Le indagini dei fratelli Evans
Quella notte Kim non riuscì a chiudere occhio. Continuava ad rimurginare sulla conversazione avuta con Rosalya quel pomeriggio, mentre tracciava un abito elegante sul corpo disegnato poco prima del demone.
Le due avevano parlato del più e del meno, fino a quando Rosalya, con una domanda diretta e senza tatto, le aveva chiesto cosa la turbasse tanto. E Kim, ormai abituata a rifugiarsi nel suo guscio negli ultimi mesi per autodifesa, si era rinchiusa nel suo mondo mentre terminava il modello e consegnarlo al demone con fare sgarbato.
"Rosalya non mi capisce a fondo: mi conosce da quanto, qualche giorno? E già pensa di conoscermi. Non è così. Questa volta puoi contare solo su te stessa" pensò Kim aggrottando la fronte con fare provocatorio.
"Forse Rosalya ha ragione: dovresti parlare con qualcuno di quello che ti è successo. Ti sentiresti meglio" le sussurrò la vocina che rappresentava la sua parte logica. Kim sapeva che quella vocina aveva ragione e che se non avesse parlato con qualcuno sarebbe esplosa, ma quella volta no, quella era una faccenda troppo personale per raccontarla così ai quattro venti. Non avrebbe parlato, punto e basta. Era il suo segreto più personale, il suo frutto proibito .
Kim strinse con aggressività le lenzuola e osservò i raggi lunari che entravano dalla finestra aperta. Con uno sguardo trasognato osservò i minuscoli puntini svolazzare all'interno dei raggi e agli strani disegni che formavano sul pavimento.
Si alzò lentamente dal letto e si avvicinò alla finestra, aprendola con uno scatto veloce per non svegliare in qualche modo Arthur dal suo sonno leggero. Avrebbe pensato che qualcuno stesse cercando di rapirla e avrebbe sollevato un polverone per nulla.
Mentre osservava l'enorme volta celeste sopra la sua testa mentre l'aria notturna le alitava in faccia, a Kim venne in mente quello che le aveva detto Catryn sul libro che aveva scritto Miriam. Kim non aveva mai riflettuto sul lavoro di quella donna. Eppure, ogni volta che guardava la sua foto incorniciata su un mobile in sala da pranzo, non aveva proprio un viso da scrittrice.
Decise che doveva sapere di che argomento trattava il libro di Miriam. A sapeva dove avrebbe potuto trovarlo: o in soffitta, dove sicuramente lo zio teneva qualche suo oggetto personale, o nella biblioteca pubblica di Orchidea della Luna.
E avrebbe iniziato dal giorno dopo appena svegliata. Il giorno dopo, avrebbe dato il via alle indagini dei fratelli Evans.
"Kim, come facciamo a trovare un libro di cui non sappiamo neanche il titolo?" chiese Nathan guardando perplesso la sorella maggiore. "Ovvio, faremo una gara: chi trova per primo un libro sulle creature magiche esistenti ad Orchidea della Luna vince. Facile no?" disse Kim sghignazzando.
I tre fratelli, dopo essersi alzati tardi, fatto un'abbondante colazione e fatto una ricerca in soffitta sul libro di Miriam, si erano diretti alla biblioteca comunale della città per continuare la loro ricerca. Da quello che aveva detto Camille, il libro scritto da Miriam era un enciclopedia sulle caratteristiche comuni e abilità delle creature magiche. Aveva pure detto che sarebbe stato facile da cercare e i tre fratelli speravano che fosse così.
"Kim, posso sapere perché all'improvviso ti interessa ora il lavoro della zia? Fino all'altro giorno non interessava di conoscerla" osservò Oliver. A Kim si lasciò scappare un sospiro: al bambino non sfuggiva niente. "Secondo Caryn nel libro c'è qualcosa che c'entra con Byorn. Se lo troviamo forse sapremmo qualcosa in più su di lui" disse. "Hai ragione: raccogliamo informazioni sul nemico" disse Oliver sorridendo. "Già. Quindi chi trova il libro per primo vince la gara. Ora muovetevi" disse Kim.
Senza che aggiungesse altro, i due bambini si fiondarono su per le scale e poi all'interno della biblioteca. Kim sorrise: era sempre così facile sfruttarli.
La biblioteca era antica. E come tutte le cose che Kim considerava antiche la biblioteca aveva le pareti in legno d'acero e i pavimenti in marmo bianco. I tavoli da lettura, così come le sedie, erano in legno più scuro ed erano distanziati l'un l'altro di due metri e mezzo. Una buona idea di design erano le famose lampade da lettura in vetro verde sistemate a coppia sui tavoli. Gli scaffali erano fatti con qualche tipo di legno scuro, forse quercia, dove i numerosi libri riposavano per la maggior parte del tempo.
C'era poca gente a quell'ora del mattino, quindi fu facile per Kim vedere dove si erano diretti i gemelli: Nathan negli scaffali contrassegnati con la targhetta "Storia di Orchidea della Luna" mentre Oliver in quella di "Annali delle nascite". Cosa volesse cercare nelle Annali delle Nascite Kim non lo capì ma pensò che potesse trovarci qualche indizio interessante.
Si avviò verso la sezione contrassegnata con "Enciclopedie" e iniziò a cercare, scartando i vari volumi che le si paravano davanti. Non sapeva come si chiamasse il libro ne in che categoria si trovasse: Camille non era stata molto chiara su quello.
Sbuffando Kim si avviò verso la corsia seguente in cui, oltre a due bibliotecari molto giovani, si trovavano un gruppo di fate lanterne, dei fuochi fatui e Oliver. Il bambino stava chiedendo qualcosa ai fuochi fatui anche se Kim lo aveva sempre messo in guardia da loro perché non era uno dei gruppi magici da potersi fidare, visto la loro natura di far perdere la strada ai viavanti nelle paludi. Quindi si avvicinò a lui e lo afferrò per la spalla, allontanandolo dal gruppo "pericolo" con un sorriso fintissimo stampato in viso. O per usare lo stesso termine della madre, era entrata in modalità "PROTEGGI I GEMELLI".
"Oliver, trovato qualcosa?" chiese poi . "In realtà stavo chiedendo apposta a quei fuochi fatui se conoscevano il libro della zia ma tu mi hai interrotto... tu hai trovato qualcosa?" chiese il bambino usando un tono perplesso. "Stessa situazione, anche se..." .
Kim notò con la coda dell'occhio un libro massiccio sporgere tra due libri più sottili. La ragazza lo afferrò dal dorso, rivelando un libro dalla copertina di un bel giallo chiaro e con il titolo scritto in grosse lettere cubali. "Che libro è?" chiese Oliver. "Si chiama LE VARIEGATE CREATURE MAGICHE CONOSCIUTE DAL MONDO UMANO. Non sembra che l'abbia scritto Miriam, l'autore è un uomo" rispose Kim indicando il nome in fondo alla pagina: Clark Richard.
"SORELLONA! L'ho trovato!". La testolina del secondo gemello sbucò all'inizio della corsia, rivelando un sorriso a trentadue denti e un volume dalla copertina verde smeraldo. "Davvero? Così in fretta?" chiese Kim, facendo finta di non notare Oliver che gli sfilava "LE VARIEGATE CREATURE MAGICHE CONOSCIUTE DAL MONDO UMANO" dalle mani. Oliver non avrebbe mai ammesso al fratello che non aveva trovato nulla in venti minuti, e Kim l'avrebbe appoggiato fino a quando il bambino non sarebbe maturato per ammetterlo da solo.
"Si, il libro si chiama ENCICLOPEDIA DI ORCHIDEA DELLA LUNA. Originale come titolo" costatò Nathan mentre si avvicinava ai due. "Invece io ho questo" disse Oliver , mentre con fare orgoglioso mostrava quello che aveva "trovato". "Bene, ora andiamo a sederci e cerchiamo qualcosa di interessante. E mi raccomando: niente rumore che siamo in una biblioteca" disse Kim.
I tre si avviarono verso uno dei tavoli centrali, che effettivamente sapevano ancora di albero, muschio e terriccio, presero tre sedie e le avvicinarono in modo da leggere i due libri con tranquillità. Iniziarono dal libro di Clark Richiard, che trattava di quali creature di miti e leggende fossero comparse alla metà del diciottesimo secolo e le loro caratteristiche più comuni. Oltre che l'autore si dilungava in descrizioni a volte totalmente inutili, il libro era molto noioso visto che affrontava temi storici e cose che i ragazzi conoscevano già dai racconti di Camille e dai loro genitori. A quando pare l'uomo l'aveva scritto all'inizio del 1830, quando le creature magiche non le si conoscevano in modo approfondito, o voleva scrivere un libro su un tema già affrontato da molti.
Il secondo, Enciclopedia di Orchidea della Luna, aveva la copertina verde rigida ed era piuttosto piccolo ma massiccio: sembrava un piccolo mattoncino e per qualche motivo trasudava simpatia al contrario del primo. Aprendolo i ragazzi notarono che l'edizione era piuttosto nuova, infatti scoprirono dall'indice in prima pagina che era una delle ristampe più recenti. Il nome dell'autore non era scritto per intero ma solo con le iniziali, una M e una E, ma i tre fratelli capirono subito chi fosse: Miriam Evans, loro zia.
Nel secondo indice trovarono in che modo erano state catalogate le creature magiche, ovvero dalla A alla Z. I ragazzi andarono subito alla lettera D e scoprirono che il tipo di scrittura non era lungo e discorsivo, ma spiegato in modo semplice e lineare. Inoltre erano rappresentati in disegni alcuni sottogruppi di demoni, tra cui i Demoni Superiori.
"Allora... i Demoni Superiori, anche se appartengono alla stessa razza, cambiano di aspetto in base al territorio in cui nascono. Anche i loro poteri, che sono una combinazione o una variante di quelli dei loro genitori, aderiscono al loro luogo di appartenenza. Oltre a questa caratteristica incredibile , i Demoni Superiori condividono forza, agilità e longevità: infatti esistono alcuni esemplari che superano i mille anni ma sono piuttosto rari, infatti oggigiorno ne esistono solo quattordici in tutto il mondo. I Demoni Superiori appartengono all'aristocrazia fin dalla nascita e per questo ognuno ha una propria corte composta da demoni provenienti dal loro territorio di appartenenza, ma solo con uno di loro il Demone potrà sposarsi per creare una famiglia di nuovi Demoni Superiori".
I ragazzi fissarono stupiti e interdetti quel minuscolo paragrafo contenente un sacco di informazioni importanti su un mondo fino ad allora sconosciuto, e per scoprirlo bastava leggerlo in uno dei posti più comuni di tutta la città.
Kim abbassò il libro e lo chiuse con uno scatto. "Sapete una cosa? Lo portiamo a casa così possiamo rileggere con più calma" disse come in trance. "Hai ragione" rispose Oliver con tono di approvazione. Si alzarono e si diressero verso il vecchio cassiere, affittarono il libro ed uscirono con una strana eccitazione in corpo.
L'unica domanda che vorticava nella mente di Kim che il libro non era riuscito a dare una risposta era ancora una: le maschere che indossavano Byorn e Rosalya come facevano a trattenere i loro poteri così tanto?
Il salotto e la sala da pranzo era pervasa da un incessante odore di fiori di ogni tipo: rose, gigli, lavanda, ibischi e lillà. Kim e i gemelli guardarono perplessi i due vasi sul tavolo del salotto pieni di quella variegata tipologia di fiori, poi fissarono Camille e Byorn.
"Perché i fiori?" chiese Nathan. "E perché stai bevendo il tè preferito di Bart?" chiese Oliver, notando la tazza in mano al demone e annusando la fragranza ormai nota del tè preferito del tritone. "Avevo sete e il vostro amico Bartholomew l'aveva condiviso con me perché ne aveva preparato un po' troppo. I fiori invece fanno parte di una tradizione dei Demoni Superiori: quando devono corteggiare qualcuno esterno alle loro corti portano dei fiori" spiegò con tranquillità il demone. "Mmmm... Ci sta" disse Nathan. "Grazie?" disse Kim con fare distante mentre fissava con interesse uno dei mazzi di fiori.
"Che avete fatto oggi?" chiese Byorn dopo aver bevuto un lungo sorso di tè. Oliver e Nathan si voltarono verso la sorella per chiederle cosa dovessero dire, che in tutta calma rispose:"Siamo andati alla biblioteca. L'altro giorno Caryn ha nominato il libro che ha scritto Miriam e volevamo leggerlo. E per fortuna abbiamo trovato una copia". Estrasse dalla borsa il libro, mostrandolo al demone con un sorriso vittorioso in volto. "Eppure potevate chiederlo a me: ho una copia del libro autografata" disse Byon con tono perplesso.
Il sorriso di Kim si spense lentamente dalla vergogna e dalla sorpresa, guardando i gemelli con la stessa espressione incredula in viso. "Davvero?! Ma da quando c'è l'hai?!" gridò Camille sorpresa. "Da più di vent'anni. Anzi... quasi quasi dovrei andarle a farle visita" disse Byorn. Il demone si voltò verso la foto incorniciata di Miriam appoggiata sul mobile in mogano alle sue spalle. Nella stanza calò un silenzio imbarazzante, dove Kim poté osservare la tristezza attraverso l'unica parte visibile del volto, ovvero le labbra: erano un po' rigide, con gli angoli che andavano verso il basso ma che cercava in tutti i modi di non farlo vedere. Come tutte le sue reazioni emotive a quanto pare.
"Beh, se vuoi ti accompagno io al cimitero, tanto adesso non ho tanto da fare" propose Kim. "Davvero? C'è, per me andrebbe bene" disse Byorn. A Kim non sfuggì il suo tono improvvisamente desolato e triste, ma non disse nulla. "Vado un'attimo a cambiarmi allora. Aspettami qui ok?" disse prima di precipitarsi al piano di sopra.
Fu così che Nathan e Oliver si ritrovarono da soli in presenza di Byorn: era la prima volta che succedeva dopo che il demone si era liberato e per sicurezza si tennero a debita distanza per evitare di venir attaccati di nuovo. Visto che Byorn continuava a fissare la foto di Miriam con un silenzio assordante, a rompere il silenzio fu proprio Nathan. "Quindi... Come facevi a conoscere la zia?".
Byorn si voltò verso di lui e lo fissò in silenzio, e lungo la schiena del povero bambino iniziarono a formarsi gocce di sudore. Il demone finì il tè e appoggiò la tazza sul tavolo producendo un rumore secco. Ti portò una mano al mento e iniziò a riflettere su qualcosa, poi sorrise e guardò i gemelli. "La prima volta che ho incontrato Miri è stata proprio la volta in cui doveva scrivere il paragrafo sui Demoni Superiori: era venuta direttamente nella mia villa, quando alcune streghe e Cervi Raccoglitori mi stavano esponendo la loro versione dei fatti su un ipotetico furto avvenuto da poco, per farmi delle domande sulla mia specie. Da quel giorno iniziamo a vederci, all'inizio per aiutarla con il libro, poi perché adoravo la sua presenza. Era molto onesta ed era del tutto estranea al mondo aristocratico, e per questo, quando avevo del tempo libero, parlavamo di argomenti filosofici e di avvenimenti della nostra vita. Ed è stata pure la prima persona che mi ha obbligato a chiamarla con un diminutivo. Se avete notato mi viene naturale chiamare le persone con il loro nome completo" spiegò con una punta di imbarazzo nella voce.
"Allora perché l'hai uccisa?" chiese Oliver. Realizzò un'attimo dopo che avrebbe dovuto usare più tatto nella domanda e guardò terrorizzato il fratello, per poi tornare con lo sguardo sul demone. Il suo volto era furente e le labbra erano tirate per la rabbia. Se non avesse avuto la maschera sugli occhi ( e se mai gli sguardi potessero uccidere), sicuro i due bambini sarebbe morti dopo qualche istante.
"Innanzitutto non l'ho ammazzata io Miriam. Secondo! Miri è morta bruciata viva. Se mai l'avessi uccisa io avrei usato altri metodi per farlo no?" disse secco. Si alzò in tutta la sua altezza, si diresse verso la porta d'entrata e scomparve nel caldo pomeridiano. "Nath, cosa ho appena combinato?" chiese il bambino con le lacrime agli occhi.
Per una volta il bambino non seppe che rispondere.
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