IV.Saba con vino rojo
IV. Saba con vino Rojo
"Da un legame cattivo sei legato,
la ragazza del quadro la sua vita ti ha raccontato.
«Brindiamo!» La ragazza è visibilmente brilla. Il suo sorriso si allarga. Si sta divertendo con quel tipo. Ci esce tre volte alla settimana, come minimo. La porta a cena fuori o a casa sua. Si frequentano da due settimane e mezza, anche se lei lo ha visto passare per i corridoi dello studio molto tempo prima. «A cosa brindiamo?» chiede Dorian. A lei ha detto di chiamarsi Louis. Si permette per un attimo di osservarla, giusto il tempo per fissarla nella sua testa così da sognarla quella notte. Ha i capelli raccolti in uno chignon elegante, con qualche ciocca ribelle castano scuro che le incornicia il volto dai tratti serbi. I suoi occhi magnetici lo studiano, Louis. Le labbra carnose sono tinte di rosso e le sue ciglia folte si muovono frequentemente. Lo sguardo di Dorian scende lungo il corpo, ne assapora perfezione. Il vestito nero che indossa le cade delicatamente lungo la pelle. È abbastanza sicuro di aver notato uno spacco dietro la schiena, quando è andato a prenderla. Indossa un paio di scarpe col tacco vertiginoso, ma che porta indossati con una classe disarmante. «Brindiamo a noi e al regalo che ho in serbo per te.» Se ne è accorta. Si è accorta che non riesce a staccarle gli occhi di dosso. Sorride malizioso, avvicinando il calice al suo in un tintinnio.
Cin cin.
Beve, sotto il suo sguardo avido, e fissa Dorian con i suoi occhi scuri, abissali. La vuole, eccome se la vuole. Aspetta impaziente che finisca quel bicchiere di vino, rosso come il sangue. Viene attratto da qualcosa di più interessante. La sua gola. Mentre deglutisce le vede le vene in rilievo. Immagina la vista del sangue colare, se avesse reciso quei vasi con un normale coltello. Si avvicina. Lei pensa che voglia scartare il suo regalo. Ma in realtà Dorian è impossessato da un irrefrenabile voglia di stringerle la gola fra le mani, vedere la sua pelle fremere e il suo fiato estinguersi. Vuole che soffochi, che soffra. Esattamente come ha sofferto lui. Si blocca. Lei alza la testa, perplessa. Nota che c'è qualcosa che non va. «Tutto bene, Louis?»
«Sì, solo...»
... se solo non volessi ammazzarti.
«Solo?» lo incita. «Sono solo un po' stanco, tutto qui.» scrolla la testa. Ci vediamo domani, d'accordo? Ora devo proprio andare.»
«Ma...» Non le lascia il tempo di ribattere: la prende per un braccio e le chiede di andarsene. È confusa e ferita, ma Dorian sa che lo sta facendo solo per il suo bene... la ama, e non vuole farle del male. Ma in lui c'è qualcosa, qualcosa di oscuro che non riesce a controllare.
«Ti amo» gli sussurra prima che la porta li separi. La ama anche lui, ma la voglia di ucciderla è di più. Corre in bagno, apre la vasca e lascia che l'acqua la riempia. Quando finalmente arriva all'orlo, Dorian si immerge, completamente vestito. Prende una bella boccata d'aria e va sotto. Conta esattamente sette secondi, e torna su. E lo fa, ancora e ancora. Deve calmarsi.
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette...
«Ti stavo aspettando.» Viene bruscamente riportato alla realtà, quella in cui i quadri sono vivi. Davanti a sé c'è il quadro, ma di lei non c'è traccia. Un sospiro lo fa voltare. È lei, ne è certo. È sopra al tavolo, nelle mani si rigira un coltello. Quel coltello. È completamente bagnata, sta stremando. Dorian strabuzza gli occhi. Non sa più distinguere la realtà dalla fantasia. Non sa come difendersi perché non sa chi, cosa, ha di fronte. Muove pochi, impercettibili, passi finché non le arriva davanti. Deglutisce, ordina ai suoi piedi di tornare indietro, ma loro non lo vogliono ascoltare. Le arriva così vicino da poterne sentire il respiro regolare.
Candida pelle bagnata dalla morte, volgimi il tuo sguardo e cadrò sotto il tuo dominio.
L'istino è così feroce che a Dorian tremano le mani per la voglia di stringersi attorno a quel collo. Vorrebbe farla distendere su quel tavolo vecchio e polveroso, ammirarla e infine strozzarla fino a farle esalare l'ultimo respiro. Vorrebbe farla soffrire ancora di più, vedere nei suoi occhi quella paura che lo manda in estasi.
Si ferma a contemplarla per bene, per accertarsi che sia vera. I capelli bagnati sono appiccicati alla pelle lattea. Anche lei lo sta guardando. Ma non sta solo posando i suoi occhi sulla sua figura, lo ispeziona dentro, dove la nebbia è più fitta e i mostri vengono a galla. Dorian è a disagio. Si sente completamente spogliato della corazza che indossa sempre. Non riesce a sopportarlo. Le voci nella sua testa gli dicono solo una cosa: ammazzala.
Metti fine alla sua sofferenza, Dorian.
Ed è quello che fa. Avanza rapidamente di un passo, poi di un altro. Butta il coltello a terra approfittando dell'effetto sorpresa e stringe il suo collo pallido. Lei rimane ferma, impassibile. Non accenna a nessuna sofferenza.
Dorian stringe di più.
Più forte, Dorian.
La bocca della ragazza si curva all'insù. Dorian sente la trachea stringersi. Annaspa, ma non riesce a respirare. Attacco di panico? Si piega su se stesso e si concede pochi secondi. Il sangue fluisce al cervello, le vene pulsano, e ma poi il respiro torna regolare. «Cosa sei?» La domanda gli sorge spontanea, ma si pente subito di averla fatta. Vorrebbe ricacciare indietro quelle parole, strapparsi le corde vocali e sentire, come unico suono, le grida disperate di un corpo malato.
«Sono un quadro... vivente.» La sua voce è così soave.
Sei neve che cade in terra straniera, attecchirai al suolo coperto del sangue. Sei il male che muove le sue viscere da dentro la terra e aspetti solo di uscire al cospetto del mondo.
Solange scende dal tavolo, ancora bagnata. Prende il coltello. Si avvicina a Dorian e prende la sua mano. La lama descrive un taglio superficiale, ma netto. L'assassino resta fermo, a contemplare il liquido che si espande. È ipnotizzato da quello scorrere incessante di sangue. Ma poi tutto si ferma. Dorian sente il gelo propagarsi lungo il suo corpo, atrofizzargli gli arti e ghiacciargli gli occhi. È come una statua, immobile. Sulla mano della ragazza è comparso un taglio esattamente uguale al suo. Deglutisce. «Siamo legati, Dorian. Siamo legati da qualcosa che va oltre il sangue terreno. Da qualcosa di oscuro che giace dentro di noi e non sappiamo controllare.»
Dorian assapora quelle parole, una a una. Ci crede, conscio del fatto che sia al limite del possibile. Ma ci crede, ci crede perché ha visto. «Sono nata nel 1740, a novembre. Avevo tutto quello che una ragazza di quell'epoca potesse desiderare: una famiglia aristocratica e benestante, un futuro sposo che amavo e la prospettiva di una vita felice. Poi, venne quel 19 novembre. Era notte. Andai alla porta: qualcuno aveva bussato. Era Pier, il mio futuro sposo. Diceva di volermi parlare. Scendemmo in strada, nel silenzio. Mi disse che aveva conosciuto un'altra. Lo minacciai di dirlo ai miei genitori e lui... lui mi portò fino al jardin de mémories. Mi affogò nella fontana. La testa sommersa e il corpo abbandonato. Fu allora che il Creatore mi trovò. Decise di salvarmi. E così mi dipinse, dandomi una nuova vita.»
Davanti a quelle parole Dorian non sa come comportarsi. Quel racconto così macabro lo eccita e di più l'idea di poter essere lui a completare il lavoro che non ha finito Pier. Ma c'è un problema.
Il destino scritto hai ignorato, e il mondo una punizione divina ti ha donato.
«Ricorda, Dorian: se io muoio, tu muori con me.»
Ma qualcosa di più profondo devi temere,
tieni gli occhi aperti se non vuoi nella morte cadere."
Spazio Autrice
Sì, sono di nuovo qui. Di nuovo a rompervi le scatole con questa storia nosense. Comunque vi avviso che i capitoli saranno aggiornati meno frequentemente perché sono bloccata con il capitolo sette -.-
Ma, domanda per voi.
Qual è il vostro quadro preferito?? U.U
All the love,
Neb
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top