La mietitura

Il giorno della Mietitura è sempre stato probabilmente il peggiore mai inventato e Nico Di Angelo lo sapeva bene. Ogni anno la stessa storia ed è da considerare che lui ne avesse solo quindici.

Ma il corvino ebbe poco tempo per fare ragionamenti strani, perché Effie era già pronta a sorteggiare i tributi del Distretto 12, anche se, come diceva sempre, sarebbe toccato prima alle donne. E, ovviamente, c'erano un paio di persone che non sarebbero potute essere scelte senza provocare a Nico un dolore insopportabile: Bianca e Hazel. Bianca era la sua sorellona e Hazel la sua sorellina e teneva a loro più che a chiunque altro, per esse sarebbe morto sul colpo in qualsiasi situazione. Fortunatamente sua madre aveva passato l'età in cui è possibile essere scelti come tributi, ovvero dai dodici ai diciotto anni, quindi non avrebbe dovuto preoccuparsi anche per lei. Venne scelta una sconosciuta, una certa Dove Lullaby, e il moro si rimproverò internamente per il suo sospiro di sollievo.

E poi arrivò il momento tanto atteso. Effie iniziò ad avvicinarsi al contenitore dei foglietti con i nomi delle persone tra cui sorteggiare. Ai più piccoli piaceva far finta che il sorteggiato vincesse un premio per andare a vivere una meravigliosa avventura o magari un peluche, per alleviare l'ansia e la paura tipiche di quel momento. Ma esse non se ne sarebbero andate neanche per un milione di dollari. Ogni tanto rovinavano il sonno, facendo sognare alle persone di essere scelte per partecipare a quelle torture infernali, e durante quel giorno laceravano direttamente ogni essere umano, proprio come stavano facendo con Nico. I secondi erano interminabili e la Trinket si muoveva troppo lentamente, mentre il moro portava le sue dita all'anello con il teschio, iniziando a giocherellarci. Ma avrebbe voluto che il tempo si fosse fermato quando sentì il nome del tributo.

-Nico Di Angelo!- annunciò Effie, con aria festosa. Nico, invece aveva tutt'altro che un'aria festosa e tutti gli occhi puntati addosso. Panico, ecco cosa c'era in lui. Guardò le sue sorelle, piangevano entrambe. Guardò sua madre, anche lei piangeva. Guardò suo padre, aveva uno sguardo vacuo. Ma Nico non stava piangendo: era come se non riuscisse ad assimilare, come se non avessero appena chiamato il suo nome ma quello di qualcun altro, a lui ignoto. Si sentì abbracciare da Hazel e Bianca, ricambiò gli abbracci. Si sentiva vuoto.

Will Solace stava aspettando di sentire chi fossero i tributi del Distretto 2, nell'unico giorno in cui la sua allegria veniva meno. Era il momento di sorteggiare il tributo femmina e lui, tra sé e sé, ripeteva come un mantra: "Non Kayla, non Kayla" e le sue speranze furono confermate: la sua cara e piccola, ma assolutamente indipendente, responsabile e matura, sorellina era salva. Era stata scelta una certa Giustina Lalala, anche se al biondo dispiaceva comunque per lei. Esatto, Will odiava gli Hunger Games: li trovava una cosa inutilmente violenta. Insomma, la gente di Capitol City non avrebbe potuto guardare Temptation Island!? Non la capiva proprio... Almeno adesso avrebbe solo dovuto preoccuparsi per Austin, Angel e tutti i suoi amici, ma principalmente per Austin, suo fratello, nonché la persona con cui aveva condiviso quasi tutti i momenti più belli della sua vita e con cui aveva suonato una miriade di canzoni di ogni genere, soprattutto davanti ai parenti e Angel, sempre suo fratello, colui che conservava tutti i suoi più oscuri segreti, come faceva con quelli di tutte le altre persone che conosceva. La persona per cui era meno preoccupato, probabilmente, era lui stesso ed è per questo che continuava a lanciare occhiate ai suoi fratelli, come per farli invecchiare magicamente e toglierli dal pericolo che in quel momento sembrava più vicino che mai.

Ed ecco che Josephine si preparò a sorteggiare il nome del tributo maschio, mentre Will si stava rassegnando al fatto che i suoi fratelli non riuscissero ad invecchiare e si stava lasciando divorare dall'ansia. Adesso il mantra era diventato: "Non Austin o Angel, non Austin o Angel". Nel mentre, Kayla gli prese la mano, quasi cercando di non lasciarlo andare in quell'arena mortale, senza sapere, però, che il suo gesto sarebbe stato completamente inutile. Al che Will, ignaro di ciò che sarebbe successo di lì a pochi secondi, gliela strinse e le sorrise in modo rassicurante.

Josephine si fermò e inziò a ravanare nel contenitore con i bigliettini. Il tempo di pensare: "Non Austin o Angel" un paio di volte e aveva già in mano il pezzo di carta -Will Solace!- esclamò. Il ragazzo in questione sentì sua sorella paralizzarsi di fianco a lui e cercò con lo sguardo i suoi familiari, mentre faceva un sospiro di sollievo: non erano stati scelti Austin o Angel. Ma era stato scelto lui. La cosa divertente e strana era che il lui in questione non era poi così tanto disperato: il suo altruismo era particolarmente influenzante e lo fece quasi rallegrare del fatto che non fossero stati scelti altri ragazzi, che quindi avrebbero sofferto. Non fraintendete: la paura ovviamente ce l'aveva e ne aveva anche tanta. Improvvisamente si sentì travolgere dall'abbraccio dei suoi familiari.

Sia il biondo che il corvino stavano aspettando di salutare i loro cari prima di partire per quella folle, malsana e inutile avventura, nel mentre che si rendevano conto che avrebbero partecipato agli Hunger Games.

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