Chiarimenti tra ragazze
La mattina dopo Kim si svegliò in camera sua, a Orchidea della Luna, con un lieve sorriso sulle labbra. I ricordi del giorno prima erano ancora vividi nella sua mente, anche se il finale era stato fin troppo normale per i suoi standard. Dopo cena lei e Byorn avevano buttato via i cartoni senza aver visto nessun pennuto affamato e si erano diretti verso il parcheggio dove avevano abbandonato la macchina da ormai diverse ore. Dopo un ora di viaggio, dove Kim e Byorn avevano parlato della possibilità di aprire un ristorante per soli animali e affermando che era meglio chiedere aiuto ai veterinari per non sbagliare ricette, Byorn aveva parcheggiato la macchina davanti alla Fattoria Evans.
I due si erano salutati e augurati la buona notte, e Kim era entrata in casa. La casa era immersa del buio per via dell'ora tarda, e Kim aveva salito silenziosamente le scale, fermandosi se queste scricchiolavano troppo e augurandosi che nessuno si svegliasse. Non era successo niente, e Kim si era rifugiata in camera con molta calma.
L'unica nota negativa sui cui Kim riflette quella mattina fu l'odio che provava nel tornare a casa dopo una cena:aveva sempre la sensazione di dover dire qualcosa ma senza aver il coraggio di dirlo. E lei sapeva benissimo quale era l'argomento in questione: l'improvvisa dichiarazione di Byorn e la reazione da parte sua. Perché aveva reagito in quel modo così esagerato? In fondo il demone aveva solo fatto un complimento, ma a Kim pareva che intendesse qualcos'altro. Qualcosa di più profondo di un semplice complimento. Ma che cosa?
Sinceramente Kim sperò che non intendesse un «Ti amo» perché non sapeva come prenderla una dichiarazione del genere, specialmente da quando la sua relazione con Kyle era ancora una ferita aperta. "Poi, diciamocelo: Byorn é una persona proprio di altri tempi. Proprio fa romanzo del 1800. Sicuramente questo suo carattere così «romantico e sofferente» fa parte del suo personaggio. E il fatto che io adori i libri del 1800 non aiuta per niente. Dannata me" pensò.
Acchiappò il suo telefono, aprì i messaggi e mandò uno sticker a Kyle per dargli il buon giorno. "Almeno sa che non lo odio" riflette. Guardò poi l'ora e si rilassò quando vide che era ancora presto: erano appena le nove e mezzo, ma per una volta decise di alzarsi. Trovava sempre stancante svegliarsi sempre dalle dieci in poi, quindi alcune volte provava a cambiare orari anche se la maggior parte delle volte l'intento non andava mai in porto. Ci vollero solo dieci minuti per trovare la voglia di scendere dal letto e di aprire le finestre, un altro minuto per costatare che c'era un tempo decisamente schifoso, e un'altro minuto per accorgersi che qualcuno la stava chiamando dal telefono.
Accettò immediatamente la chiamata e si portò l'apparecchio all'orecchio. «Tesoro! Come stai?»esclamò una voce armoniosa dall'altra parte del telefono. "Mamma! Abbassa la voce!" ribatte immediatamente Kim, che aveva riconosciuto la voce della madre con facilità. «Che c'è tesoro, dormito male?» chiese Mary con tono preoccupato. "No no, ho dormito come un ghiro. Sto recuperando" rispose Kim. "Beh, ho dormito bene. Poi un demone mi ha fatto svegliare con i dubbi"pensò ma evitò di dirlo.
«Proprio come me! Ieri sera sono uscita con Helena e Steph, e sono tornata piuttosto tardi a casa. Tu che hai fatto ieri sera?» chiese Mary con fare curioso. "Sono uscita con un mio amico a mangiare «Alla casa della pasta»" rispose la figlia senza pensarci due volte. Si rese conto troppo tardi della risposta che aveva appena dato, e si maledì di essere stata così ingenua. La mattina poteva dire o rivelare qualsiasi informazione senza problemi perché mentalmente era ancora nel letto a dormire, e questo i genitori lo sapevano molto bene. Con le domande giuste Mary e Marcus sapevano con quanta gente e quale la figlia fosse uscita la sera prima, dov'era stata e cosa aveva fatto. E in quel caso, la Casa della pasta si trovava solo a Last Coast, mentre a Orchidea della Luna non c'era neanche l'ombra.
"Vaffanculo mamma" pensò con improvviso furore. «Kim, perché non me lo hai detto che passavi a Last Coast per cena? Potevamo salutarci» disse Mary con tono sofferente. "Ehm... Non volevo disturbarti. Non avevi detto che ieri sera eri uscita con Helena e Steph?" disse Kim. Era la prima cosa che le era venuta in mente, e sul momento sembrava l'unica che potesse reggersi in piedi. Come volersi dimostrare, Mary fortunatamente abboccò immediatamente. «Hai ragione: io, Helena e Steph eravamo così tanto concentrati sulla nostra conservazione che non ci siamo accorti neanche dell'orario. Quelli del ristorante ci hanno dovuto sbattere fuori perché era arrivato l'orario di chiusura e non avevamo neanche pagato» disse Mary.
"Caspita, ma di cosa avete parlato?" chiese Kim incuriosita. «Discorsi da adulti, non potresti capire. Almeno ieri sera ti sei divertita? Al tuo amico è piaciuta la cena?» chiese la madre. "Certamente: siamo andati anche all'osservatorio ma nada, niente uccelli" spiegò Kim con finto disgusto. «Quei maledetti!!! E pensare che li vediamo sempre!» esclamò Mary scocciata. "Però abbiamo deciso di aprire un ristorante per animali: così nessun animale può rifiutarsi di comparire!" esclamò Kim con enfasi nella voce. L'abbassò solo per timore di svegliare i parenti nelle altre stanze. «Ecco, ci mancava un altro posto strano. Se me lo chiedi, no. Non ti disegnerò l'interno del tuo fantomatico negozio, neanche se ti presentassi incinta e mi supplicassi» disse Mary con furore.
"Incinta? Non ti sembra di esagerare?" chiese Kim confusa. «Meglio essere chiari. A proposito, devo andare. Sono in ritardo per andare in ufficio. Ti chiamo stasera ok?». Prima che Kim potesse rispondere in modo affermativo Mary chiuse la telefonata, facendo rimanere Kim con il telefono in mano.
Guardando il telefono si accorse che ormai erano le dieci, e di conseguenza il suo piano era andato completamente in fumo. Scocciata uscì dalla camera, ma al posto di dirigersi in cucina andò dalla parte opposta, lungo il corridoio con le camere da letto. Improvvisamente aveva voglia di una conversazione tra sole ragazze, e parlare con Camille le sembrava una buona idea.
La porta della Mutaforma era riconoscibile dalla luna stilizzata che la stessa aveva dipinto con una vernice argentata. Uno degli ex di Camille era un Lupo Mannaro, e secondo le loro credenze dipingere una luna piena sulla porta della propria camera portava buoni sogni. A Kim pareva che la luna dipinta da Camille assomigliasse a un piatto, ma la Mutaforma dormiva bene da chissà quanto tempo, quindi il piatto sembrava funzionare.
Bussò con tre colpi netti, e un «Avanti» borbottato la invitò ad entrare. Camille era già in piedi e con la maglietta lilla del pigiama ancora addosso, mentre dei pantaloncini di jeans sostituivano quelli sgualciti che usava di solito. Dai capelli pettinati e dal forte odore di profumo che proveniva dal piccolo bagno incorporato alla stanza, la Mutaforma aveva appena finito il suo giro di pulizia personale. L'ultimo passaggio era la scelta della maglietta su cui la donna era palesemente indecisa. Inoltre, dall' occhiata che Camille lanciò a Kim, quest'ultima capì immediatamente che aveva fatto un errore a presentarsi in pigiama: Camille odiava vedere le persone vestite comode la mattina mentre lei era obbligata professionalmente a presentarsi vestita. Ed entrare nel suo territorio con l'oggetto del suo odio era una vera e propria sfida nei suoi confronti.
"Che vuoi?" chiese infatti. "Niente, volevo solo chiacchierare con te" spiegò immediatamente Kim. Se a Camille spiegavi il motivo della tua visita nella sua stanza, forse poteva un po' rilassarsi e decidere di non strangolarti con le maniche delle felpa del pigiama. Immediatamente il viso di Camille si illuminò, mancando poco che si lanciasse sulla ragazza per abbracciarla. In realtà, Camille le strinse solo le braccia, che equivaleva ad un abbraccio per la Mutaforma, e la guardò con aria sognante. "Cami, stai bene? Forse il piatto ha fatto troppo effetto stanotte" osservò Kim. "No no, niente piatti. Sono solo felice che mi hai chiesto di parlare. Ultimamente stai sempre con i gemelli o a casa di Byorn, e non abbiamo avuto del tempo solo per noi" spiegò Camille.
Kim non si sentiva dispiaciuta dopo quella specie di monologo, in fondo la vedeva da da ben diciannovenne anni e quindi bastava, ma si rese conto solo in quel momento quanto le fosse mancata. La guardò mentre pescava dall'armadio di acero una maglietta verde scuro e dei sandali di pelle nera, poi buttò la maglietta del pigiama sul letto sfatto e fini di cambiarsi. "Beh, mi spiace che ti sei sentita esclusa dall'inizio dell'estate, ma sai che razza di periodo é. Mi dovevo sfogare in qualche modo" spiegò Kim.
Iniziò a rifare il letto, stendendo per bene le coperte arancio pesca e picchiando il cuscino fino a quando non divenne abbastanza liscio. "Quindi ti dovevi sfogare uscendo con Byorn e sconvolgendo Arthur indagando sulla morte di Miriam? Non ti sembra un po' crudele?" chiese Camille mentre le passava diversi cuscini da appoggiare sul letto. Kim sbuffò scocciata. "E non ti sembra crudele il fatto di nascondere questa storia per almeno ventiquattro? Almeno un accenno su cosa fosse successo o che tenevate dei demoni intrappolati nella stalla. Sai, avrebbe fatto molto piacere" obiettò. Non era proprio il verso giusto che voleva per quella conversazione, ma meglio tardi che mai.
"E poi, Byorn è l'unico che mi capisce. Ed è dolce. Anche troppo da risultare smielato, ma almeno è gentile. E mi racconta un sacco di roba sulla vita e sopporta i miei sbalzi d'umore, al contrario di voi"disse Kim additando la Mutaforma. Camille tirò le labbra e sbuffò. Al posto di arrabbiarsi, cosa che Kim avrebbe fatto se una diciannovenne ti avrebbe parlato in modo così sfacciato, se ne uscì con: "Dobbiamo fare una vacanza. Solo noi due. Niente maschi o altri. La destinazione la scegliamo noi e rimaniamo lì quanto vogliamo".
"Come mai questo viaggio?" chiese Kim perplessa. " Perché ci serve ad entrambe. Guarda adesso: mi stai raccontando delle cose che fino a ieri non sapevo neanche. Dobbiamo avere del tempo solo per noi per raccontarci le ultime novità. E non voglio discussioni: si fa e basta questo viaggio" replicò Camille. Kim evitò di dire che assomigliava a sua madre quando era arrabbiata ma se lo tenne per sé. "E quando vorresti fare questo viaggio?" chiese. "Il prima possibile. Chiedo solo ad Arthur quando ho le ferie" disse Camille.
E con questo Camille uscì dalla camera sbattendo la porta. E Kim aveva appena fatto arrabbiare una persona già dal mattino.
Quel giorno era partito di male in peggio, e Kim sperò che potesse solo migliorare.
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