Capitolo 48



Dylan.

-oggi ho parlato con mia madre...ho deciso di ascoltarti- sussurra Victoria sul mio petto. Con il dito traccia la lunghezza della mia cicatrice e io le accarezzo la schiena.

-cosa vi siete dette?-

-niente di nuovo. Mi ha solo confermato quello che ho scoperto con Richard- dice- e mi ha promesso che non se ne andrà più-

-ti fidi?- chiedo.

-ho altra scelta?- chiede lei -ma penso che questa volta...possa essere cambiata.- sussurra. Sono felice che tutto questo sia finito.

-la prossima settimana ho la partita dell'anno- le dico -tu ovviamente devi esserci. Mi devi portare fortuna- sorrido.

-come sempre, no?- ridacchia poi si zittisce- sai, per un attimo ho temuto di perderti...quando eravamo a Liverpool. Non ho mai avuto così tanta paura. Forse, se tutto questo fosse successo quando io e te non ci conoscevamo, non mi sarebbe dispiaciuto molto andarmene. Non avevo nessuno se non mio padre...-

-non dire più niente. È storia passata..-

-ancora no- dice -devono prima passare tutti i processi..-

-roba veloce- dice- e noi potremmo anche non andarci..-

-io voglio esserci invece: voglio vedere la sua faccia-

-la faccia di chi?-

-di Richard. Voglio vedere come si comporta e cosa dirà, se dirà qualcosa-

-dormi adesso- le sussurro. Non può riempirsi la testa solo di queste cose. Adesso è tutto finito e deve pensare al suo futuro.

*****

Alle cinque del mattino mi sveglio e dopo essermi rivestito esco dalla stanza. Corro a casa mia per farmi una doccia e mi butto di nuovo sul letto.

Tutto si è risolto per il meglio. Oggi dovrebbe esserci il primo processo e alle nove del mattino dovremmo essere pronti ad iniziare. Osservando il soffitto mi ritorna in mente la faccia di mia madre quando sono ritornato da Liverpool sano e salvo. Stava piangendo e mi ha stretto a se come solo una madre sa fare. Mio padre mi ha sorriso e la piccola Cloe mi è saltata addosso. Mi ha chiesto dove fossi andato e io le ho risposto che ero andato a cercare Victoria che si era persa, facendola ridere. L'unica che non ha potuto fare nulla è stata proprio Bea. Inchiodata ancora a quel letto. Stringo i pugni al solo pensiero.

****

-la corte ha deciso che Richard Hodd è condannato all'ergastolo sotto i delitti di: tentato omicidio, lesioni aggravate e stalking. Ciò è restrittibile in base alla condotta e alla riammissione nella società. I suoi complici sono condannati, senza distinzione, a venticinque anni di reclusione, anche questa restrittibile per i stessi canoni- il giudice pronuncia queste parole e la sentenza si chiude così.

Richard non ha aperto bocca neanche per dire una parola. Chris ha negato in tutti i modi quello per cui si trovava qui e alla fine ha creato una piramide di bugie immensa. Ero sul punto di alzarmi e prenderlo a pugni ma la mano di Victoria si è intrecciata alla mia e mi ha tranquillizzato.

Il giudice ha appena dato il permesso a Victoria di incontrare, assieme alla madre, Richard.

Non so come mai, ma Victoria mi ha detto di doverlo fare. Per lei stessa. Mi ha guardato come solo sa fare e con il suo sguardo mi ha trasmesso talmente tanta fiducia che non ho potuto far altro che dire di si. So che è molto importante per lei e lo capisco. Ha saputo chissà quante cose in pochissimo tempo e in una situazione abbastanza strana e irreale.

Io ho accettato la sua decisione sapendo che tutto questo oggi finirà.

Matt è appena scappato all'ospedale, dopo avermi dato una pacca sulla spalla. per continuare a stare vicino a mia sorella e io aspetto Victoria all'uscita del tribunale.

Vedo Chris uscire.

-Dylan! Dylan! Digli di lasciarmi andare! Non ho fatto nulla!-

-cammina tesoro- un agente lo spinge e Chris sputa per terra, ma non mi da alcun fastidio visto che non sarò di certo io a marcire in un carcere buio e freddo.

-buone vacanze!- lo saluto.

Mi allento la cravatta e mi sbottono i primi bottoni della camicia.

Victoria.

Ergastolo per Richard e venticinque anni per tutti. Questa è una buona notizia.

Ho voluto chiedere un confronto immediato con Richard e il giudice ha accettato con molta disponibilità. Ne ho davvero bisogno. Ho davvero bisogno di guardarlo un ultima volta negli occhi, ho davvero bisogno di sapere cosa lui mi direbbe se mi vedesse adesso dopo tutto quello che è successo e dopo quello che ha scoperto.

Ad accompagnarmi sarà mia madre, e due agenti di polizia hanno il compito di vigilare tutto. Io e mia madre veniamo scortate in una stanza illuminata da alcune grandi finestre che danno sulla strada.

-sei pronta?- mi chiede sedendosi vicino a me.

-si...ho solo bisogno di sapere il perché non mi ha sparato-

- a questo posso risponderti pure..-le sue parole vengono interrotte dall'arrivo dei sue agenti, del giudice e di Richard.

-dovete parlare ad una ad una, decidete voi chi delle due deve iniziare- ci avvisa il giudice.

-prima tu- mia madre mi stringe per un attimo la mano e poi esce. Gli agenti fanno sedere Richard e poi escono anche loro. Ha le manette ai polsi, indossa una camicia sgualcita e un paio di pantaloni neri. Ha i capelli in disordine e delle grandi occhiaie che contornano i suoi occhi azzurri, le labbra serrate e contratte in un'espressione di tristezza... quasi ci credo.

Lo osservo in ogni suo particolare.

Dalle sue guance basse e magre, il taglio degli occhi piccolo e freddo, le mani grandi e lunghe che, se solo lo avesse saputo, avrebbero potuto accarezzarmi il capo. Chissà come sarebbe stato. Chissà come tutto questo sarebbe stato se mia madre avrebbe lasciato John per me e per Richard.

-perché hai voluto incontrarmi?- mi chiede vedendo che non parlo, persa nei miei pensieri.

- perché non mi hai sparato?- chiedo incrociando i nostri occhi tanto diversi. Lui sorride ma non è divertito.

-per le parole che tua madre mi ha detto-

-quali esattamente?-

-sei mia figlia Victoria- dice unendo le mani e osservandole come se fossero la cosa più bella che abbia davanti –io...ti ho raccontato quanto io abbia amato tua madre..-

-con una pistola puntata alla fronte, si, come poterlo dimenticare- lo blocco.

Lui solleva un attimo gli occhi e poi li abbassa di nuovo.

-in un certo senso mi somigli- sorride- caratterialmente, intendo- continua- rispondi a tono-

-non ti somiglio per niente. Stanne certo-

-vuoi che io risponda alla tua domanda, Victoria? O preferisci continuare a rispondermi per avere l'ultima parola dalla tua pare?-

- prosegui- sbotto.

Adesso è l'ora di tacere Victoria.

-io ho amato tua madre, ti ho detto quanto io l'abbia amata, l'ho amata più della mia stessa vita e, ripeto, nessuno in tutti questi anni, anche adesso, in questo preciso momento, è riuscita mai a farmi dimenticare lei e quello che ho passato e provato con tua madre. Avrei voluto sposarla e creare una famiglia con lei, coronare il mio sogno di diventare padre di un figlio che mi sarebbe stato dato, pensavo nella giovinezza, da tua madre. Quanto sognavo, quanto ero determinato e pronto ad occuparmi di mio figlio. Non sapevo che ero riuscito a crearmene una e...- lo blocco. Sta dicendo troppo.

-noi non siamo una famiglia- dico –io e John siamo una famiglia. Adesso si aggiungerà anche lei, ma principalmente, per me, la mia famiglia è composta solo da mio padre-

-sono io tuo padre- dice sorreggendo il mio sguardo- sarei stato io la tua famiglia: io e tua madre-

Batto una mano sul tavolo e lui sussulta –non usare mai più una parola del genere per indicare me nè tantomeno lei- punto un dito alla porta –tu sarai anche mio padre, ma solo perché ti sei portato a letto mia madre. Non sai neanche la mia data di nascita, e pretendi che io ti reputi sangue del mio sangue? Io ti disprezzo Richard, disprezzo il tuo essere, disprezzo l'uomo che sei- sputo fuori queste parole dal più remoto angolo del mio cuore – l'unico uomo degno di essere chiamato da me padre è John. L'unico che, nonostante abbia scoperto tutto anche prima di te, ha continuato a volermi bene, a proteggermi e a rischiare la sua vita per venirmi a salvare dalle mani di uno squilibrato- silenzio. Il suo sguardo vaga sul mio volto e i suoi occhi si incrociano ai miei parecchie volte durante i suoi movimenti.

-non intendevo dire una famiglia di fatto, ma una famiglia a livello simbolico, Victoria. Non sapevo di avere una figlia e se solo l'avessi saputo mi sarei preso cura di te nel migliore dei modi. Non ero così un tempo: lo sono diventato. Ti avrei guidato nella tua vita e ti avrei reso felice, ti avrei amato come ho fatto con tua madre, forse anche di più, ti avrei fatto visitare il mondo assieme al tuo vecchio, ti avrei comprato la tua prima bambola e ti avrei portato al parco. Ti avrei resa felice, forse più di quanto non lo abbia fatto John-

-non pronunciare il suo nome- sussurro -non ne sei degno-

-non ti ho sparato perchè in quel preciso momento, la mia mente ha iniziato a pensare a tutto quello che, se solo l'avessi saputo, avremmo potuto fare. A tutto quello che mi ero perso e...mi sono lasciato andare- non rispondo –ho avuto una strana fitta allo stomaco e alla sola parola "figlia" il mio cuore ha iniziato a battere- sussurra.

Silenzio.

Possibile mai che quest'uomo sia cambiato così tanto solo per rabbia? Possibile mai che questo uomo abbia tanto dolore, pazzia e problemi dentro il suo corpo? Come sarebbe andata se John non avrebbe mai fatto della vita di mia madre? Cosa sarebbe successo? Com'era Richard prima? Io non provo niente per lui. Non riesco a provare nessun tipo di emozione. Sono immune. Sono solo indignata dal suo comportamento così schifoso e orribile.

-cosa stai pensando?- chiede sfiorandomi la mano. La ritraggo subito.

-alla tua meschinità- rispondo di getto – vorrei provare pena per te, ma non riesco a provare nemmeno quella- incrocio il mio sguardo con il suo.

-perdonami...-parla.

-non posso e non voglio- dico.

-perché?-

-perché non te lo meriti- concludo alzandomi- perché non potrei mai perdonare una persona, per quanto importante sia per me, che ha procurato così tanto dolore-

-che mi dici di tua madre? L'hai perdonata?- chiede.

-lei non mi ha puntato una pistola in testa, non ha cercato di uccidermi e non mi ha stalkerato con dei messaggi. Non mi ha obbligato ad abbandonare tutto quello che per me era importate, che mi ero creata dopo tanto tempo e che per me e..- non mi fa finire di parlare.

-ha procurato molto dolore in te-

-non quanto ne hai procurato tu- mi avvio alla porta.

-scappi così?- chiede.

-non sto scappando. Ti sto solo lasciando nella solitudine che meriti. Non ho nient'altro da chiederti-

-io si- mi volto verso di lui -voglio chiederti perdono...per quanto tu possa crederci o meno, io mi pento veramente tanto di tutto quello che è successo e se potessi tornare indietro, non lo rifarei più- continua a guardarmi. Io non provo nessuna emozione se non la rabbia e il disgusto. Non riesco proprio a compatirlo, non riesco proprio a pensare che lui non abbia fatto tutto questo con cattiveria e con l'intento di farmi del male. Non ci credo.

-sai qual è il problema? Non si può tornare indietro- apro la porta. Sarò pure una stronza, sarò pure una meschina, magari gli assomiglierò davvero, ma non potrò mai perdonare una persona così diabolica e così meschina.

-Lo so Victoria, lo so- sento queste parole prima che io esca definitivamente.

Mia madre è fuori.

-scendi sotto, Dylan ti sta aspettando giù, John verrà a prendermi fra dieci minuti. Il tempo di parlare con lui- fa un cenno verso la porta dalla quale sono uscita.

-va bene...a dopo- le dico e scendo tirando giù la gonna che Leila mi ha prestato e sbottonando il bottone della giacca elegante che sono stata costretta ad indossare.
Da questo dialogo mi porto via il ricordo di un Richard pentito, di un uomo tormentato e abbattuto dalle bugie e da una vita non tanto giusta con lui, ma anche di un uomo con gravi problemi di personalità. Il quale però, non mi fa pena. Ho solo il disprezzo per lui. Sarò pure una persona orribile ma stava quasi per uccidermi, per uccidere Dylan e perché no? Anche mia madre e mio padre se tutto fosse continuato.

"Perché in quel preciso momento, la mia mente ha iniziato a pensare a tutto quello che, se solo l'avessi saputo, avremmo potuto fare."

le sue parole rimbombano nella mia testa.

"voglio chiederti perdono..per quanto tu possa crederci o meno, io mi pento veramente tanto di tutto quello che è successo e se potessi tornare indietro, non lo rifarei più".

Continuo a pensare a tutto questo. Non merita davvero il mio perdono. Non avrei mai potuto. Ha fatto troppi disastri nella mia vita.

Quando esco fuori c'è Dylan che mi attende. Appoggiato alla colonna d'ingresso, con il sole che gli colpisce il viso e i primi bottoni della camicia sbottonati. Indossa ancora la giacca e ha le mani nelle tasche. Cammino verso di lui e per poco non impreco a causa di questi tacchi orribilmente alti e dolorosi. Leila Lory e Dalila hanno deciso per me cosa io dovessi mettere: un completo molto simile al tailleur con dei tacchi.

Io sarei venuta anche in jeans.

Non capisco il perché di tutta questa formalità.

-sei un dinosauro su quei cosi- mi prende in giro. Mi abbasso sorreggendomi, dopo averlo colpito, al suo braccio e li tolgo.

-adesso non più- gli sorrido.

-hai intenzione di camminare scalza?- chiede.

-hai la moto. Ti ho visto- dico aguzzando gli occhi.

-e tu hai la gonna- si avvicina al mio orecchio -stretta- sussurra.

-mi hai visto anche in altre condizioni, non ti scandalizzerai mica per una mutanda in vista, no?-

-e io che pensavo non le indossassi mai - ride guadagnandosi un altro pugno sul braccio e ci incamminiamo alla moto -mi ha chiamato Leo, sono tutti a casa sua, che facciamo? Andiamo?- chiede.

-devo cambiarmi, necessariamente- sbotto.

-mi ha detto anche che Leila ha portato con se un cambio per te-

-quella ragazza è un angelo- rispondo puntandogli un dito contro.

-bene, solleva la gonna mia cara, si parte- mi stampa un bacio sulle labbra e sale sulla moto.

Deborah

Quando Victoria era ancora dentro la stanza io osservavo Dylan dalla finestra. Mi è sempre piaciuto questo ragazzo e vedere che ha funzionato fra di loro non può farmi che piacere. Sembra un ragazzo a modo, dolce ma sfrontato, proprio come era John, lo stesso uomo che ho fatto soffrire tanto nella vita. Non mi perdonerò mai per ciò che ho fatto alla mia famiglia, ho sbagliato, anche troppo, ma so che tutto questo può essere, in una minima parte, recuperato. Odio doverlo dire, ma la prima volta che me ne andai ero talmente confusa che ogni cosa per me poteva essere messa in dubbio.
Avevo dato largo spazio alla mia passione e senza pensarci su, ho commesso l'errore di tradire la persona che realmente amavo.
Avevo tanta paura di ferirlo...se solo avesse scoperto ciò che gli avevo fatto in passato. Decisi che era meglio, egoisticamente e in maniera vigliacca, scappare con la coda fra le gambe. Lontano da loro capì, però, quanto mi mancassero; mi mancava mia figlia, i suoi disegni, i suoi occhi e il suo visino dolce e angelico contornato da una massa di ricci incontenibili. Mi mancavano i suoi gridolini acuti e le sue fragorose risate.
Mi mancavano le finestrelle che lasciavano, una volta caduti, i suoi dentini e il fischio che provocava la mancanza di quelli davanti.

Mi mancava mio marito, mi mancavano le sue carezze e i suoi piccoli pensieri quotidiani: dal fiore che mi portava ogni giorno al ritorno dal lavoro, al bacio della buonanotte o a quello del buongiorno, dal volermi aiutare ogni singolo giorno a sparecchiare la tavola e a come, ogni singolo giorno, giocasse spensieratamente con Victoria.

-può entrare signora- mi avvisa un poliziotto e mi accomodo di fronte a quell'uomo che ha creato tanto scompiglio nella mia vita. È più magro, le guance scavate e gli occhi chiari come il cielo limpido e senza nemmeno una nuvola.

-ma guarda un po' chi si vede- mi sorride.

Ecco la sua voce profonda farsi spazio nei miei timpani e arrivare dritta al cuore. ricordo ancora quando quella voce sussurrava parole dolci alle mie orecchie e quelle stesse mani, adesso ammanettate, sfioravano il mio corpo.
E non parlo solo del tradimento, ma anche della nostra precedente relazione. In questo momento mi ritorna in mentre il nostro incontro: all'università di Harvard, nella stessa classe di Letteratura straniera.
Perfetto e curato, entrò in aula un bellissimo ragazzo che catturò, nella mia giovinezza, il mio cuore.
Nonostante io rifiutai la sua proposta di matrimonio, non lo dimenticai mai. Perché si sa, il primo amore non si dimentica mai. Richard fu questo per me. Il primo amore che porterò per sempre nel mio cuore.

-ciao Richard- mi siedo.

-perché sei qui?-mi chiede lui.

-per vederti un ultima volta- dico veloce.

-perché non mi hai detto di Victoria?- mi chiede incrociando il suo sguardo al mio.

-non cel'ho fatta.-

-non c'era da spaventarsi. Un tempo non ero così...lo dovresti sapere bene-

-e infatti lo so- dico- io amavo John- lui sogghigna- ma amavo pure te. Mi trovavo fra due fuochi e non sapevo più cosa fare.-

-quindi hai deciso di mentire a tutti noi- ride.

-mettila pure in questo modo-

-che modo di amare strambo-

-so di essere stramba- dico.

-Deborah, io ti ho amata veramente, sei stata l'unica donna che abbia fatto battere questo muscolo qui dentro- dice portandosi una mano al cuore - ero pronto a lasciare la qualunque cosa per te. Qualsiasi. Avrei voluto sposarti...e lo sai, avrei voluto costruire una famiglia...io..-

-ero troppo giovane Richard. Non me la sentivo di abbandonare tutto. Ne abbiamo già parlato... so di aver sbagliato nella mia vita, ma non posso farci nulla. adesso, per lo meno, non più-

-che hai intenzione di fare adesso?- chiede. Bella domanda.

-voglio vivermi mia figlia, fin quando mi è possibile. Voglio farmi perdonare da lei..e da John-

-avrei voluto viverla anche io- sussurra abbassando gli occhi. Questa volta non rispondo, so che ho sbagliato io e che è tutta colpa mia. Le lacrime pizzicano i miei occhi e il solo ricordo della mia sofferenza mi fa tremare.

-ami veramente quell'uomo?-mi chiede risvegliandomi da quella situazione.

-si Richard, lo amo veramente- ripenso alla cena di ieri sera.

John è un uomo buono e l'uomo che mi ha reso felice e mi renderà felice. Ho sbagliato, lo so. Ma l'ho promesso. Mi farò perdonare da tutti.

Proprio a questa cena gli ho consegnato nelle mani una busta di carta bianca; una lettera, all'interno della quale ho scritto...

"Caro John,

Non spaventarti, questa non è una lettera di addio, non penso più al passato e spero che in futuro non ci penserai neppure tu. Ti starai chiedendo il perché di una lettera, visto che siamo a circa un metro di distanza l'uno dall'altra, ma ho pensato che se tutto è iniziato a causa di una lettera, dovrebbe finire sempre a causa di una di esse.
Questa volta è diverso, non ti chiederò di lasciarmi andare via e dimenticarmi come nella prima, né tantomeno ti darò degli indizi per poterci trovare. Questa volta parlerò solo di noi due e del nostro rapporto così confusionario e insensato.
Ricordi ancora come ci siamo conosciuti? Seduti in quella sala cinematografica, ricordo perfettamente l'attimo in cui i nostri occhi si sono incrociati e come, tu e il tuo caro amico, siate venuti da me e da Diana per presentarvi e stuzzicarci. Sapevo che quei tuoi occhi mi avrebbero ammaliata e così è successo: quelle due gemme azzurre non hanno fatto altro che riempirmi il cuore di amore. Le tue labbra sempre piegate in un sorrisetto sghembo e malizioso non facevano altro che riempirmi di brividi e il tuo accenno di barba, al nostro primo bacio, non ha fatto altro che il solletico sulle mie labbra. Mi hai resa davvero felice John, non ci crederai, ma è così. Mi hai resa così tanto felice da farmi, delle volte, pensare che tutto fosse un sogno. Lo so, adesso ti starai chiedendo –perché te ne sei andata allora? eri felice!-

E ti do ragione John, ti do tutta la ragione di questo mondo.

Richard è stata una tappa importantissima della mia vita. È stato il mio primo amore, è stato il mio primo bacio, la mia prima volta e la prima persona che io abbia mai amato. Ma con te, con te ho capito cosa significava davvero amare. Ho capito come ci si sentiva quando al mattino le labbra della persona a te cara ti sfioravano la pelle, ho capito come si ama attraverso i piccoli gesti quotidiani, ho appreso la bellezza dei fiori che solo tu sapevi scegliere per me. Ho capito quanto amore provavo nei tuoi confronti, ma forse...troppo tardi. Lo ammetto. Ho sbagliato tutto nella mia vita.

Quando Richard è comparso di fronte ai miei occhi tutto per me si è per un attimo azzerato. Ho pensato subito ai momenti che io e lui abbiamo passato assieme, da giovani, all'università. Ho pensato a come tutto quello che io ho fatto nella mia vita sia stato meraviglioso e come lui fosse sempre rimasto nel mio cuore.

Ragionamento stupido, ammetto anche questo. Ma al cuore non si comanda e...non so cosa mi sia preso, ho davvero sbagliato, ma mi sono fatta guidare dalla passione. Non ho riflettuto e la cosa che mi ha fatto soffrire di più è stato mentirti. Non ci crederai, lo so. Mentire sull'identità di tua figlia, rifiutarmi, una volta nata, anche a distanza di tempo, di farmi toccare più del dovuto. Non volevo creare altre situazioni orribili dalle quali poi sarei dovuta scappare. Ho sempre pensato, in tutta la mia vita, di essere un danno vivente e adesso, penso di esserlo ancora di più. Penso che ho davvero fatto soffrire tante persone e che determinati fatti accaduti resteranno nella mente di tutti voi. Irremovibili. Sono scappata perché avevo paura di quello che sarebbe potuto succedere. Sono scappata perché ti amavo ma ero confusa. Sono scappata perché non volevo farti soffrire. Sono scappata perché una volta incontrati dopo otto anni gli occhi di Richard, il mio corpo si è riempito di brividi e l'ansia mi ha assalito.

Immagino che tu adesso ti chiederai –perché sei tornata?-

L'ho fatto perché dovevo farlo. Perché non riuscivo a stare più senza di te e senza mia figlia. Perché ho capito quanto mi mancavate e quanto mi mancavi tu. Giuro su tutto ciò che ho di caro a questo mondo che resterò sempre al tuo fianco e ti amerò come hai sempre meritato. Ti amo John Mason, ti amo con tutto il cuore e penso che quello che ho fatto è imperdonabile, ma combatterò per te e sarò la moglie, l'amica, la signora, l'anima gemella che ti meriti davvero. Cambierò, vivrò per te e per Victoria e saremo felici di nuovo. So che possono sembrare delle parole sentite e risentite, ma ho capito che l'uomo che amo e amerò sei tu. Sei tu perché nonostante io e te siamo così differenti, ci completiamo come il più bel puzzle che esista sulla testa. John, in questi anni ho capito che nel mio puzzle manchi tu. Sei il mio pezzo mancante, quello più importante. La parte migliore di me.

Ti prego John, perdonami.

Non devi darmi una risposta adesso, puoi benissimo aspettare il tempo necessario per pensarci...e se la risposa sarà negativa, lo capirò.

Che ciò che sembrava finito, ricominci.

Ti amo.

Tua, Deborah."

Richard lascia andare un lungo sospiro facendomi tornare con i piedi per terra.

-lo immaginavo- mi dice-

-abbiamo sbagliato parecchie volte io e te- dico io.

-già, ma qualcosa mi dice che Victoria è uno di quelli- sussurra sorrido.

- un bellissimo sbaglio- completo la frase.

- buona fortuna e buona vita- mi dice stringendomi la mano dopo avermi sorriso.

-grazie..anche a te- mi alzo e mi avvio alla porta.

-Deborah, una cosa. Prima di uscire volevo solo ripeterti che tu per me sei stata e sarai sempre l'unica donna degna di quel poco d'amore che ho nel mio corpo. E ti ringrazio, anche se l'ho scoperto ora, di avermi dato una figlia forte e bella come Victoria. Grazie davvero, Deborah. Grazie.-

Lui sorride dolcemente e per un attimo mi sembra di rivedere gli occhi di una volta. Gli occhi di quel ragazzo così bello e popolare all'interno dell'università, gli occhi di quel ragazzo che, per primo, hanno rubato il mio cuore e gli occhi di quell'uomo che, nonostante fossi innamorata e sposata con Richard, abbia fatto accendere la fiamma della passione in me. Sorrido anche io ed esco.
Victoria è stata uno sbaglio, è vero. Non me l'aspettavo. Ma è stato lo sbaglio più bello della mia vita e che rifarei milioni di volte ancora.

Spazio autrice:

Ecco a voi il vostro capitolo! Che ne pensate?

Quale parte vi ha colpito di più? Il dialogo di Victoria con Richard? Il dialogo fra Deborah e Richard? La lettera? 😍

manca davvero poco: 3 capitolo più una piccola sorpresa...❤

Prossimo aggiornamento: mercoldì sul tardi.❤❤

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