Benvenuti alla capitale Orchidea della Luna!
Benvenuti sul treno Tarlaine, il cui itinerario passa sulle città costiere americane. Molti di questi centri urbani sono famosi per essere stati originariamente insediamenti di creature magiche, e tutt'ora sono quelle che le contengono maggiormente rispetto ad altre città.
Fate quindi buon viaggio su questo lussureggiante convolio, e ogni tipo di vostra richiesta verrà subito esaudita dal meraviglioso staff di Tarlaine.
Le tappe dell'itinerario verranno segnalate ogni venti minuti, e possibili incidenti o ritardi verrano rivelate con largo anticipo grazie al nostro caro copilota Louis, che possiede il potere di conoscere ogni cosa che succederà nell'ora successiva.
E con questo vi avvertiamo che ogni passeggero che deve scendere a Newport Beach si prepari, il treno si fermerà tra cinque minuti.
Su uno dei vagoni del treno c'erano due ragazzi dall'aspetto identico che stavano ascoltando il messaggio con attenzione , rilassandosi quando capirono che quella non era la loro fermata: entrambi avevano gli stessi occhi grigio-verde e gli stessi capelli nero chiaro, indossavano entrambi dei jeans e una maglietta rovinata della Levi, facendoli sembrare in tutto e per tutto a due cloni della stessa persona. Iniziarono a chiacchierare tra di loro con un volume di voce esageratamente alto, tanto da essere sentiti all'esterno della loro cabina.
A un certo punto, la porta scorrevole si aprì con violenza, dove una ragazza di diciannove anni entrò all'interno dello scompartimento con foga. Aveva dei fluenti capelli neri e gli occhi di un bel color ambrato, con un faccino deliziosamente affilato pronto a fare a pezzi chiunque nel giro di qualche secondo. Indossava una maglietta bianca, mentre sotto una gonna rossa indossava delle calze a maglia nere. Dall'andatura sembrava infuriata, e infatti lo era.
"La smettete di urlare?! Vi si sente da fuori! Non potete leggere un libro o giocare ai videogiochi come ogni persona normale?!" disse seccamente la ragazza mentre chiudeva la porta con forza. Chissene se gli altri passeggeri sentivano quel discorso da ragazzina isterica, ma almeno durante il viaggio i due gemelli dovevano stare zitti. "Ma sta zitta sorellona! Torna ai tuoi disegni. E poi sei tu che stai urlando ora!" sbottò uno dei fratelli, seccato per quella interruzione forzata . "Nath, devi portarmi rispetto, va bene?! Sono io la maggiore, quindi quando non c'è mamma quello che dico io è legge!" disse la ragazza avvicinandosi pericolosamente al bambino, mentre i suoi occhi ambrati iniziavano pian piano ad infuocarsi.
Il secondo gemello, avvertendo il pericolo nell'aria, intervenì dicendo: "Kim, calmati per piacere!". La ragazza si voltò verso di lui, ma da come le labbra si muovevano leggermente, si capiva che la ramanzina non era ancora terminata. Forse i gemelli avevano solo qualche altro secondo prima che la sorella esplodesse, e si prepararono al peggio. "Ehm, scusate ragazzi. Va tutto bene?" chiese una voce fine proveniente dalla porta scorrevole. I tre fratelli si voltarono e si trovarono davanti una vecchietta dal viso dolce e dai bellissimi occhi azzurri. Indossava un lungo vestito bianco e un borsone leggero in una mano, mentre con l'altra controllava che i capelli argentati non si smollassero dalla complicata pettinatura di molette e codini. Kim riprese il controllo di sè e sfoggiò il sorriso più gentile che aveva nel suo repertorio di "sorrisi prontamente utilizzabili in ogni occasione".
"Sì, certo. Ci scusi per il disturbo" disse mentre ringraziava mentalmente il corso di teatro . Si sedette nel posto vicino al finestrino mentre la vecchietta prese il sedile davanti a loro. Dopo un attimo di silenzio, dove la vecchietta osservò con interesse i tre ragazzi e i loro bagagli sulle retine, il gemello di nome Nathan decise di rompere il ghiaccio con una domanda altamente banale ma utile in ogni situazione possibile ed immaginabile: "Dove va di bello, signora?".
"Devo andare al matrimonio di mio nipote, tesoro. Lo facciamo davanti al mare, Amy ha sempre adorato andarci. Possiede un'intera collezione di gabbiani in legno, sabbie e stelle marine, e a ogni Natale devo regalarle qualche nuovo mobile dove mettere tutti questi... oggetti, ecco. Per fortuna Brown è un biologo, e finché la passione di Amy non si spegnerà saranno una bellissima coppia. Poi non so... ma non pensiamo a questo. Per caso state andando in vacanza in qualche bel posto?" chiese la signora sorridendo. "Noi dobbiamo andare da nostro zio a alla capitale Orchidea della Luna. Ci passiamo tutta l'estate" rispose l'altro gemello. "Di cosa si occupa vostro zio?" domandò la vecchietta incuriosita. "Ha una specie di fattoria dove vende cose magiche" disse la ragazza annoiata. La donna la guardò confusa. "È nostra sorella" disse Nathan capendo quello che stava pensando la donna. Kim poteva essere una tata o l'accompagnatrice che aveva solo il compito di scortare i due bambini sani e salvi a Orchidea della Luna, mentre i genitori di Nathan e Oliver erano troppo occupati a vivere le proprie vacanze, almeno per qualche giorno, per occuparsi sempre di loro. Decise di fare le presentazioni e gonfiò il petto con fare esperto.
"Io mi chiamo Nathan e questo è mio fratello gemello Oliver. Lei invece è Kim, nostra sorella maggiore. E se vuole saperlo, siamo 100% umani". "Mi spieghi che c'entra?" chiese Kim guardandolo con tono contrario. "Se ci pensi, quasi il 30% della popolazione mondiale è magica, con casi di umani con poteri. Quindi, per evitare dei malintesi, lo dico subito" rispose il fratello sorridendo tutto contento.
Invece Kim, non riuscendo più a sopportare i due gemelli, si alzò di scatto e uscì in corridoio. Andò quasi subito a sbattere contro due signore che venivano dalla parte opposta alla sua. "Attenta a dove vai, ragazzina" disse subito una delle due. Bastò guardare i capelli tinti, il viso rifatto e i vestiti vecchi per capire che non ne valeva la pena perdere il proprio tempo, quindi Kim non rispose e le sorpassò. "Ma sei sorda o cieca?" sbottò l'altra donna. "Magari lo è entrambi" disse la prima donna scoppiando a ridere come una iena. "O forse non ho voglia di perdere tempo con voi, vecchie galline!" esclamò Kim. Non aspettò una risposta dalle due ne si girò, ma si tolse dalla direzione del membro dello staff che portava il carrello. L'unico posto in cui sentì che poteva essere al sicuro era il bagno, quindi sgusciò dentro al primo toilette libero che vide e chiudendosi dentro.
Si sedette sul water, ignorando la sporcizia e il sudiciume, e prese il telefono. Nella galleria era salvata una fotografia di lei, i suoi due fratelli e i genitori. Era una giornata primaverile e Kim aveva in testa un buffa parrucca nera : era carnevale e durante quella festa tutta la famiglia faceva a gara a chi si vestiva in modo più originale. Era stato uno dei Carnevali migliori perché tutta la famiglia su accordo comune si era vestita da Micheal Jackson in vari modi: Kim da zombie, Nath e Oliver con giubbotti in pelle e scarpe da ballo, il padre in completo elegante e con capello in testa, la madre in tuta attillata rossa. A vedere quella foto in cui erano tutti felici e ripensando alla loro situazione attuale, Kim iniziò a sentire un nodo alla gola.
Come era possibile che fosse successo una cosa del genere?
Mamma, papà! Nath e Oliver non stanno capendo fino in fondo la situazione ma io si! Perché è dovuto capitare proprio a noi?! Voglio solo indietro la mia famiglia! Dov'è finito tutto l'amore che c'era prima?! Potrò risentimi amata nello stesso modo di un tempo o dovrò continuare a vivere con questo sentimento di vuoto che mi perseguiterà per il resto della mia insulsa vita?!
"Grazie mille per la chiacchierata, signora!" disse Oliver salutando la signora dal finestrino del treno. "Mi fa piacere, così ho passato un bel viaggio chiacchierando con dei giovanotti simpatici come voi. E buone vacanze!" disse la vecchietta sorridendo. "E a lei buon matrimonio!" gridò Nathan. Kim evitò di dire che sembrava che fosse la donna a sposarsi e non la nipote, limitandosi a salutare la vecchietta con un sorriso forzato. I due gemelli si bracciarono per salutarla mentre il treno iniziò lentamente a ripartire, anche se lo stridore delle ruote ruppe comunque i timpani dei tre.
"Ok, adesso da che parte si esce?" borbottò la ragazza. Era la prima volta che andava a Orchidea della Luna in treno e non sapeva esattamente come muoversi. Inoltre Nathan e Oliver non erano molto utili visto che si emozionavano ogni volta che vedevano una creatura magica (come se era da quando erano nati che le vedevano): una kitsune vestita elegante con una grosso cumulo di fogli in mano, un gruppo di nani con in testa dei capelli a cono rosso fuoco, alcuni giganti, fate, fantasmi, un bambino piccolo che si divertiva a vedere delle nebulose create dai genitori... Non si riusciva a stare fermi con lo sguardo perché nello stesso momento stavano succedendo altre venti cose interessanti.
Quindi Kim dovette chiedere aiuto alla reception tenendo d'occhio i due scatenati da lontano. Alla cassa c'era una donna carina, forse di venticinque anni, con dei lunghi capelli biondi legati in una treccia e con dei bellissimi occhi verdi. Dal cartellino attaccato al petto Kim scoprì che si chiamava Laura e che fosse un elfo. In breve spiegò che si erano persi e non sapevano dove fosse l'uscita, anche per lo zio li stava aspettava e dovevano muoversi. "E i tuoi fratelli sono minori vero?" chiese Laura. "Beh, sì. Però sono sotto mia responsabilità perché sono la sorella maggiore" disse Kim. Si chiese se fosse stata una buona idea andare alla cassa info, ma notando che Oliver e Nathan stavano infastidendo un gruppo di insetti-goblin, decise che forse aveva ragione ad esserci andata. "Se è così, devo chiedere sia a te che a tuo zio di firmare questo modulo: sono procedure necessarie se viaggi con due minori, mi spiace. Mirua, accompagno loro all'uscita, torno subito". L'enorme drago cinese che lavorava nella postazione affianco a Laura annuì e l'elfo uscì dallo portello lì di fianco. Kim firmò il foglio, e dopo aver recuperato i gemelli, seguirono Laura all'esterno della stazione.
Dopo aver dato indicazioni ad un gigante con lunghe ali da libellula sulla schiena, ci chiese se vedessero loro zio o qualcuno che conoscevano. "Guarda Kim, c'è Bart!" disse Oliver indicando una persona tra la folla. Oltre ad avere un cartello in mano con su scritto il loro cognome, Bartholomew si poteva riconoscere dalla splendente pelle azzurra. Indossava un completo elegante e aveva i capelli biondi pettinati elegantemente all'indietro. "Ma quello non è un tritone?" chiese Laura, che aveva seguito con lo sguardo il soggetto dell' esclamazione. "Eh già. È l'autista di nostro zio" disse Kim in tono indifferente. "Aspettate, sta venendo qui!" esclamò l'elfa con fare agitato.
Kim si ricordò una conversazione con lo zio di qualche anno prima che spiegava gli effetti dei tritoni verso le donne. L'improvvisa agitazione era una di quelle. "Bart!" gridarono i gemelli quando l'uomo si avvicinò. Gli saltarono addosso per abbracciarlo e Bartholomew lo restituì, felice di vederli. "Yo Bart. Come va?" chiese Kim. "Cara, che bello vederti. Sei cresciuta un sacco dall'ultima volta!" esclamò lui. Anche se si erano visti a Natale, Kim si chiedeva spesso come mai gli adulti usavano quella risposta.
"E chi sarebbe lei?" chiese Bartholomew indicando Laura. "Lavora qui e si chiama Laura. Lo zio deve firmare dei moduli" disse Oliver. Bartholower gli prese la mano e la baciò. Laura arrossì violentemente e il tritone, sollevando il capo e sorridendo, disse: "Al momento il mio capo è occupato con una telefonata di lavoro. Quindi la responsabilità dei ragazzi è mia. Posso firmare questi moduli al suo posto?". L'elfa li consegnò e li riprese di fretta, per poi andandosene via in fretta, ringraziando e salutando. "Bart, devi smetterla di fare così. Insomma, fai collassare il cuore delle donne in un nano secondo" disse Kim. L'uomo in tutta risposta rise e li aiutò a portare i bagagli fuori dalla stazione.
Lì, appoggiato a una vecchia Toyota, c'era un uomo ad aspettarli. Indossava dei jeans e una camicia a quadri, con i capelli neri pettinati all'indietro. Stava scrivendo qualcosa al telefono, ma quando il gruppo si avvicinò, sorrise immediatamente e mise via l'aggeggio. " Ragazzi! Che bello vedervi!". Zio Arthur li stritolò in un abbraccio affettuoso, poi disse: "Kim, per caso mia sorella vi ha dato qualcosa per me?". La ragazza prese un foglio dallo zaino e lo consegnò ridendo.
Quando lei e i suoi fratelli andavano in vacanza da qualche parte, la madre entrava in crisi e preparava sempre una lista delle cose che non potevano mangiare o di cosa o non potessero fare. "Vabbè, le solite cose. Non preoccuparti Oliver, mi ricordo che non puoi mangiare i latticini. Tua madre me lo ha ripetuto venti volte prima che veniste qui" disse Arthur sollevando lo sguardo dal foglio. "Ora possiamo andare. Tutti sulla navicella per la partenza!" disse invece il tritone con troppa enfasi. Oliver e Nathan risero di gusto, Kim sorrise e basta. Sarebbe stata una vacanza molto lunga.
La cascina Da Arthur era stupenda come sempre: era un intero impianto che comprendeva stalle, campi ed edifici dipinti da sempre con colori vivaci e la casa principale dove i ragazzi avrebbero abitato per tutto il resto dell'estate non era da meno: una casa dalla facciata azzurra e provvista di una veranda che dava sul prato perfettamente curato. Bartholowen parcheggiò all'inizio del prato e dovettero attraversarlo prima di entrare in casa.
A sinistra dell'ingresso c'era il salotto mentre a destra, con i vari mobili in legno dipinti in bianco e le mattonelle verdi, c'era la cucina. Seduta vicino alla finestra c'era Camille intenta a leggere un libro. Camille era una dipendente dello zio, anche se Kim non sapeva esattamente in cosa. Non sapeva come mai dormisse alla cascina, visto che Bart aveva una casa propria a Orchidea della Luna. Era una Mutaforma, e come si poteva dedurre dal nome Camille cambiava ogni giorno aspetto, rendendo impossibile sapere com'èra il suo vero aspetto. Quel giorno aveva preso l'aspetto di una ragazza dai capelli rossi e dalla pelle chiarissima, quasi albina. "Ciao Camille, come va?" chiese Oliver saltandogli addosso per abbracciarla. Camille si prese un colpo facendo cadere per terra il libro che stava leggendo, ma si riprese in fretta, salutando il ragazzino con due baci su ogni guancia. "Che bello vedervi! Mi siete mancati un sacco" disse. "Anche tu a noi!" disse Nath avvicinandosi e stritolandola in un abbraccio.
Per divertirli la ragazza iniziò a cambiare il colore dei capelli e i due gemelli iniziarono a ridere di gusto. Arthur entrò in cucina con una delle valigie dei nipoti, il tessuto azzurro scucito in più punti per gli innumerevoli utilizzi, e sorrise nel vedere i capelli blu ciano di Camille. I due avevano uno stretto legame di amicizia, amicizia così palese e al tempo così stretta che nessuno aveva avuto il coraggio di insinuare qualcosa di romantico nei loro gesti.
Dopo l'ennesima trasformazione di capelli, Arthur riportò l'attenzione su di sé con un sonoro fischio. "Bene ragazzi, vedo che vi siete sistemati. Ma da questa settimana, cercheremo di farvi ambientare bene. In fondo dovrete stare qui tutta l'estate! Vi divertirete un sacco, ve lo assicuro!".
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top