Stay...

8 dicembre 2017

Caro diario, è da un po' che non sfoglio le tue pagine e non aggiorno la mia storia, ed ora che faccio caso alla data noto che è passato un anno esatto da quando ho scritto per la prima volta i trascorsi della mia vita... un anno in cui tutto quello che ti ho sempre raccontato è stato stravolto completamente dalla realizzazione di un sogno che mai credevo potesse avverarsi... chi lo avrebbe mai detto!

Un anno, sì, ma fatto ahimè di alti e bassi e purtroppo conclusosi senza un lieto fine, perché come dicevo non è stato un buon periodo...

No.

Sono stata costretta a tornare a casa, e come se non bastasse ad attendere il mio ritorno, fuori dall' aeroporto nascosto dietro ai tergicristalli che lottavano con la pioggia che si scagliava incessante sul parabrezza, mi sono ritrovata niente di meno che Riccardo.
Sì, proprio lui... ed è strano pensare che in quel momento forse non poteva esserci persona migliore... Assurdo, eh?!

Ho dovuto dire per sempre addio a Tom e purtroppo non solo a lui, sono tornata a quella che era la mia vita prima della convention, sono tornata a quella che non è, e non sarà mai più la stessa e ci son dovuta tornare nella maniera peggiore che mi potesse capitare...

Ottimo inizio, vero?

A quest'ora lui si trova in Argentina per una nuova Convention, ma ad essere onesta non riesco più a seguirlo dai social in tutti questi nuovi spostamenti e non perché mi manchi il tempo, semplicemente non ce la faccio...
Sono felice del fatto che però almeno ad Auckland sia stato raggiunto dal fratello Ashley e che nei giorni precedenti sia potuto stare in compagnia di alcuni dei suoi familiari a Londra, visto che il nostro non è stato un addio facile da digerire... Almeno quei giorni liberi che gli restavano non li ha trascorsi da solo a Praga, e sapere di questo, rende le cose meno difficili da sopportare.

Ora però non mi va di pensarci troppo, ho prima bisogno di raccontarti ciò che è successo dopo quella discussione e conservare in queste pagine gli ultimi momenti più o meno belli vissuti con Tom... Almeno così quando ne sentirò la mancanza e un giorno tornerò a sfogliare e rileggere le tue pagine, avrò conservato ogni singolo momento trascorso con lui e ricorderò che per qualche tempo il mio Sogno è stato reale.

Quel pomeriggio, dopo essermi allontanata a mia volta fuori in balcone e sfogata al telefono con Hanna raccontandole quanto fosse successo (come ben sai), nel rientrare in camera trovai Tom sul divano a riposare. Decisi quindi di andare in camera da letto, prenderti dalla borsa in cui ti custodivo gelosamente, sedermi su quella comoda poltroncina bordeaux situata nell'angolo della stanza e dopo essermi rannicchiata comodamente tirando su le gambe, iniziai a scriverti per raccontarti prima la magnifica esperienza che avevo vissuto con lui per poi arrivare al punto in cui il racconto è terminato. Avevo bisogno di svagarmi e allo stesso tempo rilassarmi dopo quel momento di tensione che c'era stato e avrai intuito che scrivere mi aiuta molto.

Credo che passò abbastanza tempo: solitamente non mi rendo conto per quanto vado avanti a scrivere fino a quando non mi fa male la mano, e quel giorno ricordo che mi doleva tantissimo, non tanto per le numerose pagine scritte, ma per la pressione con la quale avevo iniziato a calcare nel momento in cui ti raccontavo della discussione in merito alla mia partenza. Infatti, puoi notare come il colore dell'inchiostro sia più marcato e puoi anche vedere i solchi che incidono le tue pagine, come abbiano quasi bucato il loro sottile spessore. A rovinare il tutto poi c'è la sbavatura blu trascinata un po' dalla mano sinistra con cui scrivo (ormai carica di colore) che dalle gocce delle lacrime che inevitabilmente ricadevano sui tuoi fogli immacolati.

Ad ogni modo, dopo terminato il racconto, essermi sgranchita le gambe ed aver stiracchiato per bene la schiena ormai dolente, andai in bagno per sciacquare il viso e donare un po' di sollievo ai miei occhi rossi e gonfi. Una volta ripresa la calma emotiva e soprattutto un aspetto meno spento, ancora immersa nella quiete dalla stanza, avevo deciso di uscire per andare a fare una passeggiata nell'enorme giardino dell'albergo, ma una volta varcata la soglia della vetrata che divideva la camera da letto dal soggiorno, notai il divano sul quale avevo lasciato Tom riposare vuoto. Pochi secondi dopo vidi controluce la sua figura di spalle, t-shirt rosa e pantaloni bianchi, poggiata all'anta della finestra che dava sul balcone.
Sono rimasta ad osservarlo per qualche secondo, prima di decidere se ignorarlo lasciandolo ancora un po' a sbollire la rabbia e delusione che in quel momento provava per me e uscire dalla stanza (scappare ancora una volta) o se restare lì con lui ed affrontare la cosa magari con più calma.

Quando però, si è voltato per un solo istante nella mia direzione per poi tornare ad osservare fuori, ho visto il fumo provenire dalla sigaretta accesa nella mano destra e ho capito quanto Tom fosse ancora nervoso per l'accaduto.

Non fumava ormai da parecchio, o almeno non lo faceva più in mia presenza, e stando alle ultime parole dei suoi amici, nemmeno quando io non c'ero. Non immaginavo neanche che tenesse ancora qualche pacchetto lì con sé, e non sono qui e non lo ero nemmeno allora, a giudicare quel suo gesto... Al contrario ero consapevole che se lo aveva fatto, voleva dire che in quel momento ne aveva bisogno davvero, voleva dire che cercava un modo forse, (come io l'ho fatto scrivendoti addirittura per ore) per rilassarsi e digerire la cosa.

In quel momento, ancora prima che il mio cervello si mettesse in funzione per consigliarmi cosa fare, ero già lì alle sue spalle, con la guancia poggiata tra le scapole, in silenzio, a stringerlo in un forte abbraccio.
Secondi o forse minuti, chissà, siamo rimasti così per un tempo indefinito. Le mie mani strette al suo petto, il suo respiro percepibile dalla schiena contro il mio viso, che seppur rigida non poteva evitare di assecondare quei movimenti involontari del corpo e infine i battiti del suo cuore che rintoccavano secondo dopo secondo contro il mio orecchio poggiato su di lui.


Poi c'è stato un attimo in cui Tom, portando la mano alla bocca per aspirare un altro tiro, forse ricordandosi del fastidio che provavo per il fumo o forse no, ha interrotto quel gesto abituale che aveva fatto prima del mio arrivo a mezz'aria. Continuando a tenermi stretta a lui e a sentire il cotone della sua maglietta sotto i miei polpastrelli, gli ho detto di non fermarsi, o perlomeno di non farlo per me dal momento che non lo meritavo.

Solo un sospiro, nessuna parola da parte di Tom ancora lì fermo nella sua rigida postura.

Dopo aver chiuso gli occhi e avergli sfiorato la spalla con le labbra in un timido bacio, gli ho chiesto scusa, gli ho confessato che probabilmente in quella discussione aveva avuto ragione, che una parte di me sarebbe voluta scappare via prima del tempo per paura di arrivare ad un punto di non ritorno in quella che stava diventando una relazione meravigliosa ma stramaledettamene complicata.

Che gran peso!

Per assurdo, nonostante la strana situazione, sentendomi protetta lì contro le sue spalle mi ero finalmente messa a nudo confessandogli tutte le mie reali paure, tutti i problemi che vedevo nei giorni scorsi (se immaginavo le cose tra noi andare bene e tutto quello che sarebbe successo, non potendo stare più insieme una volta messo fine al capitolo Praga...). Gli ho confessato tutto ciò che provavo, tutto quello che per giorni e mesi ho trascritto sulle tue candide pagine, tutte le paure e soprattutto le angosce che invadevano la mia mente ogni volta che facevamo passi avanti in quella improbabile storia d'amore. Di come ogni cosa bella mi tormentasse, perché consapevole che avremmo dovuto affrontare una separazione definitiva di lì a poco. E dopo aver preso fiato, inalando il suo odore gli ho chiesto se avrebbe potuto mai perdonarmi.

Dopo un ultimo tiro di sigaretta, Tom ha spento la cicca nella ceneriera che stava sul tavolino lì accanto e con quella stessa mano ha preso una delle mie che stringevano ancora forte il suo petto.
Quel tocco, mi aveva destata... dopo tutta quella freddezza, e quelle ore di distacco, mai così lunghe se non scandite esclusivamente dai turni lavorativi che lo tenevano lontano da me, quel suo tocco mi aveva ridato nuovamente vita. Tom era per me come una linfa vitale, senza lui mi sentivo solo un involucro vuoto, spento...inutile.

"Ronnie..."

La prima parola pronunciata dopo tutto quel silenzio era stata detta con le lettere che componevano il mio nome. Un sussulto al cuore e un battito in meno invadevano il mio corpo ogni volta che le mie orecchie udivano quel suono provenire dalle sue labbra, pronunciato con quel timbro di voce che appartiene solo ed esclusivamente a lui.

Dopo essersi voltato lentamente verso di me, Tom, con gli occhi più scuri del solito, mi disse che lo aveva già fatto, che mi aveva perdonata nel momento stesso in cui le mie mani e il mio corpo si erano strette a lui, e che dopo quella confessione a cuore aperto non poteva essere altrimenti. Accarezzandomi col polpastrello una guancia e portando via una lacrima rimasta lì ad asciugare, poggiando la sua fronte contro la mia si è scusato a sua volta per il modo in cui aveva reagito urlandomi contro. Dopo un sospiro dal sapore di tabacco e menta ha aggiunto che la sua rabbia era stata dettata dalla delusione di non aver fatto parte di quella decisone per "noi" così importante, e di come in quel momento avesse realizzato quanto poco tempo ci restasse visto che senza volerlo avevo ridotto la durata che ci permetteva di stare insieme.

"I've decided...", gli dissi dopo lunghi e interminabili secondi di silenzio.

Volevo porre rimedio al casino combinato, ma anche approfittare di stare più tempo con Tom. Per una volta - ho pensato, tra me e me - mando al diavolo il lavoro e le responsabilità, e mi dedico solo a me stessa. Con le conseguenze avrei fatto i conti poi, tanto giorno in più, giorno in meno sarebbe finito tutto e a quelle condizioni ho preferito godere di quella situazione quanto più possibile. Così gli dissi che avevo intenzione di posticipare la data del ritorno e rimediare a quel mio gesto avventato.
Colto di sorpresa Tom mi guardò profondamente negli occhi, e prendendo il mio viso con entrambe le mani, dopo averli scrutati attentamente mi chiese se fossi certa della mia scelta. Mi disse che ormai ci era passato sopra e avrebbe accettato, seppur con rammarico, la questione della partenza e che non ero tenuta a cambiare idea solo per accontentarlo.

Le cose però erano cambiate, non si parlava di una scappatella o di una relazione occasionale, ero certa dei miei sentimenti più che mai e spinta dal cuore, che una volta tanto prese il sopravvento sulla testa, sollevandomi sulla punta dei piedi e sfiorando il mio naso contro il suo, dichiarai le ragioni che mi avevano indotta al cambiamento.

"I am in love with you"

Pochi istanti e le mie labbra si poggiarono sulle sue, un casto bacio andò a sigillare le mie ultime parole, impedendo a Tom di replicare. Non mi importava di cosa provasse per me, non avevo bisogno di sentirmi rispondere che anche per lui fosse lo stesso oppure no. Avevo solo bisogno di fargli sapere quanto tenessi Io a lui e quanto le cose fossero cambiate al punto di farmi mutare idea su tutto, certo ero consapevole che nemmeno per Tom si trattasse di semplice attrazione fisica, che provasse qualcosa in più, ma essere certa che anche lui mi amasse no.

L'unica cosa di cui avevo bisogno in quel momento era di stare con lui, fisicamente ed emotivamente... Quel bacio casto, quel contatto che per ore (sembrate interminabili) era stato messo a debita distanza, aveva riacceso in me un bisogno maggiore e dopo un solo sguardo in quel mare torbido dei suoi occhi, venne seguito da numerosi altri baci sempre più audaci e sensuali.

Un fuoco divampò nelle mie viscere, le mie mani si riappropriarono immediatamente di ogni centimetro del suo corpo bisognose di tornare ad ardere: barba, capelli, spalle, petto, labbra... tutto in quel momento mi apparteneva!

Ogni effusione scambiata con Tom rese il mio corpo sempre più vivo, sempre più desideroso. Non ci volle molto per finire tra un bacio e l'altro seminudi sul divano, con me a cavalcioni con indosso solo il completino in pizzo bianco, su di un Tom a torso nudo accaldato, spettinato e terribilmente sexy.
Ancora una volta la pretesa di essere subito una cosa sola, aveva mandato al diavolo preliminari di qualsiasi tipo, ma non fu un problema: dopo la prima volta non erano più un'esigenza, ed il mio corpo aveva imparato subito ad accoglierlo sempre, in qualsiasi circostanza.

Solo il ricordo, a distanza di mesi ormai, di Tom sotto di me - dentro di me - riesce ancora a turbare il mio corpo, con sensazioni nitide come se fossero state vissute solo poche ora fa...
La voglia di essere l'uno nell'altra fu talmente tempestiva, che Tom dopo aver spostato leggermente il mio bacino quel tanto che serviva per calarsi i boxer (bianchi anch'essi), entrò in di me senza nemmeno sfilarmi il tanga.

Indescrivibile la sensazione di eccitazione mista a gioia di averlo dentro di me, di sentirlo totalmente, completamente senza filtri o barriere di alcun tipo, indescrivibile l'appagamento emotivo nell'essere uniti in un corpo solo ancora una volta.

Potrei dirti che forse batte anche l'esperienza sotto la doccia, ma ormai a distanza di tempo credo che non sia più una questione di posizioni o intensità, bensì di affinità emotiva... Se avessi avuto altri rapporti con Tom, sono certa che avrei continuato ad elogiarne sempre l'ultimo come il migliore in assoluto, semplicemente perché penso che in una coppia se ben affiatata, ogni volta che ci si unisce, ci sia sempre più un crescendo, che all'apparenza può sembrare appagamento sessuale, ma che in realtà è ben altro.
Vivide ancora oggi sono le sensazioni che mi davano le sue labbra calde sul mio collo o la sua lingua sui miei seni, che ad ogni nostro movimento urtavano dolcemente contro il suo viso, vivide le sue mani ruvide che si alternavano dallo stringere i fianchi o il mio sedere, pronte ad accompagnare la mia danza sul suo bacino, ad assecondare i miei ritmi che ad ogni colpo incalzavano sempre più, pronti a voler raggiungere l'apice di quella goduria infinita.

Posso ancora udire i miei gemiti di pura estasi ( i pochi che non catturava Tom con le sue labbra in avidi baci mozzafiato) seguiti spesso anche dai suoi più soffocati che riempivano il soggiorno di quella camera d'albergo al sesto piano. E soprattutto non potrò mai scordare il momento in cui invasa da terribili scosse di piacere Tom, guardandomi con occhi roventi, capendo quanto poco gli mancasse per arrivare allo stremo continuando di quel passo, dopo avermi sistemato dietro l'orecchio i lunghi capelli che mi ricadevano sul viso accalorato, ha fermato per un attimo il nostro amplesso, ma solo per alzarsi e portarmi nella stanza a fianco per riprendere a letto (dopo avermi completamente spogliata) quello che aveva interrotto, ma con le dovute precauzioni. Ammiro la sua fermezza, in quel momento seppur consapevole di correre rischi indesiderati sarei andata avanti all'infinito non curandomene affatto. Ero così presa da quell'unione che mi riusciva difficile pensare a qualsiasi altra cosa, ma lui - giustamente - dovendosi mettere un limite, ha pensato bene di adoperarla in maniera tale da non porsi alcun freno poi.
E ne è valsa la pena, visto che così facendo non ha fatto che aumentare la durata di quel rapporto, portandomi in paradiso una seconda volta nel momento stesso in cui finalmente lui veniva dentro di me.

Quella seconda volta nel letto ancora sfatto dal mattino, con lui sopra di me, le sue mani che perlustravano l'intero profilo del mio corpo, che con le labbra gonfie continuava a riempire ogni centimetro di pelle coi suoi baci, che sudato, eccitato ma dolce allo stesso modo, continuava ad affondare nel mio corpo con movimenti lenti, ma sempre più intensi, è stata come un déjà-vu della notte precedente, con la differenza che la tensione e la titubanza col quale approcciammo erano svanite. Fu tutto così semplicemente naturale, come se ognuno conoscesse alla perfezione il corpo dell'altra, e sapesse come comportarsi senza temere di fare qualcosa di sbagliato. Fu come rivivere la nostra prima volta ma senza freni inibitori.

Dopo aver fatto l'amore, sarei restata volentieri tra le sue calde braccia a ripassare col dito il perimetro del tatuaggio di Timber che ricopriva un discreto lembo di quella chiara pelle... sarei rimasta lì, beandomi di quelle morbide carezze e dei suoi dolci baci, beandomi di quel sorriso che gli riempiva il volto irradiando il suo viso, ogni volta che i nostri nasi si sfioravano... sarei rimasta lì per sempre, continuando ad ignorare le notifiche dei nostri cellulari che continuavano ad impazzare nell'altra stanza, ma Tom mi trascinò presto via dal letto costringendomi a preparare, perché voleva portarmi fuori a cena.

Non avevo idea di cosa mi aspettasse, anche perché Tom non si sbilanciò in nessun modo e mi consigliò solo di scegliere qualcosa di elegante... e di fare in fretta, perché saremmo dovuti arrivare puntuali. Quella situazione mi turbava ma elettrizzava allo stesso modo, e per l'occasione quindi decisi di indossare l'unica cosa che mi era rimasta in valigia adatta a qualsiasi occasione, ovvero un tubino nero a manica lunga con un profondo scollo a V sul davanti. Giusto per sistemare un tantino i capelli che avevo deciso di lasciare sciolti, arricciai qualche ciocca col ferro per creare un po' d'armonia nel complesso generale, un filo di trucco nero per accentuare il verde dei miei occhi e fui pronta.
Al contrario, non seppi resistere al look di Tom!

Quando varcai la soglia del bagno, lo ritrovai intento ad annodarsi l'ultima scarpa, e quando si rimise in piedi restai incantata per quanto fosse bello nonostante avesse optato per un "classico", ovvero pantaloni neri e camicia bianca.
Per quanto a me facesse sempre lo stesso effetto anche con indosso una semplice t-shirt e lo sai, quella sera come la precedente, vidi nei suoi occhi l'effetto che io procuravo a lui quando mi trovava "bella più del solito", e la cosa mi mandò in escandescenza!
Quando domandai a Tom se il mio outfit andasse bene per il posto in cui voleva portarmi, lui in risposta, mi si avvicinò cingendomi per la schiena accostando terribilmente i nostri corpi, con sguardo famelico poi, dopo aver lasciato una piccola scia di caldi baci sul mio collo, ed aver espresso il suo apprezzamento, mi disse che se continuava ad osservarmi ancora un altro po' saremmo arrivati sicuramente in ritardo.

Era già bramoso di me... la reazione nei suoi pantaloni quando i nostri bacini si sfiorarono fu più che evidente, e la cosa mi lusingò. Era da una vita che non mi sentivo più desiderata in quel modo, che non ricordavo cosa significasse venir letteralmente mangiata con gli occhi, che non sentivo lo stesso fuoco ardere anche in me!
Dopo averlo scherzosamente allontanato definendolo un adulatore, col viso ancora in fiamme, lo presi per mano trascinandolo in fretta via da quella stanza, che poteva rivelarsi ancora una volta il luogo perfetto in cui cadere in tentazione.

Ed ora arriva il momento più bello che posso custodire e conservare nelle tue pagine: non perché in precedenza non sia accaduto qualcosa di speciale, ma perché voglio poter ricordare questo come il dolce epilogo della storia con Tom, visto che i momenti che seguiranno saranno esclusivamente dal sapore triste e amaro...

Erano circa le 19:00 quando lasciammo l'albergo, e mi stupì il fatto che Tom volesse cenare così presto ma non diedi molto peso alla cosa, dopotutto avevamo fatto solo un brunch e decisamente molta attività fisica, quindi la fame iniziava a farsi sentire anche nel mio stomaco. Stava quasi tramontando il sole quando il taxi ci lasciò nei pressi di un molo, dove ad attenderci c'era una splendida nave pronta a salpare sulle sponde del Moldava.
Non potevo crederci: una minicrociera al tramonto, lungo tutto il fiume della città seguita da una splendida cena a lume di candela, con tanto di area riservata!
Ricordo lo stupore, quando in attesa di essere imbarcati insieme agli altri passeggeri, guardai Tom che con aria soddisfatta aveva già alla mano i documenti pronti, aggiungiamoci che al crepuscolo era bello come un dio, con le ultime luci del sole che gli sfumavano i capelli in un leggero color rame e con quegli occhi lucenti...
Quando aveva pensato a tutto? Non riuscivo a capacitarmene!
Eravamo sempre stati insieme in quegli ultimi giorni e non mi ero mai accorta di niente! Come al solito era riuscito a sorprendermi ancora una volta... il mio Tom, il mio dolce e splendido Tom.
Forse sbaglio a chiamarlo così, in effetti ora è un appellativo che non posso più attribuirgli, ma almeno in questa pagina voglio ricordarlo come "mio" un'ultima volta.

Strinsi forte la sua mano quando arrivò anche il nostro turno, ero troppo emozionata all'idea di navigare sulle acque di quella magnifica città, il cuore mi batteva a mille: la sorpresa inaspettata, la nuova avventura che avrei vissuto, l'atmosfera che c'era a bordo di quella splendida imbarcazione, e l'idea di avere ancora un bellissimo ricordo di un'esperienza vissuta grazie a lui, e soprattutto con Lui!

Non appena salirono tutti, il battello partì.

Con le prime luci a ravvivare la sera, ricordo la bellezza di quello scenario che seppur visto in diverse occasioni e in molteplici momenti della giornata, mai avevo avuto modo di ammirare da quella diversa prospettiva.
I monumenti storici che si potevano osservare completamente illuminati, il bagliore delle case, delle vie, i chiaro scuri che c'erano tra i ponti che attraversavamo... uno spettacolo!
L'unico rammarico fu quello di aver lasciato il cellulare in albergo, e non aver qualche foto in più se non quelle poi passatemi da Tom. Quante ne avrei fatte!

Avrei tanto voluto immortalare ogni singolo paesaggio, ogni singolo momento... a saperlo, mi sarei organizzata diversamente, ma chi avrebbe mai pensato ad una tale sorpresa?
Convinta che saremmo andati, sì in qualche posto carino, ma nulla che fosse così eclatante quanto una cena su di un battello al chiaro di luna, decisi di non volerne sapere di niente e di nessuno: avevo già avuto una giornata abbastanza carica di alti e bassi, quindi staccai la spina dal mondo esterno, godendomi a pieno tutto ciò che la sola compagnia di Tom potesse offrirmi!

Come su in mongolfiera, durante l'intera traversata Tom era lì alle mie spalle, a stringermi in un dolce abbraccio e a riscaldarmi al tempo stesso col suo corpo. La brezza serale iniziò ad infreddolirmi e non avendo portato un soprabito con me, ci pensò lui a porre rimedio, e col mento poggiato sulla mia spalla sinistra, dopo avermi chiesto più volte se mi stesse piacendo quel breve tour, non fece che sussurrarmi dolci parole all'orecchio, alternandole a teneri baci sul collo o sulla guancia. A completare quello scenario già suggestivo di suo, ci fu anche la musica dal vivo ad intrattenere piacevolmente con un melodioso sottofondo gli ospiti di quel battello e a rendere anche il momento della cena, un'esperienza veramente memorabile.

La riservatezza del personale, la tranquillità che c'era a bordo, l'intimità che riusciva ad esserci tra i singoli commensali e l'atmosfera creatasi al bagliore di quelle luci che facevano da cornice, resero quel posto un luogo quasi magico, come se fossimo sospesi per qualche ora in un'altra dimensione, in un mondo solo nostro.

Erano state tre ore o poco più di una serata veramente favolosa, romantica e spensierata ma perfetta, che non poté finire in modo più bello se non con un dolce bacio al chiaro di luna, quasi a voler ricordare ancora una volta quel "primo" bacio datoci a Firenze, quasi come a suggellare l'inizio e la fine di quello che ora è solo un tenero ricordo.



ANGOLO AUTRICE

Ed eccoci tornati con un nuovo capitolo! È passato un po' di tempo ma ho preferito far passare la fine delle vacanze estive in modo tale da poter riprendere come si deve! 😊

Vi erano mancati? Come vi è parso questo capitolo?🙃
Aspetto di risentire i vostri commenti al riguardo❤️

Ormai ci stiamo avvicinando sempre più al gran finale, ma non posso non ringraziare come sempre ElisaReggiani per i suoi grandi capolavori che arricchiscono piacevolmente ogni volta i capitoli di questo romanzo! ❤️

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