Capitolo 13 - Ricordi
<< Capisco che ti faccia piacere starmi così vicina, ma sei un po' pesante. >> ironizza.
<< Ah, sì, hai ragione! >> mi rialzo subito e lui subito dopo di me.
<< Martha ti ha detto qualcosa? >> domanda poi.
<< No, mi crede. Le ho spiegato che ci siamo addormentati mentre guardavamo un film. >>
<< Menomale. Tu, comunque, da quando sei arrivata, non mi hai ancora spiegato il motivo per la quale sei costretta a vivere qui. >> ancora, per l'ennesima volta, tira fuori questo discorso.
<< Ti ho già detto mille volte che non mi piace parlarne. Lo sai, insistendo non mi fai cambiare idea. >>
<< Va beh, io comunque non mi arrendo. Prima o poi me lo dirai. >>
<< Qualcosa di simile me lo hai detto anche al compleanno di Lara, quando eri un pochino andato. >>
<< Non mi ricordo. >>
<< Okay. >> mi accorgo che comincia a spostare il suo sguardo dai miei occhi, leggermente più in basso e continuando a scendere fino alla scollatura della mia bellissima maglietta bianca. Mi accorgo di avere un bottoncino slacciato, e prima che me lo possa far notare, lo allaccio subito.
<< Stai bene vestita così. Però dovresti toglierti di dosso il mio profumo. >>
<< Ma ho fatto già la doccia e mi sono sciacquata il collo. Quanto profumo metti? >>
<< Tanto. Ma io cosa ne sapevo che ti saresti addormentata tra le mia braccia? >> fa un sorrisetto malizioso e io scoppio a ridere.
<< Potevi svegliarmi, non ci avrebbero visti. >>
<< Stavo bene così io. Non stavamo facendo nulla di male, no? >> dice.
Stava bene? In che senso?
<< Hai ragione. >> affermo.
<< Io ho sempre ragione. >>
<< Ancora a parlare siete? >> piomba Martha nella stanza.
<< Ehi, che ore sono? >> domanda Brian.
<< Ora di scendere. Carola mi ha chiesto di chiedere a te, Alex, se puoi gentilmente fare una commissione per lei. >>
<< Certo, ma perché la cerchi qui in camera mia? >>
<< Non mi sembra di essermi sbagliata. >> ridacchia e poi ci lascia soli.
<< Vado, sennò dopo si fa buio. >>
<< Ti accompagno, okay? >> si offre gentilmente Brian.
<< Okay. >>
<< Cosa dobbiamo comprare? >> domanda Brian all'entrata del supermercato.
<< Zucchero, cioccolato fondente, farina e burro. Dobbiamo sbrigarci, abbiamo poco tempo. >>
<< Io vado a prendere zucchero e farina, tu vai a prendere il cioccolato e il burro. >> propone e quindi ci separiamo.
Prendo il cioccolato e, mentre cerco il burro, mi scontro con qualcuno avanti a me.
<< Mi scusi! >> esclamo, prima di alzare lo sguardo.
<< Tranquilla, scusami tu. Come ti chiami? >> il ragazzo mi sorride, avrà circa 18 anni, se non di più.
<< Alexandra, tu? >>
<< Io sono Tommaso, piacere. >>
<< Alex, dove eri finita? >> si avvicina Brian.
<< Stavo cercando il burro. >>
<< Dai su, andiamo, che poi ci tocca tornare al buio. >> mi mette un braccio attorno alle spalle e mi allontana da Tommaso.
Quando usciamo dal supermercato, fuori si congela. Vedo Brian mettere nel sacchetto della spesa un pacchetto di caramelle alla liquirizia, le mie preferite anche se lui non lo sa.
<< E queste? >> domando sorridendogli.
<< Le mangiamo dopo. >>
<< Dopo quando? >>
<< Dopo. >> le ripone nel sacchetto e sorride. Io annuisco e sorrido a mia volta continuando a guardare la strada davanti a me. Ogni tanto mi accorgo che lui sposta il suo sguardo su di me, ma faccio finta di niente.
Entriamo in casa, e i parenti sono ancora tutti in salotto. Portiamo gli alimenti a mia zia e poi saliamo le scale sul retro, per arrivare al piano di sopra senza essere visti. Durante la cena, ad ogni domanda strana da parte di qualche ospite, io e Brian finiamo per osservarci. Come se cercassimo l'uno nell'altro un qualche 'aiuto'.
Quando la cena finisce e gli ospiti sono andati tutti a casa, io e Brian possiamo finalmente alzarci da tavola e scendere in taverna assieme a Sarah.
<< Non ho mai risposto a così tante domande. >> affermo.
<< Sarah, ma i tuoi parenti fanno così anche con te? >> domanda Brian infastidito.
<< Sempre, sono felice che per una volta non abbiano torturato me! >> esclama divertita.
<< Ah, grazie! Lo terrò a mente. >> ridacchio.
<< Io ho sonno, è tardi, vado a dormire. Tu Alex resti qui ancora per molto? >>
<< Ha promesso di aiutarmi a fare i compiti di latino. >> risponde Brian, al posto mio. Lo guardo un po' colta alla sprovvista e confermo quanto detto da lui.
<< Ah, divertitevi allora. >> dice Sarah sbadigliando e uscendo dalla stanza. Brian si alza ed esce dalla taverna, torna cinque minuti dopo con le nostre caramelle.
<< Queste idee mi piacciono! >> esclamo fregandogli il pacchetto. Comincia a cercare in tutti i modi di riprenderselo, invano. Tra una lotta e l'altra comincia a farmi il solletico e pochi istanti dopo ci ritroviamo l'una sopra all'altro a ridere. Mi strappa dalle mani le caramelle e ne assaggia una, mentre io ne prendo un'altra dal pacchetto.
<< Buone! >> esclamo, gustandomi la mia caramella.
<< Lo so, sono le mie preferite! >> sorride.
<< Anche le mie. >> sorrido.
Ci sediamo sul divano e accendiamo la televisione.
<< Non senti mai la sua mancanza? >> domanda poi, all'improvviso.
<< La mancanza di chi? >>
<< Tua mamma, tuo papà...>> accenna.
<< Sì, sempre. Mi sembra sempre di sentire la mancanza di un grande pezzo di me. Mi ricordo ancora quando mi sono svegliata in quell'ospedale e mi hanno detto che mia mamma non ce l'aveva fatta. Quando ci penso mi sento ancora come quel giorno. A pezzi. >> abbasso lo sguardo per nascondere le lacrime. Lui non sembra accorgersene, per fortuna.
<< In ospedale? >> domanda, con la voce roca.
<< Sì, era malata. Solo che lei, a differenza mia, non si è salvata. Non siamo tutti forti allo stesso modo. Però io te lo assicuro, lei era una delle donne più forti che io avessi mai conosciuto. >> mi asciuga una lacrima.
<< Scusami, forse non dovevo farti quella domanda. >>
<< No, hai fatto bene. Ogni tanto parlarne serve. Era troppo tempo che non ne parlavo con nessuno. >> sospiro. << Quando io sono stata dimessa, l'anno dopo, mio padre ha fatto un incidente il giorno dell'anniversario del loro matrimonio. Stavamo andando dal fioraio, per comprare i fiori da portarle al cimitero. Una macchina all'improvviso ci è arrivata addosso. Io non mi sono fatta nulla, quasi, solo una leggera distorsione al polso destro. Mio papà invece ci ha rimesso tutto, per salvarmi. >> quando finisco di parlare, Brian mi osserva attentamente. Mi solleva il viso dal mento per guardarmi negli occhi, mi accarezza la guancia e mi asciuga una piccola lacrima. Sorrido e lui mi abbraccia. Restiamo così per svariati minuti.
<< Adesso vuoi mangiare le caramelle? >> sorride e io annuisco.
<< Grazie, davvero. >>
<< Prego, davvero. >>
Mi sveglio di soprassalto. Ho fatto un'altra volta quel sogno. C'era mia madre, mio padre, c'era lui. C'era tutto ciò che mi manca, quel mondo così particolare che somiglia al paradiso.
Sono nella tavernetta, dove la sera prima ricordo di aver mangiato le caramelle. Brian, però, non è nella stanza con me.
Mi alzo e salgo le scale fino alla mia camera, la porta è chiusa a chiave.
<< Sarah? >> urlo bussando alla porta. Sento qualcuno alzarsi e avvicinarsi. La porta si apre.
<< Alex, entra. >> mi fa entrare e poi si siede sul letto.
<< Perché ti sei chiusa a chiave? >>
<< Non lo so, non mi ricordo. Forse ieri sera avevo la testa da un'altra parte. Come te e Brian, d'altronde. >> questa sua affermazione mi sorprende.
<< Cosa? >> domando.
<< Questa notte tu non sei tornata in camera. Alle due sono scesa in taverna per vedere se era tutto okay e vi ho visti. Dormivate abbracciati, non penso che questo sia sinonimo di 'studiare'. >> è palesemente scocciata, ma molto calma.
<< Gli ho raccontato di mia mamma e di mio papà, sono scoppiata a piangere e lui mi ha solo consolata. Ero talmente stanca che mi sono addormentata ma quando questa mattina mi sono svegliata lui non era lì. >> cerco di spiegarle.
<< Non devi darmi spiegazioni. >> sorride, sembra sincera.
<< Lo so. >> affermo. << Non dirlo a Gabriele, non voglio che si faccia un'idea sbagliata della situazione. >>
<< Certo, puoi stare tranquilla. >>
Io e Sarah ci cambiamo e poi scendiamo a fare colazione. Mi gira la testa e per poco non cado a terra.
<< Buongiorno fanciulle. >> ci saluta lo zio.
<< Ciao zio, ciao zia. >> esclamo avvicinandomi alle frittelle che ha cucinato mia zia questa mattina.
<< Ciao tesori. >> esclama lei portando a tavola le frittelle.
<< Zia, non mi sento bene. C'è qualcosa che posso prendere per il giramento di testa? >> domando sedendomi a fatica.
<< In casa non ho nulla, posso uscire a comprarlo più tardi se stai male. >> dice poggiando una mano, e poi le labbra, sulla mia fronte.
<< Tesoro, scotti. Misurati la febbre. >> mi porge il termometro e io obbedisco. Suona poco dopo e la mia temperatura è sopra la norma.
<< 38.5 >>
<< Oggi stai a casa, e non provare a contestare. >> mi zittisce.
<< Va bene, se devo proprio. >> sbuffo.
<< Io esco Alex, ci vediamo oggi pomeriggio. Se faccio in tempo a passare in pasticceria prima dell'orario di chiusura, porto le paste per fare merenda. >> sorride alzandosi dalla sedia e indossando il suo solito cappotto nero. La porta si chiude rimbombando in tutta la cucina.
<< Brian è già uscito o dorme ancora? >> chiedo appena mi accorgo della sua assenza.
<< Brian ha la febbre, anche lui. >> esclama Martha, sottolineando 'anche lui' all'interno della sua esclamazione.
<< Ah. >> mi alzo da tavola e mia zia mi porge una tachipirina prima che io possa andare in camera mia.
Martha mi porge quattro frittelle alle mele in un piattino.
<< Portale a Brian, quello scansafatiche non ha le forze neanche per scendere le scale! >> esclama mia zia ridendo e indossando il cappotto per uscire di casa.
<< Io vado al lavoro, oggi mi da un passaggio lo zio. Ciao tesoro. >> mi da un bacio e chiude la porta. Martha va a sistemare la cucina e io esco dalla stanza..
<< Brian! Brian! >> esclamo bussando alla sua porta.
<< Entra. >> apro la porta.
<< Ah, oggi hai deciso di vestirti! >> esclamo ridendo.
<< Già, ti dispiace per caso? >> ridacchia facendomi l'occhiolino.
<< Per niente. >> dico avvicinandomi a lui.
<< Quelle sono frittelle? >> domanda.
<< Sì,la zia mi ha chiesto di portartele. >> sorrido.
<< Non vai a scuola? >> domanda prendendo una frittella dal piatto.
<< Ho la febbre. >>
<< Anche tu? Allora se vuoi puoi rimanere qui ci guardiamo un altro film. >> mi invita.
<< Va bene, vado a mettermi il pigiama però, intanto scegli il film. >>
Mi cambio, indosso un pantalone del pigiama e una maglia piuttosto larga a mezze maniche. In camera sua fa sempre troppo caldo.
<< Eccomi. >> dico entrando nella stanza.
<< Ho cambiato idea: non guarderemo un film, faremo qualcosa di più divertente. >> solleva un sopracciglio assumendo un'espressione piuttosto buffa.
<< Sarebbe a dire? >> esclamo rubandogli una frittella.
<< Giù le mani dalle mie frittelle. Comunque pensavo di cucinare. >> rido al pensiero di lui che si avvicina ai fornelli.
<< Certo, così mandi a fuoco la cucina della zia e ci ritroviamo subito fuori da questa casa. >> sorrido.
<< So cucinare una pizza buonissima. >>
<< Allora va bene! >>
Scendiamo al piano di sotto e prendiamo gli ingredienti che ci servono.
Tra una risata e l'altra facciamo l'impasto che, alla fine, ha un bellissimo aspetto.
<< Adesso dobbiamo aspettare che lievita. >> dico, atteggiandomi da cuoca professionista, quale non sono per nulla.
<< Sì, ha proprio un bell'aspetto. Siamo stati bravi, in fondo, no? >> dice, avvicinandosi. Mi avvicino e senza che se ne accorga sporco il dito di farina. Quando si volta a guardarmi sorrido e gli sporco la guancia.
Prende la farina e subito si vendica. Inizia così una guerra piuttosto accanita, che termina con la cucina completamente bianca; così come i nostri vestiti.
<< Forse è meglio pulire! >> esclamo, ancora ridendo, e insieme puliamo tutto, fino all'ultimo grammo di farina.
Resto in silenzio, quando finiamo, mi accorgo che lui non perde occasione per fermarsi a guardarmi ogni tanto.
<< Perché mi guardi? >> sorrido, e lui si avvicina abbastanza da respirarmi vicino. Mi solleva il mento e mi guarda attentamente le labbra, poi il suo sguardo si sposta nei miei occhi e sorride avvicinando leggermente il suo viso al mio.
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