Capitolo 11

Le settimane passavano con monotonia, aggiungendosi a quelle passate. James vedeva il tempo scorrere davanti ai suoi occhi, eppure sentiva una sorta di apatia verso il mondo. Non aveva voglia di vedere nessuno. Passava le giornate nel campo di Quidditch, ad allenarsi. Il vento tra i capelli era l'unica cura all'assenza di Lily. Prendeva quota nel cielo per sentirsi libero. Silente aveva proibito ad entrambi di parlare delle visioni sul futuro, quindi non poteva nemmeno sfogarsi con qualcuno. Inoltre aveva passato gli ultimi due mesi ad evitare la Evans, poichè incrociarla per i corridoi lo spingeva ad attirarla a se. E non poteva, dannazione, non poteva. Salì ancora più in alto, lasciandosi pungere dal freddo invernale. Dicembre era arrivato da un pezzo e alcuni ragazzi erano tornati a casa per le vacanze. Lui e i malandrini erano rimasti. Così come Emmeline e Alice. E Lily. L'unica via di fuga era il cielo. Lanciò un urlo che ruppe il silenzio, sentendo l'aria bruciare nei polmoni. Alzò le braccia, abbracciando il vento.

-Hai intenzione di suicidarti?-

Un grido alle sue spalle gli fece perdere l'equilibrio e si ritrovò appeso a testa in giù. Una ragazza su una scopa lo studiava, divertita. James si rimise a posto, avvicinandosi a lei. Era molto carina, con i capelli castani tirati indietro da un elastico. Aveva gli zigomi alti e le labbra sottili, rosse per il freddo. Gli occhi color cioccolato lo osservavano, luminosi.

-E tu?- rispose James -Con questo vento che ci fai quassù?-

-Si da il caso che io sappia volare meglio di te, Mister CadoDalleScope.-

James alzò gli occhi al cielo.

-Chi sei?- gridò, contrastando il vento.

-Raven McKinnon, portiere e capitano di Tassorosso.- urlò lei in risposta, tutto d'un fiato.

-Io sono James Potter, piacere!-

Lei annuì. -Sì, so chi sei.-

James ghignò. -Lo sai perchè anche tu sei cotta di me?-

Lei imitò la smorfia. -No, lo so perché studio le tue mosse. Ti batteremo nella prossima partita.- Il ghigno di Ramoso si trasformò in un sorriso sincero. -Vedremo.-

Raven gli fece cenno di seguirlo, planando a terra con leggerezza. James ammirò la sua abilità, imitandola.

-Riconosco che sei brava, complimenti.-

-Grazie.- rispose lei, sfilandosi i guanti. Aveva le guance rosse, probabilmente per il freddo: Raven non sembrava il tipo di ragazza che può arrossire ad un complimento.

-Ho sentito che hai chiuso con la Evans.- disse. James si raggelò, ma si costrinse a rispondere cordialmente.

-Hai sentito bene.-

Raven ghignò. -Era ora. Penso che tu abbia bisogno di altre persone. Con tutto il rispetto nei confronti di Lily, eh.-

James alzò un sopracciglio. -Qualcuno come te?-

-Perché no?- rispose lei, impassibile. Ramoso rise, afferrandole un braccio.

-Raven, ti stai mettendo in un bel guaio.-

-Amo i guai.-

-Riuscirei a farti cadere quella maschera di indifferenza in due minuti. Ma prima devi conquistarmi.- dichiarò lui.

-Consideralo fatto.- rispose lei, incrociando le braccia.

Raven era diversa da Lily. La rossa era un fuoco acceso, forte e determinato. La McKinnon invece sembrava un oceano, pronto a distruggere tutto. E forse, James, dopo tutte le scottature, aveva bisogno di tuffarsi nel mare.

***

Lily non riusciva a dormire. Se ne stava distesa sul letto del dormitorio intenta a fissare il soffitto, come se ci fosse un quadro di estrema bellezza. Negli ultimi tempi aveva perso sonno e appetito, si sentiva incompleta e fuori posto, non solo per James. Quello che aveva visto nello specchio delle Brame l'aveva segnata profondamente, anche se non voleva ammetterlo. Era davvero stata vicina alla morte? Eppure non si era mai sentita così viva. Sapeva di aver fatto la scelta giusta, tuttavia una piccola parte di lei, la versione egoista di Lily Evans, le urlava di aver sbagliato. Sarebbe morta lo stesso in futuro, magari non così presto, magari non uccisa da un mangiamorte, ma sarebbe morta. E l'avrebbe fatto senza aver vissuto davvero. Però il resto di lei le urlava che in ballo non c'era solo la sua vita, ma anche quella di James. E questo non poteva accettarlo.  Si rigirò nel letto, affondando la testa nel cuscino per impedire alle lacrime di sgorgare. Poteva farcela. Doveva voltare pagina. Aveva passato sei anni ad odiare James, doveva riuscirci. Doveva semplicemente lasciarlo andare. Ricordò quella sera, di qualche mese prima, quando James le aveva detto che l'avrebbe tirata fuori dall'abisso. Che si era buttato giù con lei. E c'era riuscito davvero. L'aveva salvata dalla sua imprudenza e dalla sua sete di vendetta. Malgrado la sua mente non volesse, però, lei stava per sprofondare, nuovamente, in quell'oscurità senza uscita. Ma questa volta nessuno l'avrebbe tirata fuori.


A TUTTI I LETTORI,
VI RINGRAZIO PER ESSERE ARRIVATI FIN QUI, LEGGENDO QUESTA STORIA. VI PREGO DI NON ODIARMI, PER LA DECISIONE CHE HO PRESO. CI SONO ANCORA TANTI CAPITOLI, NON POSSO ANTICIPARVI NIENTE, MA CONTINUATE, NE VALE LA PENA. SE AVETE DOMANDE, DUBBI, CONSIGLI, SE QUALCOSA NON VI CONVINCE, COMMENTATE O SCRIVETEMI IN PRIVATO. MI FAREBBE MOLTO PIACERE.
UN BACIO A TUTTI.
SIETE FANTASTICI.

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