Capitolo Decimo (X)


"Incontriamoci nella tua stanza, penso io a Solange. Porta Jack e Regan."

Jillian continuava a ripensare al messaggio delirante che T le aveva mandato. Non capiva il perché dovesse portare con sé Jack e Regan, quest'ultimo soprattutto. Purtroppo, però, era sorto anche un altro problema. Regan aveva insistito per rimanere con Giselle e Alastor. Era convinta che il ragazzo non volesse abbandonare la bionda solo per fare un torto a Solange. Non erano passate inosservate le occhiate che quei due si lanciavano.

La ragazza continuò per la sua strada, mentre dietro di lei le domande degli altri erano sempre più insistenti. Perché mai dovevano trovarsi tutti in camera di Solange? La conoscevano a malapena. Quando Jillian aprì la porta della stanza, il primo sguardo che rivolse a T fu di scuse. Il ragazzo, inizialmente, non capì a cose fosse dovuto poi, però, vide una serie di persone entrare nella stanza. Solange, seduta sul suo letto in attesa di informazioni, guardò sorpresa tutti.

- Perché li hai portati qui?

La voce di T era quasi atona. Jillian si spaventò quasi a quel tono privo di emozioni.

- Io... Loro...

- Sono stato io a portarli. Qualche problema?

T ridusse gli occhi a due fessure e schioccò la lingua sul palato: il tono arrogante di Regan gli mandava il sangue al cervello.

- Ti prenderai qualsiasi responsabilità ne derivi. Chiaro?

- Cristallino - neanche la voce di Regan ammetteva repliche.

I due si guardarono per un paio di secondi, cercando di uccidersi a vicenda, poi Solange ruppe il silenzio.

- Allora?

Era impaziente. T era entrato nella sua camera di prepotenza e aveva cominciato a parlare per enigmi e frasi sconnesse. Solange non solo si era spaventata per il suo arrivo improvviso, ma soprattutto era rimasta confusa dalla serie di parole che erano uscite dalle labbra del ragazzo. Una volta calmatosi, T aveva replicato lapidario che doveva aspettare che Jillian portasse Jack e Regan prima di spiegarsi. Solange aveva provato a chiedere informazioni in merito alla presenza del Serpente, ma T era stato irremovibile.

- Oggi sono stato in Libreria per terminare le mie ricerche. Sono riuscito a trovare le risposte che cercavi, Sol, e ho capito che c'entra con tutti noi.

Gli sguardi di tutti i presenti si fermarono su di lui confusi.

- Ok, e dove sono queste risposte?

T sospirò. - Purtroppo non posso portare nessun libro al di fuori della Libreria e quindi dovete credermi sulla parola.

- Su quale garanzia, scusami? Non ti conosciamo neanche. - La voce di Jack ruppe il silenzio che si era creato.

- Non ha tutti i torti, T. Perfino io e Solange non sappiamo nulla di te. - Jillian diede man forte al ragazzo.

T alzò gli occhi al cielo: non poteva credere alle sue orecchie. Non si fidavano delle sue parole perché non sapevano la sua vita privata? Seriamente? Volse lo sguardo verso Solange e cercò delle sicurezze, ma sembrava che perfino lei fosse titubante.

- Oh, andiamo! Avanti, cosa volete sapere? Quando sono nato? Perché sono nato? Il mio codice identificativo? Oppure quando i miei genitori hanno deciso di concepirmi? Volete un disegnino? - Il tono del ragazzo era parecchio alterato. Era giunto lì per delle notizie importanti e loro non si fidavano.

- Cosa sei? - La voce di Giselle era tutto fuorché timida, nonostante non c'entrasse nulla in quella faccenda.

- Un alieno con tre teste. Non le vedi?

- T, smettila di fare dell'ironia. Vogliamo sapere chi sei davvero.

Stavolta il tono di Solange non ammetteva repliche: doveva sapere cosa aveva da dirle. T sospirò, affranto, tornando al suo solito tono pacato.

- Sono un Guardiano del Tempo. Sono entrato nella scuola da prima che entraste tutti voi. Forse solo Regan potrebbe ricordarsi del timido ragazzino che venne insignito come Guardiano dal Maestro e subito dopo cadde rovinosamente dal pulpito, rompendosi un braccio.

Regan sollevò la testa di scatto: ricordava bene quell'avvenimento. Era il suo secondo anno nella scuola, i suoi amici non erano ancora entrati, e durante la cerimonia di premiazione uno dei ragazzi cadde giù dal palco per l'emozione. Venne portato in infermeria di corsa perché si temeva qualcosa di molto più serio di un braccio rotto. Da quell'altezza, come minimo, si sarebbe dovuto rompere il collo. Non ricordava nemmeno il suo nome, solo quell'accaduto.

- Sì, lo so che lo ricordi Regan. Quel giorno, alla premiazione, il mio nome intero venne rivelato. Da allora mi faccio chiamare T da tutti: ho il terrore che qualcuno riconosca quel ragazzino goffo che per poco non è morto a venti anni per una caduta. - Solange fece per dire qualcosa, qualsiasi cosa per consolare il suo amico, ma questi continuò. - Il mio nome completo è Time. L'ironia della sorte, eh? Vi prego, però, di non chiamarmi mai così.

I ragazzi si guardarono tra di loro, avrebbero voluto dire qualcosa ma sembrava tutto di troppo, in quella situazione. T si appoggiò alla scrivania, stanco, e si rivolse a tutti.

- Ora, posso dirvi quello che ho scoperto? - Nessuno osò obiettare.

- Nel libro che lessi a Solange, durante il nostro secondo, veniva narrata la storia dei Fondatori e mi accorsi della mancanza di alcune pagine. Sono riuscito a reperirle e ho trovato delle informazioni importanti.

T fece una pausa teatrale, fin troppo per i gusti di Solange, e riprese: - I Maestri avevano trovato un importante elemento che fino ad allora era rimasto sconosciuto: l'etere. L'etere è alla base dei nostri poteri, mantiene in equilibrio la loro natura. Nel momento in cui l'etere dovesse smettere di esistere, il caos regnerebbe sul nostro pianeta. Questo etere venne rinvenuto in una bambina. Questa neonata nacque dall'unione dei due sovrani che regnavano sul mondo potenziato.

- Regnavano? - La domanda di Jillian era piuttosto pertinente.

- Ho scoperto che un Maestro, attualmente, governa il nostro regno. I sovrani si sono ritirati da parecchi anni, precisamente da ventuno anni, da quando la loro bambina è stata rapita.

Solange fissò prima T poi il resto dei ragazzi. Jack e Alastor la guardavano come fosse un'aliena; Regan non aveva più quel fastidioso sorriso sulle labbra e la fissava con sguardo sorpreso; Giselle sorrideva inquietantemente e Jillian sembrava stesse per cominciare ad urlare: gli occhi e le labbra rosse spalancati. Inizialmente non comprese il perché tutti la stessero fissando, poi ripensò alle parole di T e lo guardò sgomenta.

- Sono io? - Un sussurro appena accennato fuoriuscì dalle labbra della ragazza, quasi fosse rimasta senza voce.

T annuì con aria greve e le si accomodò accanto, stringendole le mani tra le sue. - Devi prepararti, Sol. Non sarà semplice quello che sto per dirti.

Solange non lo guardava, fissava il vuoto. Dopo venti anni di misteri, di bugie e di segreti, comprendeva la sua vera identità. Scopriva di essere la figlia di qualcuno; di essere stata amata da qualcuno. Apprendeva di essere una specie di forza equilibratrice tra l'ordine e il caos. Era troppo da sopportare, come poteva reggere tutte quelle informazioni? Cos'altro poteva dirle T di più sorprendente?

- Sol, ho anche altre notizie. I sovrani diedero un nome alla bambina, purtroppo questo nome è rimasto sconosciuto a tutti, dato il precoce rapimento, e per questo i Maestri ti diedero un nome per poterti riconoscere una volta ritrovata. Ti diedero il nome di Solange che in celtico significa "L'Eletta". Probabilmente il tuo rapitore non aveva cattive intenzioni e ha voluto darti comunque un'identità. Solange, chi ti ha rapito voleva proteggerti.

Solange si alzò di scatto dal letto. Sentiva il sangue ribollirle nelle vene e lasciare il suo corpo lentamente. Le forze sembravano venire meno e se non ci fosse stato Alastor a reggerla, probabilmente sarebbe caduta a terra. Rimase allungata sul letto, persa in un mondo suo.

- Avanti, tigre. Sei forte, puoi affrontare anche questo.

Alastor tentava di darle man forte, quello che non riuscivano a fare i suoi amici. Solange voleva solo sprofondare in un abisso profondo: tutta la sua vita era stata una menzogna curata nei minimi particolari. Non aveva nemmeno più un nome, un'identità. Rapita, strappata ai suoi genitori che per la disperazione avevano abbandonato il regno, privata della sua identità e portata in un orfanotrofio per essere protetta da un mondo che la voleva preda di esperimenti. Lei era l'etere, una specie di dea? Forse. Non riusciva più a ricollegare i pezzi della sua vita. Era davvero mai esistita?

- In tutto ciò, noi cosa c'entriamo?

La voce bassa di Regan la colpì, facendola semi svegliare. C'erano ancora delle verità da scoprire e sapeva che non avrebbe retto un altro colpo.

- Questa è la parte interessante. Sembra che facciamo parte di una profezia o qualcosa del genere. Ognuno di noi appartiene a una diversa Dinastia e ha un potere diverso. Chi controlla il fuoco, chi la terra, chi l'aria. Mi sono sempre chiesto perché la Libreria facesse entrare me o Jillian o Solange e non altri studenti. Siamo legati e sono convinto che anche tu e Jack siate legati a questa specie di profezia. Devo cercare altre informazioni, questo è tutto quello che sono riuscito a scoprire fino ad ora.

- Io propongo di entrare in questa dannata Libreria e verificare la verità. Al massimo finiamo in infermeria con un trauma cranico.

Alastor tentò di alleggerire la tensione e, in parte, riuscì a farlo.

- Devo parlare con Newman.

La voce di Solange venne avvertita chiaramente da tutti.

- Non puoi fidarti di lui, Sol. Non sai chi è davvero! Era con i Maestri alla cerimonia.

- Ho altre persone a cui poter chiedere? No.

La ragazza uscì dalla stanza intenzionata a parlare con l'unico uomo che poteva darle sufficienti spiegazioni. Doveva averle. Gli altri non furono in grado di fermarla e, giustamente, non potevano capire quello che stava accadendo alla ragazza. Nessuno di loro aveva scoperto le proprie origini e di non avere nemmeno un nome.



T sospirò lasciando la camera e dividendosi dagli altri. Rivelare qualcosa di sé era stato estremamente difficile e non aveva ottenuto la reazione che si aspettava. Non sapeva se vederla come una cosa positiva o meno. Alastor lo raggiunse a grandi falcate.

- Mi dispiace per quello che ti è successo.

T si sorprese. Non lo conosceva nemmeno. - So che non sono fatti miei, però sei stato molto coraggioso a confidarti con noi. Soprattutto con una come Giselle o come Regan, sono persone difficili. Chi per un motivo chi per un altro.

L'altro sorrise, leggermente imbarazzato. Non si aspettava quelle parole. Alastor fece per allontanarsi, poi ci ripensò.

- A proposito, Time è un bellissimo nome.

Il ragazzo gli fece l'occhiolino e si allontanò rapidamente. T rimase imbambolato a fissare il punto in cui era andato via il ragazzo. Era davvero strano e non gli dispiaceva affatto.











IMPORTANTE
REGAN NUDO

Perfetto, ho ottenuto la vostra attenzione.

Ebbene sono tornata dopo un periodo di pausa con un capitolo importante e parecchio rivelatore. In questo periodo, però, mi sono accorta che manca qualcosa alla storia. Come mi hanno fatto notare persone più competenti di me, ha bisogno di una profonda revisione. Devo allungare i capitoli, descrivere delle scene, renderne alcune più lente. C'è bisogno di una bella e abbondante revisione.

La DOMANDA è, per voi lettori:

A) preferite che continui ad aggiornare la storia fino al capitolo sedici (fondamentale per la comprensione di tutta la storia e con cui si concluderebbe la prima parte del primo libro, ATTENZIONE NON LA STORIA INTERA) e poi procedere con la revisione oppure:

B) preferite mi fermi qui, trovi il tempo necessario per revisionare e riprendere a scrivere una volta terminata la revisione sui primi dieci capitoli?

FATEMI SAPERE, VI PREGO NE HO BISOGNO. Siete voi i lettori e voi siete anche quelli che mi aiutano nella stesura di questo libro.

Vi aspetto numerosi.
Un abbraccio,
Tom.

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