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NICO'S POV
<<Allora, come va a scuola?>> chiede mio padre.
Sussurro un -bene- sottovoce. Non voglio che sappia la verità.
<<Mi sembra strano che non mi siano ancora arrivati i voti del primo quadrimestre. Nico, vai a scuola, vero?>>
Ecco. L'ha capito.
Finalmente!
No! Ora sarà un disastro!
Mi limito a stare in silenzio.
Chi tace acconsente tesoro.
Ma ti fai un pentolino di cazzi tuoi?
Pentolino ahah! Little Fat Pentolino!
Comunque, mio padre urla all'autista di fermarsi. Ade è un gran uomo, gestisce l'impresa funebre più grande d'Europa, quindi i soldi non ci mancano.
<<Nico tu vai in America>> dice piano scandendo bene le parole. Mette in soggezione quando fa così. Da piccolo sospettavo che andasse dalle persone e dicesse qualcosa nello stesso tono che usava quando mi sgridava e che queste morissero all'istante in modo che lui potesse andare avanti con il lavoro. Poi mi ero reso conto del pensiero sadico che era germogliato nella mia piccola mente di 9 anni e avevo abbandonato l'idea, ma certe volte tornava a farmi visita in un angolino del cervello dicendo -Ehy Nico, secondo me lo fa-. Questa era una di quelle volte.
<<Perché in America?>> gli chiedo.
<<Un amico che mi deve un favore gestisce un college lì. Quindi sarà impossibile per te non andare a scuola>> dice, fiero della sua idea.
<<Ma Hazel?>> gli chiedo ancora. Trasferirmi in America va bene, ma non voglio lasciare la mia sorellina in Italia.
<<Starà qua con me>> dice, urlando poi all'autista di riportarci a casa.
-
<<Mi mancherai fratellone! >>
Hazel sta piangendo stretta a me da almeno una mezz'ora buona.
Le ho detto che ci rivedremo presto, ma lei non ha voluto sentire ragioni.
Ho preparato la mia valigia appena tornato a casa. Mi piace l'idea di andarmene e staccare un po' da Venezia e dal suo odore di salsedine.
Certo, mi mancherà Hazel, ma finalmente me ne andrò dal luogo in cui sono stato per 15 anni della mia vita senza mai uscirne. Visiterò posti nuovi lontani dall'Italia. Il solo pensiero mi fa salire l'adrenalina e la pressione nel sangue e non riesco a trattenere un sorriso.
Dopo aver salutato Hazel e averle promesso che l'avrei chiamata appena arrivato nel Nuovo Continente, sono salito sulla limousine di famiglia e sono arrivato in aeroporto. L'aereo non ha tardato ad arrivare e ora mi ritrovo seduto su uno scomodo sedile blu scuro vicino ad una vecchietta dall'accento spagnolo che continua a confabulare con sé stessa dicendo che le ragazze di oggi sanno solo darla via come un frisbee e che ai suoi tempi dovevi aspettare il matrimonio. Stufo delle chiacchiere della nonnina, infilo gli auricolari e faccio partire Dusk Till Dawn di Zayn e Sia, una canzone che ho ascoltato in un bar e che mi è subito piaciuta per la sua musica lenta e leggermente triste. Gli occhi si fanno pesanti e dopo qualche minuto cado tra le braccia di Morfeo.
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So che nessuno caga mai questi spazi, ma leggete solo per questa volta.
È la mia prima ff, quindi critiche, consigli e altro sono accettatissimi.
Il capitolo è corto, lo so, ma era solo il prologo e gli altri saranno sicuramente più lunghi.
Anyway vado a scrivere il vero e proprio primo capitolo.
Bye🍃
||Choco
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