signora Roux non piace che fantastichiate troppo"
"Si Marigold sto bene; no non ho fantasticato e no non avevo questo vestito ieri, ti sarai confusa. Ora scendo"
Marigold, detta Goldie dal figlio più piccolo dei Roux, si stava apprestando a scendere le scale quando con una serie di sbuffi dovette risalirle appena si fu ricordata della "sparizione" .
"Madmoiselle, perdonatemi un ultima domanda...
Avete visto per caso l'orologio di vostro padre e i vostri regali di compleanno?"
Solange faticava a trattenere il sorriso gioiosamente sorpreso che le si stava formando sul viso.
"No Marigold, non so proprio dove possano essere finite"

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