||Capitolo 32||

Scivolò lungo la porta, arrivando a sedersi sul parchè scuro della sua stanza da letto e lasciando cadere lo zaino al lato. Era l'ultima di un lungo corridoio, al centro di esso. Sulla destra c'era la stanza di suo nonno e quella a sinistra era vuota. Sasha le aveva spiegato che quella parte della casa branco era l'ultima che avevano costruito, quindi la maggior parte delle stanze presenti in quel corridoio erano vuote e ancora da assegnare. Luna apprezzava di gran lunga questo particolare, ma con l'unico difetto che le stanze delle sue uniche amiche erano molto distanti. Letteralmente dal lato opposto alla sua stanza c'erano gli appartamenti dell'Alfa, quindi le stanze di Sasha e Alexander erano lì. Poi c'erano gli appartamenti di chi faceva parte delle sentinelle del branco, situate vicino all'armeria e alle sale di allenamento sia esterne che interne, da quelle parti ipotizzava che c'era la stanza di Bernhard. Mentre Evangeline era situata nella zona dell'asilo del branco. Secondo la logica in quel posto, ci doveva essere una area riservata alle stanze dei membri del consiglio e quindi un posto per la strega.

Si prese la testa tra le mani, che a quel punto le stava per scoppiare. Aveva vissuto tre giorni di fuoco è in quel momento il suo corpo pretendeva un po' di relax.

Sospirò passandosi una mano sul volto, un profumo di fiori le solletico le narici che le fece alzare lo sguala sua nuova camera. Completamente immersa nel buio, non aveva acceso ancora la luce. Dopo aver salutato le sue amiche, che l'avrebbero aspettata all'ingresso della sala grande per la cena. E' prima di entrare nella sua stanza aveva scambiato un cenno con suo nonno e Axel prima di scomparire dietro la porta. Davanti a lei ergeva una grande finestra, le tende erano aperte e lasciavano filtrare i raggi della luna nella stanza delineando le linee del arredamento. Assottiglio lo sguardo notando che c'era qualcosa in più ai mobili, poteva essere qualsiasi cosa pensò. Lo stesso branco in cui era ospite che non la vedeva di buon occhio. Tiana e il padre perché era di intralcio ai i loro intenti. Oppure Orion che l'aveva raggiunta fino a lì per farle pressione attraverso i suoi biglietti e qualche altra mossa di cuoi, ovviamente, lei non si sarebbe aspetta. Iniziò a notare che le paranoie che solitamente aveva suo nonno stavano diventando le sue, ma un bussare alla sua porta la fece uscire dalla gabbia di domande che si stava ponendo.

Sì tirò su diretta ad aprirla, ma la mano si fermò a mezz'aria sulla maniglia. Per un secondo le sue paranoie la stavano riuscendo a fermarla, fin quando una sensazione di colore non iniziò a irradiarle il corpo.

Il legame.

Si morse il labbro inferiore, pensando che effettivamente a quanto gli era mancato e a quanto quella sensazione le faceva paura. Una paura che le contorceva lo stomaco dalla felicità. Una felicità che pensava di non meritare.

Un altro leggerò colpo batté alla porta e lei sentì di perderne uno al cuore. Ma se non avesse aperto lei quel unico ostacolo che la divideva dal suo compagno, lo avrebbe fatto lui. Immaginandosi qualsiasi sua reazione e cosa ne avrebbe fatto di lei. E' non sarebbe sopravvissuta.

Prese un grosso respiro e l'aprì di scatto, facendo prevalere il suo carattere impulsivo. Quando lo vide. Quando i loro sguardi si incrociarono. Quando i loro respiri si trattennero alla vista dell'altro. Dopo tre giorni.

Capì che non sarebbe sopravvissuta in ogni caso.

Alexander si trattenne dal saltarle addosso, baciarla, stringerla a se per le prossime tre settimane senza farla uscire da quella stanza. Era quello il lasso ti tempo che aveva percepito senza di lei, non soltanto tre stupidi giorni. Deglutì fortemente è tentò di salutarla per non metterla a disagio, pensando alla loro ultima conversazione al cospetto della luna piena. Ma un lampo dorato attraverso gli occhi della ragazza è fu preso dal colletto della felpa che portava e tirato dentro alla stanza ancora buia. Luna fu cosi veloce che chiuse la porta e sbatté il ragazzo su di essa, lo guardò per una frazione di secondo, prima di baciarlo.

Un baciò che era tutto forche docile.

Un bacio pieno di foga e rabbia.

Un bacio animale.

La mano di Luna scivolò dalla felpa al suo collo stringendolo mentre le mani di lui vagavano sui suoi fianchi alla schiena in modo possessivo. Più che possessivo quando iniziò a stingere il seno e il culo.

Le avrebbe lasciato i lividi, pensò.

Era la sua intenzione.

Era diverso dal loro primo bacio, questa volta lei era più che cosciente delle proprie azioni. E' l'idea di non farla uscire per settimane dal quella stanza bussava sempre di più alla mente di Alexander. Mugugnò, quando sentì la compagna iniziare a succhiargli e tirargli il labbro inferiore. Stava firmando la sua condanna, mentre sentiva il legame crescere tar di loro come la sua erezione.

Erezione che voleva essere domata da lei.

Capì che essere un dominare non era nulla in confronto ad essere un suo schiavo.

La stanza si riempì dei loro respiri smezzati dalla foga e dal desiderio. Mille scariche di adrenalina percorrevano il copro di Luna, era incontrollabile.

Si sentiva viva.

Potente.

Le iniziava a piacere l'effetto che aveva su di lui.

Da le labbra iniziò a scendere sulla mascella di lui, mordicchiando e baciandolo, tenendolo sempre per il collo gli fece inclinare di lato la testa per sentire meglio i suoi ansimi, mentre inconsciamente iniziava a sprigionare i suoi ormoni per la stanza.

Alexander la strinse di più a se, per paura che le potesse sfuggire da lei e per bearsi del suo profumo. Con una mano le alzò un lembo della maglietta, intrufolandosi al disotto, iniziando ad accarezzarle la schiena mentre l'altra le stringeva la nuca , impedendole di allontanarsi dal suo collo. I feromoni di lei iniziarono ad avere effetto su di lui pretendendo di più.

Lui voleva di più.

La sua erezione era sempre più stretta nei suoi pantaloni e velocemente invertì le parti per darle quello che si meritava dopo giorni di agonia. Ora era lei alla mercé di lui. Le fece leggermente divaricare la gambe con il ginocchio, le tirò la coda e dalle sue labbra uscì un ansimo strozzato. Istintivamente ringhiò in modo possessivo all'udire di quel suono provocato da lui.

Era per lui.

Lei era fatta per lui.

Iniziò a mordicchiarle i labbro inferiore scendendo lentamente verso la mandibola per poi finire sul suo collo.

Luna godé di quei focosi baci, di quei tocchi sulla sua pelle, delle sensazioni che le provocava il suo compagno. Non avrebbe mai pensato che quelle attenzioni sarebbero riuscite a riempire un vuoto che non sapeva di avere. Fino a quel momento non si era accorta di quanto ne avesse bisogno. Di quanto avesse bisogno di essere amata. Amata non solo come una nipote, non solo come una amica, ma di più.

Essere amata come una donna.

Sentì Alexander scendere di più sul suo collo, spostando con una mano il collo del suo dolcevita che gli impediva di andare dove voleva lui. E per una frazione di secondo vide i suoi occhi diventare di un blu elettrico molto intenso, il blu che lo contraddistingueva quando era nella sua forma di lupo. E' si chiese se anche i suoi occhi erano cambiati. Da lì che tutte le sue emozioni combinarono nella peggiore delle sue paure fino a quel momento. Essere scoperta. Non si era resa conto di aver perso il controllo, una cosa che quando stava con lui capitava più spesso di quanto si potesse immaginare. Si morse il labbro mentre la sua mente veniva presa d'assalto dai suoi pensieri. Era combattuta. Combattuta tra il cuore e la mente. Il primo le diceva di mandare tutto al diavolo e continuare quello che stava facendo e vedere dove si poteva spingere, con il rischio di essere marchiata da lui. Il secondo le diceva di fermare tutto e non rischiare di essere scoperta e di non metterlo in un possibile pericolo, in qualsiasi pericolo, perché doveva condannare qualcun altro a combattere la sua battaglia, la sua caccia.

Quindi fece, ancora una volta, vincere la mente sul suo cuore. Prese un respiro e fece scivolare la mano, che era ancora aggrappata alla sua felpa, sulla maniglia. E' come lo aveva preso per portarlo in camera cosi lo fece uscire. Apri la porta e con la mano libera lo spinse fuori, richiudendosi dentro la camera. Aveva il fiatone e si dovette mantenere al cornicione della porta per stabilizzarsi. Sentiva il cuore sbatterle in petto, Luna credeva che le sarebbe uscito da lì. Si toccò le labbra gonfie, martoriate da quel baci e lì poteva ancora sentire mentre un vuoto nasceva in lei. Nel suo petto. Era stordita da quelle emozioni travolgenti è nuove.

Mando giù un grosso magone è accese la luce di quella stanza in cerca di chiarezza. Ma non lo ebbe fu solo peggio, davanti a lei si presentavano milioni di fiori. La stanza ne era piena. Di qualsiasi tipo. Sul letto, sulla toeletta, sui comodini, cassettiera e ai lati del armadio erano ovunque. Era a bocca aperta, ammaliata dai colori che si abbinavano perfettamente all'ambiente delicato e su i toni chiari. Fece qualche passo al suo interno guardandosi attorno. La maggior parte dei mobili era in legno bianco decorate con piccoli disegni di foglie verdi. C'era un ampio tappeto verde al centro della stanza abbinato alle tende. Sì voltò verso la cassettiera adiacente alla porta dove sopra di essa era posto uno specchio. Per poco non ebbe un sussulto guardando il suo riflesso. Aveva la coda storta con alcuni ciuffi che le ricadevano sul volto, le guance e labbra. Sembrava un pomodoro, pensò tra se. Il suo sguardo andò al suo collo, anche lui con arrossato e con alcuni segni violacei. Strinse le labbra in un alinea sottile mentre si aggiustava il dolce vita e scioglieva la coda, facendo cadere i capelli sopra alle spalle.

Sentendosi tremendamente in colpa di aver sbattuto il suo compagno fuori dalla camera, come se fosse uno oggetto.

Il suo istinto aveva preso la meglio e si odiava per quello.

Alexander, da prima che era sul corpo della propria amata, sì ritrovò sul pavimento del corridoio. Era frastornato, confuso. Era accaduto tutto cosi velocemente che non aveva percepito nulla. Ne il movimento della porta che si apriva e richiudeva. Ne le mani di Luna che scivolavano lontano dal suo corpo. Solo il freddo gelo del pavimento arrivato all'improvviso sul suo culo. Sì prese la testa tra le mani cercando di capire cosa avesse sbagliato, se avesse frainteso le sue azioni, se fosse stato troppo avventato.

Lei aveva preso l'iniziativa e lei l'aveva finita.

Lei lo aveva baciato e lui aveva ricambiato.

Quindi perché si trovava col culo su un fottuto pavimento freddo di un corridoio vuoto?

Perché non era in camera con lei?

In tutta la sua vita non aveva mai avuto un trattamento del genere. Non era mai stato rifiutato da nessuno dei due generei. E' non sapeva se poteva considerare quello un rifiuto. Aveva toccato il paradiso in due secondi ed era sceso all'inferno altrettanto velocemente. Effettivamente non sapeva che diavolo dovesse fare. Rientrare è chiedere spiegazioni oppure andarsene con la coda tra le gambe. Ma l'ultima opzione per lui non era opzionabile. Ed era nuovamente era davanti ad un bivio. Ogni volta che era con lei si sentiva cosi, sempre alla punta di un precipizio. Non aveva mai trovato una donna con un carattere del genere. Tutte le altre cadevano ai suoi piedi, un sorriso dolce, un piccolo gesto cortese, il rispetto dei propri spazi ed era fatta! Con il minino sindacale. Ma con Luna era certo che qualsiasi cosa avesse fatto era sicuro che anche un respiro posto male si sarebbe trovato un pugnale nel cuore. E' non sarebbe la prima volta. Non sì sarebbe mai scordato quando gli aveva lanciato un pugnale dritto in faccia nel armeria del branco. E' non sì sarebbe mai scordato l'eccitazione che gli aveva provocato e che continuava a provocargli.

La porta davanti a lui sì aprì lentamente interrompendo i suoi pensieri. Alzò di scatto al testa vedendo sbucare la testolina di Luna fino a gli occhi - Scusami... - disse, i capelli le cadevano di lato mentre lui rimaneva fermo sotto il suo sguardo verde - ...Questa volta hai bussato, non te lo meritavi... - continuò, riferendosi a quando lui era entrato di soppiatto nel bagno è l'aveva guardata mentre si era appisolata nella vasca. Lui deglutì fortemente, quella era stata una delle poche volte che non aveva rispettato effettivamente i suoi spazi - Se questo è il risultato... - disse indicando tutto se attera ad un pavimento -...busso anche la prossima volta! - lei rise timidamente mentre apriva del tutto la porta. Alexander poté ben notare le gote della ragazza rosse e nel vedere che la sua lei non aveva capito a cosa lui si riferisse, o faceva finta di non capire.

Il suo desiderio sarebbe stato sbattere con il culo sul pavimento tutte le volte che le avrebbe bussato alla sua porta se equivalesse a stare anche un secondo in paradiso con lei.

- Entra - gli disse dandogli le spalle. Nel paradiso? Pensò in automatico mentre si alzava per raggiungerla.

Poteva? O sarebbe stato cacciato di nuovo?

Sì chiuse la porta alle spalle, guardandola prendere lo zaino da terra e appoggiarlo sul letto - Grazie... per i fiori - disse portandosi una ciocca dietro all'orecchio. Alexander si avvicinò lentamente, come se stesse su un campo minato. Notando i movimenti rigidi di lei nel disfare lo zaino, di quanto faceva fatica a far ritornare il suo battito cardiaco stabile e di come evitava di guardarlo negli occhi o di guardarlo in generale. Era come se cercasse di cancellare quello che era accaduto qualche minuto prima, o per la precisione evitava di affrontare le conseguenze delle sue azioni. Ovvero l'enorme scossa che aveva provocato al ragazzo, più di una scossa per la precisione. Ma visto che Alexander aveva deciso che avrebbe tirato lei le redini della loro relazione e del loro legame, si sarebbe dato l'ennesimo pizzicotto sulla pancia solo per lei. Nella speranza che prima dello scadere di quell'anno avrebbe ottenuto il suo cuore. - Ho pensato che ti potesse piacere - lei annuì, invitandolo a dire altro, mentre lui si sentiva teso come una corda di violino in quelle quattro mura - E' un giusto benvenuto per l- sì interruppe, credendo che le parole che avrebbe usato in seguito le avrebbero dato fastidio e si sarebbe trovato sul pavimento, ancora. - Per? - lo guardò intensamente e Alexander sentì che le mine sotto ai suoi piedi stavano per esplodere. Prese un grosso respiro, anche se fosse stato ipoteticamente cacciato dalla sua stanza l'avrebbe sempre trovato un modo per parlarle o per fare altro. Quindi sì avvicinò con un passo più disinvolto cercando di essere semplicemente se stesso - Per la futura luna del branco - disse con tono sicuro, le guance di lei divennero leggermente rosse mentre gli sorrideva e questo lo incentivò a continuare - Non sapevo quale fiore fosse il tuo preferito è ho deciso di prenderli tutti - Luna inclinò il viso di lato - Chi ti ha dato l'idea? - - Nessuno - lei allargò il sorriso - Sei un pessimo bugiardo - disse avvicinandosi a lui - Evangeline - svuotò il sacco, non potendo resistere al suo sorriso.

Un bellissimo sorriso, per lui.

Solo è unicamente dedicato a lui.

Sbatté velocemente le palpebre cercando di allontanare il pensiero fulminio di chiudere la ragazza in quella stanza, per non far vedere a nessuno quei magnifici dentini che gli stava mostrando.

Doveva a pensare ai fiori. E a quanto abbaino fatto schifo le sue idee per la compagna prima di quei fiori. Ma comunque non voleva ammettere a se stesso che le idee migliori erano venute ad Evangeline e non a lui.

Luna iniziò a girovagare per la stanza - I mobili? - domandò passando le punta delle dita sulla superfice della toeletta - Mia sorella - ammise. Ricordandosi alle numerose discussioni avute con la sorella, sul colore dei mobili, sulle pareti, le tende! Quelle maledette tende non lo avevano fatto dormire per un intera notte! Aveva avuto la voce della sorella sulla sua spalla che infieriva sulla sua mente con discorsi contorti su quanto lui non fosse un compagno ideale, di quanto non si impegnasse abbastanza, di come non conoscesse i gusti della sua compagna predestinata. Il tutto mentre stava facendo le veci di loro padre e quest'ultimo andava gironzolando e ad importunare Luna, come se lui non se l'aspettasse e si domandava in continuazione di cosa avesse parlato con lei.

- Mia sorella ci tiene a fari sapere che anche il colore delle pareti le ha scelte lei e anche... le tende - abbassò la voce sulle ultime parole e di conseguenza Luna guardò nella direzione delle finestre aggrottando le sopracciglia - Le tende solo belle - commentò spostandole leggermente per affacciarsi. Davanti a lei c'era una fitta vegetazione che si confondeva con il buio della notte e la somma luna era onnipresente, quel paesaggio faceva contrasto con la luce che proveniva dalla stanza - Questa è la parte della casa branco più vicina a casa tua. Ho deciso io di farvi stare qui, anche sei lontana da me, ma volevo che ti sentissi più confortata. Il paesaggio sì vede molto meglio di giorno. Ma per adesso non sono state ancora istallate le luci sulle mura in questa zona, quindi e un pò... - - E' bellissimo - lo interruppe aprendo la finestra facendo entrare la fredda brezza della notte. Il profumo della boscaglia intorno alla struttura le solleticò le narici e ne inspirò a pieni polmoni socchiudendo gli occhi. Era un suo mondo per calmare proprie emozioni, i pensieri e spostare l'attenzione su qualcos'altro. Ma quel turbine di emozioni non poteva andare troppo lontano. Alexander percepì perfettamente quell'aura scura che si stava facendo spazio in lei. Le appoggiò le mani sulle spalle e senti i nervi di lei distendersi sotto le sue dita - Non posso capire cosa significa stare lontano dal proprio posto...- le susurrò al orecchio, lei si girò di lato per guardarlo meglio -... Ma cercherò di farti sentire a casa qui... con me. - continuò accarezzandola lungo le braccia mentre ben notava le sue guance assumere qualche tono più rosato, trattenendo il sorriso tra i denti. Ma lui lo voleva far sbocciare quel sorriso, di nuovo. - Soprattutto perché ho sentito voci di corridoio che sei ben intenzionata a rimandare con me! - disse in tono scherzoso coinvolgendola in una timida serata - Okey, okey... Te lo ha detto Sasha? - domandò imbarazzata ripensando alla sparata che aveva fatto nel corridoio qualche ora prima. Lui scosse la testa divertito - Le voci corrono tra queste mura molto sono più veloci di mia sorella. Tra non molto tutto questo sarà mio, infondo. - commentò sarcasticamente indicando la stanza con un dito. Lei annuì alle sue parole inizialmente poi si accorse che molto probabilmente gli doveva comunque delle scuse, per la sua impulsività e non aver rispettato il rapporto che aveva con un altra persona.

Anche se non voleva.

Perché lui era suo.

E' non doveva e voleva dare spiegazioni a nessuno, ma allo stesso tempo non sentiva che era completamente suo. Incrociò lo sguardo con il suo chiedendosi quando aveva iniziato esattamente a considerarlo solo e soltanto suo. Si inumidì le labbra cercando le parole giuste, sentendosi a disagio più del solito - Scusami... di nuovo... sono stata troppo impulsiva, non solo prima... - gli lanciò uno sguardo fugace, poi continuo - Ma anche nel corridoio davanti a tu padre e gli altri...- abbassò leggermente il tono della voce -...Non penso alla conseguenze delle mie azioni o parole quando... soprattutto perché non so gestire le mie emozioni, almeno, quando si tratta di te...- la sua voce divenne quasi un sussurro mentre interrompeva il loro contatto visivo. Lui la afferrò da sotto al mento costringendola a guardarlo rivolgendole il sorriso più tenero che potesse ricevere una ragazza come lei, con problemi evidenti di autocontrollo - Tu non ti devi scusare con me. Non dovrai mai scusarti con me. Sei libera di dare sfogo alle tue emozioni a tuo piacimento, di fare qualsiasi cosa se lo ritieni giusto - lei scosse la testa - No. Io mi devo scusare... io devo delle scuse a te ma anche a quella ragazza, è comunque una persona. Ho paura di aver rovinato il vostro rap- lui le posò un dito sulle labbra zittendola - Shh... Quello che dici ti fa onore, ma lei deve capire, le conviene capire... - lui annuì tra se e se sospirando - E' tu non dovrai mai più scusarti per come sei, intesi? - Fin quando non saprai che ti ho mentito, pensò tra se e se. - Mi regali, nuovamente, uno dei tuoi meravigliosi sorrisi? Ho una cosa per te! - disse accarezzandole il volto, notando che non si era ancora sciolta. Quel esclamazione catturò la curiosità di Luna distraendola da i suoi pensieri. Guardò il ragazzo tirare dalla tasca posteriore dei pantaloni un oggetto avvolto in un panno. Lo distese sul palmo - L'ho recuperato dal laboratorio che abbiamo qui quando abbiamo portato quel elebratis in modalità normale e quello alterato dalla magia nera - disse prendendo i lembi del panno aprendoli sotto gli occhi della ragazza. La luce riflette sulla lama di metallo del pugnale. Quel pugnale che, appunto, aveva creduto di aver perso per sempre dopo la lotta con quei mostri. Il primo pugnale che le aveva regalato suo nonno. Pugnale che era stato il primo di quest'ultimo è ora suo. Ritornato nelle due mani. Sentiva il cuore perdere un battito, quel pugnale aveva un valore affettivo immenso oltre ad essere la sua arma preferita, piccola, appuntita e veloce. E' solo il fatto che Alexander se lo fosse ricordato, si fosse preoccupato, la sciolse sul posto.

Le divennero gli occhi lucidi e iniziò a sporgere il labbro inferiore mentre lo prendeva dalle mani del ragazzo e se lo portò al cuore per poi accarezzarlo con la punta delle dita. - Luna, tutto bene? - domandò preoccupato vedendo la reazione della compagna mentre posava il pugnale al interno dei suoi stivali, augurandosi che non avesse fatto una l'ennesima cazzata e che da lì a poco non si sarebbe ritrovato di nuovo con il culo sul pavimento. Ma contro le sue aspettative fu travolto a un caloroso abbraccio da parte della ragazza. Luna lo avvolse tra le sue braccia appoggiando la testa sul suo petto sentendo come i battiti cardiaci del suo compagno aumentassero insieme ai suoi. Percepì le mani di lui accarezzarle la schiena dolcemente abbassandosi leggermente per stamparle un bacio in testa, tra i capelli, inspirando il suo profumo e inebriandosi con esso. Non c'era malizia in quei gesti, ne la passione e il fuoco che avevano provato prima, ma semplicemente affetto. Puro affetto dato dalla persona che amava di più. E' quel semplice abbraccio, all'apparenza, rese Alexander uno degli uomini più felici del pianeta in quel momento, poiché sapeva che per la sua compagna voleva che qualsiasi altra cosa avesse fatto. Lo sentiva, lo percepiva. Dopo qualche minuto si allontanò, solo per poterlo guardare negli occhi - Forse... infondo... posso riprovare a controllare le mie emozioni - tirò su un angolo delle labbra con fare malizioso, che perforò il cuore e fece avere uno spasmo alle pareti intime del ragazzo. Lei notò una strana luce negli occhi del ragazzo - Tu poi fare qualsiasi cosa con me - disse ad un soffiò dalle sue labbra.

Peccato che quel baciò non arrivò mai a toccare la bocca della ragazza.

Un forte boato si sentì al di fuori della casa branco. Che fece tremare anche le vetrate della stanza è anche il cuore di Luna. Alexander prontamente strinse a se la compagna e si voltò dando le spalle alla finestra, per evitare che qualche scheggia di vetro la potesse colpire. Sì guardarono perplessi per un frangente secondo poi si voltarono verso la finestra, che fortunatamente era ancora intatta, poterono vedere il polverone di fumo che si alzava nel cielo della notte provenire aldilà della boscaglia.

Dove era la casa di Luna.

Sbatté velocemente le palpebre aprendo la finestra, l'odore di bruciato di legno e gomma non tardò ad arrivare alle sue narici, tossì portandosi la mano alla bocca. Alexander la tirò indietro da una spalla con l'intendo dì richiudere la finestra. E' in quel frangente Luna vide moltissimi volatili abbandonare i rampi degli alberi intorno alla casa per il frastuono dell'esplosione, ma notò che alcuni si era posati su gli alberi difronte alla sua finestra, immobili e fissi a guardarla. Un brivido le attraversò la schiena è la paura di essere osservata più di quando lei credesse le si radicò nella mente. Non riuscì a distinguere che razza di volatili erano, ma appena Alexander fù di nuovo davanti a lei, loro sparirono. Questo la fece dubitare su quello che aveva visto, ma la sensazione che aveva provato era vera, era la stessa che aveva percepito il giorno prima con Aron Forester.

- Cosa è successo? - domandò il compagno. Lei portò l'attenzione su di lui, mentre gli ingranaggi della sua mentre cercavamo di capire la situazione. Poi la lampadina nella sua testa ci accese, anzi prese fuoco. - Mio nonno - disse pietrificandosi - Cosa centra? - - Quello stronzo ha fatto esplodere la casa senza di me! - urlò su tutte le furie dirigendosi alla porta - E' perché dovevate farla esplodere? Non ha senso! - - Si che lo ha! - aprì la porta della sua stanza con il ragazzo alle calcagna - E' per non lasciare tracce! - partì su tutte le furie per quella pugnalata al cuore. Doveva essere lei a farlo, glielo aveva promesso. Dopo la cena con tutto il branco lo avrebbero fatto, insieme. Non era un ragionamento comprensibile a molti e lo capiva. Ma quando si aveva un nemico alla calcagna era meglio non lasciare tracce, nessuna traccia. Anche se significare l'unica casa che ricordava di avere. L'unica struttura che era rimasta del suo branco.

Era pronta ad affrontalo e ammettere a ferro e fuoco tutto, ma non si aspettava di trovarlo davanti alla sua porta, si fermò di colpo. Jack sì bloccò anche lui davanti alla nipote - Luna stai bene? - domandò prendendole il volto tra le mani, non prima di lanciare un occhiataccia ad Alexander. Lei se lo scollò da dosso velocemente accigliata - Hai fatto esplodere la casa senza di me! - disse indicando verso la sua stanza - Hai mandato Axel a farlo! - lo accusò e di tutta risposta sentì una tosse dietro le spalle di suo nonno - Io sono qui - disse offeso il ragazzo a braccia incrociate mentre si avvicinava. Lei rimase a bocca aperta - Non fare quella faccia - le rispose schietto, lo guardò di traverso non gli avrebbe detto scusa era troppo nervosa per farlo. Sì rivoltò verso suo nonno - Se vuoi siete qui e anche io, chi è stato? - guardò i due poi si voltò verso il compagno che muoveva la testa in segno di negazione, ne sapeva di meno di lei. Ma la risposta non tardò ad arrivare. Le vibrò il Nokia nella tasca dei pantaloni, il cuore le cadde sotto ai piedi. Un messaggio.


Piaciuto lo scherzetto?

- Orion -



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Alloraaa! Come state, innanzitutto?❤️

Era destino che questo capitolo doveva essere uno dei più lunghi della storia! Poiché anche nella prima versione lungo , ma non cosi! Quasi 5000 parole e io credevo che sarebbe stato molto più piccolo quasi al pari del precedente è invece!

Sperò che vi piaccia l'evoluzione della relazione tra Luna e Alexander! Abbiamo qualcosa di effettivamente spicy 🌶️ tra i due! Ma ricordatevi Luna è un pò tsundere con alcuni personaggi, soprattutto se ci sono in mezzo le sue emozioni.

Quindi attenti sono previsti molti altri e bassi! 📈📉

Sperò che ci metterò di meno per il prossimo capitolo è non vedo l'ora di ricevere i vostri feedback!🤍

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