L'appuntamento p.2
Byorn portò Kim in una stanzetta in fondo al corridoio, dove c'era un tavolo già apparecchiato elegantemente. "Carino" borbottò Kim, osservando con interesse le lunghe candele colorante e le posate in oro, successivamente accarezzando con lo sguardo i piatti in ceramica e ai bicchieri in vetro con decorazioni in argento. Le due sedie, costruite con un pregiato legno d'acero, erano poste ai lati opposti del tavolo in modo che l'ospite e il proprietario della casa potessero chiacchierare guardandosi direttamente in faccia.
Kim si sedette velocemente su una delle sedie, mentre Byorn occupò la seconda con più eleganza. La ragazza notò che si era fatto bello per la serata, mettendosi un completo nero ma in stile ottocento, con scarpe in tela e un fiocco dorato al collo. I capelli erano stati pettinati e tirati all'indietro, lucidi per il recente bagno fatto. L'unico elemento che non era cambiato era la maschera che gli copriva gli occhi. Kim la fissò intensamente, poi chiese se potesse levarsela. "Da dannatamente fastidio, non riesco a vederti gli occhi!" disse incrociando le braccia al petto.
"Cara Kim, anche se vorrei non potrei! Rimarresti pietrificata se lo facessi!" esclamò Byorn con la stessa risata di prima. "Quindi mi stai dicendo che sei così brutto che ti nascondi dietro una maschera?"ribatté lei inarcando un sopracciglio. "Non è una metafora: rimarresti veramente pietrificata come una statua" rispose lui con tranquillità misto a divertimento. Kim lo guardò incredula e il demone venne salvato appena in tempo dalle numerose portate che il cuoco stava portando su un carrello a due piani.
Sul primo ripiano c'era una ciotola piena di pasta al sugo e un piatto d'argento su cui era posato un pollo circondato da lenticchie (lo stomaco di Kim tremò dalla fame) mentre nel secondo ripiano una bottiglia di vino rosso accompagnava una torta al cioccolato decorata con alcune ciliegie e lamponi di bosco.
Il cuoco uscì augurando ai due una buona cena, e Kim e Byorn rimasero di nuovo soli. "Quindi è per questo che indossi quella maschera? Per non pietrificare a vita la gente come Medusa?" chiese Kim pensierosa. "Più o meno è così: è un concetto molto complicato da spiegare. Non si è ancora capito perché solo noi Demoni Superiori abbiamo i poteri, per lo più le teorie si basano su vecchie leggende, ma le maschere ci aiutano a controllarli. La maggior parte dei demoni superiori muore senza sapere neanche di che colore li hanno gli occhi: voi umani siete fortunati in questo" disse Byorn mentre prendeva la ciotola di pasta.
Kim fissò il demone con intensità mentre pensava a quello che aveva appena detto: adesso capiva perché i servitori e le ragazze non indossassero le maschere, ma allora Rosalya? Per caso era anche lei un Demone Superiore? E se si, aveva lo stesso potere di Byorn o ne aveva uno diverso?
Mentre tutte queste domande si affollavano nella testa, Byorn aveva appena finito di servire la pasta e la osservava con un sorriso divertito in volto. Lo divertiva le espressioni che Kim faceva inconsciamente quando pensava: le sopracciglia che si inarcavano pensierose, le labbra che continuavano ad irrigidirsi, il fatto che stornasse il naso quando arrivava a qualche conclusione ... La trovava interessante. Si ricordava di aver letto Freud e i suoi trattati sulla psicologia, e aveva sempre cercato di fare degli esperti sulle persone intorno a sé.
Chissà cosa avrebbe detto il padre della Psicoanalisi sulle espressioni facciali e se fossero simili per ogni persona e creatura sul pianeta.
"Dimmi, a che tipo di conclusione sei arrivata sui nostri poteri?" chiese con gentilezza dopo un po'. "Che è una totale rottura" rispose Kim secca. Byorn sorrise e gli passò il piatto. "Eppure non sembri il tipo che si arrende così facilmente" disse prendendo la forchettata. Kim non rispose, improvvisamente interessata alla propria cena. I due smisero di parlare per pregustare i piatti, i cui unici rumori in quel silenzio assordante furono i rumori delle posate.
Arrivati al dolce Kim finalmente gli rivolse la parola cercando di essere il più gentile possibile. "Quindi... com'è stato riabituarti in città?" chiese. "È stato veramente piacevole: le vie, i negozi, le persone. Sai quanto è bello rivedere le persone?" disse con tono sereno. "Ah boh, a meno che non mi trasferisca per i prossimi dodici anni nel Polo Nord non lo saprò mai" rispose Kim disse mentre affondava la forchetta nella torta e mangiarne un pezzo enorme. Era veramente squisita, con il retrogusto acidulo dei lamponi sul gusto profondo del cioccolato fondente. Un perfetto capolavoro culinario. "Ci sono stato una volta e posso dirti che è più gelido di quel che sembra nei film che guardate solitamente voi giovani" disse Byorn. Tagliò anche lui un pezzo di torta e lo mangiò con gusto.
"In realtà avrei letto un libro dove i protagonisti finivano in Alaska, ma non rende l'idea quando sei sotto un piumone al caldo con il tuo cane che dorme sul cuscino" ribatte Kim. Si zitti pensando di aver raccontato troppo ma Byorn non aveva finito di chiacchierare. "Io non ho animali domestici umani. Al massimo ci sono quelli che vivono nella foresta vicino alla magione di famiglia: un vero spettacolo a livello visivo. Credo che ti piacerebbe se volessi vederlo" disse Byorn guardandola con tranquillità.
Kim si sentì avampare le guance. Si irrigidì di colpo e corrugò le sopracciglia. "Smettila subito di fare il carino con me: non ci conosciamo e non mi piacciono questi tuoi modi mielosi. Mi danno fastidio" sbottò infastidita. "Stavo solo cercando di essere gentile" rispose il demone stupito dalla reazione della ragazza . "Non mi interessa se cerchi di essere gentile, mi danno fastidio le persone smielate" disse Kim seccamente. Chiuse la bocca decidendo di non parlare più per il resto della cena anche se poteva sembrare sgarbata, e incrociò le braccia al petto.
"Questa ragazza ha qualcosa di strano. Ci sta che non vorrebbe passare la serata con me ma come comportamento non è normale comunque. Dovrei riferirlo ad Arthur per sicurezza e poi chiedere qualche consiglio alle ragazze, potrebbero aiutarmi" pensò Byorn. Si alzò compostamente e si avvicinò alla sedia della compagna. Kim si irrigidì ancora di più quando vide il movimento e strinse le mani a pugno come se volesse colpirlo in qualsiasi momento. "Se vuoi puoi andare" disse Byorn mentre gli spostava delicatamente la sedia. "Dici sul serio? Non è che dopo ti offendi?" chiese Kim cercando di sembrare gentile senza troppo successo.
"Certo che no, vai pure" rispose con gentilezza. Kim si alzò con sorpresa misto a disagio, stringendosi le braccia come se avesse freddo. "Io.. ecco, non volevo risponderti così, scusami tanto" mormorò con difficoltà. Se zio Arthur avesse saputo come aveva risposto durante quella serata sarebbe morto di paura. "Non mi sono offeso. Forse hai ragione che sono troppo sdolcinato" disse Byorn, muovendo la mano destra come se dovesse scacciare una mosca noiosa da davanti la faccia.
Kim lo fissò per un'attimo con sguardo dubbioso, poi uscì frettolosamente dalla stanza. Byorn la seguì lentamente, guardandole la schiena come se la ragazza potesse raccontarle qualcosa di importante attraverso i muscoli rotatori del dorso. Si chiese cosa derivasse lo strano comportamento della ragazza e se per caso avesse detto per farla innervosire così tanto. "Forse sono troppo abituato a parlare con le ragazze della mia corte, o forse Arthur gli ha raccontato le le numerose voci sul mio conto nel corso degli anni" pensò lasciando andare un piccolo sospiro di stanchezza. Doveva riabituarsi alle conseguenze delle azioni fatte sotto il pugno di ferro del padre Ambrose, ma pensava che Orchidea della Luna gli avesse dato un po' più di tempo. A quanto pare non era così.
"Senti... cos'è quello strano specchio?" chiese all'improvviso Kim, indicando quello che aveva notato all'interno di uno stanzino. "Ah quello? È uno Specchio dei Ricordi, ti va di vederlo?" chiese Byorn sorridendogli dolcemente. "Ok?" chiese Kim perplessa. Camille e Bart non avevano mai nominato uno specchio dei ricordi, e fino ad ora Kim non ne sapeva neppure che ne esistesse uno. Forse avrebbe dovuto seguire il corso a scuola su oggetti magici, se solo avesse avuto la voglia.
Il demone la portò all'interno della stanza, dove migliaia di pezzi di vetro fluttuavano qua e là come se avessero una volontà propria. Magari era pure così. "Esattamente che combina?" chiese Kim mentre passava un dito su un pezzo di vetro davanti a lei, osservando il riflesso del suo viso con noia. "Beh, da come dice il nome lo Specchio dei Ricordi conserva al suo interno i tuoi ricordi più recenti, in modo che puoi guardarli in seguito. Diciamo anche che il maggiordomo che è rimasto qui durante la nostra assenza si è molto divertito, visto i razza di ricordi che ha lasciato" disse Byorn ridendo.
"Si è dimenticato di cancellare la cronologia. Idiota" fu l'unica cosa che riuscì a pensare Kim. "E com'è funziona per il salvataggio ricordi? Devo metterci il telefono e salva le foto automaticamente?" chiese invece. "Cos'è un telefono?... Comunque non funziona come l'hai detto tu, basta che ci appoggi la mano sopra e ripensi al tuo ricordo più recente. Per esempio alla cena di adesso, o la mia conservazione di prima con le ragazze" gli spiegò con calma Byorn. Il demone agitò le mani e i pezzi di vetro si avvicinarono fino ad unirsi perfettamente tra di loro, poi appoggiò la propria mano sulla superficie dello specchio rimanendo immobile per qualche secondo. Ci fu un guizzo dorato e all'interno dello specchio si rifletté la scena che Kim aveva visto nella sala del Tè: Byorn e le ragazze parlare animatamente tra di loro.
Kim non replicò nulla anche se avesse voluto farlo, e appena l'immagine sparì dal vetro appoggiò la propria mano destra sulla superficie fredda dell'oggetto, ripensando a quel pomeriggio passato con la sua famiglia mentre sceglievano l'abito per quella sera. Avvertì un lieve formicolio alle dita e il ricordo sostituì il suo riflesso dal vetro.
"Menomale che le ragazze ti hanno aiutato con l'abito. Mi dispiace che abbiano scelto solo negozi costosi, le dovevano avvertire di non esagerare" replicò Byorn con tono neutro. "Non preoccuparti, non è successo niente. Almeno mi sono divertita" disse Kim, rivolgendosi a lui con voce grave.
"Idiota, la smetti di trattarlo male? Sta cercando solo di essere gentile con te" pensò con rabbia. Si voltò di scatto verso il demone incrociando le braccia al petto, e cercando di fare un sorriso il più naturale possibile disse: "Dovevi vedere lo zio e Camille: sembrava che mi stessero scegliendo l'abito per il mio matrimonio".
Byorn scoppiò a ridere genuinamente, e per la prima volta la sua risata non sembrava trattenuta come quello di un uccello, ma più forte e gentile. Mentalmente Kim dovette ammettere che gli piaceva come rideva Byorn: aveva un non so che di dolce e simpatico. Fu solo quando la risata del demone diminuì fino a spegnersi che Kim si rigirò verso lo specchio.
E nel riflesso c'era una ragazza e un ragazzo che la fissavano.
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