Capitolo 6

Nicola riusciva a malapena a sopportare lo sguardo penetrante di Giulio. Per quanto fissasse il proprio piatto vuoto, stringendo i pugni sotto al tavolo, poteva sentire i suoi occhi puntati addosso.
Così come quelli di Susanna. E sperava soltanto che Emanuele fosse troppo impegnato col suo nuovo ragazzo per aggiungere un altro paio di orbite all'elenco.

"Andiamo, è andata davvero così male? Cos'è, te la sei presa perché ce l'ha più lungo di te?"

Nicola aprì la bocca per rispondere a Giulio, ma non seppe cosa dire. Cercò con lo sguardo un qualunque aiuto da parte di Susanna, prima di cercare di ricomporsi.

"E te che ne sai di quant'è grosso Emanuele?"

Era una risposta più sagace del suo solito. Riuscì finalmente a guardare Giulio in faccia, incrociando le braccia sul petto.

Lui non sembrò minimamente toccato dalla sua domanda, poggiando le bacchette sul tavolo.

"Semplice. L'abbiamo incontrato all'inaugurazione di quel locale gay che hanno aperto da poco. Diceva di accompagnare due amiche, ma poi ha iniziato a provarci con tutti e due"

"Più con me che con te, per la verità" intervenne Susanna. Giulio scrollò le spalle.

"Quel che è. Era represso, tutto qua. Ti dico solo che dopo un paio di bicchieri ci stavamo tutti e tre e l'abbiamo portato a casa mia. Fidati che non ti sei perso molto, è terribile a letto. Vorrei dirti che fosse solo per l'alcol ma sarei io il primo a non crederci"

Nicola scoccò un altro sguardo al tavolo accanto.
"A me ha detto di essere etero quando ho provato ad invitarlo a cena"

Susanna riuscì a trattenersi dal ridere, mentre Giulio sbatté la mano sul tavolo con un sonoro grugnito.

"Ma l'hai visto? Quello di etero non ha proprio un bel niente. E sono contento per lui che l'abbia finalmente capito"

Nicola stava per aggiungere altro, quando la cameriera li interruppe posando un paio di piatti sul tavolo.
Iniziò a mangiare il suo sushi misto, pensieroso. Giulio mise in mezzo al tavolo le nuvole di drago, prendendone un paio.

"Mi ha detto di non essere gay non più tardi di due giorni fa" ripeté Nicola , "ma a questo punto mi sembra chiaro che mentisse" si girò di nuovo, quasi come per assicurarsi che quello fosse Emanuele. Poté vedere lo sconosciuto fargli piedino da sotto al tavolo, e giurò di sentire il suo stomaco contorcersi. Tornò a concentrarsi sul cibo, sperando di calmarsi.

"Probabilmente voleva solo assicurarsi che lo avresti lasciato stare"

"Avrebbe potuto dirmi di non essere interessato e basta"

"In sua difesa, non hai troppo l'aria di uno che sa accettare un rifiuto, e questa conversazione lo dimostra"

"cosa? No, Susanna, guarda," si afferrò la base del naso, cercando di riordinare i propri pensieri, "voglio solo capire perché mi ha mentito"

"E che differenza fa? In un modo o nell'altro alla fine non gli interessi. Lascialo stare. Il massimo che ti perdi è del sesso mediocre, se ti interessa solo quello tanto vale che torni a stare con Giulio"

"Ehy!"

"Lo sai benissimo che possiedo vibratori più piacevoli di te" gli tirò un'altra gomitata, ridacchiando tra sé e sé. Anche Giulio stava sorridendo,  cercando di proteggersi con la mano sinistra.

Nicola si ritrovò a ridere, mangiandosi un altro nigiri al salmone.

"Se dovessi scegliere di stare con Emanuele o essere single, vince a mani basse la seconda opzione" concluse Giulio.
"Non preoccuparti. Il mare è pieno di pesci e le solite cose. Senti, io e Susanna pensavamo di tornare in quel locale una di queste sere, se ti va potresti unirti a noi"

"Grazie, ma credo che passerò. Sai che non mi piace il casino"

"Non mi sorprende"

Nicola giocherellò con l'ultimo pezzo di salmone rimasto nel suo piatto prima di metterselo in bocca.

"Ma quindi... Lo fate spesso? Cercare qualcuno per una cosa a tre?"

Giulio e Susanna si guardarono per un attimo.

"in realtà è più un tentativo di risolvere il fiasco della prima volta," rispose lei, "È stato terribile. Si rifiutava di mettere il preservativo e-"

"Non ho chiesto i dettagli, cristo. Stiamo mangiando"

Susanna fece spallucce, prendendo l'insalata che la cameriera aveva appoggiato sul tavolo.

"In linea di massima sì, comunque. Volevamo provarci entrambi almeno per una volta che possa considerarsi vagamente decente"

Nicola guardò per un momento Giulio, in cerca di una conferma delle parole di Susanna. Gli fece un cenno con la testa, e Nicola decise di non pensarci su più di tanto.

"Voi avete programmi per questo pomeriggio?" chiese, cambiando argomento.

"Non molto, in realtà. Pensavamo di fare un giro da qualche parte" disse Giulio.

"Be', potremmo fare un pomeriggio di giochi da tavolo. A me mancano" propose Susanna, "Te hai casa libera, giusto? Potremmo andare da te dopo pranzo e giocare a qualcosa"

"Non vedo perché no" rispose Nicola d'impulso. Bevve un po' d'acqua, poi posò il bicchiere.

"Uhm, sì, ecco, tecnicamente avrei già ospiti. Però non penso sia un problema"

"Se sei impegnato possiamo rimandare"

"No, no, non è questo il punto. Sono tipo dei... Coinquilini"

Giulio spostò il suo interesse dal suo pollo alle mandorle a Nicola.

"Qualcuno si è trasferito da te? E quando pensavi di dircelo?"

Nicola sospirò, passandosi una mano tra i capelli.

"Se ve lo spiegassi non mi credereste"

"Ti diverti a fare il vago o hai intenzione di dirci effettivamente di che si tratta?"

"Un po' più di pazienza non guasterebbe, sai?"

Giulio roteò gli occhi, mentre Susanna lo guardava con un'espressione confusa. Nicola si schiarì la gola.

"Si tratta di un lavoro che mi è capitato tra capo e collo. Questo... Robot si è presentato a casa mia e mi ha chiesto aiuto. Non so neanche come descrivervelo"

Fece una pausa in attesa di un commento o una domanda, ma i due di fronte a lui restarono in silenzio. Lo stavano fissando con un'espressione tale da fargli dubitare delle sue stesse parole se non fosse stato sicuro di quello che stava dicendo.

"Insomma. A vederlo è un ammasso di ciarpame semovente, ma sembra seziente. E per di più ci sono due intelligenze artificiali lì dentro. Mi hanno chiesto di aiutarli a separarli"

"Merda, devi esserti procurato della roba potente per tirare fuori una cosa del genere. Pensavo comprassi solo l'erba legale"

Giulio spostò il piatto vuoto, posizionandolo al centro del tavolo. Nicola dovette aspettare per rispondergli, dato che la cameriera li interruppe portando gli ultimi piatti che avevano ordinato. Susanna stava già iniziando a compilare il foglio col secondo giro di ordinazioni, passando carta e penna a Giulio mentre la cameriera se ne andava finalmente via.

"Non mi sto inventando un bel niente. Non sanno dove andare, quindi stanno da me, almeno per ora. Quando non lavoriamo mi aiutano con le faccende di casa e queste cose qui. In più sono tutto sommato simpatici, e bravi a tenere compagnia. Saranno felici di conoscere gente nuova"

Giulio si sistemò sulla sua sedia, mentre Susanna guardava Nicola con un'espressione a metà tra l'incredulo e il "sei sicuro di stare bene".

"Fidatevi. Non sono malaccio"

"Questo non lo mettevo in dubbio" borbottò Giulio, passando il menù e il foglio delle ordinazioni a Nicola.

"Ci prendiamo delle birre mentre torniamo?"

***

Nicola stava ridendo ad una battuta di Susanna mentre apriva la porta. Si sarebbe aspettato di sentire suonare o qualcosa del genere, ma a giudicare dal silenzio Tella e Giaggio stavano da qualche parte o in cantina o al piano di sopra.

Il mistero venne subito risolto quando li vide salire le scale.

"Nicola! Ho aggiunto dettagli al progetto, e vorrei che- oh" La voce di Giaggio sembrò quasi glitchare quando vide Giulio e Susanna, che si erano zittiti non appena avevano sentito i suoi passi pesanti sulle scale.

Ci fu un interminabile attimo di imbarazzo mentre i quattro -o meglio, cinque- si fissavano. Nicola intuì che dovevano stare ancora lavorando, dato che stavano indossando solo i pantaloni.

"Scusateci un momento" Tella fu la prima ad avere la prontezza di dire qualcosa, scomparendo di nuovo sotto le scale.

Nicola entrò, iniziando a togliersi le scarpe.

"Che cazzo era quello?" esclamò Giulio.

"Te l'ho detto. È il robot. Si chiamano Rotella e Ingranaggio"

Giulio stava per parlare, quando Susanna gli poggiò una mano sul petto, zittendolo.

"Quale dei due è chi?"

"Il primo che ha parlato è Ingranaggio. Si fa chiamare anche Giaggio, ma dubito lo sentirete di nuovo. È Tella quella chiacchierona"

"Immagino intendi Rotella, giusto? La seconda che ha parlato"

"Proprio lei"

Nicola tornò ad abbassarsi per togliersi le scarpe, e non ebbe bisogno di girarsi per sapere che Susanna stava scambiando uno sguardo confuso con Giulio. O forse ammonitorio. Ad ogni modo Nicola poté sentire un "non dire cazzate" sibilato a mezza voce da Susanna, facilmente coperto dai tonfi di Tella e Giaggio che risalivano le scale.

Stavolta riapparvero indossando una felpa che Nicola non aveva mai visto prima. Era grigia e piuttosto larga, tale da rendere pressoché impossibile intuire la forma del loro corpo. Dovevano essersela portata dietro in qualche modo, visto che lui non possedeva nulla del genere.

"Siamo Tella e Giaggio. Piacere" si presentò Tella, allungando entrambe le mani per permettere a Giulio e a Susanna di stringerle.

"Questi sono Giulio e Susanna. Passeranno qui la serata"

"Non sei riuscito a invitare Emanuele alla fine?"

Il commento di Tella fece rabbrividire Nicola, e al contempo a sbloccare la situazione con i due ospiti.

"Come? Lo sa pure lei?"

"E lo sa anche Giaggio"
Nicola non era sicuro del perché Tella stesse rincarando la dose.

"Ah!" Giulio fece per ridere, ma una gomitata di Susanna lo zittì.
La ragazza si girò verso Tella, abbozzando un sorriso.

"Piacere di conoscervi. Siete qui da parecchio tempo?"

"Da mercoledì sera. Nicola è gentilissimo ad ospitarci"

"Non è niente, davvero"
La voce di quest'ultimo proveniva dalla cucina, impegnato a cercare un modo più o meno intelligente per posizionare le birre in frigo. Quando tornò nel corridoio vide Giulio e Susanna intenti a togliersi le scarpe, e lui occupò quel tempo prendendo due paia di ciabatte dalla scarpiera.

"Vado di sopra a prendere un paio di giochi. Da cosa vorreste iniziare?"

"Prendi Uno, è divertente"

Nicola sentì Susanna protestare in lontananza, ma non se ne curò più di tanto.

Quando tornò in cucina, posò le scatole su una sedia prima di aiutare Giulio col tavolo. Susanna stava chiacchierando con Tella, e Nicola non aveva idea di come la loro conversazione si fosse spostata sul lavoro a maglia e i pizzi fatti a mano.

Poco importava. Nicola iniziò a mescolare le carte, le distribuì, e si sedette nell'attesa che Susanna si unisse a loro. Anche Tella e Giaggio finirono per sedersi al tavolo, guardando spaesati la loro mano.

"Non avete mai giocato a Uno?" chiese Susanna, notando la loro confusione.

"Uhm... Ne abbiamo sentito parlare"

"Lo prendo per un no" sospirò Nicola, abbandonandosi sulla sua sedia.

"Uuuh, questa è bella. Mi prendo la mia birra"

Tella e Giaggio si ritrovarono a fissare Giulio che si alzava mentre Nicola iniziò a spiegare brevemente le regole. Tella guardò le sue carte, annuì, e quando Giulio finì di stapparsi la birra cominciarono effettivamente a giocare.

Fu un fiasco, dato che fu chiaro dopo un paio di giri che l'automa non riusciva a distinguere bene i colori. Continuavano a scambiare il rosso col verde e il blu col giallo, cosa che li impossibilitava a giocare. Giulio insistette perché cambiassero gioco in modo che non venissero esclusi, e Nicola aveva tirato fuori un altro mazzo di carte.

Dopo una mezz'oretta di gioco decisero che era ora di cenare, e mentre aspettavano che l'acqua bollisse il gruppo si era accordato per concludere la serata con un paio di giri a carte contro l'umanità.

Era stato tutto sommato divertente. Nicola aveva immaginato che Tella e Giaggio avessero un senso dell'umorismo più arido, ma si erano rivelati al pari degli altri giocatori. E avevano pure avuto il coraggio di usare la carta "insegnare a un robot ad amare", aggiudicandosi persino la vittoria del round.

D'altra parte doveva essere strano giocare in coppia con qualcuno, e sebbene Giaggio non aveva detto una singola parola da quando avevano iniziato a giocare, Nicola era sicuro che stesse discutendo con Tella per soppesare ogni sillaba che usciva dalla loro bocca.

Ad un primo impatto il loro comportamento appariva naturale e spontaneo, ma Nicola stava iniziando ad accorgersi che in realtà ogni movimento era calcolato nei minimi dettagli: la posizione delle gambe, il modo in cui gesticolavano con le mani mentre parlavano, il movimento dei loro occhi e delle loro sopracciglia a malapena abbozzate.

Solo in quel momento realizzò quanto dovevano averci lavorato, e capì che stavano cercando di adottare un linguaggio del corpo il più possibile vicino a quello umano.

Era affascinante e maledettamente inquietante al tempo stesso. E per quanto la cosa lo facesse rabbrividire, era rimasto catturato dal modo in cui riuscivano a condurre la conversazione.

Quindi vivete in quella via. C'era una bella libreria negli anni novanta, l'hanno chiusa però. Siete andati in vacanza in Toscana? Siena è bellissima. Ci siamo stati un paio di volte per visitare un'amica. È simpatica, lavora in un vivaio e la figlia suona il flauto. Il marito è un fantino. Una volta lo abbiamo visto correre al palio...

Parole, parole, parole; una dietro l'altra. Giulio che rideva, Susanna che scherzava, loro che continuavano a raccontare le loro storie. Nicola si concesse di ascoltarle, distraendosi solo per occuparsi della cena.

In men che non si dica si erano fatte le undici, e Nicola si era finalmente ritrovato da solo con l'automa mentre Giulio e Susanna si chiudevano la porta alle spalle.

Tella e Giaggio si affacciarono alla finestra per guardare l'auto che partiva, mentre Nicola era collassato si una delle due poltrone in salotto stringendo in mano la bottiglia pressoché vuota di vino bianco.

Osservò di sottecchi l'automa mentre buttava giù l'ultimo sorso rimasto, poggiandola poi di lato.

"Avresti potuto parlare anche tu, Giaggio. Hai visto che non mordono" suonò più come un rimprovero che come un consiglio, ma Nicola era troppo stanco per cercare di rimediare al suo errore.

"Non... Sono bravo a chiacchierare"

"Ve la siete cavata benissimo, non preoccuparti"

Nicola aspettò una risposta, ma immaginò di doversi far bastare quella che aveva già ricevuto.

Sospirò, alzandosi dalla sedia.

"Va bene allora. Buonanotte, ci vediamo domani"

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top