Un muro da dipingere
Il muro grezzo risplendeva di una strana tipologia di ombra che lo rendeva di un azzurrino dai tratti grigiastri. Si trovava sul retro di una villetta in rovina e sul punto di essere demolita, a giudicare dai vari cartelli attaccanti al cancello. Come se si potesse definire "cancello" lo sgorbio a zigzag di metallo dove Kim era passata davanti poco prima.
"Quindi siete degli street art?" chiese Kim con curiosità. "Beh si, se vuoi considerarci così puoi farlo, anche se la terminologia corretta sarebbe street artist. La street art è la corrente, gli artisti sono quelli che lo fanno" spiegò il ragazzo con il tatuaggio #NoByorn sul braccio, con un'espressione di orgoglio così radioso da sembrare un sole.
E come Kim si ricordò che si chiamava Noah, e pensò che dovesse studiare storia dell'arte o comunque essere interessato alle correnti artistiche per saper distinguere la differenza. Non avendo seguito un corso di storia dell'arte, a malapena conosceva i nomi delle varie correnti. Figuriamoci quello degli artisti.
"Quindi sareste dei street artist? E da quando?" chiese. "Da quando abbiamo visto questo muro vuoto: ci stava poeticamente chiamando e noi non siamo riusciti a resistere al suo richiamo. Quindi eccoci qui" spiegò Mark. Kim inarcò il sopracciglio destro. "Ma davvero" disse con tono ironico. "Davvero" replicò Pablo con un sorriso ingenuo sul viso. Probabilmente non aveva capito che era in corso una sfida tra i due caratteri combattenti di Kim e Mark. Oppure aveva annusato la possibile lotta ed era coraggiosamente intervenuto. Ma Mark poteva aver vinto slealmente una battaglia, ma non la guerra.
Lanciò una un'occhiata feroce al leader del gruppo, che rispose con un ottima imitazione dei chitarristi rock. Mancava solo la chitarra elettrica e i bracciali chiodati e sarebbe stato perfetto. Scuotendo la testa si voltò verso l'unico ragazzo di cui non sapeva il nome, ma che sembrava l'unico normale della banda del deficienti.
Pelle tirata sugli zigomi, capelli di un nero lucente e puliti da poco, occhi di un verde sporco e naso appuntito, maglietta di un giallo scialbo, pantaloncini marroni, sandali neri, il ragazzo faceva la sua sporca figura. Anche se Kim si chiese cosa ci facesse con un gruppo di deficienti piuttosto che con un gruppo di matematici quantistici. Palesemente sembrava molto intelligente, ma poteva essere che stava con loro solo perché non trovava altre persone con cui stare.
"E dimmi, quale sarebbe il soggetto per questa opera mastodontica?" gli chiese. "Il lago di Orchidea della Luna" replicò con molta calma. Aveva tirato fuori dal suo zaino un grosso libro di storia, e sembrava quasi infastidito a parlare con lei. Quindi Kim lo lascio stare e iniziò a riflettere sul lago che aveva nominato.
Non conosceva nessun lago a Orchidea della Luna, ed era pure impossibile che non lo avesse mai visto durante i giri dall'inizio della vacanza. Inoltre lo zio, Bartholomew e Camille non lo avevano mai nominato. Probabilmente non sapevano nemmeno della sua esistenza, sennò come si sarebbero trattenuti nel rivelare un'idea del genere?
Osservò il gruppo di ragazzi mentre iniziavano a preparare i colori e a tirare fuori dai sacchetti i pennelli. Mark addirittura portato una cassa, che collegò al proprio telefono, e iniziò a cercare una playlist giusta.
Senza farsi vedere prese il proprio telefono e fece una breve ricerca su internet usando le parole «Lago» e «Orchidea della Luna». Scoprì così che dove ora c'era la Collina dei Sindaci, fino agli '70 del 1800 c'era una lago anche se di dimensioni modeste. Con la nomina del primo sindaco, quest'ultimo aveva inaugurato la prima statua ponendola su un isola artificiale all'interno del lago. L'estate dopo fu una stagione completamente arida senza un'ombra di pioggia all'orizzonte, portando il lago a prosciugarsi lentamente. Fu così che venne inventata e costruita la Collina, mentre il lago venne completamente dimenticato nel corso degli anni.
Kim rimase spiazzata nel scoprire quella storia. Non si sarebbe mai immaginata che potesse esistere un lago a Orchidea della Luna, e non riusciva nemmeno ad immaginarmi che una volta la Collina dei Sindaci fosse un isola artificiale. Era come immaginarsi la Torre Eiffel in costruzione: per una ricerca di storia Kim aveva dovuto cercare in monumenti famosi prima e dopo, e faceva uno strano effetto vedere il suo monumento preferito a metà.
"Che fai?". Kim si voltò, ritrovandosi alle spalle Pablo. Decisamente era più abbronzato dell'ultima volta che lo aveva visto, anche se dalla canottiera che indossava vide alcune parti del petto ancora bianche. Le abbronzature non omogenee erano inguardabili agli occhi di Kim, quindi si obbligò ad alzare lo sguardo e fissare Pablo in faccia. "Guardavo le foto di questo fantomatico lago. Se devo disegnare gli alberi almeno devo sapere che aspetto avevano" spiegò. Per orgoglio proprio, Kim non avrebbe mai ammesso di non essere a conoscenza del lago di Orchidea della Luna, ma al contempo l'aveva messa in modo ambigua: lo sapeva o non lo sapeva?
Pablo parve leggere la frase con la prima possibilità, e le diede una pacca sulla spalla. "Mi sembra una buona idea. Meglio non sbagliare. Ma a parte il lago... Come stai?" chiese. Kim lesse preoccupazione nel suo sguardo, e scosse la testa capendo cosa intendesse con quel «Come stai». "Se te lo stai chiedendo, sì. Mi sto ancora vedendo con Byorn. Tu invece, stai ancora mangiando come se non ci fosse un domani?" replicò divertita. "Beh, ora sto andando avanti con torte salate e funghi, ma si sto bene" rispose Pablo con evidente imbarazzo nella voce.
"E io starei molto bene se iniziassimo il lavoro prima dell'una" replicò Mark. "Per me va bene. Possiamo iniziare prima dagli alberi che dopo ho da fare?" Chiese Kim. "Non dirmi che vai da Lod Byorn vestita così" esclamò Noah guardandole i vestiti e i capelli sudati. "Devo aggiustare il motore dell'auto di mio zio, deficiente" replicò Kim.
Il gruppo si voltò verso di lei con espressioni stupefatte. Kim rise di cuore guardandoli, e continuò mentre iniziò a prendere i pennelli e la vernice verde. "Sai... aggiustare i motori delle auto?" si sentì chiedere da dietro. "E certo . Se devo essere un maschiaccio fatto e finito devo saperlo fare. Voi no?" Chiese con voce stucchevole.
"Io si: i miei genitori gestiscono un officina" borbottò qualcuno da dietro. "Saper riparare i tubi dell'acqua vale?" chiese qualcun'altro. "Guarda Pablo, va benissimo. Io non so neanche come si tiene una chiave inglese" ribatte Mark. Kim lo riconobbe dalla voce, ma non sentì il matematico quantistico. A quanto pare non gli fregava niente di essere capace o no nei lavori manuali.
"Ora, se mi tracciare il contorno del lago inizio" disse con calma. Con una velocità sorprendente, il matematico quantistico afferrò un rullo dalle mani della ragazza, prese un barattolo di vernice blu e lo scoperchiò, guardò il muro davanti a sé e borbottò frasi incomprensibili. Dopo due minuti finalmente immerse il rullo nella vernice, e con precisione quasi maniacale disegnò la silhouette perfetta del lago che Kim aveva visto poco prima sul telefono. O aveva una memoria visiva incredibile, oppure aveva fatto i compiti a casa prima di venire a fare il progetto.
Passato il momento di stupore, Kim afferrò un pennello di piccole dimensioni e iniziò a dipingere i contorni di alberi e spighe d'erba lungo la spiaggia più esterna. Per i tre lati rimanenti le sarebbe servita una scala, cosa che non vedeva da nessuna parte, quindi per il momento si sarebbe accontentata di quella parte di lavoro che stava eseguendo. Finiti i contorni, iniziò a dipingere l'erba con un bel verde smeraldo, aggiungendo qualche colpo di ombra di luce e ombra con un verde più scuro e più chiaro a seconda dei punti.
Con gli alberi fu molto più difficile perché non era mai stata brava con le ombre su superfici provviste di così tante foglie, ma tentò di impegnarsi usando come riferimento il pino che faceva da ombra alla villetta. Sicuramente non furono gli alberi più belli mai dipinti nella storia degli alberi dipinti, ma secondo il suo standard erano dei capolavori. Anche per il gruppo dei ritardati parve così, così Kim si guadagnò una pacca sulla spalla da parte di Noah, un accenno da parte dello scienziato, un pollice in su da parte di Pablo è quello che sembrava un sorriso sulle labbra di Mark. Ma no né fu molto sicura, era stata una cosa così veloce che temette di avere le allucinazioni per via del caldo.
"Ora devo andare, mi spiace. Quando continuate scrivetemi così vi raggiungo con una scala e continuo la mia parte" disse con un sorriso sulle labbra. "Grazie mille per l'aiuto guarda: così facciamo decisamente prima" esclamò Noah. Kim fece un inchino con un cappello immaginario, e sempre sorridendo prese le cuffie e si avviò verso casa.
Preparò già la playlist «Corsa veloce» e si allaccio le scarpe per sicurezza. "Ciao Kim".
La ragazza alzò la testa. Era Byorn.
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