Se lanci il cazzo di sasso, la mano poi non la nascondi
Cassie
Arrivano a volte quei momenti fortunati nella vita in cui, le cose, dovrebbero andare in un determinato modo. Ti dici che appunto dovrebbero andare solo in quella maniera che sembra essere ormai prestabilita, e tu, lo sai per certo. Non puoi fare altrimenti se non ripeterti che non ci sarebbero altre vie in cui i fatti potrebbero susseguirsi, se non in quella più prevedibile e lampante.
Come quando sembra tutto così chiaro come il sole e ti dici che, a quel punto, bisogna solo accomodarsi e aspettare che succeda.
Ma no. La vita di ragazza abbandonata a se stessa che conduco è infame e non mi ha riservato quel trattamento che ogni essere pensante avrebbe dato per scontato di ricevere.
E quanto ho sbagliato io, a dare per scontato anche una sola virgola, di tutto questo?
La risposta non è quantificabile su una scala di poco, molto o abbastanza.
La risposta bastarda è che nella mia vita -- e per puro caso -- ci è inciampato Harry Styles.
Harry Styles, che ha la mia bici nel cofano.
E che, a quanto pare, doveva essere sorprendente anche in quest'occasione. Come? Semplicemente non restituendomi la bici. Rettifico: disinteressandosi totalmente a me e alla mia stupida bici. E questo è quanto.
E poi, ovviamente, io ho passato l'ultima settimana e oltre a dirmi che Cassie? Ha una vita, ha troppi anni per ricordarsi di una bici in un cofano, e ne ha altrettanti per deporre l'importanza che avresti riposto tu in quel piccolo gesto sfuggevole di un mancato contatto.
Quanto è vero, questo? Harry ha troppi anni, per me... Io sarei dipendente ed esaltata da ogni insignificante suo gesto o moina. Mentre lui, probabilmente, quello stesso movimento per il quale io potrei impazzire, lo ha già visto fare centinaia di volte. Il tutto (perché le ciliegine sono sempre il tocco finale a coronare quelle pessime torte sfornate malamente) accompagnato da, semplicemente, me. Che sono un disastro: mia madre mi ha spesso ribadito che, se si è consapevoli di possedere un problema, si può poi sfuggirne e gestirlo al meglio. Magari ridendone, persino. Mi ha ripetuto spesso che a tutto c'è un rimedio e che volere è potere.
Ma con me non funziona in questo modo: sono infatti perfettamente cosciente di essere timida e insicura, di nutrirmi di dubbi e incertezze praticamente per tutto il giorno e da sempre. So che il mio problema è la timidezza e l'insicurezza, che mi fanno masticare solo parole casuali e di poco valore non appena si tratta di avere a che fare con un ragazzo, ma questo non riesco a combatterlo. Continuo a risultare tremendamente timida, quando si tratta di interloquire con qualcuno che mi interessa.
E, di solito, sono ragazzi della mia generazione a interessarmi.
Ma adesso si tratta di un uomo. Ho quindi deciso di essere accondiscendente a ciò che lui mi ha offerto, ovvero: il nulla.
Sono sparita anch'io e non l'ho più visto al locale perché non si è fatto vivo per l'intera settimana.
E sono stata disinteressata quanto lui... Non che io abbia imparato a memoria quelle sei miserabili foto che tiene sul suo profilo Facebook, non che ne abbia salvata una sul cellulare e non che abbia spizzato senza sosta tutti quegli utenti che gli hanno postato sulla bacheca, in passato, degli auguri per alcuni eventi.
Il ringraziamento, il Natale, il suo compleanno.
Il suo compleanno...
Primo febbraio 1983. Bene, adesso chi se lo scorda più.
In ogni caso mi sono davvero sentita patetica, ma non ho tentato di fare altro se non lavorare (come al solito) nel fine settimana e provare a distrarmi con delle stupide passeggiate o attimi al sole della Florida, accompagnate dai miei auricolari o dalla presenza di Niall. Presenza talvolta inopportuna, ma pur sempre piacevole.
Chiaramente è anche l'unico che continuo a sentire durante l'estate, ed è così ormai tutti gli anni. Payton è uno di quei visi che sembra sparire esattamente dopo l'ultima campanella di quei stressanti nove mesi passati ad arrancare tra orari indecenti, compiti e, soprattutto, persone.
"--Penso di averne davvero bisogno, sto lavorando troppo ultimamente." Mi richiama la voce di mia madre, appena sotto lo scrosciare dell'acqua e il suono della canzone che sfuma dopo essere terminata.
"Mamma, smetti di parlarmi quando ho le cuffiette. Sento neanche la metà del discorso! Che ti serve? E poi come mai tutti questi turni, ultimamente?" Lavo via il detersivo dal cucchiaio ancora macchiato di cioccolato.
"Dicevo," Sbuffa, "Che mi serve un massaggio o qualcosa del genere. Ho male alla schiena perché sto lavorando parecchio. Appunto, sono stanca. Se solo però la smettessi, con quel frastuono perenne nelle orecchie tu..."
"Frastuono, certo. Uffa." Se solo sapesse quanto sono grata e riconoscente, a quel frastuono.
"Non dirmi uffa." Mia madre, quella scellerata, arriccia il naso scimmiottandomi.
Sorrido e mi avvicino. "Mamma ti devi prendere una pausa. Devi fare qualcosa per te e magari dovresti farti una lastra alla schiena o qualcosa del genere. Non lo so, sei tu l'infermiera qui." Scherzo e le rubo la tazza ancora fumante dalle mani. "Ti adoro quando ci aggiungi il gelato, nel caffè. Sei la mamma migliore."
"Tesoro," Mi schiocca un bacio sui capelli, "La mamma è stata talmente brava con te, che ti ha fatto anche due manine, sai? Ci vuole poco a metterci del gelato nella tazza. E lì c'è il caffè." Scoppia a ridere e si appropria nuovamente di ciò che le ho rubato, uscendo dalla cucina in cui mi annoio a lavare i piatti.
Abbandono la mansione di Cenerentola e cerco altro gelato nel freezer. Esasperata, annoiata e tremendamente sola (come al solito), porto con me il gelato e il cellulare fuori in veranda e mi siedo sulla ringhiera, coi piedi nudi su di essa e la schiena appoggiata a una delle colonne portanti.
Dopo aver terminato la vaschetta di gelato smanetto col mio Samsung e alla fine mi ritrovo sul profilo di Harry, nel quale però, come ogni giorno, non c'è nulla di nuovo.
E come tutti i giorni ho la forte tentazione di scrivergli per sapere che fine abbia fatto la mia bici. Ma stringo i denti, sospiro e torno sulla home di Facebook.
Niente di nuovo.
Apro la piccola barra per i post e digito:
Com'è che si ammazza il tempo?
Emetto un nuovo sospiro di pura apatia. Il suono del post che viene pubblicato accompagna il frusciare delle foglie in giardino.
E poi, dopo appena qualche secondo, un nuovo cinguettio. Ma proviene dal mio telefono questa volta e ha lo stesso suono fastidioso della chat di messenger.
Un nuovo messaggio. Non voglio aprirlo, ma c'è la sua foto nella minuscola icona che mi avvisa di avere un suo messaggio. Apro il bollino minuscolo con la faccia di Harry Styles e quasi non cado dalla ringhiera mentre leggo.
Avrei qualche idea su come ammazzare il tempo. Mi annoio anch'io, oggi. Posso ammazzarlo con te?
Non l'ha scritto davvero.
L'ha fatto? Lancio un gridolino e le mani iniziano a sudarmi. Il cuore vuole esplodermi fuori dal petto, già oppresso dalla straziante sensazione di non essere abbastanza neanche per una risposta decente, ma ci provo e digito.
Il fatto di non avere un mezzo per muovermi non aiuta nell'impresa di non annoiarmi :)
La chat dice che è attivo e sorrido mentre invio, perché la spunta che appare con immediatezza è un chiaro segnale che lui è lì, con la finestra della mia chat aperta, in attesa di una risposta.
Ecco che ci stava a puzzare di gomma. La tua dannata bici mi ha impregnato la macchina di un brutto odore di ruote, Cassidy.
Uhm. Avresti potuto toglierla da lì. O, sai, restituirmela?!
Non mi lascio scappare l'occasione di una frecciatina.
Hai ragione, ma il mio invito per oggi è ancora valido. E non mi hai risposto. Nel caso in cui tu ancora non sappia come uccidere il tempo -
Sta digitando, non mi piace che spezzi i messaggi. Mi fa venire l'ansia.
In quel caso, sono reperibile tutto il giorno. Almeno ti rendo questa bici e la mia macchina tornerà al suo originale odore buono.
Devo ammettere che il suo modo di scrivere messaggi si è leggermente ammorbidito. La formalità che ha usato la prima volta sembra essersi ridotta e questo mi fa davvero piacere. Tanto da ridacchiare e probabilmente, arrossire come una cretina.
Dopo il suo messaggio so bene che tocca a me sporgermi un pochino, quindi mi sforzo di digitarne uno che non risulti patetico ma che suoni anche un invito.
Sono libera in mezz'ora, ti aspetto. Se hai preferenze, indicami dove vuoi che ci incontriamo.
Troppo sfacciata? Dio mio, impazzirò a causa di quest'uomo, lo so.
Sei talmente pazza da pensare che ti farei camminare sotto il sole e in pieno pomeriggio? Arrivo da te in mezz'ora.
E il cuore mi palpita. Arrivo da te è qualcosa in grado di farmi sognare, ed è infatti ciò che faccio in quella mezz'ora. Vola in un attimo, mentre fisso i miei piedi nudi sulla veranda. Quando scorgo il suo Range salto nei sandaletti di cuoio e sistemo meglio gli shorts sulla vita.
Risucchio l'aria con l'angoscia che mi ostruisce le vie aeree e faccio una veloce capatina in casa per osservarmi nello specchio in soggiorno.
"Cass, dove vai?" Ovviamente, mia madre, deve stare in casa nell'unico giorno in cui Harry sembra interessato a vedermi.
"Niall mi- aspetta al bar che fa angolo, facciamo due passi, credo. Tu ti riposi tutto il pomeriggio?"
"Esattamente, starò sul divano tutto il giorno. Ho male alla schiena. Tu divertiti, leprotta."
Mia madre, sorvolando su suoi nomignoli, non si accorge mai quando mento. O forse se ne accorge ma finge di non farlo, che tanto sa bene quanto io abbia bisogno di trasgredire un po' di più nella vita e comportarmi da normale adolescente. È probabilmente anche per questo che non è mai in ansia a lasciarmi sola così spesso, si fida di me e basta. Sa di quanto io sia responsabile e, inutile dirlo, si è accorta anche di quanto io sia sola; sapere che esco per svago le fa tirare un sospiro di sollievo.
Dopo averla liquidata, in un sospiro profondo arrivo all'auto.
"Tieni," C'è Harry di fronte a me, con una mano nella tasca dei jeans attillati e l'altra stretta sul manubrio della mia piccola bici.
Ha una camicia bianca con le maniche ammassate disordinatamente fin sopra i gomiti. Sembra fresca, ed è larga è sottile. Tanto da far scorgere in trasparenza l'inchiostro scuro di tutti quei tatuaggi suo corpo.
"Grazie! Un secondo, la porto dentro." Sorrido, ma mi muore l'espressione che cerco di mantenere rilassata nel momento in cui il suo viso diventa confuso.
"Dentro? Perché?"
"Beh, ehm. Vuoi rimanere qui davanti al mio cancello?" Faccio un passo indietro, incerta.
"Oh, no, ovvio che no. Ma tu, mi seguirai in bici. No?" Dice, totalmente insofferente.
Ed è difficile mantenere il respiro naturale quando non capisci cosa stia accadendo e cosa c'è da dire o fare. "Eh?" Emetto un verso quasi disperato, lui scuote la testa, poi sbuffa e mi da le spalle col viso contorto in un sorriso un po' stupito ma imbarazzato.
"Tutta d'un pezzo, come pensavo... " Riflette. "Ti devi sciogliere! Io scherzavo, bimba. Ti aspetto in macchina, tu posa quella cosa."
Mentre effettivamente mollo la bici appena dietro il cancelletto, realizzo che l'appellativo che mi ha affibbiato non sia poi così lontano dalla realtà. Oltre a provocarmi uno strano effetto è sconfortante sapere che, vicino a lui, sono per davvero solo una bimba.
Il tragitto in macchina ovviamente risulta essere un botta e risposta di Dove andiamo e Non preoccuparti. E questo è quanto, oltre al brusio della radio, fin quando -- dopo venti minuti buoni di parole sussurrate a mezza bocca -- la sua serietà e concentrazione e tutto il mio pentimento per essermi buttata a capofitto in qualcosa di troppo grande rispetto alle mie piccole spalle, "Volevo proporti una camminata. Ma forse non è il caso. Sembri troppo tesa, ti devi rilassare Cass."
Detto questo parcheggia e scende dal veicolo per prendere un grande telo dal retro della macchina. Solo a quel punto mi rendo conto di essere appena davanti al recinto confinante a uno dei verdissimi e immensi prati di Conway Forest, una sorta di agriturismo. Questo è solo uno spiazzo con qualche albero ed è stupendo, mi chiedo come possa essere il resto della riserva naturale.
Lo guardo invitarmi a seguirlo, mentre stende sul prato -- sotto l'ombra di un albero -- il grande telo.
"Prego, prima le signore."
Sorrido, ancora più pentita di prima per aver scelto di vedere Harry, e mi siedo educatamente. Sono un fascio di nervi, maledizione.
Imita i miei movimenti, durante i quali non fa altro che tenere lo sguardo fisso sul piccolo ruscelletto in lontananza. È davvero magnifico, tutto questo, ma lui quasi stona col resto della visuale; nonostante i suoi occhi color foresta siano adeguati al contesto, il resto di lui è troppo, semplicemente troppo per starsene seduto e rilassato su un prato.
"Allora, Cassidy." La sua voce fende l'aria arrivandomi pungente a colpirmi il petto, alimentando il mio cuore che prende a battermi ancora più forte... "Non ho niente da mangiare, o da bere. Ti offrirei qualcosa ma non c'è neanche un punto ristoro qui nelle vicinanze-"
"Stai- sta' tranquillo. Figurati, non devi." Sorrido, ma la sua espressione s'indurisce leggermente.
"Non avevo finito, Cass. Dicevo che ti offrirei qualcosa, perché i tuoi appuntamenti forse sono così e, alla tua età, è la prassi. Sei sicuramente abituata a questo genere di attenzioni, e soprattutto presumo che gli adolescenti siano predisposti alle, hm, prime volte. Al tenersi tutto dentro per timore di scoprirsi troppo, perché probabilmente sarebbe rischioso e pauroso mostrarsi per quel che si è e quel che si prova. Al guardarsi senza farsi notare, ma mangiandosi con gli occhi. A... A spogliarsi con l'immaginazione." E, i suoi occhi, corrono su di me, completamente privi di pudore, mentre china la testa di lato e sorride sghembo. "Non è vero?"
"Harry, io... Sì, penso tu abbia ragione però- Dio mio." Sospiro e cerco di restare lucida: non voglio che termini il suo discorso perché mi fa estremamente paura e mi mette davvero in imbarazzo, non voglio che mi faccia esplodere dalla testa quell'avanzo di ragione e coscienza che mi è rimasto. Sono in preda a una crisi e lui non lo sa. O forse sì.
"Il senso è che, Cassie... io non posso semplicemente avvicinarmi e baciarti. O toccarti. Lo capisci, questo? E invece io solitamente sono abituato a farlo. Ma ora, con te, io non potrei. Non spontaneamente comunque, perché sei acerba e non ho ancora avuto una tua sorta di autorizzazione, ma io lo vedo bene cosa vuoi; sei così trasparente. Nella mia vita -- in quella sentimentale intendo -- la normalità è volere è potere. Nel tuo mondo invece, in questo caso, sei solo spaventata da tutto questo. Ma volevo parlartene Cassie, perché mi stai fissando le labbra mentre ti parlo e hai sussultato, quando ho alluso al mio desiderio di volerti baciare. Hai il petto che tremola e gli occhi stanno per riempirsi di emozioni liquide, perché non ci sei abituata, o almeno credo sia così, ma in ogni caso è ciò che vedo."
Non mi ricordo più come si faccia a respirare correttamente.
"E non sai quanto mi faccia impazzire, capirti, vederti attraverso, ma non poter sporgermi un po'."
E sto per andare in iperventilazione.
"Ma non posso prendermi certe libertà, e non mi piace stare a fare l'adolescente -- che non lo sono -- mandandoti dei segnali di interesse o dei messaggini attraverso un social." Il suo viso sotto il sole è stupendo ed etereo, mentre si sbilancia a dirmi tutto ciò, ma le mie palpebre si serrano da sole; mi pesano improvvisamente cento chili. Forse perché una confessione tale, oltre a non averla mai e poi mai ascoltata, non me la aspettavo di certo.
Spontaneamente e senza poterlo controllare, sorrido: un sorriso incontenibile, vero, emozionato, tremante e che mi deturpa la faccia tremendamente, ma io sono qui davanti a questi due fari verdi che cercano in modo invadente di insediarsi nei miei occhi, senza pietà e senza alcuna delicatezza, come fossero pezzi di vetro un po' consumati -- come quelli di quel verde ormai opaco che trovi sulle spiagge più vissute.
Prendo un respiro e raccolgo tutto il mio coraggio, ma la mia voce esce fuori alterata dalla carrettata di emozioni che sto provando: "Mi dici se sei pazzo o no? Perché non puoi pretendere che io reagisca normalmente o da adulta, a te, a tutto questo. Se è ciò che ti aspettavi, se ti aspettavi una reazione da adulta, non la riceverai. Perché in questo momento mi viene da urlare. Ma giuro che mi sto trattenendo." Cerco di nascondermi dietro alcune ciocche di capelli durante la mia più sincera confessione, perché ho i pensieri talmente annebbiati che a questo punto, probabilmente, mi conviene puntare sull'onestà.
"Lo vedo, che cerchi di trattenerti." Porta la mano destra alle sue labbra, stuzzicandole. "Sembri star per esplodere, scricciolo. Ma sta' tranquilla, non serve una reazione da adulta -- come la chiami tu -- o troppi convenevoli inutili. Perché nel mio mondo, a questo punto, non si parla e ci si bacia."
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