Capitolo VIII - UN "CD" DA ASCOLTARE
Sono passati diversi giorni e non ho fatto altro che studiare, e se anche penso di aver fatto un buon lavoro, sono ancora incerto sull'ultima parte. So che avrei dovuto impegnarmi di più, ma oramai mancano solo ventiquattro ore all'esame ed è inutile aprire i libri e farmi prendere dall'angoscia.
Come sempre, trascorro il giorno prima dell'esame da lupo solitario. Mi aiuta a concentrarmi di più. In mattinata ho preso un caffè macchiato da Fabio che ha notato la mia tensione.
«Esami in vista?», mi ha chiesto.
«Eh, già!», è stata la mia fugace risposta.
Con l'auto ho girato senza meta tra Caserta e Napoli ascoltando il "mio" Vasco che sa come tranquillizzarmi.
"son convinto che se fosse stato per me adesso forse sarei laureato"
Un sorriso mi è nato spontaneo, perché mentre lui cantava sentivo quella frase maledettamente mia. Con la coda dell'occhio ho notato che sul sediolino accanto al mio c'è il copione dello spettacolo e ho pensato a ciò che mi è accaduto solo qualche sera prima. Ho sempre cercato di fare la cosa giusta, anche a costo di rimetterci in prima persona; sono sempre andato dritto per la mia strada, ma con il passare del tempo sto cambiando questo modo di agire. In questa occasione sono contento di aver lasciato cadere la polemica durante la riunione con Tullio. Il vecchio "me"avrebbe reagito più d'istinto e gli avrebbe urlato contro tutta la rabbia. Ancora non riesco a mandar giù la storia che fosse stato lui a riferire al Don i pettegolezzi su Andrew e Rossana. Quel tipo non mi piace e sicuramente in futuro troverò un modo per dirglielo, ma ora non ha senso. Tullio è un pupillo di Don Luca, litigare con lui, rischiando di farmi sfuggire la situazione dalle mani, non farebbe che dargli ciò che vuole: farci allontanare dall'ambiente chiesa.
***
Alla fine ho deciso di andare al negozio di dischi che da poco ha aperto vicino alla Stazione Ferroviaria di Caserta, ho voglia di comprarne di nuovi. Ogni volta che mi trovo in una libreria oppure in un negozio di dischi, per me è come entrare in un universo parallelo, fatto di emozioni e magia. In questi posti si respirano sogni. E a me piacerebbe tanto aprire una libreria con un angolo musica, magari appendendo al muro vari tipi di chitarre, con un grande pianoforte giusto al centro della sala.
Libri e musica: la coppia d'amore più bella al mondo.
Ho tra le mani qualche album, passo per la sezione "Artisti Italiani" e mi blocco davanti ad un titolo di un nuovo album dei Negramaro - "Mentre tutto scorre" - e così decido di ascoltare una traccia dall'angolo dove si possono sentire le anteprime...
"Tre minuti solo tre
Minuti per Fidarti di me"
Questa canzone mi piace, mi fa pensare a lei.
Un tocco lieve sulla spalla. Mi giro di scatto e...
"Iris?", penso ma sto sognando? Poi vedo che è li davanti a me e capisco che lei è reale, muove le labbra, ma non la sento. La vedo fare gesti con le mani che indicano le mie cuffie. Ah, già, le cuffie! Che figura! Questa donna mi manda in pappa il cervello!
«Scusami...», esordisco sulla difensiva.
«No, scusami tu, ti ho spaventato?», ma che bello spavento!
«No, figurati ero preso dalla canzone», risposta scontata, ma efficace.
«Cosa ascolti?»
«Negramaro. È il nuovo album», e noto sul suo volto una piccola smorfia di disapprovazione.
«Mi sorprendi, non ti facevo da Negramaro!»
«Infatti, vivo di Vasco!»
«Ah ecco, ora sì!»
«È un grande!», aggiungo
«È il Komandante...!», rincara la dose di enfasi.
«Sei fan di Vasco?», chiedo felicemente sorpreso.
«Fan non direi, di più!»
E scoppiamo a ridere, insieme.
Poi aggiunge: «Solo che nella fretta ho lasciato tutti i cd a casa».
Resto in silenzio, «Senti Alex, hai qualche minuto? Ti devo parlare di una cosa...»
«Certo, ti va un caffè? », propongo sfrontatamente e quasi me ne pento.
«No, ti ringrazio, ma vado di fretta, magari un'altra volta»
«O.K. allora dimmi tutto», dico mentre sistemo le cuffie al loro posto.
«Mentre ero in treno...»
«Ah già, tu eri a Roma. Tutto bene?», e mi rendo conto di averla interrotta.
«Sì, sì, presto devo ritornarci...»
Questa volta non parlo, lascio continuare e noto come lei sia pensierosa.
«Comunque dicevo, ho parlato con Don Luca che mi ha detto della discussione con Tullio...», resto ad osservarla mentre lascia scorrere il suo dito tra i vari album.
«Lo so che questi non sono affari miei», si ferma, alza lo sguardo e mi fissa. «Non sai come mi dispiace della discussione che hai avuto con Tullio. È brutto sapere che adesso tra di voi ci sia un clima teso. Conosco Tullio ed è un tipo abbastanza orgoglioso. Adesso ti darà filo da torcere, già lo so, è testardo, quindi, per favore, per il bene tuo e per il bene comune cerca di non esagerare nello stuzzicarlo, ci andresti a rimettere ed io non voglio che ti accada questo...» .
Iris che si preoccupa per me?
«Iris, non l'ho mai stuzzicato», taglio corto e mi fermo ad osservarla: ha ripreso a far scorrere il suo dito sottile delicatamente tra i vari album.
«Quello che ti voglio dire è che se posso fare qualcosa, magari parlare con Domenica e farvi incontrare così almeno vi chiarite, io sono a disposizione, conta pure su di me», poi anticipando la mia risposta prosegue nel suo discorso,
«Ma forse è un argomento che non preferisci discutere con un'estranea». Non so perché, ma il fatto che Iris si sia fermata a parlare con me di quello che è successo alcuni giorni prima, è un gesto gratificante. Forse non sono poi così invisibile ai suoi occhi, e in qualche modo sto riuscendo a scalfire quel muro di formalità che ci divide. Forse questa è la strada per diventare qualcosa di diverso, ma non so ancora spiegarmi cosa. Mi piace pensare che questa sia complicità. Mi piace pensare che sia un possibile inizio.
Quel "conta su di me" può essere interpretato in tanti modi, ma di sicuro ci colloca su un livello diverso rispetto a dei semplici conoscenti.
«Iris, non te la prendere, ma è un argomento di cui non voglio parlare, è una cosa tra me e Tullio, e poi non mi va di metterti in mezzo a tutti questi casini, però grazie per l'interessamento».
Il suo silenzio che segue sembra lunghissimo. Forse ho esagerato? Sono stato duro?
«Oh, Santo Cielo!» , esclama lei.
"Ecco è finita qui: mi tocca discutere anche con lei", penso deluso, "Mi dirà che sono scorbutico, un ragazzino testardo, che sono egocentrico, che non so rapportarmi agli altri. Mannaggia a me! Voleva solo darmi una mano, che c'è di male? Certe volte sono davvero incorreggibile, troppo impulsivo!".
«Che c'è?», rispondo già con un tono più acceso, pronto ad una battaglia vocale che non so dove mi condurrà.
«Non mi dire che vuoi comprare quei cd?»
"Fiiuuu". Mi ha completamente spiazzato. Non mi aspettavo una domanda del genere, un cambio così radicale di argomento che mi rivitalizza.
«Sì, perché?»
«E mi chiedi anche perché? Hai dei gusti orribili! Passami un po' questi album».
Se li rigira tra le mani dando un'occhiata furtiva al retro, legge i titoli delle canzone, poi così di scatto commenta:«Da vecchio», e posa l'album, «Malinconico... per nulla adatto ad un fan di Vasco...», e alla fine li posa tutti.
«Che fai? Non ne salvi nemmeno uno?»
«Dai, sei un ragazzo, hai più o meno diciotto anni? Giusto?», il fatto che sottolinei la mia età mi fa rabbia. Ad un tratto mi sembra subito di aver fatto mille passi indietro. Mi sembra di essere passato, in un attimo, dalla felicità all'abbattimento. Come fa ad impossessarsi così del mio cervello e a giocare così col mio stato d'animo? Quando le sono accanto divento scontato, impacciato, un bambino. E quello che mi da più fastidio e non riuscire a comprendere il motivo per cui mi blocco quando le parlo. Non mi è mai capitato fino ad ora, non mi sono mai ritenuto un grande conquistatore, ma nemmeno sono lo scolaretto al primo giorno di scuola.
Iris, mi fa sentire così! Com'è possibile tutto ciò?
In questi pochi istanti capisco la dura, cruda e acida realtà. Lei non mi considera affatto come uomo, come desidero; vede in me un ragazzo e questo deve cambiare.
«Veramente ne ho diciannove», ribatto come se conquistare un anno può rendermi meno ragazzino per lei.
«Peggio! Dovresti avere un panorama musicale molto più frizzante, più ampio e soprattutto molto più aggiornato. Dovresti saper collocare una canzone ad un determinato momento della tua vita, e alla tua età non puoi ascoltare i Pooh!»
Non so cosa risponderle, così la butto lì:«Illuminami!»
Lei sorride - e com'è bello il suo sorriso! - poi mi passa un album: "Be Here Now" degli Oasis e aggiunge: «Ascolta "Stand By me". Questa è musica per te!»
«Tu dici?»
«Certo, se ho capito che tipo sei...», conferma sicura.
«Che tipo sarei?», provo a scrutare trai suoi pensieri per capire che opinione ha di me.
«Un tipo da rock dolce...», fa l'occhiolino e continua senza aspettare una risposta.
«Ora ti lascio, che devo scappare, resta pure con la tua musica da medioevo! Ci becchiamo in giro!»
«Va bene, va bene, messaggio ricevuto, mi aggiornerò...», e le faccio l'occhiolino anche io.
Lei slitta tra i vari scaffali pieni di album, diretta all'uscita.
«Ah Iris...», la chiamo alzando leggermente il tono di voce.
«Sì?», sillaba voltandosi verso di me solo per metà.
«È sempre un piacere vederti!», la butto lì. Io voglio conoscerla e non posso fare il timido, devo tirare fuori il carattere, non sono un ragazzo stupido. La vedo sorridermi, ma non aggiunge altro, si rigira e in poco tempo raggiunge la porta, rimango a giocherellare con la custodia del Cd mentre il rumore del traffico la inghiotte.
***
A casa, nel mio letto ripenso a ciò che stata questa giornata di attesa. Mi sento come se avessi vissuto in un limbo. Il pensiero è stato fisso all'esame che affronterò tra poche ore. Nella serata, una volta rientrato a casa, per curiosità, per ingannare il tempo, per tenermi impegnato e per evitare che l'ansia mi salisse vertiginosamente, ho acceso il pc ed ho tradotto ogni singola traccia dell'album che mi aveva consigliato Iris.
"Ho molte cose da imparare
Dicevo che avrei voluto e credo un giorno
Prima che il mio cuore inizi a bruciare
Così, qual è il problema con Te?
Stammi vicino, nessuno sa quel che sarà"
"Stand by Me" questa canzone è "mia".
L'ho ascoltata diverse volte senza sosta. Tradurla, capirne il significato ha solo confermato che è mia. In qualche modo mi parla e mi sprona a credere nel mio sogno... d'amore!
Sono qui che mi rigiro, ho gli occhi aperti nel buio non riesco a non pensare all'esame.
Non ho detto a nessuno che devo sostenerlo. Mio padre ignaro di tutto si è arrabbiato con me oggi, ma ho preferito non dirlo lo stesso, un po' per scaramanzia, un po' per non dover dare tante spiegazioni nel caso dovesse andare male. Mi ha detto che domani aveva bisogno della mia presenza al caseificio perché lui deve assentarsi per qualche ora, sbrigare un servizio di lavoro urgente, ma con forza d'animo e con un cuore duro ho dovuto fare muro. Mi è dispiaciuto essere freddo, ma non avevo altra scelta. Magari se l'esame va bene capirà... almeno spero!
Poi mi ritrovo avvolto dall'oscurità che porta il sonno.
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