Capitolo 12 - Non è come sembra!
Sono passate due settimane dalla sera della festa e, per qualche motivo a me sconosciuto, è dalla mattina dopo che Brian mi evita. In casa ci rivolgiamo solo qualche battuta, risatina o qualche sguardo, ma ha smesso di parlarmi quando non c'è Sarah assieme a noi.
Oggi è finalmente sabato. Mi alzo dal letto e comincio a sistemare la scrivania che Sarah, puntualmente, ha lasciato in disordine.
Dopo averla riordinata decido di scendere a fare colazione. Appoggio il cellulare sul tavolo della cucina e mi preparo il latte, come ogni mattina.
<< Buongiorno Alex! >> questa mattina la zia sembra particolarmente euforica. Forse ci sono buone notizie?
<< Buongiorno zia. >> rispondo con gli occhi ancora impastati dal sonno. Mi lego i capelli in una coda per evitare che mi vadano davanti alla faccia mentre bevo il latte, e mi siedo a tavola.
Squilla il telefono. Leggo il nome sul display che si illumina di troppi colori. È Gabriele.
<< Pronto? >> rispondo.
<< Ciao Alex, sono sotto casa, scendi? >> mi ero scordata.
Oggi dovevo passare con lui tutta la giornata, avevamo deciso così.
<< Sì, certo, sto finendo di truccarmi. Arrivo. >> dico appena mi rendo conto dei troppi secondi che sono passati dalla sua domanda.
<< Ti aspetto giù. >> dice, con tono gentile e dolce, riattacco.
Bevo il latte, oramai freddo, il più velocemente possibile e corro verso le scale. Le salgo correndo, metto il piede male e scivolo.
<< Attenta. >> dice Brian prendendomi per un braccio ed evitandomi una dolorosa caduta.
<< Scusa, sono di fretta. >> lo sorpasso e vado verso camera mia.
Indosso un jeans blu scuro e una maglietta a maniche lunghe bordeaux, mi trucco solo il necessario e dopo essermi sistemata esco di casa.
<< Scusami il ritardo. >> mi scuso appena lo vedo fuori dalla porta, al freddo ad aspettarmi.
<< Non importa, sei bellissima. >> gli do un bacio sulla guancia e poi salgo sulla sua moto. Scalda il motore e poi partiamo subito.
Durante il tragitto rimango abbracciata a lui, con il cuore che batte a mille, come la prima volta che mi ha accompagnata a casa. Proprio mentre sento che il cuore potrebbe esplodere da un momento all'altro, un ricordo offuscato della mia infanzia torna a farmi visita. Sorrido, istintivamente, poi torno a concentrarmi sulla bellissima sensazione che stavo provando fino a pochi secondi prima. C'è qualcosa che mi lascia perplessa, però. Non mi sento come vorrei sentirmi. Cosa c'è che non va?
Quando arriviamo al parco, stendiamo due coperte e ci sdraiamo.
Restiamo così, sdraiati a guardare il cielo mentre parliamo, per parecchi minuti, se non ore, e perdo la concezione del tempo.
<< Che ore sono? >> domanda lui, dopo aver distolto lo sguardo dal cielo sereno che c'è questa mattina.
<< Non lo so, credo che siano le due. >> controllo l'orario sul cellulare, e mi complimento mentalmente per la mia capacità di saper definire l'orario osservando il sole nel cielo.
<< Hai fame? >> domanda.
<< Sì, abbastanza. Tu? >> sorride.
<< Sì, speravo che avessi fame anche tu. >> ridiamo e poi tira fuori dalla borsa termica alcuni panini con il prosciutto crudo e la mozzarella e alcuni con la crema di nocciole o la marmellata. In meno di venti minuti abbiamo già mangiato tutto.
Mi piace parlare con Gabriele, è davvero dolce e soprattutto mi mette sempre a mio agio. Mentre riordiniamo le cartacce e buttiamo i tovaglioli usati il mio cellulare comincia a squillare.
<< Chi è Brian? >> domanda Gabriele passandomi il cellulare.
<< Il ragazzo che vive con me da mia cugina. Poi ti spiego bene, dopo. >> decido di rispondere.
<< Pronto? Brian? >>
<< Alex, ciao, devi tornare a casa. La zia non sta molto bene e lo zio ci metterà un po' ad arrivare dal lavoro perché è fuori città. >> mi vengono i brividi.
<< Oddio, Brian, che cos'ha la zia? >> domando allarmata e noto lo sguardo preoccupato di Gabriele che sistema le cose sulla moto.
<< Non ne ho idea. >>
<< Arrivo. >> riattacco e Gabriele, che ha capito tutto, accende la moto e mi ci fa accomodare sopra.
Ci mettiamo parecchio ad arrivare e, finalmente, scendo dalla moto e tolgo il casco ingombrante.
<< Per favore, non guidare mai più così veloce! >> quasi urlo.
<< Non sono andato poi così veloce... >> lo guardo male e non termina la frase. << Okay, okay. Hai ragione. Scusami. >> si corregge. Io sorrido. Mi accorgo, voltandomi, che la zia è in balcone e sta sistemando un tavolino con alcune cose buone. Non sta male. Perché Brian mi ha mentito?
<< Quella non è tua zia? >> domanda Gabriele.
<< Appunto. Me lo sto chiedendo anche io perché è fuori ad allestire un tavolino, anzi che essere sul divano a cercare di riprendersi. >> lui mi guarda un po' stranito. << Quando sei preoccupata ti spunta una minuscola ruga sulla fronte! >> scherza avvicinandosi e appoggiando le sue mani sui miei fianchi. Mi fingo offesa, poi sorrido.
<< Non è vero! >> ribatto ridendo.
<< Però sei bellissima anche così. >> sussurra molto vicino al mio orecchio. Lentamente si avvicina e pochi istanti dopo le nostre labbra entrano in contatto. Il bacio è leggero e le nostre lingue si sfiorano appena, mentre il mio cuore batte sempre più veloce.
Quando ci stacchiamo lo saluto ed entro in casa, intenta a trovare Brian per chiedergli delle spiegazioni. Appena entro, però, vengo quasi sommersa dai parenti. Cercando di non farmi notare salgo le scale fino al piano di sopra e spalanco la porta della camera di Brian, pentendomene pochi secondi dopo.
<< S-s-scusami! >> esclamo appena realizzo che forse, per una volta, avrei dovuto ricordarmi di bussare alla porta. Brian è davanti a me, coperto solo da un paio di mutande.
<< Bussa la prossima volta. >> dice ridendo, mentre si infila un paio di jeans.
<< Non pensavo di trovarti nudo. >> sorride. << Non sarei entrata così, se lo avessi saputo. >> sento la mia espressione andare a fuoco ad ogni parola che pronuncio, ma decido di non darci peso.
<< Sicura? >> domanda con un sorrisetto malizioso e buffo.
<< Sicurissima! >> torna serio. << Allora, perché mi hai fatta tornare a casa con una scusa? >>
<< Non potevo restare da solo con tutti quei parenti. >>
<< E non potevi dirmi di rientrare senza farmi preoccupare così? >> quasi urlo.
<< Hai ragione, la prossima volta ti chiamo dicendo che c'è un invasione di parenti a che casa e devi venire a farmi compagnia; così mi riattacchi il telefono in faccia, prima che lo possa fare Gabriele! >> esclama ironico.
<< Non potevi restare con Sarah? >> domando infastidita.
<< Sarah è al piano di sotto che racconta i suoi ultimi dieci anni di vita a tutti quei parenti. E io non ho intenzione di socializzare con nessuno di loro fino all'ora di cena. >> mi informa, sospiro.
<< Va bene, come vuoi, ti faccio compagnia. Solo perché oramai sono qui. Ma, per favore, mettiti la maglietta. >> lo imploro scherzando. In realtà non distolgo lo sguardo, nemmeno per un attimo, dal suo fisico.
<< No, i caloriferi qui vanno a manetta, fa troppo caldo. >> in effetti ha ragione, in camera sua fa davvero caldo.
<< Come vuoi. >> sorrido, fingendo indifferenza e mascherando l'imbarazzo, e mi siedo anche io sul letto davanti alla televisione. Sta guardando una partita.
<< Ti ho vista sotto casa con Gabriele prima, siete da diabete, davvero! Stavo per vomitare. >> scherza, ma noto nel suo tono un velo di apparente gelosia che cerca di non dare a notare.
<< Mi stavi spiando? >> mi volto di scatto verso di lui.
<< No, ti stavo aspettando, è diverso. >> ridacchia.
<< Perché in queste ultime settimane mi hai evitata tutto il tempo? >> domando, sperando di non rovinare il momento sereno che si è creato adesso.
<< Perché non ero interessato a sapere quanti piercing indossa Gabriele, né a conoscere il nome del suo profumo o il colore dei suoi occhi. O nient'altro che lo riguardasse. E tu parlavi solo ed esclusivamente di lui. >> ride.
<< Siamo usciti quasi tutti i giorni in queste due settimane, è ovvio che raccontassi ogni dettaglio! Lui mi piace! >> esclamo e sul suo volto compare un sorriso, completamente diverso dal solito che indossa ogni giorno.
<< Ti piace davvero? >> domanda molto incerto.
<< Sì, penso di sì! >> confesso. In realtà non ne sono certa al cento per cento, ma quasi.
<< Secondo me non è così. >> ribatte.
<< Come fai a dirlo tu? Lo sanno tutte le ragazze che non vuoi una storia seria! Ti piacciono tutte, così come non te ne piace neanche una. >> alzo leggermente la voce e il suo volto si rabbuia per qualche breve istante in cui vedo scomparire il suo sorriso.
<< Beh... >>
<< Quand'è l'ultima volta che ti sei innamorato davvero di una ragazza? Che ti sei svegliato ed è stata la prima cosa alla quale hai pensato? Quand'è stata l'ultima volta che sei uscito di casa nella speranza di incontrare il suo sguardo o di poter osservare per qualche secondo il suo sorriso? >> mi rendo conto poco dopo delle parole che ho detto, ma oramai le ho pronunciate. Rimane zitto per qualche instante.
<< Io credo che quando ti piace una persona, non lo dici a tutti. Quando ti piace una persona, ricordi a memoria ogni momento passato assieme, anche se si tratta di un momento banale, con quella persona non lo è mai. Ti limiti a pensare sempre a quella persona, ti svegli e la pensi, ti addormenti e la sogni. Ti senti bene se sei riuscito a strapparle un piccolo sorriso o ad asciugarle una lacrima. Questo succede quando ti piace davvero qualcuno. Ti succede con Gabriele? >> domanda, infine, e quando finalmente si zittisce mi fermo a riflettere sulle sue parole. Gabriele lo conosco da troppo poco tempo per sentirmi così con lui. Le sue parole, nel mio caso, ancora non hanno senso. Gabriele mi piace.
<< Stiamo ancora parlando di me? >> domando.
<< Sì, certo. >> conferma.
<< Ho avuto la sensazione, per tutto il tempo in cui hai parlato, che ti riferissi a qualcuno. Forse, dei due, quello innamorato sei tu? >> sorrido, curiosa di sapere il nome della ragazza in questione.
<< No, ti sbagli, parlavo in generale. Come hai detto tu; a me piacciono tutte, così come non me ne piace nessuna. >>
Il discorso finisce così. Poco dopo Brian si alza e va a prendere un pacco di popcorn, due lattine di coca-cola e alcuni DVD.
<< Allora, quale film preferisci? >> mi mette davanti tre custodie e in meno di un minuto ho già scelto.
<< Voglio vedere "Scrivimi Ancora". >> affermo e lui inserisce il DVD nel lettore e lo fa partire.
Ogni tanto, durante la visione del film, le nostre mani si incontrano e lo sorprendo più volte a fissarmi subito dopo, per poi sorridere e ingerire una quantità inaudita di popcorn, come il suo solito.
<< Ragazzi! Cosa ci fate voi due qui così? >> esclama Martha, la nuova domestica, appena arrivata, che si occupa delle pulizie della villa e del giardino. È una ragazza giovane, non avrà più di 25 anni. Studia e lavora sempre, è una ragazza simpaticissima.
<< Cosa? >> domando appena realizzo dove mi trovo. Appena apro gli occhi mi rendo conto di essere sdraiata tra le braccia di Brian che ha appena aperto gli occhi e che è ancora senza la maglietta. La ciotola dei popcorn è vuota e le lattine di coca-cola sono a metà. Diciamo che non ha tutti i torti a pensare male, considerando la situazione in cui ci ha trovati.
<< "Cosa?" dovrei chiederlo io! >> esclama e le faccio segno di abbassare la voce.
<< Posso spiegarti, davvero. >> cerco di giustificarmi.
<< Prima di tutto, tu ragazzo, vestiti prima che Carola ti veda così con in casa degli ospiti molto cari. >> dice uscendo dalla stanza.
<< Mi dai una mano a sistemarmi? C'è qualcosa che non va nella camicia. >> scoppio a ridere osservando il modo in cui ha provato ad abbottonarla.
<< Certo, è al contrario! >> dico, abbottonandola per bene.
Esco dalla stanza portando via la ciotola di popcorn e buttando la lattina della coca-cola dopo averla finita.
Mi faccio una doccia per togliermi di dosso il profumo da maschio di Brian, buonissimo, e la sensazione di coma che si è impossessata di me.
Quando entro in camera indosso un jeans nero e una maglietta molto carina bianca con una spilla. La spilla che, tanto tempo fa, mi aveva regalato una persona speciale.
Sistemo i capelli e mi trucco un po'.
Bussano alla porta.
<< Avanti. >> vedo la porta socchiudersi, è Martha.
<< Ehi... Alex! Devi spiegarmi qualcosa, non credi? >>
<< Non è come sembra. Stavamo guardando un film e ci siamo addormentati. Davvero! >>
<< Senza maglietta? >> continua la sua indagine.
<< In camera sua faceva caldo e lui si è tolto la maglietta. Credimi, non è affatto andata come pensi tu. Ho già un ragazzo! >> cerco di giustificarmi.
<< Tranquilla. >> sorride ed esce dalla stanza. Vado davanti alla porta della camera di Brian, questa volta busso, e aspetto che risponda prima di entrare. Quando apro la porta cerco di fare meno casino possibile, ma inciampo su un cavo della Playstation e pochi secondi dopo mi ritrovo faccia a faccia con Brian, disteso a terra sotto di me. Mi guarda negli occhi, con il suo viso a pochi centimetri dal mio e rimbombare del mio cuore che batte a mille.
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