Capitolo 1
Ormai sono lontana da quella "metropoli" e da quel collegio cristiano, in cui mi hanno rinchiuso per lunghi anni e obbligato a convertirmi a una religione non mia, anzi, adesso non credo a nessun Dio, se esistesse perché mi ha abbondonato? Sono domande a cui non so dare una risposta e il mio animo è cupo, proprio come il cielo sopra di me; le lacrime scendono dai miei occhi, tonde e bagnate, mi sento come vicino a un precipizio, da un lato si trova il collegio, luogo pieno di menzogne e finto amore, dall' altra parte c'è la mia famiglia d'origine, non li vedo da quindici anni, mi riconosceranno? Ma più importante, mi vorranno con loro? Un dubbio mi divora, mi vergogno anche a ammetterlo a me stessa; Io li riconoscerò come miei parenti? Vorrò vivere con loro?
Mi siedo sull'erba umida a causa della rugiada che riveste come un manto tutto l'ambiente circostante e piena di amarezza e angoscia apro il sacco di tela che ho rubato dalla mensa del collegio.
Il sacchetto è pieno di cioccolato, alimento che si conserva a lungo, e il profumo si spande nell'aria e riempie l'ambiente intorno a me. Do un morso alla prima barretta e la bocca mi si riempie del dolce alimento, chiudo gli occhi e sorrido, immaginando il piacere che proveranno i miei cari ad assaggiarlo; ma questo bellissimo sogno si sgretola, proprio come un fiore secco lasciato al vento, al pensiero che non so se riuscirò a ritrovarli.
Mi metto a piangere e il cielo con me, grosse gocce di pioggia si rincorrono sul terreno riempiendo l'atmosfera circostante di tristezza, proprio come la nebbia che piano piano si sta alzando.
Corro, sono senza fiato, le lacrime mi offuscano la vista e inciampo su una radice sporgente, ho la faccia bagnata e le ginocchia sporche di fango, alzo gli occhi da terra e mi accorgo che l'albero sul quale sono caduta è cavo, così decido di ripararmi al suo interno.
Dentro è molto confortevole, sembra di stare in un salotto tranquillizzati dal dolce crepitare del fuoco nel camino. Sono così stanca che sprofondo in un sogno senza sogni.
Mi stropiccio gli occhi e mi affaccio dall'apertura dell'albero; le stelle sono ancora alte nel cielo e la fauna dorme tranquilla protetta da occhi indiscreti grazie alle alte chiome degli alberi.
La stanchezza è in parte passata così decido di continuare il mio lungo e faticoso viaggio verso il villaggio indiano situato sulle sponde del Colorado.
Scendo dal mio comodo nascondiglio e l'erba bagnata di rugiada mi fa il solletico alle piante dei piedi, rabbrividisco e nel contempo ciò mi riporta alla mente tutti i bellissimi ricordi della mia infanzia in cui correvo felice vicino a mia madre; decido di non farmi sommergere dalla malinconia e comincio a camminare.
Ormai sto errando da un paio di ore quando vedo l'alba sbucare all'orizzonte, i colori sono spettacolari tanto che rimango incantata a scrutarli: il violetto e il rosa delicato sfumano lentamente nell'arancio e successivamente nel rosso che si mescola al giallo.
Il mio animo è pervaso dalla malinconia per aver trascorso un'altra alba da sola, ma nonostante questo sono contenta di essermi potuta godere un simile spettacolo della natura.
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