Solitude
Quanto ci vuole per morire?
Quanti sono gli istanti che bastano per farla finita, per non sentire più niente e lasciarsi andare?
Cosa attraversa la mente di chi decide che questo posto non è per lui?
È un atto di coraggio o un segno di debolezza?
Liv non aveva nessuna risposta, a neanche una domanda. Le prime erano state: "cosa basta per essere un po' felici?"; "di cosa c'è bisogno per sopprimere il dolore e smettere di fingere di stare bene?"
Liv non stava bene da tanto, ma nessuno lo sapeva. Forse nemmeno lei. Se ne rese conto una sera, e si chiese ancora: "se scomparissi, chi se ne accorgerebbe?".
Non parlava di mancanze, si chiedeva soltanto se qualcuno avrebbe notato la sua assenza. Non voleva necessariamente un chi, le sarebbe bastato un qualcuno.
Liv viveva di troppe domande e di troppe poche risposte. Liv non sapeva neanche che lei non stava vivendo davvero, che si stava perdendo quelli che avrebbero dovuto essere gli anni più belli della sua vita e che non li avrebbe più avuti indietro.
A diciannove anni Liv non aveva mai conosciuto l'amore, se n'era innamorata soltanto attraverso l'arte, i libri e la musica in cui si rifugiava dal resto. Aveva conosciuto quell'amore platonico in cui aveva smesso di credere perché erano troppe le mancanze e i vuoti che viveva ogni giorno, quelli che l'avevano portata a credere che quel tipo di amore non esista. Che se pure fosse esistito, lei non l'avrebbe meritato. Non si capacitava di come qualcuno avrebbe potuto amarla in quel modo quando lei era la prima a non rendersi conto di quanto valesse.
Liv era stata felice. Era stata felice quella mattina d'estate al mare, quella in cui sorrideva senza esitare, era spontanea e rideva insieme al mondo.
Era stata felice quando sua madre l'aveva presa per mano, mentre adesso non le si avvicinava neanche. Era stata felice quando Jo le aveva detto che era la sua migliore amica, la famiglia che aveva avuto l'opportunità di scegliere.
Liv era felice delle piccole cose.
Era felice della vita, parlava tanto e poi restava in silenzio, sapeva ascoltare senza far rumore.
Poi ha iniziato a non scomporsi per il dolore che sentiva, quando a sette anni si fece del male per la prima volta e si rese conto che quello era un dolore che poteva gestire meglio di quello che sentiva dentro. Così ha iniziato Liv. Non lo faceva sempre, solo quando non ci riusciva, quando aveva paura. Preferiva quel dolore che riusciva a dominare, preferiva concentrarsi su quello piuttosto che sul peso che sentiva premere sul suo petto e poi su ogni singolo centimetro che la costituiva e che non poteva vedere.
Liv si è chiesta per la prima volta quanto e cosa impiegasse la morte e quanto male facesse a tredici anni. Guardava la finestra della sua camera e si chiedeva se avrebbe sentito qualcosa, poi si alzò e guardò in basso, e si rese conto che da quell'altezza sarebbe potuta uscirne viva, e che allora non ne sarebbe valsa la pena. Perché se uno decide di fare una cosa del genere è per mettere a tacere tutti i rumori e per far smettere di sanguinare tutte le ferite, non per aprirne delle altre. Lei non voleva salvarsi.
Liv voleva soltanto lasciarsi tutto alle spalle. Spesso pensava di andare via, a volte era così vicina a farlo ma poi finiva sempre per restare al posto di chi nella sua vita aveva lasciato un posto vuoto. Liv voleva ricominciare, le sarebbe bastato un non — luogo in cui nessuno la conosceva, in cui nessuno sapeva niente di lei; in cui le sue cicatrici non erano più visibili, in cui poteva crearsi lei i legami che voleva. Voleva saltare su un treno e continuare a combattere sola contro il mondo, com'era sempre stato.
Liv ci ripensò a sedici anni, era sul tetto della sua scuola seduta a gambe incrociate. E in quel momento si chiedeva se sarebbe stato un atto di coraggio o uno di debolezza, se chi lo fa non ha più scelta, ché tanto gli resta solo quello. Lanciarsi e basta. Senza pensarci due volte, lasciandosi andare.
Liv pensava anche al dopo, a cosa sarebbe successo, se quel qualcuno ci fosse stato e se ci fosse stato anche un chi per lei. Se qualcuno avrebbe pianto, se fossero riusciti a percepire anche un minimo del dolore che provava lei sulla loro pelle. Liv si chiedeva se bastava quello per avere qualcuno, per avere finalmente un suo chi.
A Liv sarebbe bastato un sorriso o una carezza, una parola che lei non si aspettava, e tutte le sue insicurezze si sarebbero trasformate in conferme. Anche solo per poco, però a lei sarebbe andato bene. Si sarebbe accontentata.
Più volte aveva desiderato di stare male, quasi si era ritrovata a chiedere a un Dio in cui non sapeva neanche se credere di scegliere per lei, di farlo al suo posto perché lei non ci riusciva mai. C'era sempre qualcosa che la bloccava e non riusciva a capire cosa fosse. Non riusciva a capire il perché, non lo comprendeva proprio, lei voleva soltanto che finisse.
Liv iniziò a scomparire, prima lentamente, poi tutta in una volta.
Si erano presi così tanto di lei che non le rimase niente.
Liberò le vite in cui lei era presente, e smise di viverci. Poi smise di vivere mentre aspettava. Alla fine smise anche di aspettare.
Qualcuno aveva provato a cercarla, ma nessuno la capiva davvero. Nessuno la cercava perché voleva farlo, nessuno l'aveva mai compresa fino in fondo. Nessuno era mai riuscito a scavalcare quelle mura che si costruiva intorno, nessuno aveva mai deciso di usare la forza pur di arrivare a lei, a qualcosa per cui ne valesse tutta la pena. Era quello il chi per Liv. Era quello il suo chi, quello che dava incondizionatamente senza ricevere come aveva sempre fatto lei.
Liv dava e continuava a dare, non importava quanto male le avessi fatto. E Liv si odiava perché non imparava mai, perché stava sempre peggio e non riusciva più a sopportarlo.
Liv allora trovò una risposta, e si rese conto che le persone che l'avevano cercata l'avevano fatto per circostanza, perché si sentivano in dovere di farlo, infatti poi avevano smesso.
E Liv aveva diciannove anni quando si rese conto che aveva più risposte di quante ne credesse.
Non era ancora sicura di quello che attraversa le menti di chi decide di essere coraggioso per l'ultima volta, ma sapeva quello che stava attraversando la sua.
Sapeva che aveva un'ultima scelta, un'ultima possibilità in una scatola chiusa che soltanto se aperta avrebbe rivelato il suo contenuto.
Liv non sapeva quanto tempo sarebbe passato dal momento dell'atto a quello in cui tutto sarebbe finito, ma sapeva che in quel modo il suo dolore si sarebbe dissolto.
Liv sapeva di essere stata debole e sapeva che forse lo era ancora, ma voleva smettere di esserlo e allora decise di essere coraggiosa.
Liv scelse il coraggio e si scusò un'ultima volta con tutti perché lei era fatta così, si prendeva anche colpe che non aveva.
Liv scelse il coraggio e chiese scusa per non avercela più fatta, per aver scelto la via più semplice e per non essere stata abbastanza forte.
Liv scelse il coraggio e fu libera.
Liv scelse il coraggio e in quel momento, lei fu un po' più felice.
Liv scelse il coraggio e sorrise come quella mattina d'estate, come quando sua madre le teneva la mano.
Liv scelse il coraggio in silenzio, e non ebbe più paura.
A/N
Era davvero da tanto che volevo scrivere qualcosa del genere, e una sera mi sentivo così come Liv che non ho potuto fare a meno di buttare giù qualcosa.
Vorrei chiarire a tutte voi che questa OS non è nessun incoraggiamento a mettere a tacere il dolore con quel gesto.
L'ho scritta perché sono la prima che si è sentita e che ancora oggi a volte si sente esattamente nello stesso modo in cui si sentiva Liv, ma credetemi, se avete anche soltanto qualcosa a cui aggrapparvi, qualsiasi cosa sia, tenetevi e non mollate la presa. Se ne avete bisogno urlate, se non riuscite a farlo da sole chiedete aiuto, fidatevi anche se è difficile farlo.
Liv ha preso la sua decisione dopo tanto tempo, dopo tanto dolore, dopo troppo peso che non riusciva più a sostenere.
So anche che spesso vi sentite sole, che anche se avete tanti amici e persone che vi dicono "ti voglio bene" la situazione non cambia se dentro state candendo a pezzi. Ma potete ritrovarli, potete ritrovarli tutti, fino all'ultimo. Ritrovateli e rialzatevi, cambiate vita, colore dei capelli, cambiate le vostre abitudini anche nelle più piccole cose e potrete ricominciare.
Spero davvero che sia riuscita a spiegarmi nel modo giusto, e posso assicurarvi, che anche se non sono costante, io sono sempre qui. Non siete sole, e sapete dove trovarmi.
Vi abbraccio,
september199six.
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