Prepararsi alla battaglia
"Ehi Kim, ti ho trovato l'incarto per il regalo. Ti piace?". La ragazza adocchiò la carta dorata che Kevin le aveva gentilmente portato. Quando il ragazzo era salito per vedere come stesse la cugina e l'aveva trovata stesa sul letto a disegnare, aveva chiesto se potesse fare qualcosa. Tipo portarle dell'acqua visto che era chiusa in camera da un ora e sicuramente non era nemmeno passata in bagno per fare i propri bisogni. In tutta risposta Kim aveva chiesto una carta da regalo visto che non sapeva dove Arthur e company la tenessero, e Kevin aveva obbedito.
"Grazie. Ora devo solo trovare gli orecchini incriminati" replicò Kim. Chiuse il blocco di scatto, infilò le matite sparse sul letto nell'apposito astuccio, lo chiuse, afferrò entrambi gli oggetti e li posò sulla scrivania. Poi aprì uno dei cassetti della fila di sinistra e ne tirò fuori una vecchia scatola di trucchi, che Kim furbescamente aveva riempito di vari gioielli: c'era lo scompartimento per le collane, quello per gli anelli, quello per i braccialetti, e non ultimo quello degli orecchini. Li tirò fuori per disseminarli sul letto, e con occhio attento li smistò e analizzò. Dopo l'attenta analisi adocchiò il primo orecchino attorcigliato intorno ad un'altro. Con attenzione quasi maniacale li sfilò, e appoggiò il primo orecchino sul cuscino. L'altro lo buttò nel mucchio.
Per cercare il secondo orecchino dovette scavare a fondo, e finalmente poté riporre l'oggetto di fianco al gemello, al sicuro sul cuscino. "Esattamente a chi devi regalare quei orecchini?" chiese Kevin con curiosità. "Se te lo dicessi non ci crederesti" replicò Kim. "Eddai, sono curioso. Sicuro non è il compleanno né di Camille né della zia, e la festa della donna non è oggi. Almeno un piccolo indizio" chiese il ragazzo impaziente. Kim sorrise tra sé e sé. "Maiali" rispose.
Anche se dava le spalle al cugino per sistemare gli orecchini nel loro apposito scompartimento, poté comunque immaginarsi la faccia di Kevin sbiancare fino a sembrare uno scheletro. Avrebbe voluto registrarlo per prenderlo in giro in futuro, ma era troppo anche per lei.
"Kim ma sei seria? Esci sul serio con quei cosi?" chiese Kevin con un tremito nella voce. "Lo so Kev, sembro pazza. Ma anche se può sembrare una frase fatta sentita in migliaia di film, posso dire che Byorn e company sono tipi a posto. Sono normali, anche se sembrano degli adolescenti su alcuni aspetti. Domani mi vuoi accompagnare così vedi con i tuoi occhi?". Per una volta, quella domanda non era posta con fare acido o con disprezzo. Era stata fatta con tono normale, a tratti quasi gentile. Gentile come una crema messa sul corpo, e a Kevin piacque quella "crema" di parole.
"Mi farebbe piacere. A che ora potremmo andare?" chiese con dolcezza. "Byorn ha detto che potevo andare alla Villa verso l'ora di pranzo. A mezzogiorno ti va bene?" propose la cugina. Con fare tecnico, Kevin prese il telefono dalla tasca dei pantaloni. Ci digitò sopra per alcuni secondi e Kim terminò di impacchettare il regalo. "Allora, in macchina posso accompagnarti. Ho solo una call per quell'ora, ma se va bene e Paul non va per le lunghe, potrebbe durare sui trenta minuti. A te va bene?" chiese Kevin. "Assolutamente sì: io do il regalo, tu sopporti questo Paul, e se abbiamo fortuna avremo abbastanza tempo potremmo incontrare la corte e andare a pranzo da qualche parte" pianificò Kim con un enorme sorriso.
"Kim sicura di stare bene? Mi sembri un po' troppo docile" obiettò Camille arrivando alle spalle di Kevin. "Infatti mi stai preoccupando" osservò Arthur. "Che è, non posso pianificare qualcosa con mio cugino senza mandarlo a quel paese?" chiese Kim con fare accusatorio. I due adulti ci pensarono su. "Assolutamente no" risposero entrambe prima di scoppiare a ridere. Si comportavano proprio come dei bambini di cinque anni, e Kim non capì se la cosa la divertisse o la imbarazzasse. Si appoggiò alla scrivania aspettando che i due si calmassero abbastanza per fare un discorso di senso compiuto.
"Ehm... Avete bisogno di me in qualche modo? Non ditemi che è un'altro motore" replicò dopo qualche minuto. Camille si asciugò gli occhi e respirò a fondo. "Niente motori per fortuna. La lavatrice ha finito di andare, e devi portare giù i tuoi vestiti sporchi così facciamo partire quella successiva" spiegò. "E preparati che c'è la serata hamburger & giochi. Sei capitato proprio a fagiolo" disse Arthur rivolgendosi a Kevin. "Menomale allora, anche se mi interessano di più i giochi di carte" replicò il ragazzo alzando le spalle.
"Va a cercarle nel mobile in camera mia: sai quello con tutti i cassetti e gli sportelli? Si? Perfetto. Se mi ricordo bene, puoi trovare delle carte di Scala 40" spiegò Arthur. "Agli ordini capo".
Kevin uscì dalla stanza, e mentre Camille iniziò a disfare il letto di Kim per cambiare le lenzuola, la proprietaria della camera si accinse a prendere da uno scompartimento dell'armadio il sacchetto dei vestiti sporchi. Per poco una valanga di calzini ne fuoriuscì, e anche se Kim ebbe i riflessi per tenere la maggior parte dentro il sacchetto, non riuscì a evitare lo spargimento di due magliette e un paio di calzini da ginnastica. "Aspetta che ti aiuto". Con la visuale semi bloccata vide comunque lo zio tendentesi per afferrare gli indumenti per terra, piegarli in modo quasi ordinati e appoggiarli sulla spalla della nipote. "Così non rischiano di cadere" disse a mo di scusa.
"Arthur, inizia a togliere le lenzuola anche in camera tua che dopo passo a prenderle" ordinò Camille. "Subito. Prendo anche le mie cose sporche. Ho una leggera carenza di magliette" osservò Arthur con tono stridulò. "Questo perché ti dimentichi di portarle a lavare" replicò Camille. L'uomo alzò le spalle e uscì dalla camera. "Aspetta Cami, non uscire ancora. Faccio prima io" disse Kim.
Con passi incerti si trascinò verso la porta e poi giù per le scale. Fece una fatica assurda a scendere senza vedere gli scalini, ma finalmente la sua ardua impresa giunse al termine quando con il piede tastò l'ultimo scalino. Con un sospiro guardò la scalinata alle sue spalle, e mandandogli un dito medio con la mente, si diresse verso la lavanderia.
Arrivata, semplicemente appoggiò il sacchetto davanti alla lavatrice e soddisfatta se n'è andò. Ora c'era una cosa più importante da mettere in atto: la legione dei fratelli Evans.
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