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Nico si alzò dal letto. Percorse il perimetro della Casa Tredici. Poi si ributtò sul materasso.
"No, no. Così non va"
Si infilò la felpa più calda che trovò nell'armadio e si diresse verso la porta. Gli avrebbe fatto bene un po' di aria fresca. Avrebbe semplicemente potuto ignorare Leo che andava in giro a sparare coriandoli a forma di cuore da un calzino. Non avrebbe fatto caso ai semidei rannicchiati dietro i cespugli più fitti impegnati a tenersi la mano e altre smancerie e a nascondersi dal Signor D e da Chirone. Avrebbe fatto finta di non vedere le figlie di Iride che...
Toc toc toc.
Nico aprì la porta.
-TRA ROSE E FIOR- cantava un anonimo figlio di Afrodite.
-NAAASCEEE L'AMOOR
Dietro di lui c'era una schiera di ragazzi e ragazze vestiti da cuore rosso ammiccante.
Sulle prime Nico rimase sbigottito. Una bambina sugli otto anni cominciò a lanciargli petali di rose e bigliettini dei Baci Perugina.
Nico temette il peggio.
"Oh, Stige. Cos'è? Una setta satanica che adora i cuori rossi e prega con i biglietti dei cioccolatini?" si ritrovò a pensare. O ancora: "Addio, Will, ti ho voluto bene. Ma ora sono venuti a prendermi".
Poi realizzò. E si sentì ancora peggio.

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