Capitolo 2

"Io adesso vado a dormire. La mia camera da letto è di sopra" Nicola si era già alzato in piedi, posando il libro di lato.

La serata era trascorsa più tranquillamente del previsto: sia a lui che ai suoi ospiti piaceva stare per i fatti propri. Lui aveva praticamente finito il suo romanzo di fantascienza, mentre Rotella ed Ingranaggio erano a circa un terzo di una qualche edizione speciale di Frankenstein. Non si ricordava di possederlo, probabilmente glielo avevano regalato a Natale o al compleanno.

Li vide annuire mentre posavano il volume per guardarlo in volto.

"voi... Cosa fate di solito? Avete uno standby o qualcosa del genere? Vi serve un letto?"

"No, non possiamo dormire. Di solito stiamo svegli o ci spegniamo a turni" Spiegò Rotella, "Quindi... Ci intratteniamo al meglio delle nostre possibilità"

"Be', ci sono libri in abbondanza. Non so se avete altri passatempi. Uhm... C'è un mazzo di carte nel cassetto laggiù e la cancelleria è subito sotto"

Si voltarono a guardare dove stesse indicando, e annuirono.

"Vi chiedo solo di lasciarmi riposare. La mattina mi alzo presto. Se volete iniziare a familiarizzare col laboratorio è al piano di sotto, è disordinato ma vi chiedo di non toccare niente. È caos organizzato"

"Va bene. Grazie mille"

"Di niente. Buonanotte"

Non attese la risposta prima di uscire. Certo, l'idea di avere una macchina probabilmente seziente a rovistare per casa non gli andava così a genio, ma sembravano tranquilli.
Rotella era tutto sommato simpatica, e Ingranaggio sembrava dare l'impressione di sapere il fatto suo. Non aveva idea di dove tutta questa storia sarebbe andata a finire, e sperava soltanto che non si trattasse di una perdita di tempo.

Bagno. Denti. Doccia.
Si concesse il lusso di un bicchiere d'acqua prima di mettersi sotto le coperte.

Fino a quel momento, tutto portava a pensare che sarebbe stata una notte tranquilla.

***

Bagno. Denti. Colazione.
Niente di meglio di un caffèlatte per iniziare la giornata. Amava alzarsi presto, la mattina, così da avere più tempo libero il pomeriggio. E poi apprezzava il silenzio.

Si stropicciò gli occhi mentre spegneva la macchina del caffè e allungava un braccio per prendere il latte dal frigo. Sbadigliò, si riempì la tazza e lo rimise a posto. Due zollette di zucchero e un cucchiaino e poté sedersi più che soddisfatto a tavola. Lanciò uno sguardo fuori dalla finestra, prendendosi un attimo per osservare gli uccellini che volavano da un ramo all'altro.

Non era un ornitologo, e la materia non gli era mai interessata. Sapeva a malapena distinguere un pollo da un tacchino, e per quanto cosciente della propria ignoranza, era più che soddisfatto di sapere che entrambi erano buoni cotti al forno con un paio di patate.

Già, pollo con patate. Forse avrebbe dovuto cucinarsi quello per pranzo. Ma doveva comprare il pollo. E non poteva scendere in paese, aveva la giornata piena, doveva lavorare.

Lavorare, lavorare... Su cosa? Aveva già sistemato quel computer, e pure aggiustato quella stampante per quella copisteria. Cosa serviva sbattersi alle fiere di robotica se poi-

Cazzo.

Si era dimenticato che, tecnicamente, non era solo in casa. E che il suo lavoro stava probabilmente rannicchiato in un qualche angolo non meglio specificato. Forse era il caso di cambiare la sua routine e ricordarsi di indossare come minimo un paio di pantaloni per evitare di girare per casa in mutande.

Finì di svuotare la tazza, e la lasciò nel lavandino prima di andare a vestirsi in camera sua.
In tutto questo dove fosse finito l'automa era un mistero. Aveva buttato uno sguardo al salotto, ed era vuoto. In cucina non c'era nessuno. Il bagno lo escludeva a priori. Lo stesso valeva per scale e corridoi.

Dove cazzo erano andati?

Stava per iniziare a pensare che si fosse trattato solo di un sogno, quando mise piede nel seminterrato, o meglio, nel laboratorio. Erano seduti in fondo alla stanza, con la schiena poggiata contro il muro in cui era inserito uno dei due capi del caricabatterie. L'altro scompariva sotto la loro camicia stropicciata. Il braccio destro era rigido lungo il loro fianco, e anche la testa era perfettamente ritta sul collo, gli occhi e la bocca serrati.

"Cazzo. Pensavo foste di sopra, non vi trovavo più"

Solo parte del loro corpo sembrò rispondere alla sua voce, facendo per alzarsi in piedi prima che la mano sinistra scattasse a scollegare il caricatore per evitare di rovinarlo. Le testa e il braccio destro erano immobili.

"Be', uhm, abbiamo seguito il tuo consiglio e siamo scesi a dare un'occhiata. Poi abbiamo deciso di riposarci qua vicino alla presa e mi sono spenta per un po'. Adesso tocca a Giaggio"

Nicola rimase per un attimo imbambolato a fissarla.

"Quindi adesso ci sei solo tu, uh... Rotella, giusto?"

"Sì"

"Scusami, solo per capire... Per parlare hai uno stereo da qualche parte, deduco"

"È qui" si indicò un punto alla base del  collo, "ed è una delle poche parti che condividiamo"

Nicola sbattè le palpebre, confuso.
"Non... Condividete tutto il corpo?"

"Be', in un certo senso sì" Rotella spiegò, appoggiando la schiena contro la parete.
"Ma controlliamo parti diverse. Io ho le gambe e il braccio sinistro. Giaggio ha il destro e la testa"

Okay. Questo spiegava il loro comportamento.

"...curioso" si limitò a commentare.

"Già. E se uno dei due decide di spegnersi, siamo costretti a fermarci. È un po' noioso ma necessario. Ci fa bene resettarci, ogni tanto"

Stava utilizzando un tono decisamente amichevole. Nicola non aveva idea di come fosse possibile, ma stava letteralmente parlando con un'accozzaglia di pezzi presi da chissà dove che, a quanto pare, era persino simpatico. E si sentiva pure male per Rotella a vederla praticamente bloccata contro la parete.

"Ti andrebbe di sederti qui? Devo finire di sistemare questo aggeggio, questo pomeriggio vengono a ritirarlo. Puoi prendere la sedia laggiù"

Rotella esitò per qualche secondo, facendo per staccarsi dalla parete, ma sbattè il braccio destro contro il mobile accanto. Il rumore la fece sussultare.

"C'è qualcosa che non va?"

"...Non posso vedere, tutto qui"

Oh. Nìcola la fissò per un istante.
"Be', uhm... È perché l'altro è spento, giusto?"

"Già"

Nicola poté intuire che il movimento del braccio era un tentativo, fallito, di fare spallucce.

"Senti, facciamo così. Io qui finisco questo lavoro e te stai lì seduta. Quando l'altro ritornerà vi darò un'occhiata, okay?"

Rotella emise un verso di assenso, impegnata a cercare di sedersi senza urtare nulla col lato destro del loro corpo. Appena si abbandonò a terra con un tonfo, cercò a tentoni il caricabatterie.

"Ecco, riguardo a quello... Abbiamo salvato nella memoria dei vecchi progetti. Non sono i nostri, ma quelli per un automa simile. Però vorrei parlare con Giaggio prima di farteli vedere"

"Quale sarebbe il problema?"

"Ecco... È complesso da spiegare. E poi vorrebbe dire darti accesso al nostro codice, il che è rischioso, per noi"

"Non intendo farvi nulla di male"

"Senti, non ho niente contro di te, ma qui si tratta di me e Giaggio. E poi è facile avere a che fare con degli idioti. Dobbiamo fare attenzione"

"Volevo dire che potete fidarvi di me. Tutto qui"

Rotella sembrò sospirare. Non aggiunse altro.

Nicola era impegnato a riassemblare una cassa, per cui non se ne curò più di tanto. La collegò al portatile posato sulla scrivania, cercando di avviare la prima cosa che avrebbe fatto rumore per testarla.

Rotella trasalì appena partì il ritornello di qualche canzone death metal che neanche conosceva. Non era un'amante del genere, ma occasionalmente Ingranaggio insisteva per ascoltare qualcosa di nuovo. Si era fatta l'orecchio, dopo un po', ma doveva ammettere che faceva fatica a capire cosa ci fosse di interessante in brani simili.

Cercò di cogliere almeno un paio di parole del testo strillato a pieni polmoni dal cantante. Purtroppo Nicola la stoppò dopo una trentina di secondi, subito dopo aver finito di provare ad alzare e abbassare il volume un paio di volte.

"Non... Pensavo ti piacesse il metal?" Rotella cercò di intavolare un'altra conversazione. Si annoiava. E non aveva molto di meglio da fare.

Nicola scrollò le spalle.
"Va a periodi. Avevo bisogno di qualcosa per provare le casse"

"Sono nuove?"

"No, le sto riparando"

"Ah," Rotella cercò disperatamente un argomento a cui agganciarsi.

"Avrei detto che fossi tipo da jazz, o blues. Quel genere lì, sai no?"

"In realtà non ho gusti musicali ben precisi. Rock, più che altro. E il pop classico, quello attuale fa schifo"

Chi era Rotella per giudicare i gusti altrui.

"Be', a volte escono delle canzoni carine"

"Sarà, ma non ho voglia di sentirne una buona ogni cinque pessime."

"Mai pensato di fare te della musica?"

Nicola dovette girarsi a guardarla. Ancora non riuscica a capacitarsi di come quella cosa si stesse effettivamente sforzando di conoscerlo. Si passò una mano tra i capelli, si afferrò il collo, poi sospirò.

"Sono stonato come una campana. Da piccolo mi sarebbe piaciuto imparare il violino, ma il massimo che i miei avevano da offrirmi era una chitarra. Credo che adesso sia in qualche mercatino dell'usato in giro per il Nord Italia"

"Se Giaggio è d'accordo potremmo farti provare Ophelia"

"Che?"

"È il nome della nostra fisarmonica. Ci siamo molto affezionati"

Per quanto strana, non era l'affermazione più assurda che Nicola avesse sentito nelle ultime ventiquattr'ore.

"Guarda, credo che-"

"A noi sarebbe piaciuto provare con gli strumenti a fiato," lo interruppe Rotella, "ma puoi benissimo capire da solo come sia pressoché impossibile"

Nicola stette in silenzio, non sapendo come rispondere. Si girò di nuovo verso la cassa, scollegandola dal pc.

"E anche gli strumenti a corde non sono il meglio per noi. I movimenti che posso fare con la mia mano sono piuttosto goffi. Sono troppo impacciata per poter schiacciare le corde in modo corretto," continuò, "e per di più devo andare alla cieca la maggior parte del tempo dato che è Giaggio a scegliere dove guardiamo. Per questo la fisarmonica funziona particolarmente bene"

Nicola fece un cenno d'assenso.

"Sai, l'abbiamo presa una quarantina d'anni fa in un negozio in cui abbiamo lavorato per un po'. Il proprietario -"

"Scusami, vado a prendere un bicchier d'acqua" La interruppe Nicola, alzandosi di scatto.
A dir la verità, non la stava neanche ascoltando, e si stava chiedendo cone mai ci teneva così tanto a parlargli.

Ripensandoci, non doveva capitare spesso che avessero qualcuno di nuovo con cui parlare. Ma tutte quelle informazioni improvvise lo stavano confondendo.

Cercò di allungare il più possibile i tempi per prendere quel bicchier d'acqua. Lavò quello sporco abbandonato nel lavandino. Lo asciugò. Lo riempì. Lo bevve. Lo fissò per qualche secondo.

Cos'altro poteva fare prima di scendere di nuovo? Rilavarlo e metterlo a posto. E poi? Ci aveva impiegato sì e no quattro minuti in tutto.

Decise di prendersi anche qualcosa da mangiare. Aprì la dispensa, cercando una qualunque cosa che sarebbe bastato aprire e mettersi in bocca.

Trovò un pacchetto di arachidi salate che stava lì da chissà quanto. Esaminò la confezione in cerca di una qualunque data di scadenza, scoprendo che sarebbe durato ancora per un paio di giorni. Tanto meglio.

Si avviò di nuovo verso il laboratorio mentre cercava di aprirle, facendo attenzione a non rovesciarne per terra. Appena mise piede nella stanza, si accorse che Rotella era silenziosa.

"Scusami se ci ho impiegato un po'. Avevo fame" si giustificò, concludendo mettendosi una manciata di arachidi in bocca.

"Oh, nessun problema"

Nicola annuì, finì di masticare prima di rivolgersi nuovamente verso di lei.
"Tra quanto si riattiverà l'altro?"

"Chi, Giaggio? Tra poco, credo. Gli serve un attimo per riaccendersi e assicurarsi che tutto funzioni a dovere. Ha già iniziato a svegliarsi, ma potrebbe volerci qualche minuto"

"Sì, ecco, uhm. Potreste ripetermi i vostri nomi? Ieri sera ero piuttosto stanco"

"Io sono Rotella e lui è Ingranaggio. Se vuoi anche Tella e Giaggio vanno bene. Insomma, come diminutivo"

"...certo" borbottò Nicola.

"Possiamo chiamarti Nicola, giusto?"

Annuì con la testa, poi si ricordò che Tella non poteva vederlo.

"Sì. Nicola va benissimo. Non sono mai stato tipo da diminutivi o soprannomi"

"Be', noi abbiamo un nome lungo"

Nicola fece spallucce, buttandosi in bocca un'altro pugno di noccioline.
Persino da dove era seduto poteva sentire il ticchettio dei loro meccanismi, accompagnato dal ronzio del pc posato sulla scrivania di fronte a lui. Era un suono ritmico e cadenzato, per quanto Nicola non osava immaginare cosa volesse dire averlo tutto il giorno nelle orecchie.

Stava aspettando di finire le sue arachidi, o che Tella iniziasse di nuovo a parlare, ma il silenzio venne invece interrotto da un verso sordo proveniente dall'automa.

Nicola si voltò verso di loro, sorpreso da un suono così improvviso. Sembrava una sorta di gridolino. La loro mano sinistra stava stringendo la destra, mentre la testa si guardava intorno come se si trovasse in quel laboratorio per la prima volta.

Intuì che Giaggio doveva essersi appena svegliato. Si alzò in piedi, posando il pacchetto sulla scrivania, avvicinandosi verso Rotella ed Ingranaggio.

Il loro sguardo si fermò sul suo viso, fissandolo con gli occhi sgranati. La mano sinistra lasciò andare la destra, e Nicola poté giurare di averla vista tremare.

"Buongiorno. Immagino che ti sia svegliato. Giaggio, giusto?" si passò una mano tra i capelli. Non era bravo con queste cose.

Poco importava, dato che stavano facendo sì con la testa e cercando di alzarsi.

"Forza, aspettavamo solo te per iniziare. È ora di mettersi al lavoro"

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