VIII.Davide con la testa di Golia


VIII.Davide con la testa di Golia

Hanno camminato per ore lungo i viali stretti di Venezia. 

Dorian si guardava attorno, mentre Solange ha quasi rischiato di inciampare perché non guardava dove andava. Fissava quel foglio.

"Jacque 35" 

Erano finiti in un hotel abbastanza economico. Ora Dorian è seduto sul bordo del letto matrimoniale, gli occhi fissi sulla scrivania davanti a sé. Il rumore dell'acqua scrosciante non l'ha abbandonato neanche un secondo. È sotto la doccia da quasi venti minuti.

Doria scuote la testa. Non vuole pensare a nulla. Cerca con lo sguardo il telecomando. Non lo trova. Poi lo vede sopra la scrivania. Si alza solo per prenderlo in mano. Sopra al tavolo c'è un foglio bianco con una scritta in francese e una matita. Accende la tv, tornando a sedersi di nuovo sul materasso duro. La trapunta è ruvida e sporca, ma non ci fa troppo caso. Preme il pulsante rosso. La minuscola televisione si illumina improvvisamente. Da quello che può capire sembra un telegiornale. Guarda annoiato la figura di una donna in completo elegante parlare e parlare, fino a quando qualcosa lo colpisce. 

No. No, no, no, no. 

Sente il sangue che da lento scorre nelle sue vene accelerare di colpo. Il fiato sembra venir meno, gli occhi si strabuzzano. La gola è secca. Il corpo immobile.

 Respira, Dorian. Respira. 

Per anni la colpa hai evitato, ma ora la scia di sangue dei tanti corpi mietuti ti segue in una corsa senza fine. Sullo schermo lampeggia la sua faccia, sotto una scritta. Dorian si affretta a recuperare quel foglio. Scrive freneticamente. Scrive tutto quello che può. Solange è ancora in bagno.

«Solange, esci subito dalla doccia!» 

Passano due minuti, ma lo scroscio dell'acqua si sente ancora. 

«Apri» lo dice piano, Dorian, la quiete prima della tempesta. Solange non risponde. «Apri!» 

Ora suona come un ordine, ma la voce è sempre bassa. 

«Apri, apri, apri!» Ora sta urlando. 

Prende a calci la porta e poi a pugni. Lo stanno cercando, non ha mai commesso un passo falso. Cosa è successo di diverso negli ultimi tempi? Continua a urlare e a sbattere fino a che sente un giro di chiave nella toppa. È convinto che esca Solange, ma la porta è quella d'entrata. Una figura fa il suo ingresso. 

È bassa. Il maglione extra large bordeaux le accentua le curve sproporzionate. I capelli grigi sono raccolti in una crocchia ordinata. Avrà più o meno una settantina d'anni. Gli occhietti scuri fissano Dorian con gentilezza. «Scusi se a disturbo, ma i vicini si sono lamentati del rumore.»

La donna incurva le labbra all'insù e Dorian ricambia. Il sorriso della donna si smorza all'istante. Dorian non capisce, fino a quando non intercetta il suo sguardo. Il telegiornale. Prima che la vecchia si renda conto di cosa sta succedendo Dorian afferra la matita che ha abbandonato sopra al letto e si fionda su di lei. Le tappa la bocca. 

La pugnala alla gola, ripetutamente. Preso da una frenesia incontrollabile continua ad affondare la punta nella sua carne, anche quando la signora ha smesso di muoversi. Continua, lo fa più forte, più violentemente. Gli schizzi di sangue gli bagnano la faccia, i capelli e il collo. Ma a Dorian non frega un bel niente. Continua per secondi, minuti. Ore. Si ferma solo quando la testa è ormai staccata da collo e il sangue ha raggiunto la sua estensione massima. La prende per i capelli, la matita ancora in mano. 

E riesce solo a pensare che ha riprodotto una brutta copia di Davide e Golia.

 Avanza di qualche passo fino all'armadio. Apre un'anta. Prende il piumino bianco e lo stende a terra. Ci trascina il corpo della signora. Avvolge anche la sua testa. La spinge sotto il letto, imprecando per la fatica. Quando finisce ha il fiatone. 

La porta si apre. 

Solange è ricoperta di sangue. Lo stesso sangue che lui ha addosso. Si guardano per un attimo. Gli occhi grigio azzurri di Dorian in quelli limpidi di Solange. Poi, la dolce fanciulla, con l'asciugamano stretto in vita, avanza di qualche passo verso Dorian. 

Fermati. 

Lei però continua. Il suo sguardo dice tutto. 

Sta' ferma. 

Ma non lo ascolta, la dolce e piccola Solange. Dorian indietreggia. Corre fino alla porta d'ingresso, là dove c'è la sua giacca. Prende il coltello. Glielo punta addosso, minaccioso. Ma lei sorride. 

Sorride. 

Dorian sente la vena pulsare sul collo. 

Fermati o ti uccido

Una minaccia che suona a vuoto. Solange continua a camminare, ormai pochi passi la separano da Dorian. Gli arriva di fronte. Dorian deglutisce. 

Non farlo. 

Solange si avvicina al suo orecchio e sussurra parole sconnesse. 

Non cedere, Dorian.

 Convinta di avere in mano la situazione, Solange gli prende il volto fra le mani. Lo bacia, lo bacia mentre il sapore del sangue si mischia con la morte. Dorian si lamenta, cerca di liberarsi. 

Ma non ci riesce. 

E, proprio quando Solange sta per lasciar cadere l'asciugamano bianco, Dorian la pugnala al cuore. 

Sa, che si ripercuoterà su di lui, ma non gli importa. 

Non gli importa. 

E mentre spinge la punta del coltello più in fondo, mormora qualcosa. 

«Non mi importa.»

N/A:

Sì, ci sono. Più o meno. La rilettura di questo capitolo è stata un parto plurigemellare, correggere, riscrivere, cancellare. Mi sto esaurendo. Sto cercando di definire lo scheletro fino alla fine, ma ho tante idee e poco tempo per metterle giù. Inoltre stavo pensando di abbozzare almeno un po' LFDGG (La falena dei giardini Grenson), così da avere almeno uno  sfogo quando scrivere di Dorian e Solange diventa pesante. Be', ad ogni modo, spero che il capitolo sia di vostro gradimento,

Neb

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