Kevin: il ritorno

"Kevin, che cazzo ci fai qui? Non dovevi essere al sicuro nel tuo merda di studio da avvocati facoltosi?" fu saluto di benvenuto di Kim. "Dovevo, ma era da troppo tempo che io e mio padre rimandavamo i miei saluti dal vivo. Papà non può lasciare la fattoria per troppo tempo, o forse non vuole, quindi sono venuto io!" esclamò Kevin allargando le braccia. A Kim ricordò i ballerini che aveva visto ad uno spettacolo a Broadway, e improvvisamente si immaginò il cugino con un costume tutto piume e glitter. Scosse la testa perché immaginare il cugino anche solo in costume da bagno era uno spettacolo osceno, e indicò la porta d'ingresso.

"Se hai voglia entra. Sappi che sto lavorando da ore, e sinceramente i gemelli potrebbero aver distrutto tutto. Quindi preparati sia fisicamente che mentalmente" replicò con fare acido. Kevin restituì lo stesso sorriso acido, abituato ad anni e anni di frecciatine da parte della ragazza. Poteva essere uno stupido egocentrico pieno di sé, ma non era così tanto ingenuo. "E tu mi fai entrare così? Che è, il caldo estivo ti ha ammorbidito?" chiese con voce malenfua. "Oh no, cugino mio. Ti sto solo facendo entrare così sarà più facile per me ucciderti: siamo abbastanza lontani dalla città, e secondo i miei calcoli, i tuoi colleghi o la polizia ci metterà un po' a trovarti" replicò Kim.

Ignorando bellamente il pericolo, forse Kim si era ricreduta troppo in fretta e Kevin era proprio un povero coglione ingenuo, il ragazzo salì gli scalini del portico e varcò la soglia di casa. Per fare un po' di scena, Kim entrò subito dopo di lui chiudendosi la porta alle spalle con un sonoro SBANG. Provò della soddisfazione nel vedere il cugino fare un piccolo salto in avanti per paura, capendo che la sua minaccia aveva fatto effetto.

"Ragazzi, Kevin è qui! Da ora in poi è sotto la vostra responsabilità!" urlò senza nessuno in particolare. Abbandonò così il cugino in mezzo al salotto, e con passo spedito si diresse verso le scale. "Che fai, mi abbandoni così?" chiese Kevin. Kim si voltò verso di lui, e con fare ovvio usò il mento per indicare i libri che teneva in braccio. "Vorrei continuare BIP a parlare, ma mi sto spaccando le BIP braccia con questi in mano. Quindi vorrei BIP avere il piacere di appoggiarli BIP inBIP ...Puoi vedere chi mi sta rompendo il cazzo?" chiese. Kevin afferrò il telefono dalle mani della cugina e guardò brevemente lo schermo. "Quindi, chi è?" chiese spiccia Kim, seccata che il cugino leggesse le sue notifiche. "Un certo Pablo. Sta mandando delle foto di un muro forse?" chiese Kevin. "Ah capito. Ora rimettilo sulla pila: li manderò a quel paese, quel gruppo lì" replicò secca.

Kevin obbedì, anche se con un fare curioso. "Quel gruppo lì? Kim, ma che hai combinato?" chiese. La cugina alzò le spalle, e sorprendendo entrambe, rispose con calma. "In realtà niente: ho aiutato a dipingere una parte di muro con 'sta banda di idioti. Sicuramente mi staranno mandando le foto del lavoro finito". Niente insulti. Niente frasi pungenti. Solo una banale conversazione tra cugini. Così banale che i due si guardarono per un attimo imbambolati senza saper bene che fare o dire, prima che un nuovo BIP rovinasse la scena e un "Kim, con chi stai parlando?!" la rovinasse ancora di più.

La testa di Arthur fece capolino dalla lavanderia. Con diversi asciugamani stesi in un braccio e con una bacinella blu ciano nell'altro, l'uomo sembrava essersi dato alle pulizie di primavera. Ma appena l'uomo vide un figlio davanti a lui, vestito in abiti estivi e a fare quella che sembrava una conversazione civile con la nipote, il centro del suo mondo si concentrò interamente su di lui. Appoggiò la bacinella per terra, lanciò gli asciugamani dentro di essa e con un balzo vigoroso raggiunse il figlio e l'agguanto in una stretta così forte da far paura.

Vedere tutto quell'affetto di un padre verso il proprio figlio è senza un secondo fine fece male a Kim. Risultò come una morsa intorno al cuore. Una morsa che non lasciava spazio a bei sentimenti come l'amore paterno o la gioia. Risultò più una morsa di odio, vergogna e tanto disprezzo. E con tutta sé stessa odiò Arthur e Kevin di quell'amore così bello e veritiero. Un odio così viscerale da farsi paura da sola.

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