Last Coast

"Ti presento la piazza cittadina! O almeno, la seconda piazza cittadina. Ma questa è piena di negozi artigianali e case, l'altra puoi considerarla la piazza politica. C'è il tribunale, degli uffici di varie robe, una banca e altre cose giuridiche. Potresti trasferirti li, se vuoi" disse Kim ridendo.

Byorn guardò la piazza con le facciate delle case color pastello, le insegne colorate e i volti sorridenti. "Non credo. Mi piace più questa. È più viva" spiegò. "Infatti. Io non ci vado quasi mai nella piazza politica. È decisamente più noiosa. Ma ora vieni, ti mostro un posto che potrebbe piacerti" disse Kim.

Agguantò con cattiveria la mano sinistra di Byorn, e con la stessa cattiveria lo trascinò verso una viuzza, tra una gioielleria e un barbiere. Anche se il demone era curioso di soffermarsi per vedere ogni vetrina di ogni negozio della via (era la prima volta che andava a Last Cost, e voleva gustarsela per bene) Kim non lo permise, e si fermò solo quando raggiunse una piccola fila di tavoli in legno. "Ti presento il posto perfetto per gli intellettuali: Shakespeare and tea! È una libreria/caffetteria dedicata al famoso scrittore, infatti metà dei libri presenti sono opere sue. È una volta al mese ci fanno una serata dedicata" spiegò Kim.

Byorn azzardò a guardare la vetrina, e rimase colpito nel vedere quanto fosse curata bene. C'era un posto simile a Orchidea della Luna dedicata a Emily Brontë, ma la vetrata era così sporca che Byorn provava tristezza ogni volta che ci passava davanti. Invece il Shakespeare and Tea aveva il vetro pulito, delle viole piantate in vasi posti li davanti per riscaldare l'ambiente, l'insegna dipinta in bianco perla e con il nome dipinto con un bel giallo oro. Inoltre sui tavoli c'era un piccolo menù plastificato, ma un Romeo e Giulietta stilizzati sul foglio lì rendevano così carini che Byorn non riuscì a non intenerirsi.

"Hai ragione, mi piacerebbe. Più tardi potremmo venirci a bere qualcosa" propose. "Non credo che ci riusciremo: devo farti vedere un sacco di cose. Però potremmo un'altra volta" disse Kim con fare pensieroso. Byron la fissò sbalordito: aveva davvero intenzione di farlo tornare a Last Cost con lei?

Non ebbe altro tempo di rifletterci troppo su quella proposta, perché con cattiveria Kim riacciuffò la mano di Byorn e lo trascinò di nuovo via.

"Il famoso parco di prima!"esclamò Kim. Con curiosità Byorn fissò il prato tagliato perfettamente, le aiuole potate, le strade coperte di ghiaia e le panchine. Era piuttosto grande, e Byorn poté comunque notare una superficie di un lago a qualche metro da lui e un gazebo in legno su una specie di collinetta.

L'ombra del comune si stagliava dietro una fila di ciliegi rovinando così l'atmosfera, ma a Byorn parve piacevole l'aria che si respirava all'interno del parco. "Mi piacerebbe stare qui a leggere Amleto. Non potevamo comprare una copia dal caffè di prima?"chiese. "Avremmo potuto, ma le oche non sarebbero dello stesso parere" disse Kim. "Le oche? Che c'entrano?" chiese Byron perplesso. Ripensò alla cena della sera prima, la cui portata principale era appunto il volatile ma decisamente più cotto, e gli salì l'acquolina.

Nello stesso momento, Kim indicò una coppia di gnomi davanti a loro. Nel momento in cui Byorn si chiese cosa c'entrassero, un'oca balzò addosso ai due starnazzando ad alta voce. E prima che qualcuno potesse intervenire, l'animale scappò via con un libro nel becco. "Brutto uccellaccio! Vieni qui subito, o pagherai tu il libro alla biglioteca!" esclamò uno degli gnomi, agitando il pugno destro con rabbia. L'oca non lo calcolo, e sparì nella vegetazione del parco con passo traballante.

"Ma... Cosa è successo?"chiese Byron a bocca aperta. Kim osservò la coppia di gnomi andarsene, sicuramente in cerca di un poliziotto, e alzò le spalle. "Per qualche motivo, le oche di questo parco odiano qualunque cosa sia fatta da carta. Quaderni, libri, sacchetti della spesa, poster... Alcuni sostengono che amino mangiare particolarmente la carta, mentre altri pensano che qualcuno si sia divertito a fare qualche incantesimo sui pennuti ma che la magia usata abbia causato degli effetti collaterali. Tante teorie, nessuna ancora confermata" disse. "Sempre meglio che scomparire per un mese intero senza salutare".

Con uno scatto Byorn e Kim si voltarono, ritrovandosi davanti due loschi figuri della stessa età di Kim: la prima, una ragazza dai capelli rossi e dagli occhi castani, fissava Kim con desolazione e mista a rabbia; mentre il secondo, un kitsune dai lunghi capelli bianchi e dagli occhi viola, agitava le numerose code con fare impaziente. "Alex! Akiro! Non pensavo di ritrovarvi qui, non dovevate essere a quel famoso camp in montagna?" chiese Kim con voce quasi acuta per lo spavento. Probabilmente non si aspettava di ritrovarseli davanti in modo così inaspettato, stessa cosa per Alex e Akiro.

"Partiamo domani infatti. Fino ad ora siamo stati al mare. Invece come mai tu sei qui, se sei sparita senza dirci niente per un mese intero?" ribatte il kitsune. "Beh, non mi sembra che tu chiami qualcuno durante le vacanze, no?" chiese infastidita Kim. Akiro si paralizzò, livido in volto dalla rabbia. "E che c'entra questo, scusa?" intervenne Alex. "Beh, c'entra eccome. Non posso scomparire anche io, durante l'estate?" chiese secca Kim.

La ragazza non rispose, palesemente senza parole in bocca. "Se non avete nient'altro da dire, devo continuare il giro. Ci vediamo" disse Kim. Agguantò la mano di Byorn e si fiondò verso il gazebo, scansando con maestria turisti, paesani e oche arrabbiate.

Si fermò solo quando si buttò sui gradini della costruzione, annusando brevemente delle piante di lavanda piantate lì vicino. A quanto pare, quella strana tecnica per calmarsi non funzionò, perché Kim si scostò velocemente dalla pianta e iniziando a contemplare il cielo con noia. "Che due coglioni, con tutte le persone che dovevo incontrare proprio Alex e Akiro" borbottò inoltre con tono inviperito. "Scusa se te lo chiedo, ma chi erano questi Alex e Akiro?"chiese con delicatezza Byorn. "Sono della mia classe. Per qualche motivo si sentono in dovere di sapere i cazzi degli altri, e per questo nessuno li sopporta all'interno della scuola. Mi raccomando, se ti lascio solo per qualche motivo e li vedi, scappa via il più velocemente possibile: potrebbero esasperarti nel giro di pochissimi minuti e scoprire addirittura il tuo codice fiscale. Quindi, resisti fino alla fine" disse Kim.

"Non preoccuparti Kim: sono stato allenato nell'arte della tortura. Difficilmente qualcuno riuscirebbe a ricavare qualche informazione utile da me" rispose il demone. "Questa si che è una bella lezione da imparare, anche se strana: seriamente, che ti studiavi da piccolo?!" esclamò Kim. "Molte cose, ma il mio precettore mi aiutava ad allenarmi nella politica, nel tiro con l'arco e della spada, in materie come la storia e la matematica, e nell' imparare il complesso mondo dei Demoni Superiori" spiegò Byorn. "E pensare che all'elementari studiavo solo storia, geografia, matematica, religione e italiano. E a ginnastica picchiavo tutti usando una palla di gomma. Come sono cambiati i tempi" borbottò Kim. "Tranne che ti ritrovo sempre a picchiare qualcuno. Possibile che eri così violenta anche da piccola?" riuscì a dire Byorn. Kim alzò le spalle divertita.

"Avresti voglia di andare a mangiare?" chiese Kim. Era da almeno un ora che i due stavano parlando del programma scolastico delle elementari; e anche se una o due volte la ragazza aveva notato Alex e Akiro aggirarsi lì vicino, l'improvvisa fame era comparsa con crudeltà, interrompendo così quel momento così rilassante con il demone.

"Effettivamente... Inizierei ad avere anche io fame. Cosa consigli?"chiese Byron. "C'è un ristorante di cibi locali vicino alla biblioteca: i piatti a base di carne sono una meraviglia" disse Kim. Improvvisamente scoppio a ridere, e le sue risate aumentarono nel vedere il viso confuso di Byron. "Scusami, ma mi sono immaginata te mentre mangi un hamburger e patatine fritte. Ora voglio vederti mentre lo mangi!" esclamò divertita la ragazza. "Mostro che non sei altro..."balbettò Byorn.

"Sei tu che la prima volta hai voluto invitarmi a casa tua: quindi ora ti prenderai la responsabilità di mangiare un hamburger. Se non lo farai, ti ruberò l'auto" replicò Kim alzandosi. "Non potresti mai" riuscì a dire Byron anche se con non troppa convinzione. "Guarda che ho la patente: non sarà così difficile guidare una Ferrablet in confronto alla macchina dei miei genitori" disse Kim sorridendo.

Con passi felpati iniziò a dirigersi verso l'uscita del parco. E anche se, le chiavi della Ferrablet si trovavano al sicuro nella tasca dei pantaloni di Byorn, il demone la segui comunque: per qualche motivo non si fidava di affidare alla ragazza una macchina del genere, e dopo pochi passi la raggiunse.

"Ho capito Kim: per te ordinerò un hamburger" disse a fatica. Kim si voltò verso di lui e gli diede delle pacche sulla schiena, visto che era troppo bassa rispetto alle spalle del demone. "Bravo. Sappi che non te ne pentirai" disse.

"Ecco qui: hamburger vegano, hamburger fritto, hamburger con pesce,hamburger con formaggio e insalata... Per farti compagnia prenderò anche io un hamburger" disse Kim posando davanti a lei il menù. "Non demordi proprio" osservò Byorn. "Assolutamente. Pensa, l'anno scorso un mio compagno di classe aveva aggiornato la nostra classe che la sua cagna aveva appena avuto una cucciolata. Io ne volevo assolutamente uno, ma i miei no. Ma io ero così tanto decisa ad averne uno che ho rotto così tanto le scatole che i miei me l'avrebbero preso pure uno, se il mio compagno non li avesse dati via tutti. Ci sono rimasta malissimo" spiegò Kim.

Un cameriere dal viso giovane e dai luminosi occhi gialli si avvicinò al loro tavolo, e con un sorriso Kim ordinò dell'acqua naturale e un hamburger con carne rossa. "E a lei cosa porto?"chiese il cameriere a Byron. "Lo stesso della ragazza, per piacere" replicò il demone. "Subito" rispose il cameriere. Scrisse le ordinazioni sul taccuino e si avviò verso un'altro tavolo, pronto a scrivere altri piatti.

"Spero solo che faccia in fretta: ho una fame da lupi" disse Kim fiondandosi sul cestello del pane. "Beh, potresti raccontarmi la storia di questo ristorante così non ci pensi" disse Byron. Anche se si era fatto un'idea che il posto fosse molto recente (una piccola targa in bronzo all'esterno del locale riportava che fosse stato costruito nel 1960) e che addirittura un Mutaforma famoso fosse passato in quel stesso ristorante per mangiare un boccone, voleva sentire la storia raccontata da Kim.

"Beh" disse la ragazza tossicchiando "nel 1960, due cuochi molto famosi di Last Cost ma rivali da sempre decisero di fare una gara tra di loro: ovviamente con la sfida si voleva decidere chi fosse il migliore tra i due, ma la giuria non seppe decidere. I due, che per una volta erano d'accordo di qualcosa, affermarono che quella decisione era una vera e propria blasfemia nei loro confronti, e decisero di unire le loro abilità in un unico ristorante. Sinceramente dopo anni non ho capito il tipo di pensiero contorto hanno fatto i due, ma almeno hanno costruito un ristorante dalle aspettative molto alte" disse Kim.

Guardandosi attorno, Byorn capì cosa intendesse Kim con "ristorante dalle aspettative molto alte": le pareti erano state costruite con un legno molto pregiato, e per il pavimento era stato usato una qualche tipologia di marmo bianco dalle sfumature rossastre. Per i tavoli era stato usato un'altro tipo di legno pregiato, forse una betulla dorata che cresceva solo in Giordania; le colonne erano dipinte in oro, e sulle pareti Byorn vide innumerevoli foto incorniciate e vari attestati.

"Per l'ambientazione do un bel dieci. Invece, per il cibo: cosa mi dici?" chiese. "Guarda, c'è un'intera sezione sul menù che è molto chic ma che costa un rene. A parte quello, le volte in cui sono venuta ho mangiato benissimo. Ti ricordi la mia amica che mi ha baciato? Al suo ultimo compleanno a Last Coast siamo venute qui, e abbiamo fatto fuori un intero piatto di spaghetti e gamberetti. Una roba assurda" disse Kim. Prese il menù, lo sfogliò e mostrò a Byorn una pagina: tra i vari piatti a base di pesce, il ristorante aveva aggiunto alcune foto di piatti, e tra queste c'era il piatto di spaghetti e gamberetti in questione. "Accidenti, mi sta venendo voglia di mangiarlo solo grazie alla foto. Non potevamo mangiare quello?" chiese Byorn.

Improvvisamente Kim sembrò imbarazzata, come se quella possibilità non l'avesse nemmeno sfiorata, e fissò il menù con fare sconvolto e con le guance improvvisamente rosse. "Ehi Kim". Byron le sfiorò il braccia con la mano, e la ragazza si riscosse bruscamente. "Che c'è?" chiese velocemente. "Guarda che mi va bene anche questo fatidico hamburger. Non è problema" disse Byron. "Ah, davvero? Menomale!" esclamò la ragazza sorridendo. Il viso si distese in un sorriso, anche se una strana scintilla negli suoi occhi fece capire a Byorn che quella sensazione di disagio non era del tutto scomparsa.

"Signori, ecco qui i vostri hamburger". Nella periferia del campo visivo di Byron comparve un sostanzioso hamburger accompagnato da numerose patatine fritte. Riuscì a ringraziare con voce flievole il cameriere, poi con la mano prese una patatina fritta e la fissò con malavoglia. "Sicura che devo proprio?" formulò nella propria testa. Stava per dirlo, poi osservò Kim che mangiava con gusto il proprio hamburger, quindi scosse il capo e morse con delicatezza la patatina fritta.

Un brivido gli attraverso la schiena: decisamente le patatine fritte, anche se più piccole delle patate mangiate durante il periodo trasformato in maiale, non erano di suo gradimento. Guardò il piatto davanti a lui e gli si strinse il cuore: sarebbe stato un pranzo decisamente lungo.

"Sei stavo bravo Byorn: ottimo lavoro" disse Kim dando una piccola gomitata al petto del demone. Ancora sotto shock Byorn fissò la ragazza. "Guardando la tua faccia, dovevamo ordinare un'altro piatto" osservò Kim. "Sai qual'è la cosa che mi stupisce? È che questi tipo di piatti ti piacciono pure" disse Byron sospirando. "Perché? Dai, dimmi cosa non ti è piaciuto nella composizione? Non mi offendo, tranquillo" disse Kim.

"Beh, innanzitutto partiamo dalle patatine: già non mi piacciono per via del periodo passato come maiale, poi non capisco questa cosa di aggiungere kili inutile di olio. Poi, la carne: era cucinata benissimo, la salsa era gustosa e la verdura era buona, ma il pane. Odio questa cosa di metterlo nel pane. Va bene anche senza!" esclamò inviperito Byorn. "Guarda, certe volte ho bisogno anche io di mangiare le bistecche: non sei l'unico a odiare gli hamburger, tranquillo" disse Kim.

C'erano momenti in cui la stessa Kim si accorgeva delle proprie contraddizioni, anche Mary lo diceva ridendo, ma la stessa ragazza era così confusa in quella fase dell'adolescenza che le pareva strano non cambiare idea più volte al giorno. I gusti cambiavano col tempo, solo che Kim non aveva ancora capito il come e il perché.

Si fermò a guardare l'orologio (erano le due del pomeriggio, quasi le tre) e sorrise. "Byorn, ho un'altro posto da farti vedere prima di andare a comprare i souvenir" disse. "Una piantagione di qualche tipo di pianta rara?" chiese Byron speranzoso. Almeno sarebbe tornato alla parte normale della visita, cancellando così l'orribile piatto che aveva mangiato, anche se sentiva un leggero retrogusto in bocca anche dopo i numerosi bicchieri d'acqua. E poi gli piacevano le piantagioni di piante rare, erano così uniche e autentiche rispetto a quelli di piante normali.

"Se ti piacciono i funghi, c'è una fattoria a venti minuti da qui che li coltiva e poi li vende. Ma no, è un posto ancora più importate: il teatro della mia scuola".

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