Quel primo martedì del mese di marzo doveva essere una giornata come tante, Irene avrebbe dovuto capire subito però che quella sarebbe stata una brutta giornata, i segnali c'erano stati tutti a partire dalla sveglia che non suonò e per questo si ritrovò in ritardo sulla sua tabella di marcia.
Fece le cose in fretta e furia e i capelli, non volevano saperne di sistemarsi e questo la rendeva particolarmente nervosa.Sull'autobus si accorse di aver dimenticato gli appunti di storia e ciliegina sulla torta,come arrivò a scuola le cadde lo specchietto che si frantumo' in mille pezzi. Che disastro!Avrebbe fatto meglio a rimanere a letto quella mattina, perché lei non lo sapeva ancora ma il peggio doveva ancora arrivare.
Michele entro' in ritardo in classe con il volto scuro, come se fosse arrabbiato, lo guardo' pensando che forse anche per lui la giornata non era iniziata nel migliore dei modi;forse era in atto una congiunzione astrale particolare,perché l'aria che si respirava era carica di tensione.Anche quel giorno i loro sguardi s'incrociarono,ma questa volta Irene vi lesse qualcosa di diverso,sembrò guardarla con disgusto;
disorientata e colpita nel profondo,si chiedeva cosa avesse provocato in lui questo improvviso atteggiamento.
Lo osservo' tutta la mattina cercando di darsi delle risposte che non trovò, si era alzato un ulteriore muro tra di loro,ma questo sembrava davvero insormontabile.
Avrebbe preferito mille volte la solita indifferenza che quel disprezzo che affondava nel cuore dritto  come una lama.
Giulio nonostante gli sforzi non riuscì a strapparle nemmeno un sorriso,la sua amica era veramente giu' di morale.Anche altri le si avvicinarono per chiederle cosa avesse, ma Irene non riusciva a parlare, troppo forte il dispiacere che stava provando,guardava Michele che sembrava ridersela alle sue spalle, si era improvvisamente trasformato in un mostro e Irene prese coscienza che il suo era ormai, un amore senza speranza.
Trattenne le lacrime per tutta la mattina e il suo nervosismo si trasformò via via in disperazione.
Arrivò a casa distrutta,si chiuse in camera sua dove sfogò tutta la sua amarezza.
Non mangiò niente,non si alzò per il resto della giornata e sua madre preoccupata,stava consumando il pa vimento a furia di andare avanti e indietro dalla camera alla cucina,cercando un modo per consolarla.Quando rientrò suo marito ,gli raccontò una bugia facendogli credere che non usciva dalla stanza perché aveva la febbre.
Era più semplice così,per evitare altre domande,gli uomini non sempre hanno la giusta sensibilità per trattare certi argomenti, soprattutto con un 'adolescente. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per evitarle quei dolori,ma non poteva impedirle di crescere e il dolore purtroppo, é una di quelle cose che tutti devono affrontare prima o poi.L'unica cosa che poteva fare era starle accanto,anche se questo in quel momento non le era di nessun conforto.
L'indomani mattina non la mandò a scuola, lasciò che smaltisse un po' di quella sofferenza, in fondo in quelle condizioni non avrebbe combinato molto e poi,avrebbe sicuramente recuperato quelle lezioni.La cosa principale era il suo benessere,magari guardando i fatti con più calma, quello che sembrava una disfatta poteva essere solo un fraintendimento.
Irene rimugino' tutta la mattina su quello che era accaduto, ma non riusciva a darsene una spiegazione;forse si era solo dimostrato per quello che era...-uno stronzo!-disse urlando dando voce ai suoi pensieri,mentre si guardava allo specchio quegli occhi rossi e gonfi.
Povera stupida pensò, nessuno valeva tutte quelle lacrime,in fondo cosa sapeva di lui?
Gli aveva disegnato un quadretto addosso che probabilmente non  gli apparteneva,ma ora era tempo di cambiare,già troppo ne aveva perso ad inseguire un sogno che non si sarebbe mai realizzato.
Decise che l'indomani sarebbe tornata a scuola e dopo essersi data una rinfrescata,cominciò a fare i compiti che non aveva svolto la sera prima.
Tutto da quel momento sarebbe stato diverso,lo doveva a se stessa era una promessa.