Era un uomo cortese,

d'arancio vestito;

dalla chioma ribelle

di un dorato brunito.

Era il Tempo del vino,

di feste e di canti,

Era il figlio del gelo,

il mese dei morti.

Fu Amante del vento,

di rossi tramonti;

ballò nei cieli tersi

sui boschi dipinti.

Profumava di terra,

di zucche e di muschio;

e'padrone dei monti,

e risata di mosto.

Prese infine tra le braccia

una dolce fanciulla,

senza segno nè traccia,

la pose nell'erma culla.

Con un cenno del capo

e un inchino posato

a Estate diede il commiato,

Inverno era arrivato.

Dedicata alla mia stagione preferita, con i suoi colori straordinari e la sua malinconica decadenza.