L'ultima conversazione di Miriam
"Ed eccoci qui, mia adorata Kim" disse Byorn sorridendo mesto. "Sinceramente Byorn, sembri un molestatore. E poi, non so, questa roba dei soprannomi smielati non deve arrivare più avanti nella relazione? Insomma, siamo solo all'inizio" disse Kim. "Perché, nelle relazioni ci sono degli step?" chiese il demone perplesso. "Certo, così fa strano" disse Kim alzando le spalle.
Si voltò verso il ricordo davanti a lei. Poteva scorgere Miriam e Byorn seduti nella veranda della fattoria, con abiti palesemente pesanti e con delle tazze in mano. Dalla luce che illuminava il prato Kim capì che doveva essere pomeriggio inoltrato, quasi il crepuscolo. La stagione, invece, poteva essere benissimo i primi di ottobre o di novembre, ma Kim non lo capì.
"Quindi, che si fa? Da qui non si sente cosa state dicendo" notò Kim. "Infatti dobbiamo entrare nel ricordo. È molto semplice" disse Byorn. Si diresse verso Kim e la superò, evitando di prenderla per mano cercando di seguire il consiglio che le aveva detto poco prima. Era stato abituato fin da piccolo a seguire le regole, ed evitare delle effusioni troppo esagerate non era niente in confronto.
Con un movimento della mano fece segno a Kim di seguirlo e insieme misero piede all'interno del ricordo vero e proprio.
Miriam Evans era seduta su una sedia a dondolo in veranda, avvolta nel suo pullover preferito color pesca e da delle scarpe foderate in pelo, mentre osservava il tramonto affacciarsi tra il tetto delle stalle e tra alcune chiome di vari tipi di alberi. A Orchidea della Luna era da poco iniziato l'autunno ma le temperature si erano così tanto abbassate da raggiungere i due gradi centigradi. Miriam cercò di scaldarsi sfregiandosi le mani tra di loro, pur sapendo che non sarebbe servito: le orecchie gelide e il naso gocciolante ne erano la prova.
"Ecco qui Miriam, la tua tazza di tè caldo" disse Byorn comparendo alle spalle della donna. Teneva in mano due tazze di tè colorate che Miriam aveva costruito ad un corso di ceramica anni prima, e ne consegnò una alla donna. La ceramica era bollente, ma Miriam sorrise mentre la teneva in mano per ricavarne un po' di calore.
"Allora, come vanno le giornate da post-parto?" chiese Byorn mentre si sedeva su una sedia di vimini accanto a Miriam. "Una noia mortale! Kevin continua a piangere ad ogni ora della notte, poi bisogna cambiargli di pannolino e dargli da mangiare. E quando non faccio questo e quando non dormo, devo cercare di mandare avanti la fattoria. O almeno, una parte della fattoria visto che devo badare alla stalla e al cibo degli animali" disse Miriam con un tono che pian piano saliva di volume.
Byorn le osservò le enormi occhiaie intorno agli occhi e al color arancio ormai scialbo dei capelli, e utilizzò la mano libera dalla tazza per stringergli il gomito con gentilezza. "Lo sai che puoi chiedere aiuto a Camille, a tuo marito o alle ragazze della mia corte. Non devi arrivare allo stremo delle forze, puoi anche rilassarti per un secondo sai?" disse. "Lo so, ma non fare nient'altro oltre al bambino è... estenuante" disse Miriam con voce malinconica. "Ora mi stai facendo passare la voglia di avere un bambino e una moglie, sai?" disse il demone con fare scherzoso.
"Non dirlo manco per scherzo! A parte questi incidenti di percorso, avere un bambino è davvero bellissimo, specialmente quando non fa i capricci. Ma vedi, quando stai bene con qualcuno, nel mio caso con Arthur e nel tuo caso con la tua corte, e come condividi i segreti più intimi e i più piccoli gesti anche i più insignificanti come se fossero la cosa più importante di questo mondo... È come la mia teoria del filo no?" disse Miriam con fare filosofico. "Adoro questa tua teoria del filo" disse Byorn ridendo. "Non ridere sciocco di un demone, se ci pensi ha senso: due persone che stanno veramente bene insieme, che condividono ogni tipo di momento romantico e momento normale, legati da un solido legame che si basa su una qualche esperienza in comune che entrambi i soggetti hanno subito durante la loro infanzia. Ora, lo so che ami a modo tuo le ragazze della tua corte, ma dopo quello che è successo con Jacqueline... non è meglio trovare qualcuna che ami davvero e che si basi sulla teoria del filo?" chiese Miriam con esitante lentezza.
Byorn sorseggiò lentamente la sua tazza di tè e si appoggiò allo schienale della sedia. Forse Miriam aveva ragione, forse doveva trovare qualcuno che potesse piacergli veramente, a prescindere dall'amore che provava per le ragazze. Sospirò.
"Sicura di non fare la psicologa per coppie? Saresti perfetta" disse con tono scherzoso.
La donna sorrise mesta. "No, no. Mi diverto a farlo solo con te. I potenti devono avere i propri consiglieri no?" disse. "Se tuo marito fosse qui sarebbe l'uomo più agitato di sempre. Direbbe che non dovresti parlarmi così perché sono il capo della città e quindi potrei ammazzarti in ogni modo possibile" disse Byorn. "Potresti ma sai che non lo faresti mai" ribattè la donna ridendo.
I due si lasciarono andare a quella risata, e Byorn riflettè che Miriam aveva ancora una volta ragione sul fatto che non le avrebbe mai fatto del male, figuriamoci ucciderla. Sospirò felice. "A proposito, devo controllare come Opal sta andando con Kevin" disse Miriam alzandosi.
La donna entrò in casa e osservò stupita Opal coccolare il piccolo Kevin come se fosse un gattino. "Posso tenerlo?" chiese il demone con tono gaio. "Ma è mio figlio" disse Miriam perplessa. "Non fa niente, tu e Arthur potete benissimo farne un'altro. Kevin lo voglio io" disse Opal con tono ostinato.
Byorn scoppiò a ridere, piegandosi leggermente sulle ginocchia cercando di trattenersi. "Opal, non credo che saresti una buona madre" disse tra le risate. "Infatti. Sai cambiare un pannolino, che cibi giusti dargli o cosa fare se ha il raffreddore?" chiese Miriam incrociando le braccia al petto. Byorn capì solo in quel momento cosa intendeva Miriam quando entrava in modalità mamma. Sinceramente non voleva mettersi contro di lei, e lo capì anche Opal.
"Ma è così carino! Hai qualcos'altro di altrettanto tenero?" chiese con tono implorante. "In realtà si. Byorn, prendi Kevin. Io torno subito" disse Miriam, dirigendosi verso la porta del retro. Con palese controvoglia di Opal, Byorn prese il piccolo Kevin in braccio, che quel giorno indossava una tutina verde con una tartaruga stilizzata sul petto.
Il bambino aveva gli stessi occhi azzurri di Miriam, anche se il colore biondo dei rari capelli che aveva in testa non si capiva da quale parente li avesse presi. Kevin aveva la pelle molto morbida, con un buonissimo odore di rosmarino mista al classico odore di pappe per neonati. Con sorpresa di Byorn il bambino gli sorrise. "Ah" pensò solo, mentre Kevin gli afferrava l'indice della mano destra con una manina grassoccia. Rimasero così per diversi secondi, dove Opal li fissava ammirata e con un leggero sorriso gioioso in viso. Sicuramente stava già pensando a come rapire il bambino senza scatenare la furia omicida di Miriam nei loro confronti.
"Che carini che siete insieme ! Ci hai fatto amicizia!" esclamò Miriam entrando in quel momento nel salotto. Opal fece un leggero balzo indietro per lo spavento, mentre Kevin lanciò un risolino felice mentre Byorn usava le dita libere per fargli il solletico sulla pancia. "Saresti sul serio un buon padre, ma se Opal vuole diventare una buona mamma e anche responsabile... allenati con questo, cerca di non farlo morire per il prossimo mese va bene?" chiese Miriam, mentre passava a Opal un piccolo coniglio dalle macchie nere e marroni sparse qua e là sul pelo bianco.
"E come devo fare?" chiese perplessa il demone. "Dagli da mangiare, curalo, viziarlo ma non troppo... è un'ottimo allenamento per esercitarci a fare la mamma. Guarda quanto sta venendo bene Kevin" disse Miriam indicando il figlio con tono orgoglioso.
Quella sensazione di pace familiare venne bruscamente interrotta da qualcuno che bussava alla porta. "Chi è? Arthur non ha le chiavi per entrare?" chiese Byorn. "Ah no no, è un cliente. Doveva venire per prendere alcune cose che non capiresti" disse Miriam sorridendo.
Si affrettò a raggiungere la porta e ad aprirla, rivelando un raro esemplare di drago cinese-murena. Non ne esistevano molti, e difficilmente si vedevano nei centri abitati: per lo più vivevano in aree di campagna o in montagna. Inoltre erano piuttosto brutti da vedere, visto il brutto muso da murena su un corpo colorato di drago cinese. Inoltre le loro dimensioni erano decisamente minori rispetto ai loro cugini draghi, che raggiungevano i venti e passa metri d'altezza. Sembrava il disegno di un bambino lasciato a metà, o un qualche esperimento di uno scienziato pazzo.
A discapito di questi pensieri che passavano nella testa dei Demoni Superiori e di Miriam, il drago aprì la bocca cercando di sorridere, rivelando due dentini affilati, e chiese gli oggetti che aveva ordinato un mese prima. "Ci sono tutti, vero?" chiese con voce cavernosa. "Certamente" rispose Miriam sorridente. Il drago fece per prendere il borsellino attaccato ad una specie di cintura che portava sulla pancia, ma si immobilizzò immediatamente quando vide Byorn.
Attorcigliò la coda voluminosa per la paura, e tese le gambe preparandosi a scappare in caso di bisogno. Il demone si aspettava quella reazione, ma decise comunque di sorridere carinamente e salutarlo con calma. "Buonasera".
"Buonasera" disse il drago con tono teso. "Lady, entra pure. Così puoi prendere l'ordine con più facilità: ormai non riesco ad alzare gli oggetti pesanti dopo aver partorito Kevin" replicò Miriam con tono gentile. "Ma...". Il drago indicò con un gesto della testa il demone davanti a lui, e Miriam rise. "Non preoccuparti, non ti farà niente. Dai, entra" ripetè. Il drago eseguì l'ordine ma con fare non tanto convinto.
Quella volta Miriam sparì in cucina lasciando da soli le tre creature magiche nel più totale silenzio, rotto solo dai versi allegri di Kevin, tornando poco dopo con una specie di carrello con una scatola di cartone appoggiata sopra . "Ecco qui" disse porgendo l'oggetto in questione al drago.
La creatura, tenendo sempre d'occhio Byorn, aprì la scatola utilizzando le zampone appuntite, rivelando così diversi utensili agricoli puliti e messi in ordine di grandezza, con aggiunta di lista scritta con una rozza calligrafia e ricevuta già firmata da Miriam. In un angolo c'erano due sacchetti, e dalle etichette appiccicate sopra con un nome improbabile, Byorn capì che erano pieni di fertilizzate per un tipo specifico di terreno. "Un'ottimo lavoro di manutenzione, brava Miriam" pensò.
"Perfetto, quanto le devo?" chiese il drago. "Quaranta dollari, spero che li abbia in contanti umani: non accetto gemme magiche o soldi che valgono solo in alcune popolazioni" rispose la donna con fare altezzoso. "Se non farai come dice..." disse Byorn con finto tono minaccioso. Miriam e Opal sapevano che usava quel tono solo per scherzare con le altre persone, ma non funzionava quasi mai come sperava: infatti il drago, improvvisamente spaventato da quella finta minaccia, si ritrasse fino alla porta con l'enorme coda nascosta tra le gambe , guardando il demone con occhi sgranati per il terrore.
"Lady, stai calmo. Guarda che sta scherzando. Non vuole ucciderti, Byorn deve solo migliorare il suo senso dell'umorismo. Tutto qui" disse Miriam avvicinandosi al drago con fare rassicurante. "É vero" disse il demone con fare mortificato. Perché riusciva a rovinare la situazione anche se era nel giusto? Eppure sapeva che quel drago era spaventato da lui: facendo così, aveva rovinato la consegna di Miriam per niente. Era pur sempre il suo lavoro, e quando la donna faceva a visita a lui ed era nel bel mezzo di una riunione, non osava neanche disturbarlo.
Sconsolato, guardò Miriam intenta a calmare il drago inutilmente. "No, non è vero. Si sa cosa fa alle persone che lo infastidiscono: tutti conoscono la tua fama da assassino. Perché non ci lasci in pace? E perché tu Miriam stai con lui? Le persone non diventano amiche dei dittatori, specialmente le persone gentili come te" stava dicendo il drago. "Cosa intendi scusa? Io divento amica di chi voglio, non c'entra nulla se Byorn è un dittatore o no. Sei deludente Lady, non mi aspettavo questo comportamento proprio da te". Si capiva che la donna fosse veramente delusa dalle parole di quello che considerava un suo amico, e anche Lady sembrò percepirlo.
"Mi dispiace ma... è quello che penso. Lui... fa paura a tutti. Dovresti anche tu. I dittatori fanno questo effetto" provò a difendersi. Le labbra di Miriam impallidirono e Opal sgranò gli occhi. "Ritira subito quello che hai detto" disse Opal gelidamente. "Taci tu! Sei della sua corte, ci credo che non vedi la sua malvagità!" sbottò infuriato il drago, girando il testone verso la demone.
"Come ti permetti di trattarle così?". Quella volta fu Byorn a parlare, e dal suo tono sembrava così tanto infuriato che Opal arretrò di qualche passo per lo spavento . "Tu non mi conosci come mi conoscono loro, e tu osi addirittura insultarle. Tu non sei nessuno e non devi mai più provocarmi in qualsiasi modo possibile, e nemmeno toccare qualcuno che amo. Chi sei per farlo?" disse con rabbia gelida. "Sono un drago cinese-murena, e posso anche sconfiggerla in un secondo. Vuole provare?" chiese il drago con tono arrogante.
Aprì la bocca, illuminata da guizzanti fiamme verde menta, mentre la pelle di Byorn veniva attraversata da numerose linee da un color grigio scuro. Miriam caccio un urlo quando il drago volo verso il demone, ma Byorn lo schivò facilmente spostandosi di lato. Con un abile mossa si avvicinò a Miriam e le porse il figlio . "Miriam, scappa via con Kevin. Qui me ne occupo io " disse con calma. "Non farti ammazzare, per favore" affermò Miriam con tono implorante. "E chi lo dice che voglio morire? Opal, portali in un posto sicuro!" esclamò alla fidata compagna. Opal obbedì e si precipitò verso la porta, allungando la mano libera per afferrare il gomito destro di Miriam.
L'attenzione di Byorn tornò su Lady, che era intento a scuotere la testa. Parte del muro dietro du lui era spaccato, e dalla testa di Lady fuoriusciva un rotolo di sangue azzurro. "Ti ammazzo!" urlò in incandescenza. Ancora confuso dalla botta, Lady sparò una fiammata verso la porta , dove Miriam era ancora intenta ad uscire. Byorn creò uno scudo dalla grandezza di un piatto con la sostanza simile a ghiaccio, e lo lanciò. Per fortuna la fiammata lo colpì in pieno, e lo scudo cadde a terra ormai fuso ed inutilizzabile.
Inorridita di essere appena scappata da morte certa, Miriam fissò prima lo scudo e poi il drago. "Ma come cazzo di permetti?! Sappi che non mi sto più divertendo Lady, e questo lo sai anche tu!" esclamò furiosa.
"Infatti, tu dovresti andartene, è una cosa tra me e quello sporco demone. Se riesco ad ammazzarlo sarò riconosciuto come eroe di Orchidea della Luna, e tu sarai finalmente libera da lui. Non è una bella prospettiva?" chiese Lady con fare quasi fanatico. "Ma vaffanculo! Come osi dire una cosa del genere? Stare con lui non è così male come dici, sai? Se provassi a conoscerlo non sarebbe così male!" esclamò la donna inviperita.
Il drago la fissò incredulo e Miriam consegnò Kevin a Byorn. "Tienilo tu per me. Devo finire un discorso e devo avere le mani libere per farlo" disse con tono serio. "Non devi farlo tu. È un guaio mio, non tuo" affermò Byorn mentre cercava di tranquillizzare un piccolo Kevin completamente terrorizzato. Miriam sorrise. "Se non ti aiutassi che amica sarei?".
Baciò deliticamente la testa del figlio, sorrise a Byorn e si diresse verso Lady.
Un attimo dopo era avvolta da enormi fiamme color verde menta, lanciando l'urlo più straziante che Byorn avesse mai sentito in vita sua.
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