CAPITOLO IX - DALLA MATTINA ...ALLA SERA - Parte 2

Un paio d'ore dopo rientro a casa, giusto per una doccia veloce, un jeans pulito e nuovamente via. Non ho voglia di restare qui. Sta continuando a piovere, quasi da ventiquattrore, alternando momenti di pioggia leggera a momenti di vera tempesta.

Ho voglia di una pizza:bianca con wurstel e patatine. Vado da solo in pizzeria: un giorno così, che dovevo finire da solo. Entro nella mia solita pizzeria. La fila è enorme, saluto Antonio il pizzaiolo e proprietario del locale, che ci ha visto crescere e che con noi ha un rapporto amichevole. Siamo di casa qui. Nell'attesa mi prendo una birra.

Seduto su uno sgabello butto l'occhio alla TV, quando poi noto una coppia baciarsi.

All'inizio mi scappa un leggero sorriso, poi guardando bene la ragazza dalla chioma folta e castana mi sembra d'averla già vista. Cerco di avvicinarmi leggermente, con la scusa di prendere un arancino, allungo il collo e ogni mio dubbio diventa certezza. È lei.

Lisa, la mia ex-ragazza.

Una ferita ancora troppo aperta. Ci siamo lasciati da qualche mese, vederla insieme al suo ex-ragazzo mi fa capire che la nostra storia è definitivamente chiusa. Fra tanta gente è facile non farmi notare, almeno fin quando non mi passa davanti. Il colore dei capelli è lo stesso, il suo castano noce, che poi sul maglione rosa è pazzesco, il taglio è diverso. Una bella frangetta, le dona molto. È uno strano effetto rivederla. Pensandoci bene non la vedevo dall'inizio dell'estate e scopro che forse non sono ancora pronto per incontrarla. Sta ad un passo da me ed invece di salutarla, abbasso lo sguardo e fingo di versare la birra in un bicchiere.

La nostra storia sembrava scritta da un romanziere. Una storia da romanzo rosa, nata tra i banchi di scuola: lei fidanzata con un ragazzo più grande di noi, io che la corteggio con rose rosse e cioccolatini lasciati sul banco di scuola; la prof di Francese che mi rimprovera per questo; la rosa blu regalatale la prima sera e la cioccolata calda caduta sui miei pantaloni per il nervosismo, lei che mi dice di aver chiuso col suo ragazzo, e lui che mi prende a pugni per averlo stupidamente provocato; il mio occhio nero; il nostro primo bacio al parco della reggia. Essere beccato dai suoi a baciarci nella villa comunale e le pressioni che seguirono; la sua gelosia sempre crescente; i suoi che le impediscono di vederci; e le mille incomprensioni fino alla rottura. Una storia breve ma molto intensa; una persona che non so se ho mai amato e che di sicuro non è il grande amore della mia vita. 

Quest'incontro è il terzo KO della giornata, questa volta il mio cuore mi abbandona. Li vedo giocare insieme e fa male, ogni suo sorriso è una pugnalata, perdo sangue, la mia corazza oramai non esiste più. Dopo un giorno così distruttivo non ho voglia di combattere, mi arrendo. Esco dalla pizzeria e la pioggia è sempre più insistente, la temperatura è scesa di molto, il paese sembra vuoto. L'orologio sul display dell'auto segna le 21:22, è ancora troppo presto per tornarmene a casa. Istintivamente prendo la strada che va verso la chiesa, la prima cosa che noto sono le finestre del salone illuminate. Fermo subito l'auto, parlare con il Don della mia giornata di sicuro mi farà bene. Supero la porta del salone dove stranamente riecheggiano le note di "Who Wants To Live Forever" dei Queen e non c'è il Don, ma Iris che cammina verso la scrivania nel suo maglione nero a collo alto, e i jeans blu scuro attillati. Meravigliosa nella sua semplicità, elegante, così naturale e allo stesso tempo così dolce nei movimenti.

Mi blocca il respiro.

Questo è il momento preciso in cui la persona che mi è davanti smette di essere lei e diventa semplicemente l'amore.

Sembra ancora più graziosa e questo mi ammalia. Sono completamente ipnotizzato dalla sua bellezza genuina. Mi sento attratto da lei, tutta la mai ruvida pelle vuole un contatto con lei.

"Ricorda l'età...ragazzino." Un bastardo grillo parlante mi ricorda che siamo su due pianeti diversi. Quando si volta a guardarmi dimentico tutto e capisco cosa vuol dire "amare" qualcuno. Capisco perché voglio essere sempre al centro dell'attenzione quando lei è presente, ed è perché io voglio la sua attenzione, voglio che mi noti, e voglio vederla sempre.

Voglio sentire il suo respiro sulla mia pelle.

Ecco quando provi ad importi di stare alla larga da chi ti attrae o tenti di chiudere il tuo cuore a chi senza sforzo riesce a bussare e ti intriga, non puoi nulla contro il destino. Ignorarlo non ti salverà. Non esiste logica nell'amore, nessun ragionamento. Esiste solo ciò che amore vuole e pretende. Più mi sforzo di non pensare a lei, più il mio cuore prende vigore, anche con tutta la determinazione di questo mondo non potrei mai controllarlo. Il cuore è un muscolo involontario non solo scientificamente, ma anche nell'innamorarsi. Il cuore innamorato non ha logica, non è matematica dove tutto è calcolato; non è come prendere un impegno lavorativo dove sai di avere degli orari e basta rispettarli per cui va tutto per il meglio. Innamorarsi è un battito più forte del solito, è come un pallone su una discesa che inizia a rotolare prima piano poi acquista velocità e fermarlo diventa davvero difficile. Innamorarsi, non è una scelta di vita, ma è qualcosa che accade e basta, è l'inizio di una magia. Un cupido qualsiasi decide per te e fa scoccare la sua freccia. Innamorarsi è così; e non si può far altro che viverlo appieno e con tutto se stesso e vedere dove ti porta.

«Ciao Iris,ho visto le luci accese, cercavo Don Luca».

«Non c'è, è andato via già da un po'...»

«OK, allora vado».

«Ehi, perché tutta questa fretta? Ti vedo un po' giù... tutto bene?»

«Ehm... diciamo di sì...»

La domanda mi fa rendere conto che ho abbassato la guardia, la mia maschera dov'è?

«Aspetta un attimo», rovista in uno scatolone e ritorna con un mazzo di carte napoletane poi mi chiede: «Hai mai giocato al Dimmelo con il pari o dispari?»

«Non so di cosa stai parlando...», è la verità, ignoro completamente questo gioco, però la curiosità inizia a salire. Mi chiede di scegliere tra le carte pari o dispari.  I numeri pari mi trasmettono positività, ma la giornata è stata particolare e così scelgo i dispari. Lei continua a spiegarmi il gioco che consiste nel prendere a caso le prime dieci carte e ogni volta che uscirà una carta dispari, devo confidarle un mio pensiero-problema; con le carte pari non sono tenuto a confidarle nulla: «È un modo scherzoso per tirare fuori ciò che ti porti dentro».

Mischia bene le carte e poi le fa mischiare anche a me.

«Dividi il mazzo di carte e scegli un lato», mentre divido provo a dirle che non ho problemi, ma che la mia è solo stanchezza.

 «Veramente credi a quello che hai detto?», mi fissa incredula. Un sorriso traditore svela ciò che non è. Ad un tratto mi rendo conto che non so più fingere, mi sento nudo e per la prima volta non so come uscirne, davvero una sensazione strana.

«Dai, giro la prima carta», pari, come la seconda, e inizio a pensare che forse almeno la sera sta prendendo una piega positiva, visto che non mi va troppo a genio l'idea di confidare i miei pensieri ad una ragazza che comunque è lontana anni luce da me anche se mi ha folgorato, e starei qui a parlare ore con lei.

Terza carta 

– 7 di Denari – e stranamente sono sorpreso perché non sono affatto dispiaciuto. Forse ho davvero voglia di tirare fuori ciò che porto dentro.

«Sai, quella carta nel gioco della scopa regala molti punti... magari possiamo cambiare gioco...»

«Non ci provare...», blocca sul nascere il mio futile e banale tentativo di distrarla.

«Su, adesso inizia...», mi incita lei.

«Va bene, iniziamo pure...», sconsolato come non mai, ed anche un po' imbarazzato, decido di stare al gioco. 

«Questa mattina all'università è andata malissimo, avevo un esame e non sono riuscito a superarlo. Inoltre il mio Prof mi ha praticamente umiliato davanti ad una sala piena di persone, mi ha trattato davvero male, facendomi sentire di un'ignoranza esagerata e questa cosa mi ha devastato psicologicamente e moralmente».

«Ma puoi sempre recuperarlo, giusto?»

«Sì, questo è vero anche se sarà dura ritrovare le giuste motivazioni...»

«È solo un esame, non puoi già mollare! Certo, hai preso una batosta e hai fatto una bella figuraccia, ma l'ambiente è grande, vedrai che fra una settimana nessuno si ricorderà più dell'accaduto, e poi avrai altre mille difficoltà e solo i più forti arrivano alla fine, altrimenti saremmo tutti laureati, non credi? Dai gira la carta».

Con incertezza giro un'altra carta pari, poi la quinta ancora pari, la sesta carta è...

un 9 di Spade.

«OK... OK... poi nel primo pomeriggio ho litigato con papà perché al mattino avrebbe voluto farmi stare al caseificio e io dovevo andare all'università per l'esame...di cui lui non sapeva nulla perché non lo dico mai a nessuno... le parole che mi ha detto mi hanno fatto male... è strano che mi stia aprendo così a te. Di solito tengo tutto per me».

«È il potere delle carte», ribatte lei scherzando. Ci viene da sorridere ad entrambi, poi continuo.

«Lui mi ha detto che non voglio fare mai nulla, che penso sempre ad altro e che dell'azienda di famiglia non mi importa. Ha detto che sono egoista, e robe del genere».

«È vero?»

«E la carta?»

Gira – Asso di Bastoni.

«No, non ha ragione, però prima di prendere una decisione definitiva devo provare a costruirmi anche un futuro che va oltre il caseificio. Vorrei vederci chiaro anche per costruire qualcosa di mio, ma noto che a lui non fa tanto piacere, vuole avere il controllo e non si fida di me, crede che stia perdendo solo tempo e le sue parole insieme ai suoi pensieri sono destabilizzanti e fanno tremendamente male.

Così spesso mi viene voglia di gettare la spugna e di dire "fanculo tutto;" prendere il primo volo e andarmene negli States...» 

«Ti piace l'America?»

«A voler essere precisi, New York... è il mio sogno, spero d'andarci a vivere un giorno. Ho sempre detto a mia madre in modo scherzoso che con me la cicogna ha sbagliato la consegna, io ero destinato a qualche famiglia newyorkese, sicuro guarda!»

«Tu sei malato...», sorride con me.

Inizio a stare davvero bene e queste carte mi stanno aiutando molto.

Qualche attimo di silenzio, piccoli sguardi tra noi, poi gira una nuova carta, una carta pari seguita poi...


 dal cinque di Coppe. 

«Alex, la verità, cosa ti sta davvero facendo male?»

Noto con attenzione il suo cambio di tono, è molto più seria.

«Per caso hai studiato psicologia?»

«Ah ah, il gioco è per te», mi rimprovera.

«Va bene ho capito», resto al suo volere, «Sai, quando qualcuno non crede in me e pensa che se faccio una cosa è perché mi faccio condizionare oppure solo perché in quel momento mi è venuta voglia di farla, mi mortifica. Chi pensa che io sia superficiale e frivolo nelle situazioni che si vengono a creare, che io non sia capace di portare a termine le cose, mi uccide moralmente, e soprattutto quando qualcuno cerca d'imporre le proprie idee...beh, allora rischio lo scontro... eeehhh...», preferisco lasciar cadere il discorso lì. Il mio riferimento è chiaro e lei l'ha capito, sa a chi alludo.

«Eeehh...», fa anche lei così, per tenere il filo del discorso.

«Eeehh Iris, ho visto la mia ex ragazza con il suo ex ragazzo, ho visto come si amano, li ho visti come si tenevano per mano, come si baciavano ma soprattutto li ho visti giocare come facevamo io e lei quando stavamo insieme, e credimi mi ha fatto male perché... insieme sembravano felici, erano davvero una coppia perfetta e tutto ciò mi ha fatto capire che sono stato solo una parentesi o almeno così mi sento, e non è per niente una bella sensazione».

Quest'ultimo avvenimento è servito a far crollare ogni mia difesa, ogni mia maschera. Sono incavolato con il mondo, ma principalmente con me stesso, perché dopo svariati mesi ancora porto dentro di me l'illusione che quella storia può rinascere. 

«Posso accendere una sigaretta?»

«Sì, Alex ti faccio compagnia».

«Prendi dal mio pacchetto».

«Fumi le 100's!»

«Sì, così durano di più».

«È vero...non ci avevo mai pensato...»

«Ora hai capito perché oggi sono di umore pessimo!?!», chiudo.

Un tiro di sigarette nasconde una pausa.

Senti Alex, una volta ho visto un film, non ricordo esattamente il titolo, ma ricordo il messaggio che voleva trasmettere. Non conta soffermarsi su qualcosa che oramai è andato, non conta se quei due ragazzi siano stati parte della tua vita oppure erano persone che hai solo frequentato, o che tu sia stato una parentesi, sai magari doveva andare proprio così... alla fine cosa saranno? Ricordi, quindi non sentirti male per questo... »

Ancora un tiro di sigarette, non aggiungo nulla, non vuole essere interrotta infatti subito riprende.

«È importante invece che in quel percorso tu ci sei stato per davvero, è importante che hai vissuto quella storia con tutto te stesso e quindi ora, anche se tu sei qui e lei a quel tavolo, non hai nulla da rimproverarti. Ora devi solo andare avanti, vivere la tua quotidianità come meglio credi. Contano gli amici veri quelli con cui ogni giorno punti a costruire qualcosa di nuovo, qualcosa che porterete insieme nel vostro futuro, conta che tu ti dia una bella scrollata. Metti in archivio questa brutta giornata. Ripeto, devi vivere l'oggi. Quella è storia, sta lì e non si cambia. Certo non devi dimenticarla e soprattutto non devi rimanerci prigioniero, devi solo comprendere che tutto ciò che tu vorresti essere già lo sei... Devi solo dire a te stesso che la storia continua. Vuoi dire che sei stato una parentesi? Che nessuno crede in te? Che tuo padre pensa che tu stia giocando? Che quel prof ti reputa ignorante? Bene! Loro hanno fatto la prima mossa ora è il tuo turno di dimostrare il contrario, dimostrare a tutti quanto vali e non abbatterti, anzi armati di volontà e coraggio e vai avanti per la tua strada. Alex, mai nessuno ti regalerà qualcosa, devi solo conquistartelo, i giovani devono saper conquistare i propri spazi. Solo alla fine magari ti potrai godere lo spettacolo, ma fino ad allora devi starci dentro e devi essere quanto più lucido possibile altrimenti ci sarà sempre qualcuno pronto a fregarti».

Wow! Che discorso! Che profondità! E che forza che mi ha dato!  Una pausa segue quelle parole dette così energeticamente. Sembrano un richiamo per entrambi, Iris parlava a me ma ho la sensazione che anche lei abbia bisogno di ascoltarsi. Anche lei ha bisogno di questo discorso.

«A te cosa c'è che non va? E non intendo con il lavoro... queste parole sono e valgono anche per te, giusto?»

La vedo perdersi in qualche suo pensiero, poi molto frettolosamente mi risponde: «Se non sbaglio il gioco era per te!»

«Dai c'è l'ultima carta, facciamo che se è pari rispondi tu?»

«Non è pari...»

«Non puoi saperlo... proviamo?»

Si alza, indossa il giubbino, poi taglia corto dicendomi che si è fatto tardi e che dobbiamo andare via. Raccoglie le sue cose, poi si accosta con delicatezza alla mia guancia e mi da un bacio. Un bacio sulla guancia può essere un gesto di semplice affetto, può essere un saluto, ma la differenza la fa chi te lo da.  Nel mio caso quel semplice bacio è il mio "vero" inizio.

Mi saluta e va via.

Sono tentato dal girare l'ultima carta, lo faccio...


 Re di Spade.

«Iris! Iris!»

«Che c'è?», risponde con tono gentile quando già è ad un passo dalla porta del salone.

«Guarda che qui... devi chiudere te...»

«Ah già...», esclama portandosi la mano sulla fronte,  «Ma dove ho la testa...»

***

È vero, le cose brutte arrivano all'improvviso, senza avvertire e fanno male, ma altre volte, arrivano così all›improvviso, senza avvertire anche le cose belle e quelle non fanno male, anzi inaspettatamente ti danno la carica giusta. Allora sì che ti viene voglia di ricominciare a vivere. Questo per me è stato un giorno iniziato male, continuato peggio, ma finito in bellezza.

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