Capitolo 4 - Un nuovo inizio
Oggi è l'ultimo giorno di vacanze. Le giornate sono passate veloci e tra me e Sarah è tornato tutto a posto. Con Brian non ho parlato molto ma la cosa non mi interessa più di tanto.
Con Sarah decidiamo di andare a fare shopping in centro. Giriamo qualche negozio e io compro qualcosa da mettere per il primo giorno nella nuova scuola. Compro un jeans nero strappato sulle ginocchia e aderente con una felpa bianca con una scritta nera. L'abbinamento di questi due capi mi piace molto anche se è un po' caro.
Alla fine mi decido e lo compro.
Torniamo a casa intorno all'ora di pranzo e ad aprirci la porta è mio zio.
<< Alexandra, Sarah, dove eravate? >> domanda arrabbiato.
<< A fare shopping. >> dice lei, precedendomi. Non ho mai visto mio zio arrabbiato.
<< Senza avvertire? Io e Carola eravamo preoccupati, vi abbiamo chiamate al telefono non so quante volte. Brian appena ha saputo che non rispondevate è uscito a cercarvi. >>
<< Vi preoccupate senza motivo! >> alza la voce Sarah.
<< Scusateci, dovevamo avvertirvi... avete ragione. >> dico per evitare ulteriori casini.
Poco dopo dalla porta entra Brian.
<< Alexandra! Sarah! Mi dite dove eravate? >>
<< Al centro commerciale. >>
Sbuffa e poi si toglie il giubbotto e il cappello. Mio zio ci fa entrare e dopo esserci spogliate dei giubbotti, scarpe e cappelli ci sediamo a tavola.
<< Allora tesoro, domani cominci la scuola qui. >> esclama mia zia.
<< Già. >> la cosa non mi piace per niente. Vorrei essere a casa, da mia nonna, a mangiare le sue ottime torte. Anche mia zia cucina molto bene, ma qui mi sento ancora un po' a disagio.
<< Non sei felice? Conoscerai un sacco di compagni nuovi! >>
<< Mi andavano bene anche i miei. >> dico continuando a fissare le lasagne nel mio piatto.
<< Saremo in classe insieme. >> dice Sarah.
<< Menomale. >> chiudo qui il discorso e poi comincio a mangiare le lasagne nel mio piatto che nel frattempo non scottano più. Per tutto il pranzo parliamo tranquillamente, ma Sarah si accorge che, forse, non sono poi così tranquilla.
Quando finalmente finiamo di cenare comincio a sparecchiare. Mia zia non me lo chiede mai, ma so che non le dispiace una mano in più. Mentre lavo i piatti l'ansia comincia a farsi sentire. E se rimango da sola? Non so neanche quanto rimarrò qui a Milano. Possono essere mesi, come anni. Potrei non tornare più a casa.
Una volta sistemati tutti i piatti nella credenza raggiungo Sarah nella sua camera, o forse dovrei dire nostra.
<< Eccoti. Allora, dobbiamo parlare di domani. >> afferma convinta, più emozionata di me.
<< Non saprei cosa dirti. >> abbasso lo sguardo cercando di nascondere la mia insicurezza.
<< Stai tranquilla. È una bella classe, ti troverai bene. E poi ci sono io! >> esclama.
<< Okay. Ma Brian è in classe con te? >>
<< No, lui è in un'altra sezione. Lui non fa il nostro stesso indirizzo. >>
<< Ah okay. >>
<< Ascolta, domani tu entrerai a scuola un'ora dopo di me, ti accompagna mia mamma. >>
<< Va bene. Sei sicura che saremo in classe assieme? >>
<< Mia madre ha già parlato con la preside. Saremo in classe assieme. Sono così felice! >> io no, ma non per lei. Preferirei essere con mia nonna. Preferirei passare questi giorni con lei. Aiutarla a stare meglio. Rassicurarla e tenerla tranquilla. E invece domani comincerò la scuola in questa città che nemmeno conosco.
Mi infilo sotto le coperte prima che tutti questi pensieri possano prendere il sopravvento e poco dopo mi addormento.
La sveglia suona e sono già le otto. Ho mezz'ora di tempo per prepararmi. Mi lavo e stiro i capelli, trucco i miei occhi e le mie guance e mi vesto nel minor tempo possibile. Alle 8:32 sono pronta e corro in salotto per indossare le scarpe, il giubbotto ed uscire di casa.
<< Tesoro, sei agitata? >> domanda mia zia mentre siamo in macchina.
<< No, no non sono agitata. >> mento. In realtà preferirei scomparire da questo pianeta piuttosto che presentarmi oggi a scuola.
Il tragitto sembra durare all'infinito, forse perché neppure per un secondo ho smesso di controllare l'orario. Alle 9:01 finalmente la macchina di zia Carola si ferma. Raggiungo l'ufficio della vicepreside che mi fa entrare rivolgendomi un sorriso.
Mi fa fare il giro della scuola e, al suono della prima campanella, mi accompagna in quella che sarà la mia classe per un po'. Ad ogni gradino sento l'ansia ribollire dentro di me. Quando ci fermiamo davanti alla porta blu della mia classe sento le gambe cominciare a tremare.
<< Ho paura. >> sussurro tra me e me nella speranza che la signora accanto a me non mi abbia sentita.
<< Cara, non avere paura. Adesso bussa alla porta, su. >> alzo il braccio tremante e busso piano alla porta. Sento un rumoroso 'avanti' urlato da qualche studente e la vice preside apre la porta.
A passi lenti entro dentro la grande aula. Oggi deve esserci qualche assente di troppo, alcuni banchi sono vuoti. Osservo attentamente ogni dettaglio delle pareti azzurre e bianche dell'aula e ogni sfumatura delle piastrelle del pavimento.
<< Buongiorno, volevo informarvi che lei è una nuova alunna della scuola, rimarrà in classe con voi per un po' di tempo. Trattatela bene... mi raccomando con voi. Arrivederci. Buona fortuna cara. >> dopo aver pronunciato quest'ultima parola si allontana ed esce dalla classe.
<< Ciao Alexandra. Prima di andare al posto presentati alla classe. >> si rivolge a me la professoressa, un po'troppo anziana, con un gran sorriso.
<< Oh, si certo. Mi chiamo Alexandra e vengo da un piccolo paese della Puglia. Non credo di avere altro da dire... >> la professoressa mi guarda per qualche lungo ed interminabile minuto. Poi apre la bocca per dire qualcosa ma rimane zitta per qualche altro secondo.
<< Okay, Alexandra. Benvenuta. Puoi andare a sederti accanto a Chiara. >> mi guardo attorno nella speranza di capire chi sia.
<< Chiara? >> domando.
<< Oh, giusto. Il secondo banco della fila centrale. >> mi sorride la professoressa.
Mi siedo al banco e tiro fuori uno dei miei coloratissimi quaderni. Uso quelli con la spirale, li trovo più comodi, e adoro quelli colorati. Dal mio astuccio tiro fuori una penna e comincio subito a prendere appunti. Quando la professoressa si interrompe per una faccenda apparentemente importante, esce dalla classe lasciandoci soli. Nella classe regna il silenzio, tranne qualche voce di sottofondo. È tutto molto diverso dalla scuola che frequentavo prima. Decido di disegnare qualcosa intanto che aspetto che riprenda la lezione.
<< Bello il disegno. >> si complimenta la mia vicina di banco.
<< Grazie... >> gli sorrido.
<< Comunque piacere, io sono Chiara. >> mi sorride a sua volta.
<< Alexandra. >> dico. La ragazza mi riempie di domande fino al ritorno della prof., quando tutti si zittiscono.
Chiara mi sembra una ragazza simpatica e con la testa a posto. Non male come prima ora di lezione.
Le ore di scuola passano piuttosto veloci, e la giornata finisce in fretta.
<< Direi che è andata bene, no? >> mi domanda Sarah alle mie spalle. Mi volto e insieme ci incamminiamo verso la fermata dell'autobus.
Quando arriviamo a casa, Brian è già a tavola che ci aspetta. Carola e Francesco sono entrambi al lavoro e in casa siamo solo noi tre.
<< Quando sei arrivato? >> domando a Brian, una volta seduta al tavolo.
<< Mezz'ora fa. >> dice e poi cominciamo a mangiare. Nonostante abbia messo la cucina in uno stato disastroso, devo riconoscere che è bravo a cucinare.
Finiamo in fretta e io mi alzo per lavare i piatti.
<< Cosa stai facendo? >> mi chiede sbalordita Sarah.
<< Lavo i piatti. Non hai visto come l'ha ridotta? >> rido e guardo Brian che si finge offeso.
<< Li pulirà mia madre quando torna! >> esclama lei.
<< Torna dal lavoro stanca, e dovrà cucinare la cena. Non penso che le dispiace se pulisco i piatti al posto suo. Non credi? >>
<< Okay, divertiti. Io vado a studiare inglese okay? Raggiungimi in camera dopo. >> dice facendomi una delle sue smorfie tanto buffe.
<< Certo, appena ho finito arrivo. >> lei si allontana verso le scale e corre in camera a studiare. Ha sempre avuto delle difficoltà con l'inglese.
Brian si alza dalla sedia e viene verso di me.
<< Vuoi una mano? >> si offre.
<< Si, grazie. >> ne approfitto. Non succede mai che lui si offra di aiutarmi in qualcosa.
<< Com'è andata oggi? >>
<< Tutto bene. Ho conosciuto una ragazza simpatica e penso che diventeremo buone amiche. >>
<< Bene. Mi passi il sapone per i piatti? >> afferro il contenitore del sapone per piatti e mentre mi avvicino per darglielo il mio piede va a finire su una goccia caduta a terra. Scivolo in avanti e
Involontariamente faccio cadere tutte le cose sulla mensola della cucina. Finisco addosso a Brian che mi guarda e fa un sorriso. Per fortuna lui rimane fermo e non cadiamo. Levo immediatamente le mano dal suo corpo, alla quale mi sono attaccata per non cadere a terra.
<< La prossima volta puoi prima chiedere il permesso eh. >> ridacchia lui.
<< Eh? Guarda che non l'ho fatto apposta, sono scivolata! >>
<< Dicono tutte così. >>
<< Non voglio provarci con te! >>
<< Non l'ho detto. Lo hai detto tu ora. >> ride con quel suo sorrisetto malizioso.
Riprendo a sistemare ogni cosa al suo posto mentre lui pulisce i piatti e poi raggiungo Sarah.
<< Quanto ci hai messo!? >> urla appena entro nella camera.
<< Non ci ho messo tanto. >>
<< Brian ti ha aiutata? >> domanda immediatamente.
<< No, non mi ha aiutata. >>
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