La ballata del solo
Di sovrumani silenzi cantava qualcuno,
un uomo piccolo e solo
ma non per questo nessuno.
Un lobo nella mano
e sangue sul tappeto
e Vincent piangeva,
per quel dono non voluto.
Ed io? Io non sono nessuno
Nessuno, come il greco
Ma non ho mai visto Polifemo,
nel Cavallo non sono stato.
Ma tra il sorriso e la lacrima
di un Pierrot solitario
oltre le lenti così tonde
di un sognatore che non era l'unico
Ho vissuto, ho imparato
ho sorriso e ho disperato
e per questo ho capito,
questo mi hanno insegnato;
Ogni storia non scritta, ogni canzone interrotta
è un frammento di anima marcita e distrutta;
il tuo morso alla lingua, quella frase corrotta
forma un vuoto perenne, occasione non colta.
Perciò vedi, Signora, io ti do il mio commiato
credimi, lo giuro - non scuotere il capo!
Riuscirò, ne sono certo
io non sono diverso!
Io scelgo la vita di sangue e di lacrime
tanto amara e crudele, così dolce e finita!
Alla prossima, Signora
lasciami ingannare, scrivere e cantare
e quei silenzi divini e miseri
domani anch'io potrò ascoltare.
Perchè se il genio nasce uomo
che urla nel buio, abbandonato
se è nato al mio stesso modo
dimmi,
non sono poi avvantaggiato?
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