Drakemma

DrakEmma,

Fandom: Tokyo Revengers

Capitano a volte incontri con persone a noi assolutamente estranee, per le quali proviamo interesse fin dal primo sguardo, all’improvviso, in maniera inaspettata, prima che una sola parola venga pronunciata.

Fëdor Dostoevskij

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Un paio d'occhi neri la stavano fissando.

Li aveva intravidi attraverso lo spiraglio della porta e gli erano parsi giganti. Occhi giganti che la osservavano come due lanterne. Ne aveva avuto paura. Era corsa a nascondersi sotto il piumone, incurante dei sandali che aveva ancora legati ai piedi. Si era intrufolata tra le lenzuola di Manjiro e aveva respirato piano, cercando di modulare il fiato per non finire scoperta da quel paio d'occhi.

Di tanto in tanto si concedeva una sbirciatina, ma così rapida che quando ritirava, di scatto, su le coperte, i capelli le finivano tutti in faccia e rischiava di soffocare sopraffatta da tutti quei ciuffi.

Se li scrollò dal viso con la mano con la quale non teneva il lenzuolo, ben su, fino a coprire del tutto la sua esile figura.

Non sapeva per quanto tempo era rimasta lì sotto, tutta rannicchiata dentro il letto, con un solo sandalo al piede - l'altro le era caduto mentre correva lontano - e le braccia tremanti. Alla fine, un paio di dita avevano fatto capolino sulla presa e il lenzuolo era stato scrollato via.

Le si erano spalancati gli occhi e col fiato sospeso si era accinta a vedere chi la stava disturbando, perché, si era detta che era impossibile che lei avesse paura.

La figura del fratello era apparsa sotto il suo sguardo. I capelli simili ai suoi, un lecca-lecca stretto tra le labbra pallide e l'espressione perplessa.

«Emma, ma che fai?»

«I-io…»

Mi è sembrato di vedere un paio d'occhi che mi guardavano, era troppo lungo e troppo complesso da dire, così scosse la testa. Ciuffi i capelli le si sparsero sul viso e lei portò le dita a metterseli dietro le orecchie.

«Niente, giocavo.»

«Sotto il mio letto? Con i sandali ancora- dov'è l'altro sandalo?»

Emma portò lo sguardo nella direzione del suo piede scalzo. Sbuffò.

«Non lo so.»

«E perché?»

«Quanto rompi, Man’.» farfugliò, assumendo un'espressione scocciata.

Lui continuò a guardarla senza capire, alla fine, scrollò le spalle e riprese a mangiucchiare la sua lecca-lecca.

«Vieni, è pronto. Ho portato un amico a cena.»

Emma lo fissò sbalordita. Per un attimo dimenticò perfino del paio d'occhi. «Un amico? Tu?» chiese, indicandolo col piccolo indice.

Manjiro annuì.

«Sì, un amico. Perché ti sorprendi tanto?»

«Be’, Baji mangia tutte le sere da noi, ormai dovremmo considerarlo un fratel-»

«Non si tratta di Baji.» disse il bambino, facendo schioccare le labbra attorno al lecca-lecca colorato. «È un mio nuovo amico.»

Emma lo fissò ancora. Aspettò che aggiungesse altro, ma lui non fece nulla.

«Vieni, sbrigati.» le disse, dirigendosi verso la porta.

Emma saltò in piedi. Se non era Baji chi altro poteva essere? Manjiro odiava gli altri bambini, diceva sempre che erano lagnosi e che non volevano mai fare a botte con lui. Baji era escluso dall'elenco perché Baji adorava fare a pugni con lui, per tutto il giorno se poteva.

Corse a pettinarsi i capelli e si aggiustò il vestito azzurro, lisciandolo con le mani.

Pensò, mentre raggiungeva la sala da pranzo, che forse era solo Haruchiyo. Infondo andava spesso a mangiare da loro e Akashi ne approfittava per parlare con Shinichiro finché non passava la mezzanotte e crollavano tutti sfiniti sul divano. , si disse mentre raggiungeva il nonno e i fratelli in salotto, dovevano senza dubbi essere Takeomi e suo fratello.

«Eccola qui! La nostra Emma!» annunciò il nonno, vedendola entrare. Le fece uno di quei suoi grandi e dolci sorrisi e la invitò a sedersi accanto a lui. Batté la mano sulla panca e le indicò il piatto fumante.

Lei ricambiò il sorriso e si guardò attorno. Il tavolo sembrava normale. Shinichiro era a capotavola dalla parte opposta al nonno che sedeva in poltrona per via della schiena dolorante, Mikey al solito posto, con la faccia già affondata nella scodella, e-

Il suo cuore si fermò. Accanto a suo fratello, il paio d'occhi era tornato. Era proprio lì, seduto vicino a suo fratello. Restò pietrificata, senza sapere come ritornare a muovere le gambe. Shinichiro se ne accorse. Aggrottò la fronte e le fece cenno di raggiungerlo.

«Tu…» mormorò Emma, senza muovere un passo. Indicò il ragazzo che sedeva a pochi centimetri da Manjiro e lo guardò ad occhi sbarrati. «Chi sei?!» gli strillò.

Il ragazzo che stava sorseggiando il brodo dal cucchiaio, si bloccò. Spostò la sua attenzione su di lei e la scrutò a lungo. Emma percepì i suoi occhi addosso con un'irruenza che non sapeva spiegarsi. Si sentì scavare nel profondo, così dettagliatamente che ebbe paura di restare nuda. Si portò le braccia contro il vestito e corse a barricarsi dietro la schiena del fratello maggiore.

«Emma-kun, che succede?» le chiese Shinichiro, stringendola tra le braccia. Ora perfino il nonno aveva spesso di mangiare e Manjiro la guardava confuso.

«Che succede?» le chiese, alternando lo sguardo da lei al ragazzo affianco.

«Lui… lui…»

«È il mio nuovo amico.» disse Manjiro, continuando a mangiare come se nulla fosse. «Quello che ti dicevo. Ma che hai?»

«Lui…»

«Emma-kun, che succede?»

«Ti ho spaventata?»

La sua voce riempì la sala, e di scatto, lei sollevò il capo, come se quel timbro le fosse familiare da una vita. I loro sguardi si incontrarono ancora. Emma lo vedeva, poco distante da sé, con i capelli rasati ai lati, il tatuaggio nero a forma di drago che gli risaltava sulla pelle. Si chiese se gli avesse fatto male farlo e si soffermò a guardarlo per un tempo tale che alla fine, il ragazzo si portò le dita alla testa e ricalcò i contorni del disegno.

«Ti piace?»

Emma annuì. Non le piacevano i tatuaggi, - Shinichiro ne aveva alcuni, e anche se li nascondeva spesso per via dell'abitudine, lei riusciva a scorgerli - li trovava troppo. Perché qualcuno voleva sporcare la propria pelle con dell'inchiostro, soffrire, rischiare di avere un'infezione, solo per poter avere un disegno eterno e indelebile addosso? Allora tanto valeva scriverselo con un pennarello. Era la stessa cosa, però almeno avresti evitato tanti disagi. Lei rabbrividiva alla sola idea di uno studio di tattoo, come se all'interno ci fosse il diavolo stesso. Quando aveva esposto le sue teorie a Mikey, lui era scoppiato a ridere.

Sei proprio fifona, le aveva detto il fratello e lei si era arrabbiata.

Siete voi che siete degli idioti, aveva replicato ed era corsa da suo nonno.

Quando poi avevano fatto pace, Mikey gli aveva rivelato che quella fobia doveva farsela passare, perché gli serviva che lei le tenesse la mano quando sarebbe andato a fare il suo tatuaggio.

Eppure, in quel momento, il tatuaggio che aveva sulla pelle quel ragazzo gli sembrò raro. Gli sembrò prezioso. Non bello. Lei odiava quei segni d'inchiostro, ma prezioso, come una gemma rara o un fiore appena spuntato.

«L'ho fatto qualche mese fa.» confessò il ragazzo. «Ho dovuto rasare questa parte della testa, però ne è valsa la pena.»

«È davvero figo!» asserì Mikey, portando il suo sguardo sulla parte della testa del ragazzo. Emma osservò i suoi capelli scuri, lunghi fino alla nuca, raccolti in una treccia. È un bel ragazzo, si rese conto, non come i bambini che andavano a scuola con lei. Lui aveva qualcosa che gli altri non avevano. Un taglio d'occhi felino, sottile come le conchiglie in spiaggia, colorati come carbone.

E poi c'erano le sopracciglia, fine, disegnate, con qualche ciuffetto davanti, all'inizio del naso, che finiva in una curva perfetta, e si apriva vicino alle labbra.

A Emma sembrò uno di quei personaggi principeschi che vedeva nei cartoni animati. Si fece un po’ più vicino e ignorò i due fratelli che parlavano.

«Ha fatto male?» chiese. Era a pochi centimetri da lui, ma le tremavano le gambe e sentiva i brividi in tutto il corpo, come se fosse sotto il sole in pieno Agosto.

L'ospite spostò la sua attenzione su di lei e corrucciò la fronte.

«Rasarmi?»

Emma arrossì, si sfregò le dita tra di loro. «Il tatuaggio.»

Il ragazzo la osservò per qualche secondo, senza dire nulla e Shinichiro la richiamò. I suoi noodles si stavano raffreddando, ma lei non accennava a muoversi. Il ragazzo però, non disse nulla ed Emma si rabbuiò. Fece per tornare al suo posto, ma all'improvviso le prese il polso e la fece voltare verso di sé. Emma sbarrò gli occhi e il cuore prese a tempestarle il petto. Mille pensieri le affollarono la testa, ma si sciolsero come neve al sole quando lui all'improvviso le sorrise.

«Sì, ha fatto tanto male.» mormorò, ma a bassa voce, come se non volesse che gli altri lo sentissero ed Emma sentendosi la sola destinataria di quel segreto, ricambiò il sorriso. «Ma non lo dire a nessuno, per favore. Ho una reputazione da duro da mantenere.»

Emma si fece scappare un risolino.

Sentii i suoi occhi addosso e quelle iridi nere come l'ardesia gli fecero eco. Si portò una mano sulle labbra e lo guardò. Un tossicchiare leggero riempì la stanza e si ricordò solo allora che li stavano osservando anche i suoi fratelli e il nonno. Ma mentre Shinichiro e il nonno sembravano piuttosto divertiti e faticavano a nascondere un sorriso, Mikey era imbronciato.

La bambina represse la sua ilarità e si sottrasse alla presa del ragazzo, ma nel farlo un brivido di freddo l'attraversò sino ai piedi. Ma era diverso. Diverso da quello che avvertiva quando qualcosa non le andava a genio o quando si imbarazzava. Questo brivido le fece avvampare le guance e al contempo le accese qualcosa dentro. Tornò al suo posto, si sedette e di tanto in tanto, sbirciò l'ospite.

Dopo cena Manjiro se lo portò via con sé, ma non prima di aver gettato un'occhiata ad Emma. Non seguirci, le sibilò e lei che stava ancora aiutando Shinichiro a sparecchiare, ci restò male.

Restarono in camera di Mikey per qualche oretta ed Emma, nonostante la curiosità, rinunciò all'idea di andare ad origliare ciò che stavano facendo, ma poco prima che quel ragazzo se ne andasse via, scivolò in corridoio e lo bloccò.

Mikey era andato a prendere qualcosa in cucina, ma era certa che sarebbe tornato molto presto. Gli prese il polso e il ragazzo si voltò, la sua piccola treccia sventolò di lato. Emma se lo ritrovò davanti e si rese conto dei centimetri di differenza che li separavano.

Quel ragazzo sembrava altissimo.

In confronto al suo corpicino, quello di lui era gigante. Arrivava già a metà braccio di Shinichiro e il suo fratellone era davvero alto.

«Come ti chiami?» gli chiese, bloccandolo. Nel corridoio non si udiva altro che il rumore furioso del suo cuore, o almeno questo fu ciò che immaginò Emma.

«Ken, ma mi faccio chiamare Draken.»

Ken.

Sembrava un bel nome. Ken aveva un bel suono, dolce, breve. Gli venne da accostarlo al suo e al solo pensarci, arrossì di botto.

«E tu?» fece lui, strappandola dai suoi pensieri. La stava guardando come faceva prima a tavola e nel rendersene conto, Emma trattenne il respiro.

«Sono Emma.»

Ken parve incerto, si dondolò da una gamba all'altra e alla fine rivolse il suo sguardo alla porta.

«Devo andare.» disse. Alla bambina dispiacque, ma non aggiunse nulla.

Annuii e lasciò andare la presa.

«Ken.» richiamò qualche secondo dopo. Lui aveva appena poggiato la mano sulla maniglia. Le sue piccole dita parevano chiodi. Si voltò.

Ecco ancora i suoi occhi, qualcosa di divertito nello sguardo.

«Dimmi.»

«Tornerai? A trovarci, intendo.» arrossì ancora, si fece più rossa e sentì caldo in tutto il corpo. «Lascia stare, non avrei dovuto chiedertelo. Ciao, passa una buona serata e-»

«Tornerò.»

Poi le sorrise ancora. Inclinando le labbra in quella smorfia che prima le aveva rese un arco perfetto, del tutto modellate. Il cuore della bambina perse un battito.

Stava per aggiungere qualcosa, le manine strette al petto, quando Mikey li raggiunse. Emma non aggiunse altro, fuggì via, rifugiandosi in camera, sotto le coperte. Quando chiuse gli occhi, il sorriso dolce di lui le attraversò lo sguardo, facendola sorridere a sua volta.

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Angolo autrice:

Quanto sono carini? Ho immaginato il loro primo incontro ed eccoci qui. L'ho scritta quest'Estate e per un periodo l'ho lasciata lì, a cicciare come una patata al buio, ma era arrivato il suo momento. Questi due personaggi meritano tanto amore e soprattutto un bel finale felice❤️

Spero che vi sia piaciuta! Se vi va, fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate e qual è il vostro personaggio preferito di TR, che non si sa mai ne esca fuori qualche os ;)

Alla prossima,

-Lilla

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