Gita in spiaggia

L'isola delle Conchiglie si trovava a mezz'ora di macchina da Orchidea della Luna e Kim, Nathan e Oliver ci andavano ormai da tempo immemore.

La spiaggia si chiamava così perché sul fondale marino si trovavano conchiglie di ogni forma e colore che poi la corrente portava sulla spiaggia vera e propria, e questo significava ferite e tagli sui palmi dei piedi ogni qualvolta che lo sventurato di turno decideva di entrare in acqua per il bagno.

Una volta, quando Kim aveva sei anni ed era una felice figlia unica, si era ritrovata nel piede un pezzo enorme di una conchiglia dai riflessi bluastri, e aveva urlato per il dolore per i successivi quindici minuti fino a quando il padre non aveva messo in atto le tattiche di sopravvivenza imparate agli scout estraendo la conchiglia in questione senza altri spargimenti di sangue. Ora Kim si ritrovava una cicatrice sul piede incriminato, ricordandogli perennemente che tutti gli oggetti, anche quelli che sembravano inoffensivi, potessero farti del male in qualunque modo. O anche le persone.

Il viso di Kim si rabbuiò a quel pensiero e afferrò con forza il manico della borsa da spiaggia. "Non devo pensarci. Non ora" pensò. Osservò Nathan e Oliver scendere dalla macchina (Camille non aveva neanche finito di parcheggiare il grosso fuoribordo di Arthur) e dirigersi correndo verso la spiaggia. "Mocciosi, prendete le cose dal bagagliaio. Ora!" sbraitò Kim con tutto il fiato che aveva in gola. Una coppia di turisti, un uomo e una donna dai vestiti molto colorati e con dei grossi zaini sulla schiena, la fissarono perplessi. In tutta risposta la ragazza fece il dito medio.

"Camille, Kim ha fatto un gestaccio!" esclamò Oliver che era tornato indietro di corsa. Camille fissò in malo modo la ragazza, che in tutta risposta sorrise innocentemente e aiutò i due fratelli a scaricare i sacchetti contenenti i palloni e i teli da mare.

"Kim ora possiamo andare?" chiese Nathan guardando  speranzoso la sorella. "Si, andate pure mostriciattoli. E occupate il solito posto. Forza, su" disse Kim agitando le mani con fare divertito. I due bambini sghignazzarono e corsero per la seconda volta verso la spiaggia.

Era da quando Kim aveva memoria che la famiglia Evans occupava lo stesso posto appartato sull'isola delle Conchiglie e da allora non avevano mai cambiato posto, nemmeno quando una marea aveva distrutto la spiaggia e non c'erano abbastanza lettini disponibili per tutti i residenti.

"Ehi Camille, sai tra quanto arriva Byorn?" chiese Kim. Camille alzò le spalle. La donna era l'unica che aveva il numero di telefono di Villa Byorn salvato nella rubrica e aveva avuto lei l'ingrato compito di organizzare l'orario di ritrovo in spiaggia. Inoltre era  l'unica che aveva accettato di portare i ragazzi perché Arthur era riuscito a scansare l'invito grazie ad una scusa inventata sul momento, ed era riuscito a trattenere anche Bartholomew con un'ulteriore scusa di "compagnia".

"Gli avevo detto di ritrovarsi verso quest'ora ma avranno avuto qualche contrattempo... intanto tu va in spiaggia, aspetto io il resto della combriccola" disse Camille tirando un profondo sospiro di  amara delusione. Senza che la donna dicesse altro Kim afferrò la propria borsa, e augurandola una "bellissima" attesa si diresse verso la spiaggia.

I costumi di Oliver e Nathan facevano sempre ridere Kim: dopo aver visto i costumi del padre, che cercava di essere il più figo anche nelle spiagge, avevano iniziato ad indossare costumi dai colori vivaci e dalle decorazioni fantasiose. In quel momento Oliver indossava il modello "color prugna con Iris rosa carne" mentre Nathan indossava un costume rosso con un impavido squalo sul fianco destro.

I due avevano già messo gli asciugamani sui lettini, e oltre ad aver tirato fuori dalle sacche il loro inseparabile pallone da spiaggia,  si stavano aiutando a vicenda a spalmarsi la crema solare sulla schiena. "Wow, è la prima volta che lo fanno senza che nessuno li obblighi. È un nuovo traguardo" pensò Kim pienamente soddisfatta di sé.

Stancamente si buttò sul primo lettino disponibile e si infilò gli occhiali da sole. "Kim ma non ti cambi?" chiese Oliver perplesso. "Sinceramente no. Non credo di voler farmi vedere in costume da bagno da uno che neanche conosco" disse Kim. "Eppure potresti star benissimo" disse una voce maschile.

I tre fratelli si voltarono e si trovarono davanti Byorn. Aveva sostituito il suo completo elegante con uno più estivo, mettendosi dei pantaloni di tela leggera e una camicia dalle maniche arrotolate. Teneva in una mano delle scarpe, rivelando dei piedi stranamente più lunghi del normale, e un telo da mare color cachi nell'altra. Le uniche cose che rimanevano identiche nel suo abbigliamento era la maschera e lo stesso sorrisetto orgoglioso stampato in viso.

"Beh, che c'è? Le uniche volte che ti ho visto è stata quando hai quasi ucciso i miei fratellini e ad un appuntamento quasi imposto. E poi neanche tu indossi il costume " ribattè Kim. Nathan e Oliver sospirarono: perché doveva esagerare sempre così tanto la loro sorellona?

"Non sono tanto il tipo che va in giro mezzo nudo. Governo una città, così non darei il buon esempio" replicò Byorn con uno tono provocatorio nella voce. Sembrava quasi che volesse vedere come avrebbe reagito la ragazza alle sue frecciatine, forse preparandosi addirittura  in anticipo con qualche risposta degna per quella ragazza ribelle. Ma col cavolo che Kim gli avrebbe dato quel piacere, quindi in tutta risposta pescò dalla borsa il cellulare e le cuffie e si isolò nel suo mondo con Burn di Ellie Goulding.

Socchiuse gli occhi e immediatamente i suoi pensieri volarono a Kyle, il suo ex. Gli si strinse il cuore a ripensare a lui: anche se si erano lasciati mesi prima, e Kim aveva ormai accettato il fatto, i piccoli dettagli che aveva diviso con lui come quella canzone o il bere il tè amaro con kili di miele per addolcirlo un po', difficilmente erano scomparsi del tutto. In fondo con Kyle aveva anche condiviso il giorno della tragedia.

Strinse i pugni maledicendosi. "Kim, smettila subito di pensarci! Oliver e Nathan sono vivi, mamma è viva e anche tu lo sei. Smettila subito di pensarci" pensò una vocina dentro la sua testa. Per qualche motivo, la vocina aveva lo stesso tono provocatorio e arrogante di quando Kim era arrabbiata. "Ma è un bene pensarci: se ci pensi e lo superi potrai andare avanti" disse un'altra voce, questa volta più esitante e dal tono basso.

"Zitte entrambe. Lasciatemi in pace" pensò solo Kim. Le due voci vennero sostituite dalle ultime note di Burn, e sospirando Kim la rimise dall'inizio. Solo in quel momento notò che Camille e il resto della corte era arrivata, e che con urla ammutolite dalla musica stavano sistemando le proprie cose sui lettini. Al contrario del loro padrone e di Rosalya, indossavano costumi dai colori sgargianti.

Kim sorrise lievemente e chiuse gli occhi nuovamente. Li aprì di scatto solo quando  sentì qualcuno toglierle le cuffie e sollevarla di peso dal lettino. "Ma che fai?!" urlò quando mise a fuoco il viso di Byorn.

"Ti faccio fare un tuffo . Seduta così da sola sembri una persona triste"disse il demone con un sorriso in volto. Iniziò a dirigersi verso l'acqua e Kim iniziò ad agitarsi follemente, scalciando e tirandogli dei pugni sul petto. "Lasciami subito! TIPO ORA!" sbottò frustata accorgendosi che non gli stava facendo assolutamente niente. "Va bene" disse con tranquillità il demone.

Kim tirò un sospiro di sollievo ma se n'è pentì amaramente appena Byorn la lanciò in mare. Kim trattenne il fiato mentre colpì l'acqua con forza, chiudendo gli occhi di scatto per evitare che litri di sale l'accecassero nel giro di un secondo. Trattenendo il fiato e nuotando verso l'alto con due potenti bracciate imparate grazie a tutti gli anni passati a nuotare, uscì dal mare completamente fradicia e con i vestiti e i capelli appicciati addosso. "Menomale che avevo il costume sotto" riuscì solamente a pensare.

Fissò malamente  i due gemelli che stavano ridendo a crepapelle, poi si avviò spedita verso il proprio lettino. Afferrò dalla propria borsa dei vestiti di ricambio che aveva deciso prontamente di portarsi dietro e se li cambiò con quelli fradici.

Con fare composto si sedette sullo stendino e incrociò le braccia al petto, guardando Byorn e il resto del gruppo con fare di sfida. Chissene se avrebbe fatto la figura della stronza: nessuno aveva il diritto di infastidirla in quel modo al di fuori della sua famiglia. O almeno, solo James riusciva a farlo senza farla  arrabbiare.

Gli occhi di Kim si riempirono di lacrime ma li chiuse di scatto. "Brutto stronzo. Per questa me la pagherai cara" pensò solo. Si rimise le cuffie che Byorn aveva lasciato lì sulla sdraio, mise la musica a tutto volume e scomparve nel suo mondo, ignorando tutto e tutti.

Ciao a tutti ! Scusate per il ritardo ma non ho avuto tanto tempo per scrivere il capitolo, spero comunque che vi piaccia.

Che intendeva Kim con il fantomatico "incidente"?
E chi è James?

Lo scoprirete nei prossimi capitoli! Alla prossima

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