Capitolo 2 - Fraintendimenti

La mattina mi sveglio e per un attimo sussulto appena mi guardo attorno. Quando realizzo che sono da mia zia mi tranquillizzo e mi metto a sedere sul letto. Sarah si sveglia pochi secondi dopo.

<< Dormito bene?? >>

<< Sì. Facciamo colazione? >>

<< Certo, andiamo. >>

Quando entriamo in cucina noto che Brian è già seduto a tavola e si sta preparando una tazza di latte.

Si siede accanto a Sarah, di fronte a me, mentre io mi preparo una fetta di pane con la crema di nocciole.

Sarah prende il pane e ci spalma sopra un po' della marmellata ai frutti di bosco.

Nella stanza c'è un grande silenzio e nessuno parla. Spero che non sia sempre così.

Fa parecchio freddo questa mattina.

<< Tra qualche giorno è Natale! >> sento esclamare nell'altra stanza mia zia. Mi alzo per sparecchiare e togliere le briciole dal tavolo, poi mi rimetto a sedere al tavolo.

<< Sarah, cosa faremo a Natale? >> domando piuttosto curiosa.

<< Non ne ho idea, penso che andremo a cena da alcuni parenti come l'anno scorso. >>

<< Ah okay. >> la conversazione finisce così.

Per un attimo mi viene in mente che dopo le vacanze dovrò ricominciare la scuola in questa città, nuova per me, e sento l'acqua andarmi di traverso per la gola. Mi calmo e tutto ritorna silenzioso.

<< Alexandra cosa vuoi fare oggi? >>

<< In che senso? >>

<< Pensavo di mostrarti la città. Il centro intendo, Milano è davvero bellissima e credo che ti piacerebbe molto. >>

<< Sì, va bene. Allora andiamo a prepararci? >>

<< Andiamo. >>

Ci alziamo dalla tavola mentre Brian rimane lì.

Fisso il mio armadio per parecchi minuti, indecisa su cosa indossare. Alla fine mi decido: un jeans blu scuro, una maglietta nera con una scritta piccola bianca. Scendiamo al piano di sotto per indossare scarpe e giubbotti.

<< Brian, tu vieni? >> domanda Sarah.

<< Sì. Arrivo. >> si avvicina calmo a noi e indossa anche lui le scarpe e il giubbotto. Poi usciamo dalla porta principale.

Fuori nevica.

Piccoli fiocchi di neve scendono dal cielo, aumentando l'aria natalizia che si può respirare per le strade.

Le strade sono ovunque decorate da luci, e i negozi sono allestiti con Babbi Natale ed elfi, scritte e pacchi regalo. Prendiamo la metropolitana per arrivare in centro, è piena di gente. Scendiamo dopo non molte fermate e facciamo un pezzo di strada a piedi.

Ci fermiamo davanti ad un castello, circondato da tantissimi espositori dei mercatini. Ci avviciniamo alle piccole bancarelle e c'è davvero ogni genere di bancarella: rigattieri, fioristi, artigiani, mestieranti, venditori di stampe e piccoli libri, giocattoli, venditori di dolci, caldarroste e vin brulè, produttori di miele e persino un paio di pittori. Mi fermo insieme a Sarah davanti ad una bancarella per comprare un pensiero per mia nonna, mia zia e mio zio. Ci spostiamo poi camminando, dietro a Piazza del Duomo dove ci sono circa un centinaio di altre bancarelle ricolme di idee regalo. Insisto e finalmente convinco Sarah a farmi vedere l'interno della grande chiesa. Quando entriamo è bellissima e non ne resto per niente delusa. Al contrario, era meglio di ciò che mi aspettavo. Un capolavoro.

Tornando indietro scelgo un pensiero anche per Sarah, cercando di non farmi notare da lei.

Io e Sarah ci avviciniamo all'ultima bancarella prima di andare a mangiare qualcosa in giro. Noto un braccialetto molto particolare, con un ciondolo dello stesso azzurro dei miei occhi. Lo prendo in mano per guardarlo meglio e poi lo riposo sulla bancarella. Io e Sarah cominciamo a discutere su dove andare a mangiare e quando Brian ci raggiunge si unisce alla discussione. Alla fine decidiamo di andare a mangiare un panino al McDonald.

Dopo aver fatto la lunghissima fila finalmente ci sediamo ad un tavolo a mangiare. Mangiamo in silenzio e poi torniamo a casa.

Quando rientriamo sento piano il sangue ritornare a scorrere nelle vene delle mie mani congelate dal freddo. Tolgo il giubbotto e le scarpe e vado da mia zia in cucina.

<< Posso darti una mano? >> domando timidamente.

<< Sicura? >> sorrido. << Okay allora mi daresti una mano a lavare e tagliare le melanzane? >>

<< Subito. >>

Quando ero piccolina volevo sempre aiutare mia mamma. La vedevo sempre stanca e, sebbene non capissi il perché, volevo cercare di farla stancare il meno possibile. Qualche anno dopo, quando se ne andò, mantenni la mia abitudine anche con mia nonna.

Senza esitare mi lavo le mani e poi prendo le melanzane; comincio a strofinarle sotto l'acqua e ad affettarle.

<< Cosa cucini questa sera? >> domando curiosa.

<< La parmigiana. So che ti piace molto. >> mi sorride. In fondo non è così male.

<< Sì, la adoro. Ho finito, bisogno di altro? >>

<< No, puoi andare tranquilla. >>

Sciacquo le mani sotto l'acqua del rubinetto e dopo averle asciugate mi allontano dalla cucina.

Decido di scendere nella taverna per stare un po' per conto mio, senza essere disturbata da nessuno. Mi stendo sul divano davanti al televisore e lo accendo, addormentandomi pochi minuti dopo.


Apro gli occhi lentamente mentre mi alzo a sedere sul divano. Mi sento leggermente stordita.

Non ho mai amato dormire il pomeriggio proprio per la terribile sensazione che si prova dopo, al risveglio.

Sento dei passi nelle scale e mi volto per guardarmi dietro.

<< La bella addormentata si è svegliata. >> esclama.

<< Non stavo dormendo. Cosa ci fai qui? >> domando leggermente infastidita dalla sua presenza nella stanza.

<< Certo, come no. Comunque sono venuto a chiamarti perché è pronta la cena. >> afferma.

<< Come sapevi che ero qui? >>

<< Non lo sapevo, ma potevo immaginarlo. Adesso vieni a mangiare o pensi di rimanere qui a dormire? >>

<< Arrivo; e comunque non stavo dormendo. >> mento.

<< Okay, okay. >>

A cena ho molta fame. Mangio tutta la porzione di parmigiana che zia Carola mi mette nel piatto e anche le verdure accanto. Sono l'ultima a finire il cibo nel piatto e quando mia zia porta a tavola il dolce sono troppo piena per mangiarlo tutto.

Dopo cena aiuto mia zia a sparecchiare e a lavare i piatti.

<< Tesoro, come ti trovi qui? >>

<< Molto bene. >> rispondo dopo qualche secondo di esitazione.

<< Ha chiamato la nonna questa mattina, quando eri fuori insieme a Sarah. >> dice a bassa voce abbassando lo sguardo.

<< Come sta? >> domando ansiosa.

<< Sta bene, ma hanno allungato i tempi di tutte le terapie prima e dopo l'operazione. Dovrai fermarti un po' di più di ciò che era stato previsto. >> abbasso lo sguardo.

<< Okay, se questo la farà stare più tranquilla allora va bene. Adesso però vado chiamarla; ho bisogno di parlarle. >>

Esco dalla cucina e prendo in mano immediatamente il cellulare. Digito il numero, che oramai ho imparato a memoria, e attendo che risponda. Per fortuna risponde quasi subito e posso parlare un po' con lei. Mi manca davvero tanto.

Quando la nostra chiamata termina scendo le scale e vado nella piccola taverna. È l'unico posto, fino ad ora, dove mi sento bene.

Prima che me ne possa rendere conto le lacrime cominciano a scorrere sul mio viso e i miei occhi si fanno rossi e gonfi. Mi sdraio sul divano con ancora gli occhi lucidi dopo aver smesso di piangere.

<< Cosa ti è successo? >> domanda qualcuno di fronte a me.

Alzo lo sguardo e, ancora una volta, mi ritrovo davanti Brian.

<< Credo di essere allergica a qualcosa. >>

<< Faccio finta di crederci. >>

<< Credi che io stia mentendo? >> domando cercando di sembrare il più seria possibile.

<< No, ne sono certo. >> afferma tanto sicuro.

<< Okay, come vuoi. >> ribatto e gli faccio posto sul divano accanto a me. Lui si siede e mi sorride.

<< Quindi oggi non ti alzi e te ne vai via nervosa? Wow, progressi. >> sorride e anche io faccio lo stesso. In fin dei conti non è così antipatico.

<< Esatto, oggi. >> metto in chiaro evidenziando la parola 'oggi'.

Restiamo lì a guardare la televisione in silenzio e a mangiare patatine tutta la sera.

Mi sveglio di scatto. La sveglia indica già le nove del mattino.

Oh no, mi sono addormentata in taverna. Mi volto e accanto a me c'è Brian sveglio che mi fissa.

<< Ciao. >> dice.

<< Ciao, ma perché sei qui? >> domando un po' confusa.

<< Credo di essermi addormentato qui ieri sera. Vado a fare colazione. >> si alza lasciandomi in taverna da sola.

Raggiungo pochi minuti dopo la mia stanza e trovo Sarah sul letto, già sveglia purtroppo. Non scambiamo neanche una parola e sembra piuttosto arrabbiata anche se non capisco il motivo.

Vado in cucina a fare colazione insieme a Sarah e lì troviamo anche Brian. La colazione passa in silenzio e mi accorgo che Sarah mi manda alcune occhiate di tanto in tanto.

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