CAPITOLO III - UN AMORE DI LIBRO
Ancora una settimana di ordinaria esistenza è ormai alle spalle.
Quell'incontro avuto solo sette giorni fa che ha acceso in me un fuoco ardente, sta
sfumando d'intensità, sembra quasi spento.
Come al solito mi sono lasciato trasportare con eccessivo entusiasmo dall'emozione,
e ho una percezione esagerata di quella infatuazione.
Iris non l'ho più vista, se non sui quotidiani locali il giorno seguente, e tutti con
gioia ed orgoglio ne esaltano la presenza.
Qualche notizia al riguardo l'ho letta anche sui quotidiani nazionali, più distaccati,
più che altro sembravano sfidarla:
"La Dott.ssa Iris Casertano, laureata presso l'accademia delle Belle Arti di Firenze e
ora attuale Presidente della sezioni Restauri della Santa Sede; riuscirà in un Italia in
crisi a fare l'ennesimo miracolo? Riuscirà a trovare i fondi per ristrutturare un'altra
opera italiana?"
È davvero un personaggio importante.
Nella settimana appena passata ho partecipato poco alla vita in Parrocchia.
Ho dedicato la mia attenzione, invece, alla "mia" squadra di calcio, la "Stella Azzurra".
Giochiamo nella categoria Juniores regionale, un campionato abbastanza
duro. Quest'anno però abbiamo una squadra forte: il Presidente Franco Margiulo
ha davvero fatto acquisti mirati e ha trovato la giusta quadratura, siamo consapevoli
di poter puntare al titolo dopo tanti anni. Ci siamo allenati molto e bene in
questa settimana, per noi questo è un momento cruciale del campionato, ecco
perché ho dedicato più tempo agli allenamenti.
Cosa che ho notato anche in Andrew, Ezio e Giosuè, che sono con me in squadra.
Domani affronteremo la prima della classe:vincere è d'obbligo.
Le mie giornate sono state spaventosamente colme. Tra studio – anche l'esame è
imminente – e gli allenamenti, non ho avuto del tempo per me.
Oggi è il primo giorno che riesco a dedicare a me. Sabato, la vigilia della gara.
Così ho deciso di passarlo almeno in parte in libreria alla ricerca di qualche nuovo
romanzo, visto che da poco ho concluso un giallo ambientato nella Manhattan
degli anni '50, fantastico.
***
Giro tra gli scaffali, prendo un libro, ne poso un altro, provo a sfogliarne qualcuno
molto superficialmente, ma nessuno mi prende, in verità non so bene nemmeno
io cosa cerco, di sicuro qualcosa di leggero da leggere per il periodo di Natale che
si sta avvicinando troppo velocemente e in modo troppo anonimo.
Amo il Natale. È in assoluto il periodo dell'anno che preferisco, e non sopporto tutte
quelle persone che si ostinano a dire che ormai è diventato solo regali e consumismo.
Vado in bestia quando sento questo tipo di discorsi, e a farli sono anche i miei amici.
Non puoi definire "consumista" il periodo più speciale e più magico dell'anno
sarebbe come dire che l'acqua non disseta. I giorni che vanno dall'otto dicembre
al sei gennaio sono giorni pieni di romanticismo, ottimismo e gioia. Questo è per
me un periodo meraviglioso, da vivere appieno. Come si fa a dire che il Natale è
commerciale? Come si fa a non cogliere il vero senso del Natale?
Il vero senso del Natale non ha solo a che vedere con la religione o con la nascita di
Gesù, ma è il momento dell'anno in cui si vive con maggiore intensità il rapporto
con i propri famigliari e con i propri cari. Questo è amore!
Ecco cos'è il Natale per me. Amore.
Poi vedere le chiese sempre piene di persone è un romanticismo antico che mi
porto dentro da quando mio nonno mi prendeva per mano e andavamo insieme
alla messa di mezzanotte.
Sì, lo so di regola un buon cristiano dovrebbe andarci sempre a messa e non solo
durante le feste comandate, però il fatto che comunque senta il bisogno di andarci
è un gesto che mi fa credere ancora di più nella forza d'amore del Natale.
Forse sbaglierò a pensarla così, forse sono un po' sentimentale, forse cocciuto, ma
mi piace vederla così. Perché in questo giorno io ci credo.
E poi ci sono il presepe – che devo preparare con le mie mani, altrimenti per me
il Natale nemmeno inizia! – e l'albero e le luci per strada, le decorazioni, i dolci
il pandoro con lo zucchero a velo, i regali, e la neve... Eh, la neve! Quella proprio
dalle nostre parti è una rarità, ma il freddo è tanto e non si può evitare di accendere
il camino. E quanto è bello stare accoccolati accanto al fuoco!
Come si fa a dire che il Natale è solo consumismo? Solo chi ha il cuore muto e
materialista può pensarlo!
Guardo distrattamente la sezione Horror, supero senza un briciolo d'attenzione la
sezione Storia, mi soffermo invece su quella dei Romanzi Rosa.
Con l'indice sfioro alcune copertine, fino a che trovo un libro di cui ho sentito
parlare, "L'alba del giorno dopo", lo prendo tra le mani, ma una voce squillante mi
domanda: «Scusi ha per caso visto "Entrata in Paradiso"?»
«Guardi, per queste cose dovrebbe scrivere al Papa».
«Simpatico!», esclama lei seccata e si volta per andare via.
La conosco: è Iris la ragazza dei restauri, quella per cui mi sono preso una cotta
istantanea e perso un paio di notti di sonno.
Vista da vicino, in quest'attimo fugace comprendo che di istantaneo in quella
cotta non c'è nulla.
È più bella che mai.
Un capotto bianco sopra a un dolcevita nero con gonna stretta nera e calze scure.
Un abbinamento elegante e moderno. Perfetto su di lei.
Il mio cuore inizia a battere forte, e ti pareva!
Sta scandendo bene i suoi battiti, un tamburo sincronizzato che quasi mi fa restare bloccato, poi non so come una specie di grillo parlante nella mia testa mi sta gridando:
«Ehiii, ma che combini? Non puoi lasciarla andare via così! Oh! Sveglia! Inventati
qualcosa! Quella è Iris!»
«Signorina...», dico con voce tremante.
Lei si volta, mi guarda senza troppa attenzione.
«Ops, mi scusi, volevo dire Signora....», dalla mia voce trapela imbarazzo e quando
sono imbarazzato sconnetto la mente e faccio figuracce.
«Mi scusi...», ripeto, ma con voce più ferma e controllata, «...per la sciocca ironia,
ma non lavoro qui...», è tutto ciò che mi è venuto in mente, il primo pensiero che
sono riuscito a elaborare con un cervello semi-offuscato.
«Direi che è una fortuna per il proprietario della libreria» .
Ironica. Frizzante. Sfrontata quel tanto che non guasta. Proprio come piace a me.
«Ora è lei ad essere "Simpatica"», rispondo diretto, pentendomi subito. Temo proprio
di essere stato troppo sgarbato.
Lei sembra non voler aggiungere altro, semplicemente ferma il suo sguardo su di
me e sorride beffarda. Dopo qualche istante si volta per andare via.
«Sbaglio oppure lei è la Signora Casertano Iris? Domenica scorsa l'ho vista sul
palco fuori la chiesa di San Colomba», le dico affrettandomi.
«Non credevo fossi un tipo da chiesa...»
«Che fa, adesso giudica dalla... copertina?», faccio sollevando il libro che ho in
mano, per aiutarmi nella proverbiale metafora.
«Hai ragione, stavolta sono io a chiederti scusa, sono stata maleducata, comunque
Si, sono io.»
«Ma no, non si preoccupi. Lo so perché sto spesso in chiesa, seguo il corso di cresima
e do una mano al Don.»
«Non ti ho mai visto, eppure nell'ultima settima sono stata sempre in Parrocchia».
«È che ho avuto un po' da fare, e non ho avuto modo di passare».
Non so dove ho trovato tutto questo coraggio, tra un filo di voce tremante e qualcuno
più certo, sono riuscito a farmi notare, proprio come volevo.
Mi sta di fronte sicura e decisa, solo adesso realizzo che per restare il più calmo
possibile ho trovato forza giocherellando con un libro, leggo fugacemente il titolo:
"Innamorarsi a Natale". Sembra interessante e decido che forse lo prenderò ma
per il momento lo poso.
Il suono del telefonino cattura l'attenzione di entrambi, dalla suoneria so che non
è mio, infatti vedo lei allungare la sua mano nel giubbotto e tirare fuori il suo
cellulare. Guarda lo schermo e poi aggiunge rapidamente:
« È stato un piacere...», e subito si appresta a rispondere.
«Comunque mi chiamo Alex», allungo la mano per presentarmi, e come nei migliori
film comici dove lui è l'imbranato di turno, urto con un ginocchio la piccola
piramide di libri accanto a me facendone cadere alcuni.
Tutti si voltano a guardare, lei semplicemente colta dal rumore dei libri si gira a
guardarmi, mi sorride e ritorna a concentrarsi sulla chiamata.
Cerco in modo goffo di rimediare e frettolosamente riordino i libri.
«La prossima volta faccia attenzione», mi richiama duramente una commessa.
«Ha ragione ero distratto, mi perdoni...», imbarazzato e confuso perché non riesco
a capire se è per l'incontro avuto con Iris oppure per aver attirato su di me gli occhi
di tutti col disastro che ho combinato.
«Ehi, che fai?», la voce inconfondibile di Giosuè che mi aveva accompagnato in
libreria è per me un motivo di rasserenamento momentaneo.
«Niente, lasciamo stare...» , rispondo infastidito.
«Chi era quella?»
«La diva dei restauri», sono volontariamente sarcastico.
«Quella che il Don...»
«Si, proprio Lei...», replico prontamente bloccando Giosuè.
«È sexy!!!», afferma con tono da marpione.
«È Stupenda!!», controbatto francamente, mentre la guardo andare via.
«Io ho scelto un libro sull'architettura, tu che hai preso?»
«Questo», gli passo il libro.
«"Natale a Times Square"? Ma tu non leggi mai romanzi rosa!!», commenta schiettamente.
Giosuè mi conosce fin troppo bene.
«Beh, c'è sempre una prima volta», provo a tagliare corto.
«Non c'entra nulla il fatto che è uno di quelli che hai fatto cadere?»
«Non c'entra nulla!»
«E allora è perché c'è Times Square, e sicuramente parlerà della tua New York...»,
e per enfatizzare la cosa si batte il palmo della mano contro la fronte, «già, avevo
dimenticato il tuo amore profondo per la grande mela.»
«Dai piantala», lo esorto deciso, urtando leggermente la sua spalla con la mia in
segno di protesta.
***
Mentre guido non faccio che pensare ad Iris, alla conferma della sua bellezza.
Ciò che realmente mi ha sorpreso è stato il suo atteggiamento: è sembrata altezzosa
e piena di sé, un atteggiamento che ho sempre odiato e considerato superficiale.
Giosuè al mio fianco mi parla, ma a stento riesco a seguire il suo discorso, perso
come sono nei miei pensieri.
Ci sto ricascando come uno sciocco, a messo che mai ne sia venuto fuori.
Benzina sul fuoco. Questo è stato lei per me oggi.
La devo smettere di essere passivo se voglio che qualcosa accada.
La devo smettere di pensare a lei, anche perché per adesso è un vicolo che non
ha via d'uscita e domani ho una partita importante, la mia squadra ha bisogno di
me e non posso permettermi il lusso di tradirli, non io. Siamo terzi in classifica e
dobbiamo sfidare la prima, è importante vincere, sarebbe la giusta carica motiva
per il prosieguo della stagione.
«Ho deciso di restare a casa questa sera», comunico con voce fredda a Giosuè.
«Come mai?», mi chiede quasi sorpreso
«Voglio concentrarmi per la sfida di domani».
So di aver detto la verità, ma non so se questa è la pura verità.
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