Capitolo 12

-Lily alzati! È Natale, accidenti!- Emmeline Vance urlava dalla Sala Comune, tentando di svegliare la sua migliore amica.

-Lily!-

L'amica in questione tentava di soffocarsi con un cuscino, ignorando la voce che la chiamava. Quando Emmeline si mise a sbattere i pugni contro la porta, Lily si alzò, furiosa. Non riflettendo sul fatto che indossava un semplice paio di pantaloncini e una canottiera, spalancò la porta, convinta di trovarsi davanti semplicemente Emmeline. Ovviamente,  non fu così. Alle spalle della amica una serie di visi curiosi e divertiti la scrutavano. Intravide Alice e Frank, intenti a scambiarsi effusioni un attimo prima, che la fissavano, con un sopracciglio alzato. Una serie di ragazzi più piccoli sembravano imbarazzati. Vide Susan Baston che spingeva Jasper, per impedirgli di fissare Lily. Poi c'era Remus, che, da bravo ragazzo e da buon amico, tentava di non guardarla, così come Peter. Al contrario Sirius Black si alzò, per scrutarla meglio, facendo vagare lo sguardo sulle sue gambe nude e sulla scollatura della canottiera. Accanto a lui, Potter, incastrò il suo sguardo luminoso negli occhi verdi di lei, interrompendo però quel contatto visivo dopo brevi secondi. Spinse un cuscino sulla faccia di Sirius, con fare geloso e protettivo. Emmeline aveva gli occhi argentati sgranati e aprì le braccia, facendole da scudo. Alice si precipitò da lei, spingendola dentro, e chiudendosi poi la porta alle spalle.

-Lily Evans! Si può sapere dove hai la testa?- sbottò la mora. Lei si sedette a terra, nascondendo la testa sulle ginocchia. -Non lo so, Ali.-

L'amica si abbassò al suo livello.

-Stai bene?- domandò, seriamente preoccupata. Lily la guardò negli occhi, dopo tanto tempo. Alice, la dolce Ali, la brava Alice, che le leggeva dentro, le stava offrendo una spalla su cui piangere, su cui sfogarsi. Avrebbe tanto voluto urlare, sputare tutto fuori, ma non poteva. Semplicemente non poteva. Sarebbe stato pericoloso. E poi, che avrebbe detto? Sai, Ali, ho scoperto di amare Potter e subito dopo sono venuta a conoscenza che il nostro grande amore sarà la causa della nostra morte. E poi? Questo avrebbe compromesso il futuro. E se per colpa sua anche Alice sarebbe morta? Non poteva, maledizione.

-È per James?- domandò, cauta. Lily affondò di nuovo nelle ginocchia, sospirando. Non poteva parlare, ma continuando così Alice l'avrebbe capito da sola.

-No, tra me e Potter è finita.-

Vide la porta aprirsi e, per uno scherzo del destino, James si affacciò, preoccupato. Lily fece finta di non averlo visto. Maledizione. Che ci fai qui?  Potter doveva starle lontano, era rischioso. C'era solo un modo, per proteggerlo: farsi odiare.

-Lils, a me puoi dire tutto. Perché avete chiuso?- continuò Alice, ignara del dolore di Lily. La rossa usò tutto il suo coraggio per spezzarsi il cuore. Alzò gli occhi, fredda.

-Chiuso? Tra me e lui non è mai iniziata.-

James si fermò, chiudendo i pugni. Alice la guardò, con gli occhi socchiusi.

-Ma che dici? Eravate entrambi molto presi. Io ti conosco.-

Lily rise. La lama era affondata. Doveva solo spingerla più a fondo.

-Io lo odio. L'ho sempre odiato. E sempre lo odierò. Tu non mi conosci.-

Uno a zero per il destino.

Vide James esitare, così come Alice.

-Stai mentendo.- sussurrò, incerta.

-Io non potrei mai amare James Potter.-
No, James io ti amo. Ti amo. Ti amo.

Due a zero. Sentì il cuore lacerarsi. Troppe bugie. Lily abbassò lo sguardo. Serviva il colpo di grazia.

-Non voglio vederlo mai più.-
No. No. No. James la guardò e, finalmente, lei ricambiò lo sguardo. Sussultò quando vide il volto di Potter vuoto da ogni emozione. Non c'è urlo più forte del silenzio. Non c'è dolore più profondo dell'indifferenza. Uscì, sbattendo la porta, proprio quando Alice si voltò, capendo finalmente le parole dell'amica. Vide Lily sgretolarsi come un vaso di terracotta che colpisce il pavimento. Di slancio, senza domande e senza pretese di risposte, abbracciò la sua migliore amica, impedendole di rompersi in mille pezzi. Come se fosse convinta che, stringendola, avrebbe fermato la sua caduta. Ma lei si ruppe lo stesso, lanciando un urlo straziante, sulla spalla della bionda. Un urlo senza lacrime. Perché quello non era dolore. Era disperazione pura. Alice in risposta la strinse ancora. Lily sembrava sotto shock, in preda ad un dolore straziante. Sussurrò impercettibilmente il suo nome, come se da esso dipendesse la salvezza.

Tre a zero per il destino.

Partita finita.

***

Sirius Black non ci capiva più niente. Vedere James in quello stato l'aveva sconvolto. Ramoso era entrato nel dormitorio femminile con l'intento di chiamare Alice e la Evans, ma quando era uscito sembrava un altro. Aveva lo sguardo vuoto e sofferente. Non si era nemmeno preoccupato di nascondere il suo dolore, semplicemente era troppo per essere contenuto. Quando l'aveva visto Sirius si era precipitato da lui, ma James l'aveva scansato ed era uscito dalla Sala Comune. In una situazione normale Sirius avrebbe ucciso o almeno fatto molto male a chiunque osasse anche solo pensare di far soffrire il suo migliore amico. Ma, riflettendo, arrivò alla conclusione di non poter pestare la Evans. Avrebbe voluto aiutare James. Cercare di capire cosa ci fosse nel suo cuore. Capire. Ma non ci riusciva. Non aveva mai preso sul serio i sentimenti di Ramoso nei confronti di Lily, e, in ogni modo, lui non avrebbe mai immaginato che l'amore potesse fare così male. Lui, il grande Sirius Black, giocava con il cuore di tutte, senza esitazioni. Aveva una battuta sempre pronta. E veniva affondato così da qualcosa che non poteva controllare? La Sala Comune era vuota, se n'erano andati tutti. Tranne una persona, appollaiata sulla poltrona. Sirius osservò il modo in cui i riccioli biondi le ricadevano sulla schiena, disordinati. Guardò le mani pallide che torturavano un ciuffo, senza rendersene conto. Emmeline Vance era una ragazza strana. Passava dall'essere un uragano violento e rumoroso, all'essere una leggera brezza estiva. Era come guardare attraverso un caleidoscopio, vedendo quindi miliardi di sfaccettature diverse di un unico corpo. In quei sette anni Sirius non l'aveva mai compresa a fondo, ma la Vance l'aveva sempre affascinato. Forse perché era così diversa da tutto il resto, così diversa da lui. Emmeline si voltò verso di lui, osservandolo. I suoi occhi sembravano simili ai suoi, eppure erano diversi. Sì, perché lei aveva gli occhi argentati e lui semplicemente grigi.

-Black, che ti prende?-

-Nulla, Vance. Sono solo stanco.- La ragazza si alzò, turbata, dirigendosi verso il divano su cui Sirius era malamente seduto. Si accomodò al suo fianco.

-Sirius, posso parlarti?- Lui si voltò, guardandola curioso. Non vide nessuna traccia di sarcasmo. Alzò un sopracciglio.

-Perché dovresti parlare con me?-

-Perché Lily e Alice non sono ancora uscite, e mi sto preoccupando. Poi James mi è sembrato distrutto. E tu non hai un bell'aspetto.-

-Io ho sempre un bell'aspetto.- ghignò.

-Sì, come vuoi- disse Emmeline -ma io ho bisogno di capire.-
Capire. Sirius riprese a osservarla. -E io come posso aiutarti?-

-James è il tuo migliore amico. Sai perchè si sono lasciati?-

-No.-

-Io sono sicura che sia per qualcosa di importante e di grave, quei due si amano.-

Emmeline salì i piedi sul divano, rannichiandosi su se stessa.

-O magari James ha finalmente aperto gli occhi e ha capito che è meglio divertirsi a sedici anni.- commentò Sirius, osservando il fuoco.

-Il loro è vero amore.- sentenziò lei.

Felpato sbuffò. -L'amore vero non esiste.-

Emmeline si voltò di scatto. -Solo perché non credi in qualcosa, non vuol dire che questa non sia vera.-

-Ma non la rende vera il fatto che ci credi tu.- rispose il ragazzo. Em lo osservò, curiosa. Sirius sembrava serio, senza quel solito tono sarcastico. I capelli neri gli incorniciavano il bel viso, e le labbra socchiuse erano rosa, come se fossero state appena baciate.

-Non ti stanchi mai di giocare?- domandò la bionda -Cioè, come puoi andare a letto con tutta Hogwarts senza problemi? Non vuoi innamorarti?-

-Vance, ti ho appena detto che non credo nell'amore.-

Emmeline sospirò, stanca, lasciando cadere il discorso. -Lily e Alice sono la mia unica famiglia, non posso sopportare il loro dolore.- Non riusciva a capire perché si stesse confidando con Sirius Black, ma le sembrava la cosa giusta, senza un apparente motivo.

-Che è successo ai tuoi genitori?- domandò Sirius.

-Erano babbani. Sono stati uccisi due anni fa.-

Sirius inghiottì, nervoso. -Mi dispiace.- E gli dispiaceva davvero. Per la guerra. Perché il sangue che scorreva nelle vene degli assassini dei Signori Vance era uguale al suo. Maledetto sangue puro. Emmeline si raddrizzò, sorridendo appena. -Non è colpa tua.-

-Erano dei purosangue. Come me.- Lei gli prese il viso fra le mani. -Sirius, guardami.- Lui si girò per guardarla. -Per quel che possa valere io e te abbiamo esattamente lo stesso sangue. Non è colpa tua.-

Emmeline era bella. Ma non bella come tutte le persone con cui era stato. Lei era bella anche dentro. Aveva un cuore enorme. Una dolcezza disarmante. E lui, Sirius Black, non aveva nessun diritto per guardarla così. Per desiderare le sue labbra. Dentro di lui si nascondeva un mostro, e la piccola Emmeline non sarebbe stata vittima del suo cinismo. Si allontanò bruscamente, lasciandola sola. Le lanciò un ultimo sguardo, per poi chiudersi la porta alle spalle.

***

Raven era nervosa. Si aggirava per i corridoi in attesa. Sapeva di aver fatto la cosa giusta. Ma ciò non le impediva di avere paura. Svoltò l'ultimo angolo,  poi si fermò ad aspettare. Doveva essere una  brava attrice, altrimenti sarebbe morta.

-McKinnon.- Una voce alle sue spalle la fece rabbrividire. Si girò, guardando il suo compagno.

-Piton, finalmente.-

Severus sorrise. Raven ebbe l'istinto di rompergli quel naso lungo, ma si costrinse a sorridere.

-L'Oscuro Signore ha accettato la tua proposta.-

Raven annuì. -Ovviamente.-

Piton le afferrò il viso, feroce. -Se scopro che ci vuoi tradire ti uccido con le mie mani. Chiaro?-
Non lo scoprirai mai.

-Lo scopo principale della mia vita è servire Voldemort.- Sentì quella bugia come un pugno, ma continuò. -Non ho mai condiviso i valori dei miei genitori.-

Severus sorrise, ma non sembrava convinto. Raven doveva osare di più. -Se non l'aveste fatto voi- maledetti bastardi -li avrei uccisi io.-

-Avresti il coraggio?-
Ho il coraggio di mentire ai mangiamorte, e di uccidere Voldemort, brutto stupido.
-Certo.-

-I tuoi genitori erano troppo vigliacchi per unirsi al Signore Oscuro. Tuo padre non l' avrebbe mai uccisa.- dichiarò lui.

Raven sentì un odio puro ribollire nel suo stomaco. -Tu invece uccideresti Lily Evans.- disse, tagliente. Severus serrò i pugni. -Dovrai aiutarci ad invadere la scuola.-

Lei annuì, tranquilla. Era esattamente la cosa che si era aspettata. Avrebbe usato un Armadio Svanitore.

-Li coglieremo di sorpresa. Adesso vai.- concluse Piton.

-Manda i miei saluti a Bellatrix Black.-
La ucciderò con le mie mani.

Il piano di Piton era perfetto: avrebbero invaso la scuola.

Ma ad aspettarli ci sarebbe stato un esercito.

E lei avrebbe avuto la sua vendetta.

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