Come guadagarsi una camera
La mattina dopo Kim venne svegliata da un rumore attutito, come dell'acqua che tamburellava su del legno. Aprì lentamente gli occhi e si guardò attorno: Opal era scomparsa, così come il suo coniglio. La stanza era immensa nella penombra più assoluta, con i profili dei mobili che si stagliavano nell'ombra e difficilmente si capivano cosa fossero.
Sbuffando, Kim si alzò e si diresse verso la grossa finestra in fondo alla stanza, andando però a sbattere contro una poltrona imbottita che la sera prima non aveva assolutamente notato. Lanciando qualche parolaccia in direzione della poltrona, Kim aprì le pesanti tende in velluto rosso scuro rivelando un piccolo telaio in legno chiaro e una vetrata elaborata.
Rimase sorpresa nel vedere la fitta pioggia sbattere contro il vetro, riconducendo cosi il rumore sentito poco prima nel letto. "Cavolo, devo avvertire lo zio che non riesco a tornare a casa" pensò. Si diresse verso il letto, e dopo un'attenta ricerca, trovò il telefono bloccato tra il materasso e la ringhiera di legno. Iniziò a scrivere piano piano il messaggio, ma si bloccò un'attimo prima di mandarlo. Perché preoccuparlo inutilmente se poteva chiedere un ombrello a Byorn, o addirittura un passaggio in auto?
Con tristezza abbandonò il comodo letto e la camera confortevole, e con un passo quasi frettoloso raggiunse la cucina, per poi fermarsi all'ultimo: con un flash improvviso le era venuto in mente quello che Opal le aveva raccontato la sera prima.
Il racconto su come erano andati gli eventi, fino a quel momento raccontato solo da Arthur, fece uno strano effetto sulla ragazza. Specialmente nel ricordarsi il monologo inquietante dello zio. Come era possibile che l'uomo, a cui aveva visto cucinare una marmellata senza mandarla a fuoco o far gli esercizi di matematica senza difficoltà saper dire qualcosa di inquietante ad una persona, anche se si è macchiato "dell'omicidio" della moglie?
"Forse è meglio non conoscere il lato oscuro delle persone che amiamo: restiamo delusi da loro, in un modo o in un'altro" pensò Kim scoraggiata. Abbassò lo sguardo, e solo in quel momento notò il coniglio di Opal che le mordicchiava con interesse l'orlo del vestito. "Ehi, i vestiti non si toccano!" esclamò Kim agitando la gamba, ottenendo in tutta risposta la fuga dell'animale.
Scuotendo la testa entrò in cucina, dove trovò Erycan e Caryn sorseggiare con molta apprensione il loro caffè, Pearl mangiucchiare dei biscotti e Opal afferrare al volo il proprio coniglio e portarselo al viso per baciarlo tutto.
"Allora, dormito bene?" chiese con fare perfido. Erycan la fissò con rabbia. "Vuoi sapere se ho dormito bene? Per colpa tua e per quel dannato film non ho chiuso occhio per tutta la notte! Una cosa volevo, e neanche una dormita tranquilla posso fare! Voi e le vostre idee del cavolo" esplose la ragazza. Appoggiò con forza la tazza ormai vuota sul tavolo, poi abbandonò la stanza con fare scazzato.
"Alla faccia che l'ha presa bene 'sta faccenda del film" disse Kim perplessa. "Almeno sappiamo che odia i film horror" disse Caryn con voce flebile. "Dai Caryn, non essere così spaventata. Non pensavo che una bambola potesse farti questo effetto" disse Pearl ridendo. "E io non pensavo che tu, da bella spaventata che sei, corressi nelle braccia di tua sorella per non fartela sorto" esclamò Caryn con tono scorretto, prima di andarsene anche lei con tono infuriato.
"Raga ma che sta succedendo?" chiese perplessa Kim. Pearl sospirò rumorosamente. "Niente Kim, niente". Non riuscì a dire nient'altro perché in quel momento entrò in cucina Byorn, in compagnia di Lives, a parlare animatamente sul diluvio che si stava svolgendo all'esterno. "Non possiamo usare gli ombrelli per uscire?" chiese Byorn perplesso. "Purtroppo ne è rimasto solo uno: ed è pure rotto!" esclamò dispiaciuto Lives. "Byorn, dimmi che hai la patente" replicò Kim.
Il demone si voltò verso di lei, accorgendosi solo in quel momento della sua presenza, poi annuì vigorosamente. "Certo che c'è l'ho, ma c'è un problema" disse imbarazzato. "Non dirmi che hai fatto esplodere l'auto" ribattè Kim stupita. "Certo che no! Non saprei come fare. E che semplicemente è da ventiquattro anni che non prendo in mano un volante e non vorrei combinare qualche guaio in città" spiegò. "E dobbiamo anche aspettare un po', non uso la macchina da ventiquattro anni. Mi sono mosso in città sempre a piedi. Attività fisica!" esclamò Lives.
Kim fissò I due a bocca aperta. Sembrava che fosse tutto una coincidenza assurda per farla rimanere lì in casa di Byorn. Che fottuta coincidenza!
Prese il telefono ed entrò nella chat con lo zio. "Dovrò scrivere ad Arthur che dovrò restare nella tana del lupo cattivo fino a quando la pioggia finisce. Avete dei fogli a quadretti e delle penne? Mi porto avanti con matematica" disse Kim ai due demoni. "Credo di sì. Vado a controllare. Resta ferma lì!" esclamò Lives correndo via.
Rimasti da soli nell'uscio della cucina, Kim si voltò verso Byorn e sorrise. "Allora, prima che lo zio mandi venti unità di polizia per venirmi a salvare, che ne dici di prepararmi una cioccolata calda con biscotti?" chiese. Byorn sorrise. "Con piacere. Dormito bene?" chiese mentre si dirigeva prontamente verso i fornelli. "Decisamente bene: il letto era comodissimo. A proposito, la camera in cui ho dormito sarà off limits da oggi in poi: sarà la mia stanza personale. Sappilo" replicò Kim buttandosi a peso morto su una sedia. "Vuoi anche il cartello appeso alla porta?" chiese Pearl sghignazzando. "Certo, perché no?" ribattè Kim.
Pearl non disse più niente, troppo occupata a finire la sua colazione e successivamente a raccogliere le tazze sporche disseminate ovunque, mentre Byorn versò la cioccolata calda in una tazza.
Per riuscire a guadagnarsi una camera in una villa era stato molto semplice, e Kim sorrise tra sé e sé mentre ringraziava Byorn per la colazione.
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