PRESENTAZIONI
- Born in the U.S.A. -
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«Alex... Aleeeeeeeeex...»
Eccomi qui, a saltare sul mio letto cercando di imitare il Boss, a suonare un'immaginaria chitarra elettrica e solo con molta difficoltà colgo la voce di mia madre che mi chiama dal basso.
«Che c'è?», le domando, mettendo la testa un po' fuori dalla porta della mia camera.
«Abbassa il volume!» , mi rimprovera urlando.
Ubbidisco (la mamma è sempre la mamma!), così abbasso il volume e ricontrollo l'ora: sono le 19:00 e lo sapevo, sono in ritardo. I miei amici mi attendono per andare al corso di cresima, questa sera abbiamo il nostro primo incontro. Con la mia Golf nera, rigorosamente seconda serie, inizio a percorrere velocemente le strade del mio paese natale, San Colomba, un piccolo paese del Sud Italia che conta circa diecimila anime, tra cui la mia, spesso in lotta con le fortissime raffiche di vento che lo hanno reso noto a tutti come "Il Paese del Vento". Nulla di strano per un paese piantato al centro di una valle, nel mezzo dell'abbraccio di due grosse montagne visibili anche alle comunità limitrofe. Detta così, sembra un posto affascinante, ma qui si vive di ciò che ti offre la quotidianità. Che a volte è poco, a volte è... niente! Insomma, qui la vita spesso è...come dire? ... noiosa, ecco l'ho detto. Qui non è mai nato un personaggio famoso, non è mai successo niente di eclatante, nulla che fosse interessante da meritare un servizio al telegiornale regionale, figuriamoci a quello nazionale. L'aneddoto più rilevante che ci si continua a tramandare da generazione a generazione è la struggente serenata stonata che il buon Gioacchino – lo scemo del villaggio, per intenderci – fece alla sua amata per dichiarare il suo amore... prima di essere picchiato quasi a morte dal marito di lei!
Insomma, qui a San Colomba, le cose non succedono.
Non ci sono locali, pub o discoteche ma solo pizzerie e tanti bar dove spesso d'estate puoi vedere gruppi di anziani che si sfidano a carte, sfide agguerrite, in confronto alle quali un duello tra Foreman e Alì per il titolo mondiale di pesi massimi sarebbe solo un incontro amichevole.
«Tonino, dovevi buttarlo prima quell'asso di coppeee...», ammonizioni colme di rabbia e guance rosse.
«Michè, stavo aspettando la sua mossa...», giustificazioni inutili su un ring dal tappeto verde, su cui volano bestemmie e imprecazioni impensabili. Il tutto mentre, con nonchalance, si gusta un caffè. Tutto normale.
Unica salvezza per noi giovani che vogliamo vivere un po' di movida è spostarsi nella vicina provincia. Però qui la vita è genuina e semplice. Tra sagre e festa di paese (che la gente sente molto) San Colomba tiene molto alle tradizioni e rispetta le ricorrenze in maniera quasi maniacale. Qui si vive sul limite tra apparenza e sincerità: un piccolo quartiere diventa una famiglia allargata nella quale ci si aiuta gli uni con gli altri, e c›è tanta brava gente disposta a sacrificarsi per il bene collettivo. Ma, come in tutte le piccole comunità, a volte si deve lottare contro i pettegolezzi.
C'è una nuova assunzione in comune? Beh, quella persona può avere anche tre lauree resta comunque un raccomandato. Una ragazza esce con due amici? Viene subito etichettata come "la poco di buono". Tutto è ingigantito e spesso – ripeto – si pensa più all'apparenza che alla sostanza. Ma che mi importa di tutta questa paranoia, tanto un giorno me ne andrò! Tempo di laurearmi e poi volo dritto a New York.
Perché lì,chiedi? Perché è la città più bella del mondo, che domande!?!
La verità è che sono innamorato di quella city. L'ossessione mi insegue nei sogni e nei giorni, voglio addentare quella dolce mela e sentirne il sapore sulla lingua, gustarmela lentamente fino a succhiare la polpa, farla mia e viverla totalmente. Ma sono anche innamorato perso di tutto ciò che riguarda New York e gli Americani. Amo gli Americani e il loro modo di fare; il modo con cui rispettano la propria identità nazionale e ne sono orgogliosi; la devozione verso la loro bandiera a stelle e strisce (che io adoro, posso dirlo?) e che vedi ovunque. E poi c'è l'Happy Thanksgiving, è il giorno del ringraziamento, l'accensione dell'albero di Natale al Rockefeller Center, l'Independence Day, il Capodanno a Times Square; per non parlare dell'Empire State Building, di Miss Liberty e di tutti quei bellissimi mostri di cemento.
Sì, io la voglio, e sono impaziente.
La voglio così tanto da non riuscire a smettere di parlare di lei – gli amici per questo mi chiamano il newyorkese. Fremo talmente tanto dalla voglia di camminare per quelle avenue che non posso aspettare, e così passeggio per Broadway con l'omino blu di google maps. Conosco ogni angolo di quella città e, ho deciso, voglio trasferirmi lì. Questo è il mio sogno, e voglio viverlo. Sono pronto a lottare per realizzarlo, non ha senso vivere di rimpianti rinunciando a ciò che ci fa star bene. Non voglio diventare uno di quegli anziani frustrati perché hanno dentro un rimorso grande tutto il Chrysler Building.
Sono pronto ad affrontare qualunque ostacolo, qualunque investimento, qualunque lotta pur di raggiungere il mio traguardo.
Io amo il mio paese, amo l'Italia sia chiaro, ma sento che devo andare lì.
New York è la mia grande opportunità è il mio movimento.
San Colomba è un paese fermo ed io non voglio restare fermo.
Insomma, a chi non è mai capitato di sentire dentro di avere una propensione specifica verso lo studio di certe materie oppure che si è portati solo per certi tipi di lavori? O anche il sentire di non poter fare a meno di stare con la persona che si ama?
Ecco! Io mi sento così, questo è quello che provo quando parlo di New York.
***
«Ciao Alex».
«Ciao Andrew».
Quello che è appena entrato in auto è Andrea Ferrico, che un pomeriggio afoso di un'estate di qualche anno fa è diventato Andrew perché ci sembrava più fico. Capelli neri, occhi castani e fisico possente, vive in simbiosi con il suo telefonino e le sue sigarette, ed è il mio amico di sempre, abbiamo condiviso praticamente tutto.
Andrew è il più loquace del gruppo, un chiacchierone socievole e di una frizzante ironia, una persona decisa e determinata.
Salta in macchina e passiamo alla prossima fermata, dove ad unirsi al gruppo è Giosuè.
«Saliii...», gli dico.
«Su forza... che siamo in ritardo», aggiunge Andrew.
«Oh, ragazzi non cominciate! Siete voi i ritardatari», risponde prontamente lui.
«Aspetta a dire che abbiamo fatto tardi, dobbiamo ancora passare a prendere Ezio», puntualizzo ad Andrew, sorridendo.
«Ok, allora ho tutto il tempo per una sigaretta», dice Giosuè accendendola con indifferenza.
Ecco, questo ragazzo dovrebbero inventarlo se non ci fosse.
Giosuè Carta è un ragazzo d'oro, pacifico e un inguaribile ottimista, e soprattutto è la praticità fatta persona, con i suoi diciannove anni e quei radi capelli in testa, sempre pronto a trovare una soluzione per qualsiasi questione. Secondo me potrebbe essere un bravo investigatore e non gliel'ho mai nascosto, lui invece studia architettura e segretamente sogna di diventare un cantante.
«Ora scendo», ci grida Ezio dal balcone di casa, come sua consuetudine. Una scena familiare che si ripete da anni, ormai!
«Ma fa sempre questo!?!», sbotta Giosuè, guarda l'orologio per verificare i soliti dieci minuti di attesa che intercorrono tra "ora scendo"e il suo arrivo effettivo in macchina. Tipico!
«Scommetto una pizza che sarà qui all'undicesimo minuto», faccio io.
Infatti, con Andrew avanziamo le solite scommesse su quanto durerà il ritardo di Ezio, un'abitudine che non riesce a modificare da ben dieci anni e alla quale ci siamo arresi scherzandoci su. Sono convinto che il suo sarà l'unico matrimonio al mondo dove ad attendere all'altare sarà la sposa e non lo sposo.
«Naaaa, rilancio con pizza e coca-cola: ce ne vorranno almeno quindici???», dice Andrew.
«Eccomi!», Ezio entrando in auto sorprendendoci tutti.
«Nooo! Non ci credo!», esclamo sorpreso.
«E tu chi sei? Che fine ha fatto il mio amico?», domanda ironicamente Giosuè, mentre Andrew puntualizza: «Per poco non perdevo una pizza e una coca-cola, sei pazzo a scendere prima!?!».
C'è solo una ragione per cui il nostro amico Ezio Marrone è sempre costantemente e irrimediabilmente in ritardo: è il bello della comitiva, con i suoi capelli biondo sabbia e gli occhi azzurri su quell'aria da duro, passa tantissimo tempo a rimirarsi allo specchio prima di mettere piede fuori casa. È un grande amico, sempre disponibile e presente nonostante questo difettuccio.
Questi ragazzi sono per me come fratelli acquisiti, gli voglio un bene dell'anima.
***
«Sempre questa sigaretta in bocca!», ci viene incontro Filippo Arra , un secchione conosciuto alle medie che passa ore intere sui libri ma riesce sempre magicamente a trovare tempo per lo sport e un aiuto in chiesa.
Ostile alle sigarette e meno sfrontato, si può dire che caratterialmente sia diverso da noi quattro, ma è riuscito a farsi apprezzare, infatti oggi è un nostro grande amico.
Non so bene cosa ci faccia in chiesa. Sono sincero, all'inizio pensavo che volesse entrare in seminario, perché sin da piccolo è stato un grande credente e ha seguito la chiesa. Poi, riflettendoci bene, sono arrivato alla conclusione che non può diventare sacerdote perché è troppo preso dalle belle ragazze.
È grazie a lui che siamo qui a frequentare il corso di cresima: a causa dei suoi tanti impegni lo stiamo perdendo un po' di vista ultimamente, e così lui e Giosuè hanno pensato bene di coinvolgerci, insistendo – ed anche molto! – per far si che noi incominciassimo questo percorso insieme.
Personalmente all'inizio ero scettico riguardo al corso, non perché io non sia credente, ma perché non mi andava di fare quell'esperienza come un passatempo. Non volevo che il mio avvicinamento alla chiesa fosse di natura frivola. Faccio parte di una famiglia molto cattolica anche se ad onor di cronaca devo dire che spesso ho infranto le regole della nostra religione. Certo, ho sempre seguito le linee guide del Cristianesimo, ma diciamo che posso definirmi più un simpatizzante che un vero seguace, e l'idea di entrare a far parte di un mondo che ha segnato il genere umano mi ha sempre reso nervoso. Al tempo stesso, mi stuzzica l'idea di cominciare qualcosa di nuovo, sono fatto così mi piace l'inizio. Ecco perché alla fine ho accettato e ora sono in ballo!
La decisione finale è arrivata, come sempre, mentre eravamo alla "nostra Villetta".
La Villetta è un luogo pubblico, ed è una grande distesa di verde con al centro una fontana a tre piani che spruzza l'acqua a zampillo. Più in là c'è una fontanella dove è possibile bere.
Ci sono diverse panchine e lampioni a tre lampade che la sera illuminano in modo romantico tutto l'ambiente circostante di un giallo dorato, regalando alle coppiette un'atmosfera davvero intima. È da sempre il nostro ritrovo, il nostro punto d'incontro a cielo aperto, il nostro campo di calcio nei pomeriggi dopo la scuola; filo conduttore di tanti nostri incontri nello scorrere degli anni. Praticamente un luogo sacro. È il posto più verde del paese, la mia "Central Park" a San Colomba. In questa Villetta ci sono tre altissimi "Pinus" a cui abbiamo simpaticamente dato dei nomi: quello al centro è il più grande ed è stato chiamato "Altius", poi c'è "Medius" visto che era il medio e infine "Picculus" il più piccolo dei tre. Sono così vicini tra di loro tanto che, in alcuni punti, i rami dell'uno si intrecciano a quelli dell'altro e d'estate formano come un ombrellone gigante che lascia filtrare solo pochi deboli raggi di sole. Lì sotto d'estate, la sensazione è davvero di una frescura piacevole. Pensandoci bene sono proprio dei nomi sciocchi, scontati quasi demenziali, ma vallo a raccontare ad una banda di ragazzini che, in quegli anni, viveva ancora di Cip e Ciop e pomeriggi pieni di corse dietro un Super Santos nella speranza di imitare Holly e Benji. Raccontalo a quei ragazzi che, in quella villetta, ci hanno camuffato, tra i commenti alle partite e le battute sulle ragazze, i primi innamoramenti e le paure per un domani che non ancora riuscivano ad immaginare e che temevano li avrebbe divisi. C'è una cosa che adoro di quel posto, ed è stare ad ascoltare il fruscio tra i rami, cosa che capita spesso, essendo questo il Paese del Vento. Stare lì ad ascoltare quel fischio è una dolce melodia che riporta quasi a un'epoca passata; per chi, come me ama i libri, è il posto ideale per perdersi nei mondi descritti tra le pagine. È magia pura il movimento delle foglie sollevate dal vento a formare un mulinello tra Medius e Picculus: sono rimasto fermo, incantato a vedere quella danza tante volte e ancora oggi non mi stanco di farlo.
Sì, è decisamente il posto più romantico in paese, anche se molte volte l'ho visto abbandonato al suo destino, senza cura, per colpa di amministrazioni troppo pigre...ma questa è un'altra faccenda troppo lunga da spiegare. Al centro della villetta, invece, c'è un piccolo Chioschetto "Bar" con una grossa vetrata e due tavolini al suo interno. Bisogna aspettare l'estate affinché Fabio, il proprietario, un gentilissimo ragazzo un po' più grande di noi che è diventato nostro amico, possa aggiungere all'esterno tanti tavoli e posti a sedere, e organizzi serate di karaoke.
Le nostre avventure sono partite tutte da questi luoghi, da queste panchine, all'ombra dei nostri amici alberi oppure sotto gli ombrelloni a spicchi bianco-blu dell'Algida del chiosco di Fabio.
È in questi luoghi che abbiamo speso intere giornate, mettendo le nostre radici e sarà questo il posto che mi mancherà di più quando un giorno andrò nella mia city. Ci abbiamo messo il cuore su questa Villetta, qui abbiamo preso molte decisioni e abbiamo incominciato le nostre esperienze.
---> SPAZIO AUTORE <---
Sarò sincero, io non amo dare un volto ai miei protagonisti, è più bello che ad immaginarli e crearli nella testa sia l'amico o amica che sta leggendo questa storia, però miei cari SOGNANDO NEW YORK è un romanzo davvero molto lungo, quindi penso che possa aiutare voi miei cari amici che così avrete un volto da associare ad ogni singolo personaggio ( almeno nei protagonisti della storia ) perché ognuno di loro ha una sfaccettatura e ci aiuterà a comprendere bene alcuni lati dell'amicizia e dell'amore.
Quindi basta con le smancerie e andiamo a conoscere meglio i Protagonisti....
Gli amici di ALEX:
ANDREW è Filippo Scicchitano
EZIO è CARMINE BUSCHINI
GIOSUÈ è Brando Pacitto
FILIPPO è invece Alessandro Sperduti
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