CAPITOLO IV - LA ROTTURA

La partita si è conclusa con un pareggio che da più soddisfazioni alla squadra avversaria che alla mia. Il malcontento che si respirava negli spogliatoi nei due giorni successivi a quella partita creò una certa pesantezza. Molti in squadra erano rimasti delusi. Li avevo visti tesi e scuri in volto anche negli allenamenti seguenti. Da capitano ho provato a risollevare il morale ma c'era ben poco da fare.  Abbiamo giocato in casa e purtroppo non al massimo delle nostre potenzialità e sapevamo tutti che la partita andava vinta. Fare bottino pieno significava dare un segnale forte a chi ci stava davanti in classifica, e inoltre il pareggio potrebbe costarci caro perché ora le inseguitrici sono a pochi punti da noi. Non è che nello spogliatoio c'è aria di chi ha gettato la spugna, ma c'è la consapevolezza di aver sprecato un prezioso "bonus" per fare un bel salto in classifica. Il morale, per forza di cose, è sotto i tacchetti. Io stesso ho passato momenti di reale rabbia. La giornata peggiore è stata quella di domenica quando preso dalla delusione non sono uscito di casa. Il weekend appena passato ha tradito tutte le mie aspettative, uno dei peggiori di sempre. Fortunatamente oggi riprendono i corsi all'università, così almeno riuscirò a distrarmi e poi voglio concentrarmi molto su questa nuova fase del corso di "Economia Aziendale", uno degli esami più tosti e più difficili da preparare, semplicemente perché odio fare i conti, non sono mai stato bravo in matematica né nelle questioni finanziarie in genere. Amo, invece il Diritto, sono capace di memorizzare e discutere nozioni giuridiche anche per diverse ore senza sentirmi mai stanco. Non mi stanco perché il diritto è una materia in cui tocchi con mano quello che studi.

*** 

Quattro ore di corso dopo e la testa che mi scoppia di numeri, ho solo voglia di bere questo caffè da Fabio dopo aver pranzato alla mensa dell'università.

Sorseggio il mio caffè, ho voglia di gustarmelo bene e accendere una sigaretta subito dopo. Incontro Piero proprio mentre sto per accenderla fuori al chioschetto.  Piero è un buon amico ed è il nostro spirito libero dai capelli rossi, ci piace definirlo così perché è sempre pronto a viaggiare, con una piccante ironia e una passione sfrenata per le belle ragazze. È uno di noi, anche se lavora e studia. Lavora in uno studio medico come segretario e studia Medicina all'ombra del Vesuvio. Quindi è normale non vederlo sempre, però basta stare insieme un po' e tutte le distanze si annullano.

«Alex, dimmi una cosa, ma da quando state frequentando il corso di cresima?», mi domanda seriamente dopo averci salutato. Non nascondo che la domanda è stata una vera sorpresa in quanto Piero non è mai stato uno vicino all'ambiente religioso, anzi in quei pochi confronti che abbiamo avuto sulla religione ho sempre intuito che fosse "ateo", ma si vede che forse sono saltato io a conclusioni affrettate.

«Più o meno due mesi...»

«Ma secondo te se volessi frequentarlo anch'io, il sacerdote sarebbe d'accordo? È tardi?»

«Piero non lo so. È possibile, ne dobbiamo parlare con Don Luca.»

«E tu non puoi parlarci?», mi chiede convinto.

«Sì, potrei, ma forse è meglio che vieni anche tu.»

«Certamente, dimmi quando!»

«Domani sera alle otto ci sei?»

«Perfetto, a quell'ora stacco da lavoro.»

«Bene, allora facciamo così ci vediamo alle venti giù alla chiesa, poi parliamo con

Don Luca e magari alle 20:30 segui anche il corso con noi»

«O.K. va bene, ci si vede domani Alex»

«A domani, caro.»

Ci scambiamo un cinque, lo vedo salutare distrattamente Fabio e andare via. Piero che vuole seguire un corso di cresima? Il mondo sta cambiando... oppure siamo noi che stiamo crescendo!?!

***

Decido di trascorrere il mio pomeriggio andando a lavoro da mio padre e magari ripasso anche un po' gli appunti della giornata universitaria. Controllo l'orologio, sono le 19:00 esatte e sono davvero stanco di studiare, così chiamo Andrew magari se ha voglia ci vediamo in serata. Sono passati dieci minuti e sbuffando riattacco.  Andrew mi ha detto che ha già un impegno con una ragazza di cui presto mi racconterà tutto. Non ho nient'altro da fare che restarmene a casa, ancora.

«Alex....», vedo mamma avvicinarsi con un'espressione seria in viso. La guardo però non dico nulla. Immagino stia per pormi una domanda delicata. Si avvicina e senza aspettare che io dica qualcosa mi domanda: «Ma è successo qualcosa con i tuoi amici? Non esci più? Hai per caso litigato con loro?», le mamme! Si potrebbero scrivere milioni di libri su di loro e ogni libro avrebbe un'emozione diversa. Le mamme sono un mondo senza fine. Ognuno di noi ama alla follia la propria mamma di un amore che nessuno potrà mai eguagliare. Ma siamo solo degli sciocchi. La mamma, ti ama di più. Le mamme sono qualcosa che non puoi spiegare né capire, si devono solo vivere.

Mia madre si chiama Mariagrazia ed è per me il perno principale che tiene in piedi la mia vita. È il mio diamante dalle mille sfaccettature; è l'arcobaleno dove mi rifugio quando ho bisogno di colore, e potrei elencare ancora mille metafore per descriverne il valore, ma mi fermo qui.

«No, mà, tranquilla, ma che vai a pensare? È solo che Sabato volevo riposarmi in vista della partita, Domenica ero incavolato per come è andata la partita e quindi non avevo voglia di uscire, ieri sera ho studiato e questa sera Andrea non c'è, Ezio è fuori per una sfilata di moda con il suo parrucchiere, e Giosuè ha detto che restava a studiare a casa.», Ah, le mamme!

Vado in camera e prendo il nuovo libro che sto leggendo. È già passata qualche ora e devo chiuderlo perché gli occhi sembrano andare a fuoco. La storia è bella. Una storia d'amore tra un principe Hollywoodiano e una personal shopper, una storia particolare con molte similitudini a una cotta che sto vivendo per la Diva del restauro. Un po' come il principe, la "mia" diva è famosa e io, come la personal shopper, sono un personaggio anonimo della società.  Lei, la personal shopper, ce la sta mettendo tutta per conquistare il "suo" principe. Io sto facendo lo stesso? Apro gli occhi e nel giro di qualche secondo realizzo che mentre stavo pensando alle similitudini della mia storia con quella del libro, sono crollato nel mondo dei sogni, infatti sull'altra parte del cuscino c'è ancora il libro, che appoggio sul comodino. È notte fonda, non mi resta che rigirarmi e provare ad addormentarmi di nuovo.

***

Tutto il giorno l'ho passato a studiare per staccare solo a metà pomeriggio e andare agli allenamenti, e con molto piacere ho notato che il clima all'interno dello spogliatoio è migliorato. La squadra c'è ancora. In serata, Piero arriva puntuale fuori al cancello della chiesa e insieme con Andrew, Ezio e Giosuè sto salendo le scale per andare da Don Luca e cercare di convincerlo ad ammettere il nostro amico al corso di cresima. Ma qualcosa dentro di me dice che sarà molto difficile. 

«Il Responsabile è Tullio e quindi dovete discuterne con lui. Il percorso lo ha tracciato lui quindi non so dirvi se è disposto ad accettare un'iscrizione con tanto ritardo. Ma non ci sono problemi per me se lui accetta».

Don Luca con questa risposta è stato chiaro, ma non mi sento sollevato. Sono convinto che Tullio non capirà. Infatti Tullio si è opposto alla nostra richiesta sin da subito. Praticamente un muro.

«Mi dispiace non è possibile», ci dice in maniera autoritaria, e super fiscale.

Ci tratta con superficialità, è palese che ha già preso la sua decisione senza nemmeno ascoltare le nostre spiegazioni e questo è ciò che più mi irrita.

«Dai Tullio, anche il Don è d'accordo se tu dici di si», prova inutilmente ad insistere Andrew.

«No, ragazzi, non insistete», e ancora sta lì ad usare quel tono aspro e crudo. 

«Tullio, dai un piccolo strappo alla regole. Tutto sommato quante lezioni si è perso? Otto, nove... potrebbe fare un recupero con il Don se lui è d'accordo», tiro fuori l'ennesimo suggerimento. Quasi lo sto supplicando.

Un rumore di tacchi mette fine alle nostre prediche.

«Buonasera...»

È lei, Iris, in jeans e maglietta con un gran bel giubbotto rosa. Vestita in modo sportivo non l'ho mai vista e la trovo davvero più bella. Sembra più giovane e mi mette meno in soggezione, sembra una di noi. E per un attimo i venti anni di differenza scompaiono.

«Buonasera...», rispondiamo in coro.

«Adesso basta», l'attenzione cade nuovamente su Tullio che ha risposto a Giosuè dopo l'ennesima implorazione.

«Ma che problema hai?», il mio tono è duro. Non mi va giù che lui ci tratti in questa maniera come dei ragazzini e soprattutto non mi va che usi quel tono, proprio non riesco a comprendere perché usa quel vigore così deciso nei nostri confronti. Sembra avercela con noi senza alcuna ragione. 

«Ehi, modera i toni», risponde andandoci giù pesante anche lui e il suo sguardo accigliato fa capire che l'aria sta iniziando a scaldarsi.

«Fallo anche tu», non ho intenzione di fare nemmeno un passo indietro.

L'aria è decisamente elettrica.

«Ragazzi calmatevi», s'intromette Iris cercando di fare da paciere.

«Scusatemi, ma posso sapere cosa sta succedendo?», chiede gentilmente.

«I ragazzi vogliono cambiare le regole in corso!», mentre lui le risponde, si salutano scambiandosi un abbraccio e un bacio sulla guancia. Perché sono così confidenziali? Tra di loro si percepisce una certa complicità, e stare lì a guardarli non fa che aumentare la mia irritazione per quel rifiuto. Può essere che già sono al terzo stadio della gelosia?Quello irrecuperabile?

«Qui nessuno vuole cambiare niente, stai tranquillo, abbiamo solo chiesto una cortesia, il nostro amico ha il desiderio di cresimarsi con noi visto che facciamo tutto insieme, ma tu ci stai trattando con superficialità. Non lo meritiamo!»

«Non ci stai ascoltando», è la frecciata di Andrew che arriva subito dopo la mia risposta.

«Abbassate i toni, tutti quanti!», è l'accento minaccioso di Tullio.

«Sei stato tu il primo ad alzarli!», ribadisco con voce ferma.

«Calmatevi tutti, posso sapere cos'è successo?», domanda di nuovo Iris.

A quel punto Piero con calma e tranquillità spiega in modo molto chiaro i fatti. Spiega il motivo per cui tiene tanto alla cresima, sia di quanto ci tiene a condividerla con gli amici di sempre visto che insieme abbiamo vissuto tanti momenti cruciali, e di come il lavoro non gli ha permesso di iscriversi prima, inoltre aggiunge che è disposto a recuperare le lezioni perse.

«Beh, Piero mi sento di dar ragione a Tullio», afferma appoggiandogli una mano sulla spalla e poi continua, «le regole sono regole. Se Tullio dovesse fare un'eccezione con te poi non potrebbe rifiutarsi con gli altri e sarebbe il caos».

«See, va beh...», rispondo stizzito, e appoggiandomi con più forza ad un bancone alle mie spalle, faccio più rumore di quanto volessi. Un gesto che viene frainteso, me ne rendo conto dai loro sguardi, Iris mi lancia un'occhiataccia di quelle che ti fanno star male per un bel po' di tempo.

«Chiedi subito scusa», l'intonazione della voce di Tullio è agghiacciante.

«Per cosa?», so perfettamente che ho creato un fraintendimento, ma non mi sento nel torto.

«Per la tua maleducazione», Tullio non fa che indispettirmi maggiormente.

Ma vuole lo scontro?

«Ehi», scuro in volto, avanzo di qualche passo verso di lui.

«Dai, ragazzi, non fa niente», la voce sconsolata di Piero cerca di chiudere lì la discussione e posa la sua mano sul mio braccio per calmarmi.

«Che succede qui?», interviene Don Luca.

Tullio prende la parola e spiega tutto in modo dettagliato e ribadisce a Don Luca il suo ferreo rifiuto.

«Ragazzi vi avevo avvertito, se Tullio non è d'accordo non se ne fa nulla.»

«Tu questa sera non vieni al corso», sentenzia Tullio rivolgendomi il suo indice accusatorio.

«Ma che dici?»

«Se non viene lui, non veniamo neanche noi», i ragazzi senza pensarci neanche un attimo fanno da scudo. Siamo una squadra. Tullio sta per dire qualcosa ma è anticipato da Don Luca, che fa da giudice paciere.

«Alex e i ragazzi seguiranno il corso come sempre. Per questa volta lasciamo correre, una bravata possono farla tutti», poi si rivolse a Piero,  «Caro, mi dispiace per quanto riguarda la tua situazione, non si può far nulla, semplicemente perché Tullio è già avanti con il programma e difficilmente puoi metterti al passo, ma sarei felice di vederti parte del nostro gruppo qui in parrocchia, magari all'oratorio».

«Vi prometto che ci penso Don Luca», risponde serenamente Piero.

«Va bene così?», e quella che viene fuori dalla bocca di Don Luca è un'esclamazione nascosta in una domanda, poi scruta i volti di ognuno di noi e riprende: «Stringetevi la mano! E poi andate al corso».

Una stretta di mano tra me e Tullio. Non l'avrei mai fatto se non l'avesse chiesto Don Luca. Ho stretto volontariamente la sua mano in modo forte e il mio gesto non è passato inosservato. Anche Iris lo ha visto e dal modo in cui scuote la testa capisco che non è per nulla d'accordo.

«Scusa...», aggiungo cercando di limitare i danni, ho esagerato, inutile negarlo.

Sostanzialmente sono il più piccolo e magari anche se lui è stato sfrontato devo portare più rispetto. Tullio non risponde, sinceramente me lo aspettavo. Questo atteggiamento mi fa intuire che nel nostro prossimo futuro non ci sarà nulla di buono. Entrambi sappiamo che l'ascia di guerra è stata deposta solo momentaneamente.

«Bene così», sembra soddisfatto Don Luca, «Iris mi segua pure in ufficio, dobbiamo parlare...»

«Sì, Don Luca arrivo...», mi passa accanto, si sofferma, mi guarda e scuote la testa con rassegnato disappunto.

***

Ho pensato a quel gesto per tutta l'ora del corso. Mille e mille volte ho rivisto la scena nella mia testa: il cupo rumore del bancone l'avevo provocato involontariamente, ma le risposte sfrontate? E la forte stretta di mano? Ogni volta arrivo alla stessa conclusione: sono stato un'idiota. Perché ho provato così tanto rancore? Poi ho capito: ad indispettirmi è stata la complicità tra Iris e Tullio, tutto è precipitato da quel bacio sulla guancia.



Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top