Sogno o Realtà

Non era possibile! Era assolutamente certo di dover girare a destra e poi andare dritto verso quella sottospecie di vicolo che Usopp gli aveva descritto. Ricordava perfettamente le parole del nasone e si era addirittura portato dietro il foglio con le indicazioni con tanto di disegni che perfino un idiota avrebbe saputo leggere. Aveva precisato che non gli servivano...aveva già memorizzato il percorso, era impossibile perdersi! Eppure quel dannato vicolo non c'era, anzi quella strada era grande e senza fine con un via e vai continuo di persone. Strano pensò, che Usopp si fosse sbagliato? Certo però, che quel fifone almeno qualcosa la poteva spiegare bene! Arrivato alla piazza doveva girare a sinistra verso il viale "metallo dorato" e continuare fino ad un incrocio e girare a destra...o era sinistra? No! Ovvio! Doveva andare dritto! Si, ed era andato dritto, poi aveva girato a destra come indicato sulla mappa...no aspetta! Perché la mappa diceva di girare a sinistra? Perché la strada in cui ora stava si chiamava "lucciole rosse" e non "avorio grezzo"? Aaaah, al diavolo la mappa! Avrebbe trovato da solo la strada! Come al solito del resto, non si chiamava Zoro per caso, non era il miglior spadaccino della ciurma per niente!

Ebbene per prima cosa doveva trovare questo benedetto vicolo. Si ma quale? Quella dannata strada era piena zeppa di vicoli, ed ora che ci prestava più attenzione poteva notare che molti erano occupati da coppiette alquanto vivaci. Si effettivamente l'ambiente stesso non era da meno, la strada brulicava di edifici da cui pendeva una tenda rossa con sopra una lanterna che emanava una dolce luce arancione. Certo che quell'isola doveva aveva un gran turismo a giudicare dall'enorme ammontare di quelli che identificò come motel. Vi erano anche molti negozietti che esibivano diversi oggetti dalle diverse dimensioni ma Zoro sospettava non fossero spade quelle in vendita. Ancora qualche passo ed improvvisamente si fermò realizzando qualcosa di incredibile: "come fa ad esserci un armeria in mezzo ad un quartiere a luci rosse?" Impossibile che si fosse perso! "Sicuramente sarà da qualche parte qui intorno, Usopp era troppo in imbarazzo per dirmi che dovevo passare per queste vie"

Convinto che era più probabile che dovesse superare il quartiere per arrivare al suo obiettivo, continuò a percorrere quelle strade evitando accuratamente di guardare i passanti che, senza ritegno, nemmeno si appartavano per soddisfare i loro bisogni. Si chiese se tutti i quartieri di quel tipo fossero così disinibiti. Lui non era solito frequentare quei posti, del resto per diventare il miglior spadaccino del mondo aveva bisogno di un costante allenamento e non delle distrazioni, almeno secondo il punto di vista di uno spadaccino fissato com'era. Aveva bisogno anche dei materiali per tenere sempre affilate le sue lame, ed ecco il perché di questo suo importante viaggio. La ciurma era approdata su quell'isola giusto per fare rifornimento. Nami aveva già dato disposizioni per orari d'incontro e budget limitato, con ovviamente gli interessi in caso di prestito, cosa che Zoro si era appuntato di non chiederle mai più già da quando dovette rimborsarle il triplo della somma che nemmeno aveva usato, alla fine quella spada gliela avevano regalata. Robin con tutta tranquillità aveva deciso di fare una passeggiata alla ricerca di qualche informazione sull'isola e nel frattempo accompagnava Chopper ed Brook nel giro di rifornimento fra cibarie e medicinali. Franky era rimasto sulla nave per farne la manutenzione insieme ad Usopp mentre Luffy era già sparito per fare qualche danno, sapeva solo che era corso dietro ad un insetto gigante. L'unico di cui non seppe nulla era il cuoco, non che gli interessasse eh, probabilmente era sceso anche lui e non ci aveva fatto caso. Beh, comunque fosse, aveva deciso di scendere per cercare un'armeria anche solo per curiosare in vista di qualche spada particolare. Sicuramente dopo avrebbe cercato un bar e bevuto del prelibato sakè fino al calar del sole. Ma come già aveva detto, lui non si faceva prendere troppo dalle distrazioni...non come il cuoco in quel preciso istante comunque.

Vestito elegante ovviamente nero, aria da signorino viziato, quella maledetta e puzzolente sigaretta fumante stretta tra le dita e quella chioma giallo paperella era davvero inconfondibile. Si decisamente era quel damerino da strapazzo. Ma che ci faceva in quel quartiere? Ovviamente che domanda stupida! Stava sicuramente flertando spudoramente con una donna! Zoro continuò sui suoi passi finché non riuscì a distinguere la figura che si intratteneva con il cuoco e si bloccò sul posto. Era decisamente una donna strana. Alta, molto alta. Forse un po' troppo alta per una donna ma c'era qualcos'altro. Erano quei muscoli tonici ed il petto piatto che lo confondevano, come anche il viso duro e quel lieve accenno di barba. Eppure doveva essere una donna, altrimenti non si spiegava come quel cuoco da strapazzo le fosse avvinghiato con tanto di bocce unite. Restò per degli interminabili minuti con la bocca spalancata e gli occhi fissi sulle movenze dei due. La scena del cuoco che inarcava la schiena sottile sotto il tocco di quella "donna" lo infastidiva. Non ne sapeva il perché e si maledisse per il semplice pensiero: il cuoco poteva farsela con chi gli pareva! A lui non interessava minimamente, o almeno così credeva. Bastò un attimo. Un semplice momento in cui quello sconosciuto, alzò lo sguardo dalla spalla del cuoco e guardò nella sua direzione. Ghignò, come ad affermare il possesso di qualcosa che Zoro ignorava ma che allo stesso tempo lo fece irritare ulteriormente. Non ebbe il tempo di reagire poiché delle parole sussurrate all'orecchio del biondino ebbero il potere di farli sparire all'interno dell'edificio. In quel momento lo spadaccino tornò alla realtà, o meglio sperava fosse la realtà dato che non riusciva a credere a nulla di quello che aveva appena visto. Si insomma, immaginate il cuoco più donnaiolo del mondo che si abbraccia e bacia passionalmente con un uomo dal fisico scolpito, la pelle abbronzata e uno stravagante colore di capelli?! Cavolo lui era mille volte meglio! Scosse la testa al pensiero e decise di riprendere il cammino sperando di riuscire a liberarsi sia dell'immagine del cuoco con le gote arrossate che da quel quartiere.

In qualche modo, dopo qualche ora, vicolo dopo vicolo e un abbondante numero di gentili passanti riuscì a trovare Luffy. Il capitano stava allegramente rotolando, gonfio come un pallone, in un piccolo giardino spintonato da alcuni bambini anch'essi molto allegri.
"È proprio vero! Sei davvero fatto di gomma!"
"Dai ragazzi saltiamogli sulla pancia!"
"Si! Vediamo quanto resta gonfio!"
Zoro rise vedendo come il suo capitano riusciva ad essere bullizzato da dei semplici bambini quando la sua taglia avrebbe fatto scappare chiunque. Decise di recuperare quel pirata mai cresciuto ma non appena Luffy lo vide sgonfió la pancia facendo capitolare i tre bimbi sull'erba fresca. Ignorò completamente le lamentele dei ragazzini e si catapultò come una fionda su uno Zoro che cercò di evitare il suo dolce abbraccio. Inutile dire che pochi secondi dopo lo spadaccino era a terra con un gigantesco bernoccolo sulla testa che minacciava di morte il suo capitano, il quale rideva come un pazzoide. Poco tempo dopo i due tornarono alla nave dove tutti erano già presenti mentre Nami li stava aspettando con uno sguardo duro ed un'aura demoniaca alle spalle.
"Sbaglio o avevo detto che al calar del sole dovevamo già essere in mare?!"
"Hihihihi, scusa Nami, non ci ho fatto caso hihihi"
Ridacchiò il capitano mentre si spolverava i pantaloni dopo aver fatto un salto per salire a bordo. Ciò che ottenne fu un pugno diretto sulla testa che lo fece piegare sulle ginocchia e massaggiare la zona lesa con le mani mentre mugolava un "ahio" senza guardare la navigatrice.
"La prossima volta vi lascio qui! E tu Zoro non ti avevo forse detto che non dovevi scendere dalla nave senza scorta?!"
"Perché mai dovrebbe servirmi la scorta!?"
Ringhiò lo spadaccino senza la minima vergogna, sapeva benissimo badare a se stesso.
"Perché ti perdi ogni volta razza di idiota!"
Rispose la donna assestando un secondo pugno, più potente del primo, che fece nascere un secondo bernoccolo sulla testa del verde. Sbuffando un "io non mi perdo" si massaggiò la testa dolorante e si diresse verso il suo angolo di nave dove poteva tranquillamente schiacciare un pisolino, quella giornata era stata strana e quella cittadina aveva fin troppe vie. Non riuscì a deviare lo sguardo sul cuoco che come al solito stava al seguito della navigatrice complimentandosi della sua forza come capo. Non seppe perché ma quel suo atteggiamento lo fece irritare, si insomma il cuoco che aveva visto in quel vicolo era totalmente una persona diversa. Sbuffò ancora una volta e decise che forse era meglio dormirci su, così si sedette sull'erba con la schiena appoggiata all'albero, incrociò le braccia dietro la testa e chiuse gli occhi facendosi cullare dal vento del mare.

La notte regnava sovrana con le stelle che brillanti, davano un tocco di magico al cielo scuro. Steso nella sua branda, Zoro dormiva sereno con un leggero russare. Qualcosa però non funzionava, sentiva dei lamenti e non riusciva a muoversi come voleva. Com'era arrivato alla branda? Non ricordava di essersi alzato dal ponte. Escluse a priori che qualcuno dei suoi compagni l'avessero gentilmente trasportato in camera. Cercò quindi muoversi, voleva alzarsi ma qualcosa glielo impediva, sentì degli altri lamenti, più vicini dei precedenti. Curioso aprì gli occhi, l'oscurità era quasi totale per questo gli ci vollero diversi minuti per mettere a fuoco l'immagine. Appena si rese conto della situazione spalancò occhi e bocca dalla sorpresa. Non ci poteva credere. Era assurdo, impossibile! Perché?! Perché davanti ai suoi occhi vedeva il cuoco pressoché nudo che si impalava sulla sua, sorprendentemente sveglia, virilità?!
"Ehy! Cuoco che stai facendo?"
"...mmh...ma come...non lo vedi da te...aah?"
Come se nulla fosse Zoro restò ad osservare inebetito il biondo finire il suo lavoro, cosa che gli fece sfuggire dei gemiti e lo costrinse a serrare la mandibola. Era stretto, terribilmente stretto, ed ora che i suoi sensi erano svegli lo poteva sentire perfettamente. Quella era una situazione assurda, avere il cuoco seduto sul suo inguine con aria soddisfatta che lo guardava, non rientrava per niente nelle sue fantasie. Era la realtà? Per quanto assurda sperava davvero che lo fosse perchè altrimenti, se quello era un sogno, significava che non era indifferente a quel damerino da strapazzo. Certo non era la prima volta che pensava che certi vestiti gli donavano più di altri o che alcune volte il suo atteggiamento fosse carino. Ma eliminava quei pensieri esattamente nello stesso instante in cui li produceva. Se quella era la realtà però, non era forse peggio? Smise di fare quel ragionamento quando si sentì costretto tra le sue strette spire. Ringhiò e un momento dopo alzò la testa incredulo, quel pazzo l'aveva fatto sul serio, ed ora che lo guardava per bene poteva vedere la sua epressione straffottente e superiore da "ho vinto io marimo", vinto cosa esattamente? Non era forse vero il contrario? Rispedì all'istante quel pensiero nell'angolo più buio della sua mente quando il biondino esordì con:
"Aah...finalmente...è entrato...tutto"
Per quella singola insulsa frase rischiò di venire seduta stante se non fosse stato per le sue straordinaria resistenza, insomma non si allenava ogni giorno per nulla. Fortunatamente o forse no, venne distratto dalla mano del biondino; la quale lentamente si dirigeva verso il basso, lì nel punto che li univa. Deglutì serrando la maschella, tanto che si sentirono i denti stridere; non contava il fatto che poco prima l'aveva visto alle prese con uno sconosciuto e nemmeno il fatto di essere a bordo della nave con i loro compagni vicini. Quello che lo faceva impazzire era il damerino stesso! Lì con le lunge gambe, capaci di rompere massi, rilassate che gli circondavanoi fianchi, il ventre che lentamente si gonfiava seguendo il ritmo del suo respiro eccitato, quelle dannate mani che non la smettevano di viaggiare fra i loro corpi e quella camicia, solitamente perfetta, gli ricadeva lungo le braccia tutta spiegazzata. Solo la sua solita cravatta nera sembrava non essere influenzata dagli eventi e restava lì, legata al suo collo forse un poco larga, era forse un invito a tirarla? Voleva davvero mettere alla prova la sua pazienza? Poiché a contornare il tutto, come uno dei suoi gustosi piatti: c'era quello sguardo, quel volto contorto dal piacere, quei capelli dorati spettinati e ribelli come spighe di grano, quelle birbanti goccioline di sudore che lente scolpivano un corpo perfetto. Zoro decise che per quel momento la ragione poteva andare a farsi un viaggetto sulla Sunny, non gliene poteva fregare un fico secco se quello era un sogno o la realtà. Lì in quel momento aveva un dannato damerino da strapazzo che non aspettava altro che essere scopato duramente come solo una bestia selvaggia come lui poteva fare. Strinse gli addominali e si fece forza sulle braccia, ecco che in poco tempo le posizioni iniziali furono invertite ed ora il cuoco poggiava disteso sulla branda con gli occhi spalancati dalla sorpresa.
"vuoi la guerra damerino?! Eccoti servito!"
Ringhiò prepotente ma non perse tempo e si mosse provocando al biondo delle vere e proprie grida. Per non gravargli sul corpo decise di poggiare le braccia sul materasso dove vi riposava la zazzera bionda che non voleva sapere di starsene ferma. Quelle mani, consacrate per la cucina, viaggiavano sul corpo perlaceo alla ricerca di sollievo, chissà da quanto era in quelle condizioni, quanto tempo aveva sprecato dormendo? Il cuoco si toccava, gemeva, guardava Zoro con aria supplicante e rispondeva ad ogni suo affondo finché alla fine lo sentì legare le braccia attorno al suo collo. Lo vide alzare leggermente la testa fino a raggiungere l'orecchio, contornato dai particolari orecchini, cui ci poggiò la lingua lasciandola libera di stuzzicare quella zona sensibile del lobo. Avvertì il suo respiro caldo e febbricitante, i gemiti gli facevano da contorno come quelle parole bisbigliate che lo incitavano a non fermarsi. Di una cosa poteva essere sicuro: niente e nessuno sarebbe riuscito a fermarlo in quel momento.

Il tempo passava e con esso le posizioni che i due corpi avvinghiati prendevano, a Zoro sembrava di non riuscire ad averne il controllo. I cambiamenti era rapidi ed improvvisi, come un cambio di scena, e nessuno dei due accennava a concludere quel momento di estasi. Ad un certo punto notò una presenza alle spalle del cuoco, qualcosa che non doveva stare lì, né in quel momento né mai. Ringhiò riconoscendo lo stesso uomo che aveva visto in quel vicolo, quello stesso uomo, che per certi versi gli era così simile e che, al contrario suo, aveva goduto del cuoco prima di lui. In quel preciso istante lo voleva tagliare a fette, sopratto quelle mani che accarezzavano i fianchi del biondo. Erano entrambi seduti sul letto, il cuoco avvinghiato al corpo di Zoro, il quale concentrato sulla figura che da dietro gli si avvicinava. Stava per colpirlo quando un gemito strozzato del cuocastro lo indusse a spostare lo sguardo verso il basso. Era inverosimile, quando avevano cambiato posizione? Quando il biondo si era allontanato da lui e sedeva tra le gambe di quel bastardo? Perché?! Chi era l'essere che gli aveva portato via quello che appartenava a lui? Non finì di formulare il pensiero che si rese conto di aver colpito lo sconosciuto, dritto sul volto. Strano pensò, niente sangue, non aveva sentito alcun gemito e nemmero la superfice dura dello zigomo. Improvvisamente si rese conto che nulla era cambiato, tranne forse per il braccio tenuto in aria senza un obiettivo particolare.
"Zoro...ti prego...aah!"
Si rese conto che il cuocastro era ancora lì sotto di lui che si muoveva nervosamente alla ricerca di quel unico momento di soddisfazione che a quanto pareva nessuno gli stava concedendo. Eppure era sicuro di star facendo la sua parte, cambiò ancora una volta posizione ritrovandosi appoggiato al muro con il cuoco sorretto dalle sue braccia possenti, prima non erano in un letto? Si stava stancando di quella situazione, era come se non riuscisse mai a soddisfarsi. Continuava a muoversi ma non arrivava mai al culmine, anzi iniziava a sentire la sua presenza sempre più debole. Doveva concentrarsi anche solo per capire quello che stava facendo, il che di per sè era ridicolo. Come puoi non renderti conto di star facendo sesso, a bordo della tua nave, nella tua cabina e con un membro del tuo stesso equipaggio? Sopratutto se quello stesso membro è colui che ogni giono ha qualcosa di cui lamentarsi, impossibile da dimenticare.
"Zoro...aaah...mmh...Zo"
Adesso che ci pensava anche la sua voce sembrava diversa, appariva più ovattata, come se fosse distante e molto meno eccitata. L'immagine che aveva davanti era sempre più sfocata come se quel posto fosse ormai un lontano ricordo.

"Ohi!...Zoro..."
Ora quella voce sembrava seccata, eppure il cuoco era ancora lì, nudo e con le spalle al muno che con le lunge gambe che gli circondavano i fianchi ambrati. Seppur alcuni particolari andavano ad eliminarsi. Come quelle buffe sopracciglia a ricciolo che da sempre rappresentavano un suo tratto distintivo di cui spesso si faceva beffe.

"Ohi dannato Marimo...!"
Ecco questo gli sembrava di più il cuoco di sempre che mai lo chiamava con il suo nome, non che lui facesse il contrario, ma era il loro modo di comunicare. A suon di calci e pugni riuscivano ad esprimere quello che a parole nessuno dei due voleva ammettere. Sanji era fin troppo orgoglioso del suo portamento da cavaliere e Zoro troppo fissato sul migliorarsi di giorno in giorno, o forse anche il suo era solo orgoglio? Lo spadaccino se ne rese conto inconsciamente dopo aver visto, in quel vicolo, Sanji con quello sconosciuto. Lo sapeva ora che si impossessava del suo corpo, ora che era quasi al culmine, ora che finalmente poteva veni-

"INSOMMA TESTA D'ALGA TI VUOI SVEGLIARE!?"
Niente svegliava meglio di un calcio del famoso Sanji Gambanera, lo poteva confermare Zoro che ora presentava sulla nuca tre bernoccoli fumanti e assaporava il pavimento in legno del ponte della Sunny. Quindi alla fine quello era davvero un sogno, pensò lo spadaccino che dolorante si massagiava la testa, quello era il suo terzo bernoccolo nel giro di una giornata ed ognuno provocato du un membro diverso dell'equipaggio. Sbuffò, doveva davvero dormire della grossa per non essere riuscito a parare il colpo del cuoco, oppure probabilmente era il tipo di sogno che aveva fatto ad aver intropidito i suoi sensi. Del resto era certo di sentire ancora qualcosa lì in quelle zone dove spostò velocemente lo sguardo per notare il lieve rigonfiamento, fortuna voleva che indossasse vestiti piuttosto larghi. Di seguito volse lo sguardo verso la scalinata che portava alla cucina, a quanto pare aveva dormito fino al'alba. Vide il cuoco salivere velocemente le scale borbottando qualcosa tra gli insulti e le offese rivolte a lui: "accidenti a quel marimo! Devo preparare la colazione per Nami e Robin e lui mi fa perdere tempo! Per cosa poi? Una cosa assolutamente insignificante! Io lo uccido!"
Zoro stesso spalancò gli occhi nell'udire quelle parole, mentre stava sognando cosa diavolo stava diceno nella realtà? Che avesse spifferato alcuni dettagli del suo sogno? Non ricordava di aver parlato molto, ed ora che lo ricordava faticava a tenere un certo ritegno su dove poggiare lo sguardo. Constatò che quel completo nero donava particolarmente al cuoco di bordo della ciurma dei pirati di cappello di paglia. Di certo non si poteva definire uno stilista provetto quanto la navigatrice o lo stesso biondino, però era pienamente convinto del suo giudizio anche se un lieve pensiero passò per la sua mente quale "sarebbe bello strapparglieli di dosso..."

Si massaggiò il collo indolenzito e sorrise a quel pensiero, ormai non aveva più senso nascondere le cose; sogno o realtà che fosse, per qualche ragione quel biondino era sempre tra i suoi pensieri. Decise quindi di seguire il proprio istinto. Seguì il cuoco fino alla cucina dove sorprendentemente non c'era nessun'altro, che stessero ancora dormendo tutti? Scrollò le spalle disinteressato, tanto meglio pensò, aveva il cuoco alla sua mercè.

"Di un po' cuocastro...quale sarebbe la cosa "assolutamente insignificante" per cui hai deciso di interrompere il mio bellissimo sogno?"
Ghignò quando il volto del cuoco si girò verso la sua figura con diverse vene rigonfiate sulla tempia, davvero, provava un piacere quasi sadico nell'infastidirlo. Ma forse da quella giornata in poi, pugni e calci non sarebbero stati i soli colpi che si sarebbero dati in quell'avventura alla ricerca del grande tesoro. Almeno, quello era uno dei pensieri che vorticavano liberi nella testa del marimo mentre lentamente richiudeva la porta della cucina. Zoro sapeva che da quel giorno, il suo Sanji, non sarebbe più andato alla ricerca di qualcuno che gli somigliasse per passare la notte, non gli serviva. D’altronde aveva quello vero con cui divertirsi, a conti fatti era mille volte meglio di un ridicolo sogno.

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