Capitolo 4

Il mattino dopo, Nicola si ricordò di vestirsi prima di scendere le scale.

Fece colazione con tutta la calma del caso. Non aveva fretta, dopotutto. Fortunatamente si stava avvicinando il weekend, e non vedeva l'ora di staccare facendo pranzo con cibo spazzatura in compagnia degli unici due esseri umani disposti a tollerare le sue figure di merda.

Dopo una trentina di minuti dalla sveglia stava finalmente entrando nel laboratorio, caffèlatte in mano, pronto a buttarsi sulla sedia e inziare ad abbizzare il progetto per Rotella e Ingranaggio. Dovevano ancora capire se valeva la pena costruire due nuovi corpi e trasferirli al loro interno, o se conveniva dividere e completare quello che avevano già. Non era un lavoro semplice, ma avere chiaro quello che avevano per le mani era un buon passo per cominciare.

Si alzò per prendere carta, matita, gomma e squadrette, lamentandosi a mezza voce del disordine da lui stesso causato. Avrebbe dovuto riordinare un po', ora che ci pensava. Ma adesso aveva altro da fare: aveva finalmente trovato la matita.
Peccato che non avesse la punta. Sbuffò, tornando di sopra a cercare un temperino, o per lo meno un coltello.

Al suo ritorno, lo sguardo cadde sull'automa seduto in fondo alla stanza, esattamente nello stesso posto del giorno prima. Doveva aver di nuovi passato lì la notte.

"Buongiorno" mormorò a mezza voce, tornando alla scrivania.

"Buongiorno"

"Tella dorme?"

"Già. Ho preso uno dei tuoi libri, se non ti dispiace"

"Fa pure"

Poté sentire un verso d'assenso provenire da Giaggio. Per un attimo Nicola si chiese come poteva tenere aperto il libro e voltare le pagine con una sola mano. Non impossibile, ma decisamente scomodo.

"Che stai leggendo?"

"uh... Ho visto che avevi Harry Potter. Non l'ho mai letto prima"

"Né visto i film, immagino"

"Già..."

Nicola si alzò in piedi per andare a cercare il compasso. Si mise a rovistare nei cassetti del mobile di fianco a Giaggio, che lo seguiva con lo sguardo.

"... Senti, vorrei chiederti una cosa. È personale"

Nicola mugugnò un "sì", senza interrompere la sua ricerca. Chiuse il primo cassetto e aprì il secondo.

"A te piacciono gli uomini, giusto? Ci stavi provando con quello di ieri?"

Nicola si girò verso di lui per un attimo, prima di tornare a concentrarsi sul cassetto.

"Perché ti interessa saperlo?"

"Vorrei... Solo capire meglio come funziona. Come uno realizza che gli piacciono uomini o donne e queste cose qui"

Nicola annuì.

"Ma se non vuoi parlarne, a me va benissimo. Tornerò a leggere"

Giaggio aspettò una risposta per un po'. Ma Nicola era impegnato. Continuò a guardarlo finché non tornò a sedersi alla scrivania. Stava per ricominciare a leggere, quando finalmente Nicola gli rispose.

"Sì. Sono gay, per la precisione. Sai cosa vuol dire, giusto?"

"Sì, ecco, non sei il primo che incontriamo"

"Immagino che questo renda le cose più semplici" sospirò, "Volevi chiedermi qualcos'altro?"

"Be'..." sembrò pensarci per un attimo, iniziando col chiudere un libro.
"Da quanto lo sai?"

"Un paio di anni. Ho passato tutte le superiori e mezza università a cercare di farmi piacere le ragazze. Poi uno ci ha provato con me. Niente di che, ogni tanto limonavamo nei bagni e un paio di volte abbiamo pure fatto una sveltina. Poi si è trovato una ragazza più seria di me e mi ha mollato. Ma siamo ancora amici. Si chiama Giulio"

"Il proprietario del negozio di musica in cui lavoravamo aveva una sorella lesbica. Ogni tanto passava in negozio a parlare con lui di... Non so neanche di cosa. Ma veniva spesso con la sua fidanzata," Giaggio appoggiò la testa contro la parete, "E sinceramente non le ho mai parlato a riguardo. Ma è stata lei la prima che abbiamo potuto effettivamente conoscere. Avevamo sentito solo voci pessime a riguardo fino a quel momento. È stato quasi illuminante"

"Be', immagino non sia così strano, dopotutto"

"Sono cambiate molte cose, oggettivamente. Molti pensavano fossero solo amiche o coinquiline. Sai, stavano ancora studiando anche loro. Non credo che i loro genitori lo sapessero"

Nicola rimase in silenzio per un attimo.

"Neanche i miei lo sanno, ora che mi ci fai pensare"

"Hai intenzione di dirglielo?"

"Non credo. Dubito si farebbero problemi in ogni caso"

Giaggio sembrò riflettere per qualche secondo.

"Quindi tu sei gay perché un ragazzo ti ha convinto ad esserlo?"

"Cosa? No. Non funziona per niente così." Nicola si era girato a guardarlo, incredulo. Non sapeva se ridere o arrabbiarsi. Poi realizzò che probabilmente Giaggio non aveva la minima idea di cosa stessero effettivamente parlando, dato che -verosimilmente- non aveva mai provato impulsi sessuali di nessun tipo.

"Lui me l'ha fatto capire, mettiamola così. Insomma. Io... Non avevo mai realmente considerato la possibilità che potessi non essere etero, tutto qui. Pensavo che il sesso fosse generalmente sopravvalutato"

Giaggio continuava a prestargli la massima attenzione. Non aveva mai visto nessuno così interessato a quello che lui aveva da dire. Lo faceva sentire... Importante, in un certo senso.

"Non è qualcosa che puoi controllare, o che puoi decidere razionalmente. Non so se capisci cosa intendo"

"No, no, ho capito. Credo... Di sapere come ci si sente. A non decidere come si è fatti, intendo" per la prima volta da quando avevano iniziato a parlare Giaggio distolse lo sguardo, quasi come si vergognasse. Portò la mano dietro la testa, afferrandosi la nuca.

"Dopotutto io sono letteralmente fatto di rottami"

Nicola fece spallucce.

"Finché funzioni non vedo quale sia il problema. Comunque è strano come la vostra inventrice non si sia presa il disturbo di procurarsi dei pezzi fatti apposta per voi"

Giaggio, in tutta risposta, si mise a ridere.

"Lei non si è presa il disturbo di fare un bel niente"

Nicola smise di disegnare, girandosi verso di lui.

"In che senso, scusa?"

"Non aveva i soldi," spiegò il robot, "Tella ti ha già detto come sono andate le cose. Io sono stato il primo a svegliarsi. Lei è arrivata mentre cercavo di costruirmi l'altro braccio usando i pezzi di un pendolo e di una macchina da scrivere. Quando ci hanno tirato fuori avevamo anche un paio di gambe e imparato a leggere per conto nostro. Avevamo parecchio tempo libero in quella soffitta"

Cosa si doveva dire in questi casi? Mi dispiace? Complimentarsi per l'inventiva? Scherzarci su?

"Oh"

Ed ecco che le sue capacità retoriche tornavano alla carica. Grande Nicola. A volte si chiedeva come fosse riuscito a prendere la laurea con un vocabolario principalmente costituito da monosillabi.
Tornò a disegnare.

"Non so quanto ti interessi, ma... I nomi li abbiamo scelti le prime volte in cui cercavamo di comunicare tra di noi. Le avevo chiesto di passarmi un ingranaggio e lei insisteva che fosse una rotella. Abbiamo pensato che fossero adeguati, dopotutto"

Nicola annuì, perlopiù concentrato sul suo lavoro. Si aspettava di sentire Giaggio continuare a parlare, ma invece stette zitto. Cosa che non lo disturbava, anzi... Era decisamente più piacevole di avere a che fare con Tella. Lei cercava di parlare con lui in modo quasi eccessivo, mentre Giaggio era più riservato.

Passarono così la seguente mezz'oretta. Nicola focalizzato sul progetto, Giaggio impegnato a leggere il libro. In tutto questo il silenzio era rotto solamente dal ticchettio proveniente da Giaggio, che Nicola riusciva a trovare quasi rilassante in quella situazione. Si accorse a malapena del fatto che avvesse cambiato ritmo, e che fosse diventato più rumoroso e impreciso.

Si interruppe per guardarli quando li sentì muoversi e cercare di mettersi in piedi barcollando. Tella doveva essersi svegliata, pensò, e stavano venendo a curiosare sulla sua scrivania.

"Buongiorno" la sentì dire, e Nicola rispose con un cenno d'assenso.

"Cosa stai- oh wow," Tella afferrò lo schienale della sedia per trovare un po' di stabilità, mentre Giaggio posava la mano sulla scrivania.

"Sei il primo a cercare di buttare giù un progetto basato su di noi"

"Be', aiuta a chiarirsi le idee"

"Di solito non ne valeva la pena per ritocchi occasionali"

"Ma questa volta non si tratta di un paio di migliorie, o sbaglio?" Nicola si girò per guardarli negli occhi.

"Decisamente no" concordò Tella.

Restarono in silenzio per un attimo, continuando a guardarsi in attesa che uno dei tre riprendesse il discorso. Quando fu chiaro che nessuno avrebbe parlato, Nicola decise di alzarsi in piedi, spostando dei pezzi di ricambio che erano rimasti sul tavolo da lavoro.

"Posso farvi accomodare? Così il progetto sarà più preciso"

Loro annuirono, iniziando a sbottonarsi la camicia. La lasciarono sulla sedia prima di issarsi sul tavolo, sedendosi sul bordo.

Nicola si concesse di studiare la loro schiena per qualche istante. Adesso che Giaggio gliel'aveva fatto notare, si chiedeva come non gli era neanche passato per la testa che fossero fatti con materiali di recupero: la loro silhouette era irregolare, composta i pezzi di legno tarlato che spuntavano qua e là tra una placca d'ottone e un ritaglio di latta, il tutto tenuto insieme da un mix di chiodi, viti e qualche collante non meglio specificato. L'unica cosa che mancava all'appello erano ago e filo. Nel complesso sembravano qualcosa a metà tra quello che ti aspetteresti di trovare in un videogioco di fantascienza postapocalittico e una scultura da museo di arte moderna messa insieme con lo scantinato di un robivecchi.

E la parte più affascinante del tutto era che entrambe le descrizioni calzavano a pennello, in un modo o nell'altro.

"Vi spiace rimuovere la copertura del petto? Così posso iniziare a segnare dove stanno gli ingranaggi e le cinghie varie. Io salgo un attimo a prendermi da bere"

Loro annuirono, allungando una mano verso il set di cacciaviti poggiato lì accanto, mentre Nicola usciva dalla stanza.

***

Al termine della mattinata potevano dirsi a buon punto col progetto. Il loro funzionamento era decisamente più chiaro a Nicola, adesso, e stava iniziando a chiedersi cosa ci fosse effettivamente all'interno della loro testa.

Non si aspettava nulla di ordinario. Per quanto ne sapeva, avrebbe potuto trovare un qualcosa direttamente uscito da Star Trek o da Star Wars. O da un qualsiasi film di fantascienza. Non escludeva neanche la possibilità di trovare qualunque cosa fosse quel reattore che alimenta l'armatura di Iron Man nei film della Marvel, o un qualche equivalente futuristico di un aggeggio magico fantasy.

Poteva sentire il proprio cervello fondersi più ci pensava su. Chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie, prima di sollevare il coperchio della pentola per controllare se l'acqua stesse già bollendo.
Buttò la pasta. E poi andò a prendersi un bicchiere d'acqua, ne aveva bisogno. Del ghiaccio sarebbe stato l'ideale, pensò, e decise di aprire il freezer per prenderne un po'.

Rotella e Ingranaggio lo avevano guardato eseguire quella serie di azioni senza dire una parola, fermi sulla soglia della cucina. Avevano già notato che Nicola fosse particolarmente pensieroso. Non si era neanche accorto che loro fossero lì in piedi a osservarlo.

"Possiamo aiutarti a fare qualcosa?" chiese Tella dopo una manciata di secondi.

Nicola si voltò verso di loro, finì di bere la sua acqua, poi scosse la testa.
"Non c'è molto da fare. Bisogna solo aspettare che la pasta sia cotta"

"E come si capisce quando è cotta?"

"Bisogna assaggiarla"

"Oh" i loro occhi si spostarono sulla pentola, "noi quello non lo possiamo fare"

"Mi sarei stupito se ne foste stati capaci"

Restarono in silenzio per un momento.

"Be', non dovevi assaggiarla?"

"L'ho appena buttata. È ancora cruda"

"Ne sei sicuro?"

"Abbastanza"
Cercò di tenersi impegnato prendendo uno scolapasta e un piatto pulito. Non c'era bisogno di apparecchiare, e sinceramente non ne aveva voglia.

"Non vi esercitate?"

"Forse più tardi"

"Sappiate che dovrò uscire per fare un po' di spesa. E domani sono a pranzo fuori. Se vi serve un passaggio per andare da qualche parte ve lo posso dare senza problemi"

Li vide fare di sì con la testa. Nicola si girò verso il lavandino, riempiendosi nuovamente il bicchiere. Lo appoggiò di lato, prima di controllare la pasta.

"È pronta?"

"È ancora al dente, ma a me piace così"

Tella lo guardò confusa, ma Nicola era impegnato a cercare di non scottarsi con la pentola bollente.

"Cosa vuol dire?"

"Cosa, al dente?"

"Sì"

Nicola stava servendo la pasta nel piatto. Le lanciò uno sguardo di sottecchi, prima di prendere l'olio.

"Vuol dire che non è davvero cotta, ma quasi. Resta un po' più dura del normale"

Tra tutte le cose che si sarebbe aspettato dalla sua vita, sicuramente "spiegare a un robot come si cucina la pasta" non faceva parte della lista.

"E il sapore cambia?"

Nicola grattugiò del parmigiano.

"No, non direi. Solo la consistenza"

"Ah"

"Il gusto cambia a seconda della marca, di solito"

Tella annuì mentre Nicola prendeva il piatto in mano e iniziava a mangiare, appoggiando la schiena contro il mobile della cucina.
Per quanto non avevano molto altro da dirsi, il silenzio stava mettendo Nicola a disagio. Poteva vederli concentrati sul piatto di pasta e su di lui che lo mangiava.

Forse stavano semplicemente parlando tra di loro e non si erano accorti di starlo fissando, ma in ogni caso l'idea non lo stava aiutando a sentirsi meglio.

Stava per chiedere loro di smetterla, ma si raddrizzarono all'improvviso sbattendo le palpebre.

"Questo pomeriggio continuiamo il progetto, giusto?"

"Be', sì. Immagino che ci vorrà almeno un'altra giornata di lavoro per avere una base decente. Poi dovremmo discutere della parte informatica e di quello che c'è dentro la vostra testa" concluse ingoiando una generosa forchettata di pasta.

"Va bene. Quindi domani finisci la bozza?"

"Non... Pensavo di no. È sabato, di solito non lavoro nel weekend."

"Oh. Va bene," rispose Tella, "credo che... Un po' di pausa farebbe bene anche a noi."

Nicola annuì, poi si girò per mettere il piatto vuoto nel lavandino.

"Adesso esco per fare la spesa. Venite anche voi?"

"Uhm... Preferiremmo di no, grazie"

"Come volete" Nicola li superò, afferrando la giacca appessa sull'attaccapanni nel corridoio.

"Ci vediamo tra un'oretta"

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top