Pulizie e scoperte

Pulire la stalla non fu molto piacevole, anche se Kim riuscì a non pensare più a Jacquelin  e Benedict. Ma lavare le stalle e le gabbie, cambiare la paglia e dar da mangiare agli animali fu così faticoso che si chiese come Arthur riuscisse a farlo ogni singolo giorno della sua vita.

"Probabilmente non gli importa più niente. Anche se le bollette dell'acqua sarà alle stelle, se si fanno ogni giorno una doccia per togliersi di dosso questo lerciume" pensò dopo essersi annusata il braccio.

Guardò la stalla con una lieve soddisfazione nello sguardo, mandando a fanculo le fatine che la prendevano in giro con una serie di linguacce e accarezzando il muso dell'unicorno. C'era un punto preciso leggermente sopra il naso che gli piaceva da morire, e si divertì un mondo ad accarezzarlo per diversi minuti prima che Arthur la richiamasse all'ordine.

"Voglio che tu mi aiuti con quelle assi di legno: dobbiamo capire quali possono essere ancora utilizzate e quali da buttare" spiegò, indicando diverse assi appoggiate alla ben in meglio sul muro. A Kim non ci volle molto per capire che erano le stesse che avevano imprigionato Byorn e la corte per tutti quegli anni, e lanciò un occhiata interrogativa allo zio per capire le sue intenzioni. Possibile che quello fosse il primo passo per accettare di nuovo il Demone Superiore nella sua vita?

Arthur non notò quella domanda sospesa in aria, troppo occupato a spostare alcuni sacchi d'avena in un punto comodo della stalla in modo da utilizzarli per i pasti dell'unicorno. Per la prima Kim lo guardò meglio, soffermandosi a guardare la forma del viso e i capelli bagnati di sudore. In tutti quegli anni aveva perfettamente nascosto i suoi sentimenti verso la moglie defunta e quello che credeva essere il suo assassino, celando quella paura mista a rabbia al mondo intero. Forse era stata troppo dura con lui, troppo cieca da capire cosa stesse provando in tutte quelle settimane perché troppo presa dalle conseguenze dell'incidente.

Si sentì terribilmente egoista nel aver cancellato tutti quegli anni passati con lui per difendere a spada tratta una persona che conosceva da poche settimane. Si sentiva egoista per averlo fatto senza pensarci due volte, quasi considerandosi nel giusto mentre lo zio nel torto marcio.

Guardò le assi di legno, alcune delle quali rotte in più punti , e rifletté che rappresentavano la sua famiglia, alcuni più rotti rispetto ad altri.

Il fatto di non aver detto realmente ai fratelli cosa fosse successo quella sera non faceva sentire in colpa Kim. Quello che aveva detto avanzava, e i gemelli avevano capito di non dover chiedere altro. Mary poteva ribattere sull'ingiustizia dell'intera situazione, assurda a parer suo, ma Kim l'aveva completamente ignorata.

Era lei la sorella maggiore. Quindi finché non avesse deciso di aggiungere altro sull'intera situazione, Nathan e Oliver avrebbero conosciuto solo una mezza verità. E a lei andava bene così. E andava bene sia a Camille che a Bart.

Di quel coglione invece non avrebbe mai più chiesto la sua approvazione, così come al suo ex.

Lo stesso ex a cui non scriveva da diversi giorni.

Con la fronte aggrondata, quasi a riflettere sul perché non ci avesse pensato prima, fotografò le assi di legno e le mandò a Kyle. Per fare la simpatica, aggiunse come didascalia l'emoji con gli occhiali da sole e una fila di pugni.

Poi mandò la stessa foto alla madre, giusto per far vedere che si stava rendendo utile e che un certo Demone Superiore non l'avesse ancora uccisa.

Infine  iniziò a prendere le assi rotte e a lanciarle alla sua sinistra, disturbando i poveri animali dal loro sonnellino pomeridiano. Le assi più integre le mise alla sua destra, inpilandole in due gruppi: quelle più corte e quelle più lunghe. Facendo così, sarebbe stato più semplice da trasportarle fuori dalla stalla d a portarle dove Arthur teneva il legno per l'inverno o per lavori manuali.

Da piccola pensava che Arthur intendesse per lavori manuali delle casette sull'albero o dei tavoli, ma ora sapeva che le utilizzava per aggiustare delle recinzioni rotte o simili. Una noia mortale secondo l'umile parere di Kim.

Scattò un'altra foto e la mandò alla madre. Poi le scrisse  anche un breve messaggio per sollevarle il morale.

Kim
15:09
Con molto amore e sudore

Mamma
15:10
E da qui tanti saluti dal verde cittadino

Mary aveva allegato una foto di alcuni alberi che vedeva sempre all'esterno del suo ufficio, insieme alla piantina di basilico che usava per decorare la sua finestra.

Kim
15:10
Tutto bene in ufficio?
Mamma
15:10
Tanti progetti, non voglio annoiarti
Kim
15:11
E di papà? Abbiamo notizie?

Non ricevette subito una risposta, tanto che si chiese se non avesse esagerato e che la madre si fosse arrabbiata, poi un breve messaggio che non lasciò spazio a nessun dubbio.

Mamma
15:12
Si. Abbiamo una data.

In allegato c'era un documento e leggendolo Kim si rilassò quasi. Quasi

Kim
15:12
Lo zio lo sa?

Mamma
15:13
No. Mando tutto io, stasera poi lo chiamo così facciamo il punto della situazione. Con te ne parlerò quando saprò gli ultimi dettagli

Kim
15:13
Ok mamma. Fammi sapere, mi raccomando

Mary non rispose ma Kim sapeva il perché: se tutto andava bene, non avrebbero più visto quel maledetto per un sacco di tempo.

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