Racconti imbarazzanti a letto

Appena tornata nella villa di Byron, Kim iniziò a suonare il capannello in modo così molesto  che venne ad aprirle Pearl con fare confuso. "Tutto bene?" chiese.  "Si, si. Devo parlare con Byron. Sai dove posso trovarlo?" ribatte invece Kim. "È ancora in camera sua che dorme: puoi aspettare quindici minuti, si sveglia sempre alle nove come un orologio svizzero" disse Pearl. "Ok, grazie per l'informazione. A dopo!" gridò Kim prima di sgusciarle sotto le ascelle e correre verso le scale. "Aspetta... Cavolo, è già andata. Vabbè" disse Opal alzando le spalle. Non aveva ancora inquadrato del tutto Kim, ma aveva capito che appena si metteva in testa qualcosa, era impossibile fermarla.

Con delicatezza, Kim aprì la porta della camera di Byron e ci sgusciò dentro, chiuse la porta dietro di sé e si avvicinò al grosso letto matrimoniale dalla parte opposta.

Byorn dormiva nel lato sinistro, con il viso sprofondato in un enorme cuscino color grano e con metà corpo coperto da un leggero copriletto bianco. Per una volta Kim lo poté osservare senza maschera, e sinceramente le faceva uno strano effetto: era nel suo personaggio indossarla ventiquattr'ore su ventiquattro, e senza sembrava di vederlo completamente nudo.

Con un rapido sguardo, oltre alla matassa immonda di cuscini nel lato libero del letto, Kim notò un comodino di fianco a Byorn. Facendo più attenzione, vide la maschera che il demone usava tutti i giorni lasciata incustodita come si lasciava un libro su un telo da spiaggia.

Kim si accorciò, e quasi gattonando raggiunse il comodino. Prima di commettere il "furto", Kim ascoltò il lieve respiro di Byorn, che lo rese alle sue orecchie ancora più impotente di quanto non fosse da sveglia, e con un gesto veloce afferrò la maschera e portandosela davanti al viso per osservarla meglio.

In realtà non aveva niente di strano se osservata meglio: liscia e bianca e dorata come se fosse costruito con la ceramica, passandoci il dito sulla superficie Kim percepì dei lievi solchi tutti aggrovigliati e senza un filo logico. "Forse, quando Byorn usa la pietrificazione, sulla maschera passa attraverso questi solchi" pensò Kim. Poteva essere una buona teoria, ma prima doveva capire un'altra cosa: com'era possibile che il demone ci vedesse, visto che la maschera era sprovvista di buchi per gli occhi?

Girò la maschera, ma rimase scioccata nel constatare che non c'era nessun foro per gli occhi. Ma com'era possibile che Byorn fosse cieco? No, era impossibile. Lo stesso demone le aveva spiegato che gli occhi dei Demoni  Superiori erano i contenitori dei loro poteri, e più volte Byorn aveva dimostrato di vederci molto bene. Quindi, com'era possibile? Fu tentata di svegliare il demone per chiederlo, ma si trattenne. Mica si poteva svegliare la gente per delle maschere.

Per sua fortuna, o sfortuna, un "Kim, tutto bene?" assonnato alle sue spalle la fece sobbalzare per la paura. "Porca puttana! Byorn! Da quanto sei sveglio?!" esclamò. "Mi sono svegliato adesso. Ma che stai facendo con la mia maschera?" sussurrò invece Byron. Kim fissò la maschera e poi le dita visibili delle mani del demone comparire da sotto il lenzuolo,e il suo viso si illuminò improvvisamente di luce maligna.

Alzò l'oggetto in questione all'altezza del viso di Byron, e voce falsamente dolce chiese: "Mi spieghi come fai a vederci se non ha i buchi per gli occhi e citeresti tutti i retroscena sulle maschere di voi Demoni?". "Va bene, ma posso farlo un po' più tardi? Mi sono appena svegliato, e questo è un concetto molto complicato da spiegare su due piedi" disse Byron, dopo aver guardato brevemente una sveglia dall'aria antiquata sul comodino. Kim in tutta risposta sbuffò.  Non aveva voglia di aspettare ancora per ricevere delle risposte, ma ricordandosi come reagiva lei la mattina, meglio non litigare con un demone mezzo addormentato."Ok boss" disse.

Si alzò e appoggiò la maschera al comodino, e girandosi per uscire dalla camera il suo sguardo si posò sul viso scoperto di Byron. Kim lo fissò sconcertata, anche se il viso del demone non aveva niente di strano in confronto ad altre creature magiche che aveva visto in vita sua. La cosa che era quasi scioccate, oltre al terzo occhio sulla fronte, era la giovinezza che Byron rifletteva. Zio Arthur aveva detto che quando lo aveva imprigionato, Byron aveva cento anni, e quindi adesso si aggirava sui  centoventiquattro, ma il viso sembrava quello di un qualsiasi ventenne. Un ventenne vecchio.

Effettivamente Kim si era immaginato la faccia di Byron come qualcosa che trasmetteva  gentilezza ma anche potere in modo da intonarsi con il resto del suo personaggio, ma in quel modo Byron le aveva frantumato quella fantasia. Eppure, non sapeva bene perché ci era rimasta così male nel vedere una faccia così umana su una creatura magica. Forse credeva che tutte le creature magiche si completavano  con l'aspetto fisico creato appositamente per loro, con misure e colori messi adeguatamente al loro posto,e se qualcosa stonava con l'insieme allora non andava bene. Oppure semplicemente, non si aspettava un viso normale su una creatura potente come Byorn.

Con un passo lento, Kim fece il giro del letto e si stese sul cumulo di cuscini con fare quasi moribondo. "Kim, tutto bene?" chiese Byron voltando la testa verso di lei. "Si" fu la risposta attutita dai cuscini. "Non mi sembra. Ne vuoi parlare?" ribatte Byron. "No. Posso dormire qui?" chiese invece Kim. Byron rise divertito con la sua risata quasi soffocata e appoggiò una mano sulla testa della ragazza. "Certo che puoi dormire qui, ti ho regalato pure una camera" disse.

Kim sollevò la testa per osservarlo meglio, osservò poi i cuscini intorno a lei e ne prese un color legno scuro. Lo buttò letteralmente di fianco alla faccia di Byorn, e con due balzi  lo raggiunse, ficcandosi poi sotto le coperte e chiudendo gli occhi. "Ora mi prenderò la tua stanza. Svegliami tra due ore" disse.

Byorn rimase stupito dalla piega che la situazione aveva preso, e arrossendo nel ritrovandosi nel letto con una ragazza che non apparteneva alla sua corte, si sporse oltre Kim e prese un cuscino, appoggiandolo nello spazio vuoto tra lui e lei.

"Ma che fai, sei imbarazzato da dormire con me?" chiese Kim. "Non è pedofilia questa?" fu la risposta di Byorn. Kim lo fissò con sguardo confuso . Quella frase le ricordava qualcosa, se lo sentiva  da qualche parte nella memoria mentre cercava in tutti i modi di riaffiorare, ma niente. "Mi servirebbe un indizio per questo" disse inconsciamente ad alta voce. "Ti ricordi di un piccolo incidente con i maiali?" chiese Byron mentre si sistemava la maschera in viso.

All'improvviso Kim ricordò: la prima volta che aveva conosciuto Byorn, subito dopo la sua trasformazione da maiale a demone, l'aveva letteralmente mandato a quel paese dandogli del pedofilo. Scoppiò a ridere nel capire finalmente la battuta, tanto da tenersi la pancia dal gran ridere. "Sei veramente simpatico quando vuoi?" disse.

"Davvero?" chiese Byorn. Lo aveva detto in modo così confuso, quasi l'avesse capito in quel momento, che Kim si riprese dalla risata isterica e tornasse a guardare la situazione in modo lucido. "Avevi dubbi?" chiese. Byorn sembrava un po' provato, ma annui comunque. "Beh, i nobili non possono molto scherzare durante gli incontri, e quelle rare volte in cui l'ho fatto, Miriam è morta. Quindi sì, non sapevo di essere simpatico".

Kim si mise a pancia in su, pensando con magone a quello che aveva appena detto il demone. Doveva essere orribile, sentirsi convinti di essere la causa della morte di qualcuno l'unica volta in cui cercavi di sembrare simpatico.  Sotto un altro punto di vista, la di poteva trovare anche alla base della scaramanzia. "Beh, se vuoi, ogni volta che vuoi dire qualcosa di simpatico lo puoi dire a me. Così non ti senti responsabile di qualcosa" disse Kim. Poteva non farlo sentire meglio, ma almeno poteva aiutarlo in qualche modo. "Mi farebbe molto piacere, grazie" rispose il demone.

Presa da un improvvisa intimità, Kim sorrise e uscì con un: "Pensa un po', questa è la prima volta dopo tre mesi in cui parlo con qualcuno nel letto appena sveglia. L'ultimo è stato il mio ex". "Il tuo ex?" chiese Byron improvvisamente curioso. "Si, il mio ex. Si chiamava Kyle ed era un elfo. Ci siamo lasciati verso la fine della scuola, anche se eravamo in crisi già da tempo. Anche se non è stato il mio primo con cui sono uscita... Aspe, effettivamente se ti baci con qualcuno puoi considerarlo il tuo fidanzato?" chiese.

"Non saprei. Chi era, un tuo amico?" chiese Byorn. "Era un'amica" ribatte Kim. Il demone la fissò sbalordito. Kim ricambiò lo sguardo, e capendo che tipo di pensieri potessero passare nella mente del demone, si affrettò a dire che era stato un incidente.

"Devi sapere che fino a tre anni fa facevo  l'animatrice del mio oratorio in estate. A quei tempi lo facevo con una mia amica di nome Tess, e ci divertivamo come se non ci fosse un domani, anche se eravamo così masochiste da passare ogni giorno a controllare dei bambini dai cinque ai dieci anni. Un pomeriggio, finita la tortura, stavo accompagnando Tess verso il parcheggio perché sua madre doveva passarla a prendere. Entrambe stavamo mangiando un ghiacciolo, e me lo ricordo benissimo perché stavo appunto discutendo su come Tess riuscisse a non congelarsi il cervello se mangiava le robe fredde a velocità supersonica. Intanto che parlavamo ci stavamo avvicinando sempre di più al parcheggio, infatti iniziavo a vederne metà da dove ci trovavamo, subito dietro il bar della chiesa. Ad un certo punto, eravamo proprio all'angolo del bar, Tess mi prende il braccio e mi ferma. «Kim» mi dice «Sicuramente stasera o domani mattina parto per due settimane per l'Irlanda. Quindi volevo dirti una cosa prima di andare». Io le risposto di sì, anche perché ero curiosa di sapere cosa volesse dire di così importante, e lei mi si avvicinò e mi baciò. Così , su due piedi e senza dirmi niente. Subito dopo corse via, e quella fu anche l'ultima in cui la vidi perché quella vacanza in Irlanda si trasformò ben presto nella sua nuova casa. Si è trasferita definitamente li, pensa un po'". Kim sorrise alla fine di quel racconto, e sistemò per bene il cuscino dietro la schiena in modo da osservare meglio il demone.

In tutta risposta Byron sembrava un po' scosso da quella storia, e si appoggiò anche lui al cuscino osservando il soffitto. "Che storia! Non immaginavo che il tuo primo bacio arrivasse da una ragazza" disse. "Lo so, lo so. È uno chock. Invece tu dovresti avere una fila lunghissima di prendenti: ma dimmi, chi è stata quella che si è meritata il tuo primo bacio? Racconta, voglio sapere tutti i dettagli" disse Kim avvicinarsi. Il viso di Byorn si tinse improvvisamente di rosso per l'imbarazzo. Iniziò a toccarsi nervosamente un ciuffo dei capelli, ma Kim non si fece addolcire da quel repentino cambio di umore: lo aveva fatto innumerevoli volte con i suoi amici, e non si sarebbe fermata neanche quella volta.

E menomale, perché neanche un secondo dopo Byorn sembrò deciso a parlare con lei di quell'argomento delicato. "Beh, la prima volta che ho baciato una ragazza ero in una stalla. Ed era la mia migliore amica" disse in fretta. "In una stalla?! Che cavolo ci facevi in una stalla?!" esclamò stupita Kim. Il viso di Byron diventò ancora più rosso di prima. "Senti, fuori pioveva a dirotto. E poi ci trovavamo nella mansione della mia famiglia, e al momento la vecchia stalla era l'unico posto asciutto più vicino!" esclamò.

La magione della famiglia di Byorn. L'aveva nominato la sera del loro primo appuntamento. Kim non ci aveva più pensato per intere settimane, ma in quel momento la misteriosa magione era tornata nella sua mente con prepotenza. "E se ci andassi, potrei incontrare la famiglia di Byorn dal vivo" pensò.

Con un'idea maligna che iniziava a formarsi pian piano nel suo cervello, si spaparanzò nel letto di Byron con finta eleganza. "Allora la prossima volta andremo a dormire in una stalla. Ma ora userò tristemente questo letto. Quindi notte. Svegliami quando stai per andare a lavorare. Bye!". E detto questo, si addormentò nel giro di cinque secondi.

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