Capitolo 50
Victoria.
Bea stanotte si è svegliata e questa mattina Ashley se n'è andata.
Quando sono arrivata a casa ho preso la lettera e l'ho posata nel cassetto della mia scrivania assieme alle due di mia madre. Ho promesso di leggerla quando lei sarebbe morta e sembra che il momento sia arrivato.
Questa notte io e Dylan abbiamo dormito insieme e stamattina, alle cinque e quaranta, Nicholas mi ha chiamata. Ashley non c'è più.
Piangeva e cercava un conforto che, purtroppo, non sarei stata in grado di dargli né ora, nè mai.
Ashley era più di un'amica per me.
È stata quasi una mamma.
Nonostante la sua giovane età.
Mi ha consigliato, sgridato e spronato quando era lecito farlo. Mi ha aiutato, senza che io le chiedessi nulla. Mi ha sorretto nei momenti di sconforto e aiutato sempre e comunque per la qualsiasi cosa. Ha letto in me più cose di chiunque altro e mi ha studiato e rapito fin dal primo giorno.
-Victoria? Tutto bene?- mi chiama Dylan.
Sono rimasta bloccata al telefono con una mano sulla mia bocca come se dovessi bloccare un urlo.
-va bene- ho risposto.
I funerali saranno domani.
Dopo aver salutato Nicholas sono scoppiata a piangere.
Lei non c'è più.
-Ashley se n'è andata- ho detto e lui senza dire una parola mi ha stretto a se. Nella mia mente si susseguono una miriade di pensieri. Forse adesso, in qualunque posto sia, sta meglio.
Forse adesso è guarita.
So che non mi abbandonerà mai.
Il suo ricordo rimarrà nella mia mente per sempre.
Spero che tutto il dolore che Nicholas sta provando passi presto, che il dolore della sua famiglia si affievolisca paino piano e che tutto quello che è stato resti sempre nei loro ricordi. Ashley era una persona meravigliosa, magnifica e spettacolare.
Non ha mai chiesto nulla a nessuno e ha sempre combattuto con tutte le sue forze un qualcosa di molto, troppo più grande di lei. C'è l'ha messa tutta, ma evidentemente, non è stato abbastanza. Decido di non andare a scuola stamattina.
Non ne ho le forze, sono stanca e ho bisogno di riposo. Dylan è appena andato via e io prendo fra le mie mani la lettera. Faccio un respiro profondo e la apro:
" Non inizierò questa lettera con un " cara Victoria" o "mia carissima amica".
Inizierò subito con il dirti che se stai leggendo questa lettera, vuol dire che io non ci sono più.
Ho detto a Nicholas di dartela con precise istruzioni che, spero, tu abbia seguito... quello che probabilmente lui non ha fatto, conoscendolo, cocciuto come un mulo, com'è.
In questo momento sto sorridendo anche se ho molta paura. Ho paura di quello che ci sarà dopo. Cosa devo aspettarmi? Quando morirò dove andrò? Con chi?
Ho paura di non aver dato abbastanza nella mia vita e la cosa mi rende inquieta. Immagino che adesso tu stia piangendo...ma ti prego, non farlo. Mi farebbe stare male. Io non voglio le vostre lacrime. Voglio che voi sorridiate, che viviate la vita che non sono riuscita a vivere io.
Ti ho detto moltissime volte, forse annoiandoti, quante cose io avrei voluto fare...avrei voluto avere una famiglia tutta mia, sposare Nicholas e amarlo per il resto della mia vita, avere dei bambini da lui e crescerli assieme, diventare madre e amare i miei figli. Avrei voluto viaggiare e conoscere il mondo accanto al mio uomo, sposarlo e percorrere la navata per lui, per arrivare da lui. Avrei voluto vivere un giorno in più con i miei genitori: dire un'altra volta a mio padre quanto io lo ami e a mia madre quanto io le sia grata per tutto quello che per ha fatto nella mia vita...ma non ho nemmeno le forze di parlare. Scrivere sembra più semplice, anche se fra una parola e l'altra devo fermarmi e riposare la mano.
Ti prego Victoria, non piangere per me e ascolta le mie ultime parole,i miei ultimi desideri:voglio che al mio funerale vi vestiate di bianco.
In onore della mia più grande passione: la tela.
Bianca, si. Perché non ho avuto la possibilità di completarla e di disegnare su di essa tutta la mia vita. Il nero non lo voglio. Il nero è triste. Il nero è il colore che, solitamente, viene usato per i contorni di un disegno. Io non ho avuto la possibilità di disegnare la mia vita.
In questo momento ti vorrei abbracciare e avrei voluto così tanto dirti addio guardandoti negli occhi, ma ho sempre un macigno sulla mia testa e il respiro affannato. Delle volte sembra che non abbia nemmeno la forza di respirare e sono quelli i momenti che mi fanno più paura.
Immagino che tu mi abbia visto l'ultima bloccata sul letto d'ospedale in mezzo a fili collegati in qualche modo strano al mio corpo. Ti prego. Cancella quell'immagine dalla tua mente e ricordami come la donna che hai conosciuto un tempo: con i miei lunghi capelli biondi, con gli occhi azzurri e la voglia di vivere. Ricordo perfettamente il momento in cui tu entrasti nella mia classe: così chiusa e indifesa. Ho visto subito in te un potenziale, una personalità e una forza che mi ha fatta tremare. Mi sono sempre chiesa cosa ti facesse sembrare così fredda e distaccata, delle volte, e cosa ti rendesse così solare e sorridente delle altre. Mi sono sempre chiesta cosa nella vita ti abbia potuto fare così tanto del male e piano, piano, attraverso i tuoi disegni, ho scoperto cose di te che non mi sarei mai immaginata.
Ricordi ancora il tuo primo disegno? Il cuore che hai deciso di riempire con milioni di colori per rappresentare i tuoi mille colori? Da quello ho capito quanto tu avessi bisogno di qualcuno che ti scoprisse, che ti amasse e che ti aiutasse ad uscire da tutto quel buio che ti eri creata.
E il quadro che disegnasti con tua madre? Lo ricordo proprio come se fosse ieri: non ho mai visto tanto dolore in un disegno. In ogni singolo angolo e dettaglio, trapelava un dolore atroce che sembrava non voler finire mai. La luce, il buio, i colori presenti solo da un lato...era davvero profondo.
Mi sono sempre chiesta come tu abbia fatto a vivere con un peso del genere sul tuo cuore e...lentamente, ho capito che bisogna essere forti. Ho capito quanta forza è rinchiusa nel tuo corpo e ho bisogno di dirti una cosa prima che me ne vada: mantienila sempre. sii sempre forte, qualunque cosa accada nella tua vita, devi essere sempre la persona più forte di questo mondo. Ciò non significa non piangere, ciò non significa non disperarsi. Significa solo che da una caduta ci si rialza più imponenti di prima. Non dimenticarlo mai Victoria, mai.
Ho conservato una cosa per te, è molto importante che tu lo prenda: è un mio regalo. Si trova a casa mia, sulla parete della mia stanza. Mia madre sa già del tuo arrivo e ti basterà salire le scale per arrivare nella mia camera.
Addio Victoria. Ti auguro una vita piena di gioie.
Ritorna a sorridere, adesso che tutto si è concluso, e impara a vivere la vita accanto ai tuoi amici e a Dylan. Sapevo che c'era qualcosa che non andava e, nonostante tu non ti sia mai fatta sfuggire nulla, io ero consapevole che questo qualcosa era veramente grande e imponente. Avevo capito che la situazione era alquanto irreale e pesante, ma non mi sarei mai immaginata che quell'uomo, con il quale ho scambiato volentieri qualche parola a scuola, fosse l'artefice di tutto. Ero talmente preoccupata in quei giorni...avevo paura che qualcosa di brutto potesse succederti e l'unica cosa che volevo fare era partire per cercarti. Ma alla fine si è risolto tutto per il meglio.
Adesso puoi tornare a vivere. Puoi vivere della vita che, in tutti questi anni, ti sei privata. Vivi, esplora, scopri, ama, sii felice, sbaglia e rialzati.
Ricordati della tua forza. Sei forte Victoria. Sei una roccia. E sei perfetta così come sei, con le milioni di imperfezioni che ogni giorno, guardano allo specchio vedi, e con le milioni di bellezze che chiunque ti guardi scorge in te.
Sarai sempre nel mio cuore.
Ti voglio bene.
Tua, Ashley."
Sorrido alle sue parole, fra le lacrime. Mi alzo dal letto e mi avvio al mio armadio: ne esco un paio di jeans chiari e un maglioncino bianco.
Lei non ha potuto disegnare i contorni della sua vita.
Decido di indossare il cappotto e di uscire.
Porto con me la lettera e parto.
Non vive molto distante da me. La sua casa è molto piccola e inondata dall'amore dei suoi genitori. Mano a mano che percorro la strada sento che tutto quello a cui sto andando incontro è il mio futuro: un futuro senza Ashley, un futuro che prevede tanta felicità, un futuro con i miei amici e con Dylan, un futuro contornato dall'amore che questa volta i miei genitori hanno promesso di rispettare.
Busso alla porta e pochi secondi dopo la porta viene aperta da sua madre.
-ciao- mi saluta. Ha gli occhi rossi e il viso distrutto. Indossa una maglietta bianca e un paio di pantaloni chiari e che scendono morbidi lungo le sue gambe. Deve aver detto la stessa identica cosa anche nella loro lettera.
-salve signora...sono Victoria, un'amica di sua figlia- mi fanno male queste parole. Mi fa male doverle pronunciare alla madre, in questo momento distrutta dal dolore.
-ah...già, Victoria. Mia figlia mi parlava così tanto di te...la sua stanza è di sopra...seconda porta a destra- si asciuga una lacrima e mi lascia passare.
Percorro l'ingresso e salgo le scale.
Arrivo di fronte alla porta e dopo un respiro profondo la apro. È una stanza grande ma non dispersiva, la luce del sole entra dalla grande finestra che illumina la parete e un letto matrimoniale occupa gran parte dello spazio. Ci sono molte mensole sulle quali io riesco a scorgere colori, pennelli, acquerelli, tele bianche e vari album da disegno. Le pareti sono totalmente bianche e lei in alcuni punti ha disegnato delle farfalle colorate e meravigliose. Le sfioro con i polpastrelli. Sembrano vere e sembra che si muovano sotto le mie dita. Ci sono molti libri e i miei occhi si posano su un quadro: l'unico in tutta la stanza. Un leone e una gazzella sono rappresentati su di esso. Il quadro che lei mi ha spiegato. Il quadro che lei ha disegnato quando ha scoperto cosa aveva. Lo stacco dalla parete e lo stringo fra le mie mani.
-Grazie Ashley- sussurro.
****
-forza Dylan!- urla Bea seduta vicino a me. Siamo alla partita di basket di Dylan e degli altri ragazzi.
Circa cinque giorni fa c' è stato il funerale di Ashley. Eravamo tutti vestiti di bianco, come aveva chiesto lei. la chiesa era ricolma: c'era tuta la scuola, c'erano i professori, c'erano persone che non avevo mai visto. I suoi genitori piangevano e Nicholas, seduto in prima fila, osservava la bara di Ashley con amore. Era a pezzi, si vedeva, ma innamorato.
Molte altre persone hanno detto qualcosa, molte persone hanno dichiarato il loro amore e la loro amicizia, ma nessuno è stato in grado di farci emozionare come ha fatto Nicholas e il suo dolore. Le ha scritto una lettera che ha deciso di leggere di fronte a tutti, ma che era principalmente e unicamente indirizzata alla dolce ragazza chiusa in quella dannatissima bara.
-Ashley- ha iniziato col chiamarla per nome, come se gli avesse potuto rispondere – sembra stupido e banale da dire, ma mi manchi da morire. Non so come spiegarti il vuoto che hai lasciato nel mio cuore ma proverò a dirtelo con delle semplici parole: sembra che adesso dentro di me non ci sia altro che vuoto, il nulla, il buio. Non sento altro che un forte dolore allo stomaco che attanaglia tutto il mio corpo. Non vedo altro se non il tuo sorriso stampato nei miei occhi, i tuoi lunghi capelli biondi svolazzanti e tutte le passeggiate in spiaggia che ti piacevano tanto. Non vedo altro che i tuoi occhi azzurri e profondi che straziano i miei verdi e annebbiati dalle lacrime. Sto piangendo, è vero. Ti avevo promesso che non l'avrei fatto, ma come posso non piangere? Come posso non piangere sapendo che non ti riavrò più? Come posso non piangere sapendo che l'unico amore della mia vita, adesso, non c'è più? Perché si, Ashley Evans, tu eri e continuerai ad essere l'amore della mia vita, l'unica persona in gradi di farmi battere il cuore a mille e l'unica che ha sempre creduto in me e in quel poco di che avevo. Mi hai sempre spronato a dare il meglio di me, non mi hai mai impedito di fare nulla, mi hai sempre aiutato, sorretto, amato, reso felice. Mi hai sempre fatto sentire vivo. Sempre. E adesso? Cosa farò? In questo momento mi sento perso, mi sento abbattuto, stanco, fragile. Potrai non crederci, ma avevo tanti progetti che avrei voluto portare al termine con te: avrei voluto portarti a Parigi, farti vedere quella città che tanto ti affascinava, ti avrei fatto salire fino in cima alla Tour Eiffel per poi scattarti una bella foto ricordo, ti avrei baciata tante e tante volte, ti avrei fatto visitare il mondo intero, ti avrei insegnato a cucinare qualcosa e ti avrei finalmente sposato ponendo la tua felicità prima della mia. Avrei finalmente coronato il nostro sogno: avremmo formato una famiglia. Una vera famiglia. Ti avrei vista percorrere la navata per me, come mi hai detto tu, ti avrei visto con una coroncina di fiori in testa, con il tuo abito bianco che non avrebbe però, mai reso giustizia al tuo essere così sbarazzino e casual, ti avrei accolta nella mia vita e ti avrei resa felice. Avrei voluto poterti dare il buongiorno il mattino e la buonanotte la sera, avrei voluto portarti la colazione a letto, avrei potuto comprarti quella marca di colori che ti piacevano tanto...avrei e avremmo potuto fare moltissime cose se solo tutto questo non fosse successo. Se solo tutto questo dolore non ci fosse saltato tutto a dosso. Ricorderò per sempre le tue parole, ricorderò per sempre la tua dolce voce che mi ha detto parecchie volte di amarmi, ricorderò per sempre il dolce suono del tuo respiro e ricorderò sempre come ci si sente a casa in un tuo abbraccio. Ti ricorderò sempre, amore mio. Perché anche tu, sarai sempre nel mio cuore. Perché anche tu, sarai sempre la parte migliore di me- dette queste ultime parole ha alzato gli occhi dal foglio completamente ricolmo di frasi e ha appena accennato un sorriso scendendo per poi andarsi a risedere al suo posto.
-una figlia è e sarà per sempre il tuo punto debole. Lo è sempre stato. Non avrei mai immaginato che mia figlia se ne sarebbe andata prima di me, che sarei stata io a portare dei fiori sulla sua tomba e non il contrario, non avrei mai immaginato che tutto questo sarebbe potuto accadere. Non lo credevo possibile e mai lo avrei creduto. Adesso mi sembra di stare in un incubo, mi sembra di stare nella prigione più ostile che il buon Dio abbia mai creato. Perché me l'hai portata via? Perché prima lei e poi io?- suo padre parla con le lacrime agli occhi –non sarei voluto salire nemmeno qui su, di fronte a tutti voi per dirvi queste parole- ha detto con la voce spezzata – non faccio mai vedere il mio dolore, ne lo do a capire. Ma come si può sopravvivere ad un dolore del genere? Come si può vivere con la consapevolezza che l'unica cosa di importante nella tua vita adesso non c'è più? Come si fa a vivere sapendo che il sangue del tuo sangue, una delle persona per la quale avresti dato la vita oppure ancora ucciso, non c'è più? Non si può vivere. Ve lo dico io- una lacrima percorre il mio viso. Vedo sua madre alzarsi, sotto un suo cenno, e raggiungerlo in cima alle piccole scale del leggio, per poi prendere parola –mia figlia ed io siamo state sempre due disastri, sempre discordi e sempre in guerra, ma nonostante tutto, io l'ho sempre amata. Non avrei mai potuto fare a meno di lei e sarei disposta a dare la qualsiasi cosa pur di riaverla qui. La riabbraccerei un ultima volta e le sussurrerei quanto le voglio bene e, soprattutto, quanto io sia orgogliosa di lei- un singhiozzo blocca il suo discorso balbettato e doloroso –sono salita qui sopra assieme a mio marito per darle un ultimo saluto, per dirle quanto io e lui l'abbiamo amata e per ringraziarvi di esservi uniti nel nostro dolore- detto questo il funerale è finito con le ultime parole del prete e l'uscita della bara. Dei piccoli palloncini bianchi sono stati lasciati volare liberi nel cielo e, per un attimo, sembra che io abbia sentito il vento sfiorarmi solo il viso. Come una carezza. E in quel momento ho capito che lei era lì con me, con noi. Magari vicino a Nicholas e ai suoi genitori. Ma era lì.
Al solo pensiero mi ritornano i brividi.
Il fischio dell'inizio della partita mi fa tornare alla realtà.
Leila assieme alle altre cheerleader balla e si muove a tempo di musica. Giocano bene tutto sommato..
Ma se non stai capendo nulla..
Ma si muovono bene.
E con questo?
Sembra che giochino bene.
Ci rinuncio.
Dylan fa goal ed esulta.
Si dice "canestro" non "goal", sei una vergogna.
Il senso è sempre quello. Corre verso gli spalti e si sporge verso di me dandomi un bacio. Tutti ci osservano e io divento rossa in viso. Non che mi vergogni di un suo bacio...ma tutti questi occhi puntati a dosso?
-Dai amore!- urla Lory agitando le braccia. Dalila è impassibile, seduta dritta sul posto sorride alle facce buffe che Taylor ogni tanto le rivolge. Sono una coppia stupenda e adesso posso dire che lei somigli ad una ragazza normale. Vedo Dylan correre con la palla e saltare. Silenzio. La palla rotea sul canestro e poi cade al suo interno. L'arbitro fischia e fine della partita. Abbiamo vinto. Iniziano i cori, le ragazze esultano e io mi alzo assieme a loro. Dylan corre per tutto il campo e si sfila la maglietta come tutti gli altri e mi strizza l'occhio. Sorrido.
****
-Harvard ha accettato la mia iscrizione!-urla Leo venendoci incontro -la lettera ha tardato così tanto perché l'avevano spedita ad una altro ragazzo- Abbiamo organizzato un'uscita. Siamo tutti in spiaggia, seduti in cerchio sulle nostre tovaglie multicolor e con un mucchio di legna che accenderemo una volta calata la sera.
-io e lui saremo nella stessa scuola- dice Leila abbracciandolo.
-Io andrò all'università d'arte, hanno accettato anche me- dice Lory.
-hanno accettato anche la mia iscrizione a Yale- le dico sorridendo.
- e tu quando hai compilato i moduli d'iscrizione?-mi chiede.
-In realtà non l'ho propriamente fatto. Ecco, ho scritto un e-mail alla segreteria dell'università e ho chiesto se potevo frequentarla- rispondo passandomi una mano fra i capelli -e hanno accettato- dico ridendo -ho avuto solo un po' di fortuna. -
-anche io sarò a Yale- mi dice Dalila.
-hanno accettato anche me a Stantford- dice Dylan.
Taylor e Zac invece andranno in Texas a studiare.
****
-allora...ecco che succede...- dice Leila. Adesso siamo tutti insieme seduti attorno al falò che i ragazzi hanno acceso ad arrostire marshmellow.
-cosa?- domanda Lory.
-ci dovremo dividere- lei osserva tutti negli occhi. È vero. Dovremo dividerci.
-già- Lory sembra pensarci.
-siamo grandi adesso- sbotta Zac.
-tu e Taylor fate eccezione- ride Dalila.
-forse hai ragione- si butta a dosso a Lory che butta un gridolino.
-ad ogni modo- inizia Leila- da parte mia, come sempre, ci sarà sempre un grande e forte rapporto. Io non voglio perdervi. Siete veramente troppo importanti per me -sorride.
-neanche io voglio perdervi- parlo- anche se manca solo un mese agli esami e avremo a nostra disposizione i tre mesi dell'estate per divertirci, io voglio dirvi che anche da parte mia ci sarà sempre un bene immenso...perchè diciamoci la verità, siete i miei migliori amici- sorrido.
-e anche gli unici!- urla Taylor.
Dylan mi abbraccia e passiamo la serata così. Tutti insieme. Come una famiglia. Perché si, loro adesso sono la mia seconda famiglia.
Spazio autrice:
Ecco a voi il nuovo capitolooo! ❤
IL PENULTIMO CAPITOLO....
Odio doverlo dire, ma la storia sta per terminare del tutto.😢
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e abbia toccato o vostri cuori come ha fatto con il mio.
Spero che questa storia non abbia deluso le vostre aspettative e che vi abbia lasciato qualcosa....ma adesso lasciamo stare queste parole! Me le tengo per i "saluti"...
Prossimo aggiornamento: lunedì❤
-1.
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