Pelle rovente, da necessitarne un po' di più

Harry

Non riesco e non posso starmene qui a guardarla. L'infinità di ragioni che mi cementano i piedi nel mio pavimento di casa sono a dir poco vincolanti. E sono innumerevoli: elencarmele nuovamente nel cervello non serve davvero a un cazzo. Non posso pretendere di crederci sempre un po' di più e solo perché mi ostino a ripetermi tutti quei motivi per cui dovrei abbandonare l'idea di toccare e baciare ancora – e in modo meno inibito – questa ragazza.

Comincio a incolpare il mio strano senso di concezione della vita che, probabilmente, va al contrario; ne sono quasi del tutto certo. Il fatto di dover lottare per non considerare tutti i deplorevoli pensieri che sto cercando di sopprimere da quando ho incontrato Cassie, me ne dà la certezza. È notevole come, io, da sempre fautore delle donne in età un po' più avanzata rispetto alla mia, adesso sia curioso di vedere oltre gli occhi di una ragazzina.

Lo stronzo di Zayn mi ha già accennato quello stupido slogan: Harry, mi ha detto, hai presente quel detto Cresci bene che ripasso? L'uomo che lo inventò era un disadattato e vecchio scapolo come te. Fatti una cazzo di famiglia, da' un nipotino a quella santa di tua madre. Che poi ti bevono le guardie, sennò.

Quanto mi fa incazzare? Cresci che ripasso un paio di palle: non è semplice reprimere un'intensa attrazione. Non è come mettere da parte un gruzzolo sotto il materasso per tirarlo fuori dopo qualche anno, solo perché poi sarebbe stato il momento giusto.

È come un tornado di desiderio e tentazione a spazzar via ogni briciolo di buon senso che – in oltre trent'anni di vita – si presume io abbia ormai acquisito. Ma è più che evidente non sia così.

Probabilmente è colpa di come io abbia costantemente usato il mio tempo a stare con donne più mature di me; se non possedevano almeno cinque anni in più, non ero contento. E quanto mi piaceva fare il grosso coi miei amici all'inizio. Quanto amavo andare da Zayn e raccontargli di come mi fossi appena scopato una venticinquenne, quando io ne avevo a mala pena diciannove.

All'inizio erano solo occasioni che avevo di rado, fin quando piano piano, ho iniziato a intrattenermi un po' più tempo del dovuto con tutte quelle donne, che però non sembravano affatto dispiaciute del piccolo Harry. E quanto volte ci hanno tenuto a sottolineare il concetto che Harry, di piccolo, non aveva proprio nulla.

Ma comunque, eccomi qui, a regredire piuttosto che ad attuare lo straordinario processo del progresso, appunto.

Dovrei essere in quella fase in cui cerco di costruire qualcosa di concreto e magari crearmi una famiglia, perché è questo bisogno che dovrei cominciare a percepire. Ma la realtà è che ho bruciato le teppe, ho consumato ogni attimo possibile, bevuto tutte le mie possibilità fino a farmele andare di traverso e strozzarmici, ho fumato e sniffato via ogni esperienza che la vita mi ha concesso e ora sono l'uomo che sono. E andrebbe pure bene, essere quest'uomo. Peccato che riflettendoci, sembra di vitale importanza necessitare di questo nuovo sapore giovane e ancora inesplorato, quella che sembrerebbe, attualmente, un'allettante esperienza. Gli innumerevoli visi truccati e con qualche ruga delle donne che ho avuto in passato mi ostruiscono i pensieri per un minuto buono, ma poi Cassie sorride mentre tiene ancora le mani nelle mie, ma non so bene perché io le abbia strette così.

Mi fermo a osservarle con attenzione: sono piccole, leggermente paffute, con le unghie nude, senza alcun rosso fuoco o color vinaccia a ostruirne la respirazione. Come avevo già notato ha le pellicine tutt'intorno e non porta accessori o bigiotteria, fatta eccezione per un elastico per capelli – prettamente rosa e con decorazioni più scure – intorno al polso destro.

"Hai le mani da ragazzina."

Ed è perché lo è, Harry.

Comunque Cassie non risponde, mi guarda e basta ed è bellissima. Come può essere così bella? Come può essere tanto intenso e dolce il suo sguardo, allo stesso tempo? Come può essere tanto chiara e bollente, la sua pelle?

Bianca ghiaccio ma rovente come l'inferno.

Potrei non saper fermare più i miei quesiti, maledizione, e tutti questi elogi alla sua pelle mi stanno intasando la ragione. E in tal caso, le inibizioni non servirebbero più a molto e non posso permettermi di cascarci. Che altrimenti mi viene in mente Zayn a ricordarmi che poi mi bevono per davvero, le guardie.

Non posso semplicemente continuare a giustificarmi in questa situazione. Sto spudoratamente marciando sulla stronzata del mio passato e di quei piccoli piaceri dei quali mi sono privato a tempo debito, come – tanto per dire – il meraviglioso piacere di possedere il piccolo e giovane corpo di una ragazza della mia stessa età (all'epoca...).

"Ti porto a casa." Stringo la presa intorno alle sue mani ancora una volta ed è semplicemente perché non riesco a evitarlo. La osservo con lo sguardo di chi non vorrebbe realmente portarla via, perché sarei davvero tentato di farle un'infinità di domande sul suo conto pur di distrarmi da questo desiderio che sento, ma direi che ho osato già abbastanza con quel bacio sul polso.

Non ho neanche ben accolto la sua reazione di quel breve istante. Per quanto ingenua e trasparente resta ancora una ragazza poco indulgente, quando si tratta di farsi capire. Non si concede! Non concede quasi nulla, di sé.

E – Cristo santo – questo mi farà ammattire.

"Sì, ti ringrazio, alle sei devo anche attaccare al locale."

Cazzo, il lavoro. Io ho dei pazienti oggi. È tutta colpa dell'ambra liquida nei suoi occhi, se mi fa dimentico di avere altri impegni.

"Già. Ti porto a casa!" Ripeto a voce più alta, trascinandola verso l'uscita di casa dal piccolo polso.

*

Ho avuto il tempo necessario per portare una silenziosa e marmorea Cassie a casa e senza prendere tutti i semafori rossi – solo alcuni – a differenza del viaggio di ritorno alla Wellness; in compenso ho preso entrambi i miei appuntamenti per tempo e adesso ho bisogno di riposare e di un massaggio come si deve. E ho bisogno della pinta di consolazione di fine giornata; prendo il telefono e compongo il numero di Zayn.

"Sì?" Risponde secco.

"Dove sei?" Non mi sforzo di sembrare cordiale e positivo, non lo sono affatto.

"Sto uscendo dall'ufficio. Sono in macchina, praticamente. Che ti serve, 'sta volta?"

"Oh, ma che stronzo!" Mi infastidisco, "Non mi serve niente, ti volevo proporre una birra, un aperitivo, qualcosa. Sono in macchina anche io e ho appena finito con l'ultimo appuntamento."

"Ultimamente fai lo stronzo, quindi lo sono anch'io," Risolve. Lo immagino fare spallucce, "Quelli del golf club vanno al bar nuovo in centro. Capito quale?"

"Sì, ho capito. Ma voglio andare al Flavour. E comunque la cena con quelli del golf club l'abbiamo fatta ieri. Ci facciamo una bevuta con Dan, eh?" Lo persuado.

"Il cazzo, tu vuoi solo startene lì a fare il pedofilo!" Si mette a ridere dopo aver detto quella porcata.

La fa facile, lui. "Mi stai sulle palle, oggi."

"Finalmente sai cosa provo io ogni giorno della mia vita. Uhm, facciamo che ti aspetto lì tra, hm- un quarto d'ora, a dopo."

Lo stronzo (ultimamente mi riesce difficile non apostrofarlo in questo modo) chiude la telefonata senza salutare, ma non che sia un problema. Piuttosto mi sbrigo per arrivare al Flavour e per trovare un parcheggio vicino l'ingresso del locale. Quando scendo dall'auto trovo Zayn che fuma una sigaretta, appoggiato al grande vaso a fianco lo stipite della porta.

"Me ne offri una? Le ho lasciate in macchina." Non lo saluto, come ha fatto lui prima.

"Non solo stronzo, sei pure scroccone." Lo ringrazio ignorandolo, perché la sigaretta me la offre.

"Quindi spiegami un po' questa storia, sarei uno stronzo perché...?" Accendo mentre Zayn butta fuori il fumo per rispondermi.

"Lo sei a prescindere," Sorride, "E poi Harry, stai facendo lo stronzo. Che cazzo di fine hai fatto? Se non fosse stato per la cena con quelli del golf eri sparito dalla faccia della terra." Non sembra davvero interessato a questo, anche perché sono stato io nello specifico a organizzare la serata di ieri. Io e Zayn comunque siamo amici da anni e sa quando prenoto un tavolo solo per guardare la cameriera. Lo conosco troppo bene per non sapere che lo ha capito, inoltre è troppo orgoglioso per non farmi presente qualsiasi stronzata.

E poi, deve pure essere petulante con qualcuno a fine giornata, e spesso mi tocca.

"Non sapevo di avere una ragazza, piccola Zee!" Rido a sue spese, mentre la sigaretta mi si consuma tra le dita.

"Sai che intendo, coglione. Entriamo, che altrimenti cambio idea e ti mollo qui." Scuoto la testa mentre lo seguo dentro il Flavour; mi guardo intorno alla ricerca di una Cassie che non riesco a trovare.

"Allora, te la sei scopata alla fine la ragazzina, razza di pedofilo pervertito?"

Sarebbe davvero così estremo, puntare a un minimo di discrezione?

"Te lo giuro Malik, ti odio proprio." Stringo i pugni avidamente, altrimenti rischierei di aprirgli la testa in due. Sa bene quanto questo comportamento mi faccia incazzare.

"Cazzo fai, ora te la prendi? Avanti, Harry, illuminami: dimmi che discorsi ci faresti con una ragazza che non ha neanche diciotto anni! Di che ci parli? Come argomenteresti?" Punta i palmi verso di me, in attesa di una risposta. "Quindi? Tu gli racconti che devi andare a pagare l'assicurazione dell'auto e lei- cosa? Ti racconta la sua giornata a scuola? Che la professoressa l'ha messa in detenzione? Che poi probabilmente neanche ci finirebbe in detenzione. Cioè, guardala. È la classica ragazzina obbediente." Solleva il mento in una direzione ed io lo seguo con lo sguardo.

Ed eccola, sta parlando con alcune colleghe appena dietro il bancone.

Ignorare il discorso di Zayn, comunque, non è sufficiente. Perché poi lo stronzo aggiunge anche: "Smetti di fissarla."

"Guarda che niente e nessuno mi vincola dal terminare la nostra amicizia qui, e ora. Smettila tu di giudicare, coglione." Sto nero, ma davvero. "Ti ricordo che anche tu hai avuto la tua buona dose di relazioni indecenti, Zayn."

"Sì, beh. Acqua passata, adesso dovresti solo pensare a farti qualcuno della tua età."

Non faccio in tempo ad assimilare la frecciatina per poter rispondere che Dan ci nota.

"Ragazzi, che piacere. Vi accomodate? Non state lì impalati! Julia," Dan si volta rivolgendosi alla ragazza bionda, "Per favore, prendi l'ordine a Zayn e Harry?"

Ed ecco quei girasoli – che volevo tanto poter contemplare – volare finalmente su di me esattamente nell'istante in cui Dan pronuncia il mio nome. Le sue labbra si allargano in uno dei suoi sorrisi luminosi; sorrido e strizzo leggermente un occhio.

"Lo vedi? Sei un maniaco." Zayn si mette a ridere e preme le nocche sulla mia spalla in un leggero spintone amichevole.

Alzo gli occhi al cielo, esasperato. "Cristo santo, sta' zitto."

Cassie

Harry Styles mi sta ammiccando.

Harry mi ha appena fatto un occhiolino che, fortunatamente, Alexandra non ha notato. Troppo impegnata ad asciugarsi il naso e a lamentarsi per la febbre che ancora non si è scrollata via.

Lui si siede con quell'uomo attraente di ieri a un tavolo che non riesco a scorgere bene da qui dietro al bancone. Perciò la mia serata lavorativa passa, ma ho un groppo in gola tutto il tempo.

Non so che fare, mi viene voglia di guardare nella sua direzione ogni minuto che passa e sempre un po' di più. Ho bisogno di sapere se mi sta guardando. O se non lo sta facendo affatto.

Julia trotterella avanti e indietro tra un tavolo e l'altro, Alex fa quello che può per tutta la durata della serata ed io, essendo un pochino crudele con me stessa, non smetto di pensarci tutto il tempo. Più volte sono uscita casualmente fuori dal bancone – cosa che non è da me – fingendo di dover ripulire una vetrinetta sporca o di dover sgranchirmi le gambe...

Sono patetica e mi sono sentita tale per tutto il tempo.

Mi chino appena dietro al bancone per riempire la lavastoviglie coi bicchieri sporchi. "Che hai, questa sera?" Sento la voce di Julia ma non posso vederla, "Menomale che tra poco iniziamo a chiudere. Mi sembri su un altro pianeta, Cassie." Aspettavo da tutta la sera che qualcuno mi riprendesse, e, infatti, mi sono preparata una risposta all'occorrenza: abbandono quella posizione scomoda per guardarla, alzandomi. Faccio per parlare ma la mandibola mi arriva al pavimento quando capisco cosa sta per accadere.

"Ha bisogno di distrarsi un po', forse." Harry è alle spalle di Julia, la sua voce fa un certo effetto su di lei che strabuzza gli occhi, incatenandoli ai miei. Cristo Iddio simula con il labile, appena prima di girarsi e sorridere a Harry.

"Già, probabilmente." Stride. Harry le sorride ed io, imbarazzata per lei, poggio la mia fronte sul palmo.

"Rimediamo, allora." Il sorriso di Harry e tutto ciò dice, che fa o al quqle allude mi fa sentire caldo, molto, ma cerco di convincermi che è a causa del calore proveniente dalla lavastoviglie aperta.

Lo sguardo di Julia e il risolino insensato che emette sono un chiaro segnale che anche lei è ormai in difficoltà.

"Quindi," Ed ecco anche il moretto che poggia un bicchiere sul bancone, "Tu sei Cassie." Fa un sorriso e... Wow. "Sono Zayn, posso chiedere a te per averne un'altra?" Mi mostra il bicchiere.

"Sì, sono io. Certamente." Il mio sguardo slitta verso Harry che osserva attentamente il suo amico Zayn. "Sai dirmi che birra era, di preciso?"

Zayn guarda per un secondo nei miei occhi, cerco di sorridergli ma l'intensità del suo sguardo color whisky mi atterrisce. Cos'è questa storia? C'è un improvviso raduno di modelli e non lo sapevo, da queste parti?

Modelli grandicelli, ma non che sia un peccato.

"Quella ad alta fermentazione va bene. E... preferisco le bionde... " Oh, ma va? Considerando lo sguardo curioso con cui sta fissando – per l'appunto – la biondissima Julia, l'avrei potuto constatare senza alcun bisogno di specificazione.

Mentre il getto della birra alla spina riempie il bicchiere, mi sembra di sentire la voce di Harry sussurrare qualcosa al suo amico, che somiglia a un insulto seguito da un Razza d'ipocrita.

A quel punto si allontanano e tornano alla loro serata e senza più badare a me e a Julia.

Oh, ma valli a capire gli uomini.

*

Avrei disperatamente corso fino a casa subito dopo il turno, perché la stanchezza mi si stava piazzando proprio sulle palpebre. Avrei davvero pedalato velocemente per muovermi ad andare a dormire. Ma scorgendo Harry e il suo amico Zayn – ancora fuori dal locale a chiacchierare distrattamente fra loro – ho dovuto temporeggiare. Una volta fuori il locale ho salutato lo staff e ognuno si è diretto verso i proprio veicoli mentre io, stupidamente, ho temporeggiato per un po' col cellulare e con la catena della bici. E solo per cosa, poi?

Per uno stupidissimo esperimento.

Un esperimento che, nella mia testa, consisteva nell'isolarmi dalla compagnia altrui e aspettare. Aspettare pateticamente per scoprire se poi Harry si sarebbe avvicinato a me.

E l'esperimento funziona, perché dopo giusto un minuto di Cassie che indugia con la catena della sua bici, Zayn si allontana dal SUV di Harry per entrare in un altro veicolo un po' più lontano, mentre Harry – dopo essersi lisciato la sua camicia eccentrica – abbandona il supporto del paraurti sotto il suo gomito e si avvicina a me.

Riempio i polmoni d'aria per cercare la calma di cui ho bisogno. Mi volto e vaneggio, fingendomi confusa per la sua presenza.

Lui non esita un istante per sorridermi compiaciuto. "Mi stavi aspettando, eh?"

"Hm?" Cerco ancora di recitare, provo a rendere la mia espressione più convincente sperando di apparire come realmente vorrei.

Ma niente, Harry non ci casca.

Ed io non sono una brava attrice, chiaramente rimanere qui da sola per almeno cinque minuti l'ha fatto insospettire.

"Puoi dirlo Cass, stavi temporeggiando per farti offrire un passaggio. E per la seconda volta nell'arco di appena dieci ore."

Evito il suo sguardo prima di lasciare che noti il mio incisivo imbarazzo negli occhi. "Oh, ehm. Proprio no, tranquillo Harry. Ti ringrazio, ho la bici e abito molto vicino." La serratura della catena scatta con facilità mentre la stupida di Cassie s'impappina con le parole.

Mi odio, davvero tanto. Non posso mai trattenermi quando sono imbarazzata e questo succede così spesso da farmi prendere degli improvvisi giramenti di testa, a volte.

"La carichiamo dietro. Ci sta perfettamente. Avanti, andiamo. Non mi piace neanche se torni da sola all'una di notte."

Sorprendentemente la sua prepotenza non mi dispiace affatto. Prende il manubrio della mia bici con la mano destra, tenendo l'altra in tasca e la porta con sé, caricandola nello spazioso portabagagli. Come uno stupido cucciolo smarrito, lo seguo silenziosa e salgo. Il viaggio di appena pochi minuti è silenzioso: a quanto pare a Harry, mentre guida, piace stare in silenzio.

Trattengo un profondo sospiro tremante quando mi chiedo se Harry rimanga così silenzioso e controllato pure mentre guida e conduce anche altre situazioni, ma questa non sono io. Cassie non fa certi pensieri.

Dio mio, ma che mi prende? Harry Styles mi sta dando alla testa.

"Quindi hm, Harry... Grazie per il passaggio. Ancora una volta... Non avresti dovuto." Esitante, sorrido e distolgo lo sguardo. So di farlo spesso quando sono con lui e me ne pento ogni volta, perché Harry vorrei divorarlo con lo sguardo e captarne sempre un po' di più, di tutta quella gloriosa magnificenza. Però io non sono ancora pronta a starlo ad osservare per troppo tempo consecutivo, devo prendermene a piccole dosi. Altrimenti rischio davvero di imbambolarmi e non credo vada a mio favore.

Comunque sia Harry scuote la testa, "Ti ho detto che non devi ringraziarmi per certe stronzate, Cassidy." Mi sgrida, la sua voce mi fa sentire ancora più inglobata nel sedile, perché quel suono riempie completamente l'intero abitacolo.

La sua voce è paradisiaca, tanto profonda da avermi distratto sul nome che ha usato.

"Come sai il mio nome intero? Non lo usa nessuno, fatta eccezione per Miss Ward ovviamente ma- quella è una... lunga storia." Mi muoiono le parole in bocca, proprio mentre le pronuncio. Dio mio, non ci posso credere, che c'è di sbagliato in me? Non posso credere di aver tirato in ballo la mia professoressa di matematica, all'una inoltrata di un venerdì notte con di fronte agli occhi quest'uomo assolutamente provocante in tutto e per tutto. Che cavolo può importargli della mia prof?

Scuote la testa e ridacchia e- lo sapevo! Sta ridendo di me e non ha tutti i torti a farlo. Ma in ogni caso il suo sorrisetto sembra essere incuriosito, più che divertito.

Improvvisamente buca con quel verde trasparente le mie iridi impazzite, ingorde e insaziabili di lui. E questo è uno di quei motivi – questi suoi scatti improvvisi e interessati – per cui non mi soffermo mai a guardarlo con attenzione, che poi sembro incantata e sfiderei chiunque a non infatuarsi di quello sguardo curioso. Sembra incuriosito da me.

"C'è scritto sul tuo curriculum. Io e Dan ci abbiamo controllato l'indirizzo quando volevo portarti il grembiule." Strizza gli occhi e recupera la frase: "Dovuto. Quando ho dovuto portarti il grembiule."

Alla sua gaffe mi porto stupidamente una mano sul viso, a ovattare la risatina che mi sfugge con fare infantile, ma è più forte di me. Vedere Harry ingannarsi con le sue stesse parole è a dir poco comico.

"Eh, tu ridi. Io mi sento un coglione a farti da tassista e a sperare che..." S'interrompe di scatto e si porta i pugni sulla fronte e poi riapre gli occhi, guardandomi. "Scusa, non intendevo nulla di quello che tu hai capito. Credo di aver bevuto qualche birra di troppo."

E invece io ho capito perfettamente che intendeva. Non sono così idiota Harry, vorrei dirgli. L'ho capito che il ruolo di tassista lo sta incalzando unicamente per ottenere qualcosa, ma adesso non m'interessa molto di essere cosciente e giudiziosa, con questo Harry al quale sfuggono fin troppe confessioni implicite. Non m'importa nulla di essere, come al solito, Cassidy Johnson. Non voglio ragionare per bene. Non voglio che smetta di sporgersi in questo modo nella mia direzione, come a cercare il mio viso più vicino al suo.

Non voglio sfuggire da questo splendido attimo che, molto probabilmente, non avrò mai più l'occasione di rivivere, e per quanto io sia assolutamente convinta che la vita non sia fatta di attimi proprio per niente – per quanto io sia estremamente convinta che la vita sia composta di certezze e persone e che di cogliere l'attimo, a noi non dovrebbe fregarci proprio nulla – io mi sporgo verso di lui un po' di più. E provo a rincorrere questo maledetto attimo.

L'impazienza mi sta svincolando dalle mani tramutandosi in un tremolio compulsivo, specialmente nel momento in cui lui assottiglia lo sguardo e sembra ridurre la distanza ancora di più. Accompagna il suo respiro caldo con la mano, verso il mio viso. Io sto per scoprire cosa voglia dire il suo tocco sul viso e come possa essere avere le labbra di Harry sulle mie, e vorrei accadesse con ogni cellula che mi appartiene.

Ma malgrado ciò, succede che lui è Harry Styles e io sono solo Cassidy Johnson. La ragazza un po' isolata dal resto del mondo con la sfiga che le corre dietro.

E infatti il mio telefono, impazzito, prende a squillare trapassando il silenzio di quel fugace attimo.

Who Let The Dogs Out fa eco e io voglio schiaffeggiare me per aver impostato questa suoneria per le chiamate di Niall e ovviamente lui per il suo tempismo schifosamente tremendo.

"Davvero? Questa è la tua suoneria?" Ride con sincerità, senza preoccuparsi di allontanarsi del tutto dal me.

"No, è per riconoscere le chiamate di quel cane del mio amico... Un secondo." Mentre mi lamento, prendo la chiamata. Credo che Harry abbia notato quanto io sia seccata.

"Niall." Faccio asciutta, poi ripeto il suo nome rudemente per riproporre il concetto di irritazione.

"Cass, ma dove sei? È venerdì cazzo, e oggi sono iniziate le vacanze estive! Mica sei ancora al lavoro?" Il casino di voci sotto mi infastidisce ancora di più, quindi sbuffo e cerco di liquidarlo nel più breve tempo possibile.

C'è Harry che ascolta attentamente la telefonata mentre invento di non essermi sentita troppo bene e di essere corsa subito a casa.

Non dice nulla quando, con troppa foga, metto il cellulare in borsa e mi precipito fuori dall'auto. Si limita a guardarmi, sempre in quella sua aria assolutamente impeccabile marchiata Harry Styles e ancora, sembrerebbe, con quel filo di curiosità a velargli lo sguardo. E questo mi fa ardere ancor più di rabbia nei confronti del mondo e dalla punizione alla quale mi sta sottoponendo in questo momento. Decido di mettermi in gioco ed eccomi a veder sfumare via quel prezioso attimo che speravo tanto di poter assaporare. Mi sono messa in ridicolo, mi sono palesemente sporta verso di lui bramando ossessivamente le sue labbra, e lui questo l'ha capito perfettamente. Mi fa sentire tanto scoperta e nuda e priva di protezioni quanto effettivamente sono e ovviamente, non riesco a svincolarmi di dosso questa sensazione tremenda d'inadeguatezza. Questa profonda convinzione di me che gli do troppo, gli concedo troppo, anche se si tratta, in tal caso, della mia solita compostezza che va in frantumi.

"Grazie del passaggio Harry, buonanotte." Annuncio, tengo lo sguardo altrove e non lo guardo né ascolto. Sbatto troppo lo sportello della sua auto e non mi guardo indietro mentre supero il cancelletto, percependo il motore allontanarsi.

Entro in casa, troppo infuriata per riflettere lucidamente.

Troppo in collera per ricordarmi della mia fottuta bici.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top